mercoledì 27 marzo 2013

C' ERA UNA VOLTA ...





‘ … e vissero felici e contenti’.
Quante volte abbiamo letto questa frase durante la nostra infanzia? Chi non ricorda le favole più belle, quelle che ci hanno fatto sospirare, sognare, quelle che conoscevamo a memoria?
Ebbene, proprio ieri ero con un’amica e immaginate il mio stupore quando se ne venne fuori con la chiacchierata ‘dovrebbero bandire le favole ai bambini, vietarle, non fanno che condizionarli e farli inseguire inconsistenti chimere’.
Secondo lei queste favole, in particolar modo ‘il principe azzurro’ o ‘la principessa sfortunata’ resterebbero impresse nella nostra mente e, a soggetti facilmente condizionabili, farebbero auspicare una vita di sogni, inseguendo falsi stereotipi, ricercando l’amore con la ‘A’ maiuscola, quello che trovi solo nelle fiabe ... oppure li farebbero sentire nel secolo sbagliato, capaci solo di idolatrare e idealizzare principesse e castelli, incapaci di distinguere la razionalità della loro vita e i reali costumi  di quelle epoche lontane.

Inutile dire che non mi trovo assolutamente d’accordo con lei, ma ecco imbattermi in un articolo fresco di stampa in cui si dà alle favole un’altra chiave interpretativa.

Che ne direste se vi dicessi che le favole, quelle che noi conosciamo e amiamo, in realtà pullulano di contenuti alieni, terribili e che le storie in esse narrate non sempre possedevano un lieto fine, non nella loro versione originale?
Che ne direste se vi dicessi che alcuni elementi delle favole erano stati posizionati ad arte per rappresentare la società in cui gli autori vivevano, per denunciare in un certo qual modo le sue pecche politiche e non? Una sorta di iniziazione alla vita da adulti che li aspettava?
Per esempio  l’abbandono di Hansel e Gretel nel bosco non è addebitato alla matrigna bensì ad una tipologia di madre che abbandona i figli, se ne disfa come di calzini bucati. Sì, perché l’idea della mamma snaturata e crudele verso i propri figli era bandita per la morale puritana dell'epoca ed ecco subentrare la figura della matrigna.
Le casette nel bosco che si ripresentano spesso nelle favole, abitate da streghe, orchi o maghi, altro non sarebbero che le capanne di iniziazione che avvenivano nelle foreste d’Europa e che, ancora oggi, continuano a tenersi in altre parti del mondo.

E vogliamo parlare della fiaba più famosa e amata? Di "Cappuccetto Rosso", la cui morale è di 'non fidarsi degli sconosciuti'? Che direste se scopriste che, nella favola originale, Capuccetto Rosso veniva mangiata dal lupo e fine della storia?
Devo ammetterlo, per la mia natura di sognatrice e di scrittrice, fatico un po’ ad accettare simili chiavi di lettura e l’idea balzana della mia amica, ora, non mi pare poi più così snaturata, ma voglio continuare a sognare un futuro migliore per i nostri figli, voglio pensare che le favole servano per conservare la loro ingenuità e spontaneità, voglio insegnare a mia figlia che il mondo piò essere un luogo migliore, raccontarle le favole della buonanotte e insegnarle a lottare, a credere che viviamo in un mondo dove i buoni sentimenti non sempre trionfano, ma di certo arricchiscono dentro.

Se non siamo noi i primi a crederci, come cresceranno le nostre creature e quali valori inseguiranno? Forse il mio è un punto di vista da utopia, ma voglio pensare di non essere l'unica!


lunedì 25 marzo 2013

INTERVISTA A EMANUELA ROCCA

Ciao Emanuela, benvenuta nel mio blog! Raccontaci qualcosa di te.
Per raccontare qualcosa di me ci vorrebbe un libro, mi limiterò a dire che sono una donna semplice, che ho tantissimi amici che mi adorano, che sono una donna che si sente soddisfatta della sua vita, pur avendo subito la perdita di entrambi i genitori, la perdita di tre figli e subito una separazione dolorosa con il mio ex marito, pur avendo gli stessi problemi che oggi tutti hanno per la crisi.
Faccio lavori che ho scelto e che amo,  adoro scrivere e donare emozioni.
Com’è stato il tuo primo approccio con la penna?

Quando ero  adolescente amavo scrivere un diario dove imprimevo cio’ che mi emozionava; scrissi anche qualche poesia che ho tenuto nel cassetto. Poesie venute da stati di animo eccessivi, dirompenti, quasi un voler scaricare sulla carta i miei dolori e le mie tristezze. Poi ho smesso per tantissimi anni.
Dopo la separazione con mio marito, mi sono ricordata di quando ero adolescente e di come usavo la carta e la penna per scrollarmi di dosso ogni dolore e ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo. Questo  due anni e mezzo fa’.
Quando lo ha letto un mio amico, mi ha scritto una recensione stupenda e mi ha dato la carica giusta per continuare a scrivere e provare a farlo pubblicare, cosa avvenuta un anno dopo  nel  Dicembre del 2011.
Con il fatto che quello che avevo scritto aveva emozionato parecchio, ho compreso che avevo il dono di trasferire i miei sentimenti, le mie paure, le mie gioie e le emozioni sulla carta e che chiunque le leggeva riusciva persino a respirarle… e ho continuato a farlo, ho ripreso a scrivere poesie e tanto altro.
Sei una persona ‘eclettica’ per chi ti conosce : da tredici anni imprenditrice di una società di pulizie industriali, sei stata segretaria di direzione, modella, stilista, insegnante di maglieria, presidente di una coperativa di servizi sociali. Come coniughi i tuoi impegni con lo scrivere?
Scrivo di solito la sera tardi e durante la notte, l’unico momento in cui riesco a stare sola con la mia fantasia, senza essere disturbata da clienti, fornitori, figli etc.

Hai vinto un concorso di saggi politici. Scrivi su due giornali politici siciliani, hai confezionato una cinquantina di articoli per ‘Il Corto’, web-magazine di Vicenza, e sei spesso ospite in radio private. Ti trovi a tuo agio a parlare di politica? E da dove nasce questa tua inclinazione?
Ho sempre odiato la politica perché l’ho sempre considerata una cosa “sporca”, da evitare, una cosa piena di compromessi, interessi privati e collusioni.  Ma, ultimamente, mi sono resa conto che qualcosa non andava, in un paese RICCO come l’Italia che era la settima se non la quinta POTENZA ECONOMICA MONDIALE, ho iniziato a ricercare le cause di questo declino, i motivi veri e non quelli che ci propinano i  Mass Media e ho scoperto un mondo interessante. 
Una volta che ho compreso la verità ho voluto farla conoscere attraverso i miei articoli. Poiché amo scrivere con semplicità, per essere compresa da tutti, sono molto seguita e con  attenzione. 
Parlare di economia, di politica, di problemi attuali per me non è un problema, ma uno stimolo ad informarmi sempre di più, a conoscere le verità nascoste, scovarle ovunque e poi farle conoscere anche a tutto il resto del mondo(cioè chi mi legge).

Hai vinto un concorso di racconti brevi e tredici concorsi di poesie, alcune di queste successivamente pubblicate all’interno di antologie di poeti contemporanei. Sei stata anche ospite di Sky(canale987) a Novembre. Raccontaci di queste esperienze.
Quando, per la prima volta, ho provato a partecipare ad un concorso di poesia e mi scrissero che era piaciuta e che era tra le prescelte per essere pubblicata, provai un’emozione incredibile…. Ricordo che per quanto ero felice lo comunicai anche a mia figlia…. E da lì continuai a provare, sempre con successo.
E’ un anno che non partecipo più a nessun concorso perché non ho tempo, ma sicuramente lo farò di nuovo. 
Mi hanno voluta ospite su SKY  perché avevo vinto un concorso di poesia e hanno voluto che ne leggessi qualcuna  in una trasmissione culturale di poesia e musica. Devo dire che, se anche era la prima volta che partecipavo ad una trasmissione televisiva, ero stranamente tranquilla, come se l’avessi sempre fatto.

Nel pubblichi il romanzo “Il sole e la luna”. Parte del ricavato è stato devoluto in beneficenza alla UILDM di  Riccione per i bambini e i malati di distrofia muscolare. Una scelta che ti fa onore. Perché questa iniziativa?
Chi mi conosce bene, conosce il mio modo di vivere e la mia generosità.
Io non sopporto vedere gente che soffre e, nel mio piccolo, come posso do’ un aiuto.



 


Cosa troveremo all’interno del tuo romanzo?
Sicuramente una storia avvincente,  piena di suspance, di emozioni, intrigante perché con contenuti erotici, non volgari ma naturali.
Un libro che ti prende dalla prima all’ultima pagina, che ti dispiace chiudere e che alla fine ti fa riflettere sulla vita.

Qual è stata l’idea da cui è partita la realizzazione de “Il sole e la luna”?
Mi  sono avvicinata al mondo del virtuale dopo la mia separazione e … lo ho voluto ambientare nel virtuale, perché , chattando con molte persone sole, ho compreso quanto questo mezzo, se usato bene, potesse essere un buon antidoto contro solitudine e dolore, ma allo stesso tempo un mezzo pericoloso, per chi già vive una situazione psicologica instabile e depressiva.

Hai in progetto altre due pubblicazioni. Parlacene.
Ho due libri in pubblicazione, il primo che si intitola "Bianco e nero" è una raccolta di mini racconti erotici ambientati  in varie situazioni.
Il secondo invece è un 'fanatsy'  intitolato "Ofle -  Ori e il suo elfo". Una storia fantastica ambientata in due mondi: nel mondo fantastico degli elfi e nel mondo così detto “civile” (il nostro). Chiamiamola una favola per ragazzi e adulti, che non ha età, ma che fa riflettere su quello che è la vita di oggi e quello che invece potrebbe essere.
So già che sarà raffigurato da un pittore contemporaneo che curerà anche l’immagine della copertina. Ci vorrà qualche mese ancora per vederlo nelle librerie e su internet, perché devo anche dare il tempo al pittore di poter eseguire i suoi disegni e pubblicare un libro ha tempi molto lunghi, per l’editing, per il controllo e l’approvazione successiva, per lo studio della copertina, che tanti non ritengono importante, ma che invece, è il biglietto da visita del libro stesso.
L’ingrediente dell’erotismo è un tema ricorrente sia ne “Il sole e la luna” che in “Bianco e nero”. Perchè questa scelta?

L’erotismo è quella cosa che stimola la fantasia, che ti fa sognare, che ti rende la vita piacevole e che a volte serve anche per uccidere la depressione e la paura.
Per me l’erotismo è qualcosa che va al di la’ del sesso e del volgare, è qualcosa che mi ha sempre affascinata e che studio da quando avevo 19 anni.
Purtroppo in Italia, la cultura, soprattutto quella ecclesiastica, mette al bando e accusa tutto ciò che riguarda il sesso, ma sempre secondo il mio modo di vedere la vita, l’erotismo e il sesso stesso, inteso nel suo giusto verso, è qualcosa che aiuta molto, sia le coppie in crisi, sia le persone che hanno problemi di depressione.
Hai esplorato vari generi narrativi, ma qual' è quello in cui ti trovi più a tuo agio? Poesia, racconto o romanzo?
Amo talmente tanto scrivere qualsiasi cosa, che mi diverte anche scrivere di economia e di politica… certo sono generi diversi, come anche i gialli, come i romanzi o la poesia, ma è una sfida che ho lanciato a me stessa, come il 'fantasy'…  ho voluto provare e, a quanto pare, se  me lo pubblicano significa che ho centrato il tema.

E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog e colgo l’occasione per farti i miei complimenti per l’iniziativa contro la distrofia, un argomento di sensibilizzazione necessario e fondamentale nella società in cui viviamo. In bocca al lupo per il tuo lavoro!
Sono io che ringrazio te per avermi dato questa opportunità e contraccambio gli auguri. Ho letto sempre le tue interviste e mi hanno emozionata molto. Conoscere anche le storie di altri scrittori, tutte diverse, mi ha entusiasmata, per cui ti rinnovo il mio 'Grazie'!

Per seguire Emanuela EMANUELA ROCCA SCRITTRICE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 18 marzo 2013

INTERVISTA A LUCILLA LEONE


Ciao Lucilla, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Linda, innanzitutto grazie per avermi ospitata nel tuo blog fresco e interessante.
Sono un’autrice esordiente, mamma di due figli e moglie felice come il primo giorno di matrimonio. Scrivere è una passione alla quale ormai non posso più rinunciare. Vivo alle porte di Roma,immersa nel verde delle colline a nord della capitale. Il mio lavoro è prevalentemente nel sociale, in quanto sono educatrice, e presto conseguirò la qualifica professionale di operatore socio sanitario.


Tra gli autori contemporanei e non, annoveri nomi importanti come Hemingway, Austen, King, Cooper. Come nasce in te la passione per la letteratura?
Nasce nel periodo del liceo, dove ho avuto molte amicizie che sono state delle nuvole passeggere e senza importanza, ed altre che invece hanno inciso nella mia vita per sempre. Tra queste non posso dimenticarne due in particolare che mi introdussero alla lettura di alcuni libri fantasy, un genere che credevo poco virtuoso. Capii subito di essere in errore appena lessi la trilogia di Tolkien. Ricordo che rimanevo sveglia fino alle tre del mattino per non interromperlo, per poi alzarmi alle sette e andare a scuola!
Poi successivamente, ogni libro che leggevo diveniva inevitabilmente parte di me. Mi innamorai di Emma, di Elizabeth Bennet, di Jane Eyre e di tante altre splendide e indimenticabili protagoniste della letteratura.  

Com’è stato il tuo primo approccio con il mondo della scrittura?

Strano.
Scrissi diciottenne un fantasy che, credo, sarebbe deludente per me oggi come oggi se potessi rileggerlo. Eppure ne erano tutti entusiasti, anche un paio di miei professori che lo lessero volontariamente. 
Forse non ho creduto abbastanza nelle mie capacità allora, ma ci credo adesso.
Curi personalmente il blog ‘Io Scrittore Blog’ dove effettui servizio di recensioni e interviste a scrittori esordienti. Raccontaci di questa iniziativa.

E’ nato tutto quando mi sono riavvicinata alla scrittura, quindi durante la stesura di "Indio".
Ho navigato in internet ininterrottamente, scoprendo un mondo parallelo, quasi metropolitano fatto di una miriade di autori emergenti alla ricerca della loro ‘occasione’: di ‘emergere’ appunto. Questo ha acceso in me la voglia di aiutarli, è come se aiutassi un po’ anche me stessa ogni volta che scrivo per loro.
Attualmente vado un po’ a rilento per gli impegni giornalieri che non mi lasciano tempo libero, ma conto di tornare molto presto a pieno regime.


Com’è stato il tuo primo approccio con il mondo della scrittura?
Strano.
Scrissi, diciottenne, un fantasy che credo sarebbe deludente per me oggi come oggi, se potessi rileggerlo. Eppure ne erano tutti entusiasti, anche un paio di miei professori che lo lessero volontariamente.
Forse non ho creduto abbastanza nelle mie capacità allora, ma ci credo adesso.

Nel Dicembre 2011 ti dedichi alla stesura di “Indio”, tuo romanzo d’esordio, pubblicato nel Gennaio 2013. Qual’ è stato l’input che ti ha permesso di scrivere questa storia appassionante?


Ero in un periodo di pausa. Anzi, avevo perso ingiustamente il lavoro per la mia seconda maternità e avevo, per questo e per tanti altri motivi, una immensa voglia di rivalsa!
Volevo dimostrare al mondo ma soprattutto a me stessa il mio valore, la mia grinta.







 
“Indio” è già alla sua prima ristampa. Cosa troveremo tra le sue pagine?
Amore, avventura, suspence, magia. "Indio" è veramente un amalgama di tutto questo.
Molti mi hanno detto che è difficile catalogarlo in un solo genere, ma è proprio questo aspetto di 'Indio' che mi piace: non si può catalogare! Piace un po’ a tutti, a chi ama il fantasy, a chi preferisce le storie d’amore, a chi legge il thriller… 
Fin’ora ho avuto un ottimo riscontro dai lettori, spero che tutto questo continui, è meraviglioso!

Nel tuo romanzo ci introduci ai misteri e le consuetudini della vita nella riserva indiana. Perché questa scelta narrativa?
Ho sempre avuto grande interesse per la cultura indiana, li considero un popolo pieno di magia, di tradizione e misticismo. Trovo le loro abitudini e il loro stile di vita unico e interessante. Quando si parla della colonizzazione americana, sinceramente mi sento dalla loro parte, sono state vittime degli oppressori.

Vuoi anticiparci qualche progetto futuro?
Sono impegnata nella stesura del mio secondo romanzo, del tutto diverso da "Indio".
Non ci saranno fantasy, né thriller, tantomeno suspence, ma tanta tanta verità di vita. Penso sarà un romanzo interessante e coinvolgente.

E’ stato un piacere condividere con te questo spazio.
Grazie per la bellissima opportunità, a presto!

Per seguire Lucilla   INDIO - IL ROMANZO




 

giovedì 14 marzo 2013

PREMIO LIEBSTER AWARD


E' con orgoglio che pubblico questo post nel mio blog, per ringraziare le bloggers Antonella Sgueglia di 'Sussurri di parole' e Laura Bellini di 'Il volo della fantasia' di aver premiato il mio spazio dedicato agli esordienti e al piacere della lettura.



 

In cosa consiste il premio? 'Liebster award' è stato ideato in Germania per sostenere i blog meritevoli con meno di 200 followers.
Di seguito riporterò le 11 domande poste da Antonella e le mie risposte, 11 curiosità su di me, i blog che considero 'meritevoli di ricevere il PREMIO' e le 11 domande a cui dovranno rispondere a loro volta questi blog.
E' semplicissimo, facile e divertente! INIZIAMO!


11 DOMANDE DEL BLOG 'Sussurri di parole'

1. Di quante pagine era il libro più consistente che avete letto?
    "Guerra e pace" di Tolstoj, di sicuro li batte tutti! 1617 pagine!
2. Vi siete mai presi una cotta per un personaggio maschile di un libro (o anche femminile perché no :P)?
    Shura de "Il cavaliere d'inverno"! Perchè lui è Shura, l'unico, il solo, l'ideale di tutte noi donne! 
   Leggere per credere!
3. Qual è il libro che vi ha fatto ridere di più?
    Sai che non lo so? Credo di non aver mai letto niente di umoristico. Forse "Le barzellette di Paperino"
4. E quello che invece vi ha fatto piangere consumando un pacchetto di fazzoletti?
   L'unico libro che mi ha fatto piangere è stato "Le pagine della nostra vita" di Sparks
5. Vi siete mai ritrovate in un personaggio uguale a voi in tutto?
    Jo March di "Piccole donne" ma non in tutto per tutto
6. Quale libro possiede la copertina più bella in assoluto?
    "Il trono di spade" mi ipnotizza!
7. Qual è il primo libro che avete letto?
    "Il piccolo principe"
8. Quale libro avete chiuso dopo poche pagine e riposto in un angolo invisibile della libreria?
    "Il dardo e la rosa" con sommo dispiacere di una persona a me cara!
9. Di quale libro avreste cambiato il finale?
    "Romeo e Giulietta"
10 Quale libro consigliereste?
     "Il cavaliere d'inverno"
11 E quale sconsigliereste?
     "100 sfumature di grigio"!!!

11 DOMANDE DEL BLOG 'Il volo della fantasia'

1. Domanda classica: quale libro porti nel cuore?
    "Ragione e sentimento" di Austen
2. Se potessi incontrare un autore, vivo o morto, chi sarebbe e cosa vorresti dirgli?
     George Martin e gli direi 'dammi un storia d'Amore, almeno una!!'
3. La frase più bella di un romanzo che hai letto?
      'I libri sono specchi, riflettono quello che abbiamo dentro' da " L'ombra del vento" di Zafòn
4. Uno scrittore di cui non comprendi il successo?
      Federico Moccia.
5. Quali sono le sensazioni che ti regala un buon romanzo?
      Sento il profumo dei luoghi, i sapori. Vengo trasportata in un altro tempo e in un altro luogo e non tornerei mai indietro.
6. Quali gli ingredienti di un libro perfetto?
      Ambientazione storica, protagonista femminile, passione, avventura e un pizzico di magia
7. Leggi esordienti?
     Assolutamente sì!
8. I libri che porteresti su un isola deserta? (non più di dieci)
      "Il trono di spade", "Cime tempestose", "Romeo e Giulietta", "Ragione e sentimento", " Il diario di Anna Frank", "Il cavaliere d'inverno".
9. Come vedi il rapporto libri/cinema?
     Deludente quasi sempre.
10) Lieto fine, finale struggente o fine aperta?
        Finale struggente, sempre!
11) Qual'è la cosa che ti fa decidere sull'acquisto di un libro?
       Copertina, trama, profumo. Rigorosamente in questo ordine!
11 CURIOSITA' SU DI ME

1. lettrice instancabile
2. sposata
3. mamma
4. innamorata della penna di Shakespeare
5. innamorato della zia Jane(Austen)
6. sono nata nel secolo sbagliato
7. mi trasferirei seduta stante a Londra
8. amo cucinare dolci
9. appassionata di mezzopunto
10. mi diletto di video-maker
11. non vivo senza coccole

11 BLOG PREMIATI

1.  ArtisticAmente
2. Blog di Chiara
3. Divoratrice di sogni
4. Il libro che pulsa
5. Il profumo dei libri
6. Il volo della fantasia
7. Io scrittore Blog
8. La mia strada fino a qui
9. Nadiaboccacci
10. Rossana Lozzio - scrittrice per passione
11. Sussurri di parole

Ecco cosa dovranno fare i blog sopra elencati:
- Ringraziare i blog che ti hanno assegnato il premio citandoli nel post
- Rispondere alle undici domande poste dal blog stesso
- Scrivere undici cose su di te
- Premiare, a tua volta, undici blog con meno di 200 followers
- Formulare altre undici domande a cui gli altri blogger dovranno rispondere
- Informare i blogger del premio assegnato.


LE MIE 11 DOMANDE
1. qual'è il libro le cui parole riecheggiano ancora dentro di te?
2. quale personaggio è entrato nei tuoi sogni la notte?
3. qual'è l'ambientazione che più ti ha rapito?
4. il libro che ti ha scioccato?
5 il miglior incipit?
6. il miglior finale?
7. il primo libro che hai letto?
8. devi salvare uno solo dei romanzi della tua liberria, quale scegli?
9. l'autore di cui non puoi proprio fare a meno?
10. il libro più breve in assoluto che hai letto?
11. Il libro che ti ha cambiato la vita?

BUON DIVERTIMENTO!


 

mercoledì 13 marzo 2013

NON SI GIUDICA UN LIBRO DALLA COPERTINA!



Quante volte abbiamo sentito questo frase, quante volte siamo entrati in una libreria e ci siamo lasciati conquistare da questo o quel romanzo solo guardandone la copertina. Sì, la copertina, perché questo è l’input, il primo, che ci spinge ad avvicinarci, a prendere in mano il libro, leggerne il titolo, aprirlo, rigirarlo tra le mani, scorrere la quarta, annusarne le pagine...
La copertina è fondamentale per avvicinare i lettori e chi meglio di un emergente conosce la veridicità di questa affermazione, testandola sulla propria pelle?
La prima regola per ottenre una buona copertina sarebbe quella di scegliere la giusta casa editrice, un gruppo affiatato che lavora insieme per il bene del libro, una casa editrice che non si basa sui numeri, per lo meno non quelli del nostro portafoglio.
Una casa editrice NON a pagamento ci tiene a dar risalto ai suoi lavori, alle sue pubblicazioni e quasi sempre si avvale di grafici qualificati che tengono alla buona riuscita del prodotto, a invogliare i lettori ad avvicinarsi a quel determinato libro e a esplorarlo.
Una 'ce' a pagamento, invece, non impiega la stessa meticolosità e, se lo fa, credetemi è per puro caso o perché l‘editore in questione è persona amante di letteratura e lettura, ma molto spesso le cose non stanno così: cio che interessa loro sono i numeri e, di conseguenza, questa o quella copertina non fa differenza.
E’ il caso di una grossa 'ce' a pagamento, forse la più conosciuta. Ricordo ancora quando, qualche anno fa', acquistai due libri di due amiche che avevano pubblicato contemporaneamente con questa grossa ce che si pubblicizzava anche in televisione, allora, e non esagero se vi dico che tra le due copertine solo il titolo differiva e qualche sporadica spruzzata di colore in un disegno monocorde.
E’ vero, esistono altre ce a pagamento che si impegnano, ma salvo casi fortuiti, ammettiamolo, noi emergenti ci accontentiamo, abbagliati dal miraggio di un sogno che si realizza e difronte alla prima copertina, al nostro nome nero su bianco, difronte alla carta stampata accettiamo il primo prototipo come fosse la nuova Bibbia.
Purtroppo è la verità, non si gudica un libro dalla copertina, a volte neppure dalla quarta, ma è quello che accade, sono i due parametri che servono al lettore per invogliarlo. E' ciò che succedde ogni giorno in libreria e allora cosa dovremmo fare noi emergenti? La cosa più ovvia, forse la più difficile, avvalerci di una casa editrice NON a pagamento seria e affidabile! Informiamoci, chiediamo consiglio all’amica, navighiamo, esploriamo il web , ma ricordiamoci che la troppa fretta è sempre una cattiva consigliera. In questo caso, uccide la letteratura e, con essa, anche i nostri sogni.

Facciamolo divenire il nostro motto, amici, come gli Strak di 'Grande Inverno' o i Lannister dalle cappe dorate, loro avevano un loro motto e vi prestavano fede! Il nostro sarà 'NON SI GIUDICA UN LIBRO DALLA COPERTINA … ma una buona 'ce' è quasi sempre la risposta!

lunedì 11 marzo 2013

INTERVISTA A ANGELA CONTINI

Ciao Angela, benvenuta nel mio blog!
Raccontaci qualcosa di te.

Parlare di me mi imbarazza sempre, sono piuttosto timida, ma questa è un’occasione speciale quindi cercherò di liberarmi del mio atavico impaccio.
In realtà non c’è molto da dire su di me, se non che sono una sognatrice. Ecco, questa è la definizione che descrive il mio carattere. Il sogno: il fattore che più di ogni altro ha condizionato la mia vita e la conseguente creatività che il sogno porta.
Fin da bambina sono sempre stata chiusa in un mondo tutto mio dove lasciavo entrare solo chi ritenevo in grado di sognare quanto me. Non che fossi una ragazzina chiusa o introversa, niente affatto, anzi, ero molto socievole, solo che ho sempre avuto bisogno di momenti tutti miei in cui lasciarmi andare al sogno. E quei momenti solitamente erano dedicati alla scrittura e alla lettura, passioni che si sono espresse in me fin da quando sono stata in grado di capire l’alfabeto. Nel tempo le ho sviluppate attraverso attenti studi di grandi autori, una su tutte Jane Austen. Anche se poi il mio genere di scrittura è molto più moderno e attuale. Così come lo sono gli argomenti, dato che amo scrivere il Fantasy e lo Urban Fantasy.
Sono nata e cresciuta in Germania, in una fredda città del nord. Ricordo con dolce nostalgia quei giorni, la neve che riempiva ogni inverno senza sosta, le estati passate nei Luna Park, davvero giorni meravigliosi. Poi mi sono trasferita in Italia, nel Salento, luogo d’origine dei miei genitori, dove ho finito gli studi e dove ho incontrato mio marito, sposato da poco.
I miei erano spesso fuori per lavoro e così sono cresciuta con mia nonna e le mie zie, tanto da farmi sentire un po’ come una 'Amy' di "Piccole Donne!, coccolata e viziata a più non posso, ma anche accompagnata da saldi valori morali che ancora oggi segnano ogni mio passo.
Verso i diciotto anni ho deciso di trasferirmi a Londra per un breve periodo, per imparare a camminare con le mie gambe, senza l’aiuto di mamma e papà. Così mi sono cercata un lavoro, una casa e ho vissuto lì i quattro mesi più belli della mia vita, incontrando persone meravigliose che ancora oggi sono mie amiche. Vivevo con poco, ma mi bastava. E’ stata un’esperienza che non ha arricchito le mie tasche, ma che ha riempito di grandi emozioni e ricordi il mio cuore.
Insomma, oggi, a trentacinque anni suonati, posso dire di aver un bagaglio culturale e di vissuto non indifferente ed una cosa di cui vado molto fiera.

Sei nata in a Solingen, in Germania, e hai studiato a Londra per qualche mese. Cosa porti con te di questo succoso bagaglio multi-etnico?
La vita. Questo mi porto dietro. Una vasta cultura di usi e costumi molto diversi. Ho incontrato persone di ogni etnia, credo religioso e lingua e solo una cosa ho capito da tutto questo: che siamo tutti fatti dalla stessa mano. Le differenze stanno negli occhi di chi guarda.
Ho imparato molto da tanti e tanti hanno imparato molto da me. Ci siamo scambiati la vita, così come i calciatori si scambiano la maglia alla fine di ogni partita.

Sei un’appassionata lettrice. Quali autori annoveri sui tuoi scaffali?
Beh’ Jane Austen abita di sicuro da molto la mia libreria. La Dickinson per la poesia, così come molti altri scrittori e poeti del settecento e dell’ottocento, partendo dalle sorelle Bronte, a Elizabeth Gaskell, gli scrittori russi (anche se li ritengo personalmente pesantucci) praticamente tutti quelli che riesco a ricordare di quel particolare periodo storico. Una passeggiata nella letteratura greca non mi è mai dispiaciuta, quindi "Iliade", "Odissea"… Oh, e non dimentichiamo il capolavoro senza tempo de "La Divina Commedia", ma elencarli qui sarebbe impossibile.
Poi c’è la mia libreria moderna che annovera scrittori come Cassandra Clare autrice della famosa saga Urban Fantasy "Shadowhunters", J.K. Rowling, Neil Gaiman, Claudia Gray, Maggie Stiefvater, Kinsella e tanti, tanti, tanti altri.  Ti basti pensare che non so più dove mettere i libri.
La penna di Jane Austen ti entusiasma. Hai mai pensato di cimentarti in un romanzo che rifletta quel determinato periodo storico?
In realtà no. Il mio stile di scrittura appartiene troppo a questi tempi perché io possa essere in grado di rendere piena giustizia a quel tempo e a quei costumi.
Per quanto io ami Jane Austen e il suo stile , che ritengo oltremodo moderno, ho sempre pensato, leggendo autori che hanno in qualche modo provato ad imitarla, che si perdessero in  espressioni troppo affettate e vecchie come il cucco.
Non amo particolarmente la scrittura troppo tecnica, quella per intenderci, che è perfettamente corretta in sintassi e semantica, ma che non lascia al lettore nessuna emozione. Va semplicemente rispettata la grammatica e bisogna fare un uso corretto dei verbi, ma per il resto, sono convinta che bisogna scrivere per la gente normale, non per i critici, e la gente normale ha bisogno di leggere emozioni, non saggi. Quelli li lasciamo agli esperti.

A sei anni hai scritto la tua prima storia ‘fantasy’. Parlacene.
Questo ricordo mi fa sorridere: ero in prima elementare. Eravamo andati al cinema con la classe a vedere un episodio de "I puffi" e la maestra, come compito, ci affidò un riassunto su ciò che avevamo visto.
Non fui particolarmente entusiasta di questo. In testa avevo inventato un episodio completamente alternativo, così, una volta a casa, invece del riassunto mi misi a scrivere una storia tutta mia dove c’erano i puffi, ma dove c’erano anche gli unicorni, i draghi, castelli e perfidi stregoni. Nessuna principessa o principe.

Avevo sei anni, avrei avuto ancora tanto tempo prima di capire che l’amore riempie ogni libro, anche quello in cui sembra che non ci sia.




"Biscotti alla vaniglia" è il tuo primo romanzo. Qual’ è l’input che ha dato vita a queste pagine?
"Biscotti alla vaniglia" è il mio primo romanzo su un genere che propriamente non mi appartiene: quello storico, ma che ho assolutamente sentito la necessità di scrivere.
A dire il vero non so bene come sia nato.  So che guardavo un documentario sull’olocausto e che nella mia testa prendeva vita la storia di una ragazza costretta a sopravvivere al terrore nazista. Sono andata alla scrivania, senza nemmeno accorgermene, ed in poco tempo è nato "Biscotti alla vaniglia".
Parte del merito credo vada anche alla mia passione per lo studio di questo particolare periodo storico che scaturisce dai racconti che mio padre mi faceva di mio nonno, che ha partecipato alla guerra e che poi è diventato un partigiano salvando la vita a molte persone.

Cosa scopriranno i lettori al suo interno e perché dovrebbero acquistare il tuo libro?
Emozioni. Ho scritto di tragedia, certo, di dolore, ma soprattutto di emozioni.
Troveranno forza, coraggio, disperazione, ma anche tanto ottimismo. Troveranno il mio modo di intendere la vita.


La vicenda da te narrata è ambientata nel campo di concentramento di Auschwitz. Una scelta impegnativa. A cosa è dovuta l’idea di questa ambientazione?

E’ stato Auschwitz come sarebbe potuto essere qualche altro campo.
Semplicemente, questo si prestava meglio a dei fatti cronologici realmente accaduti dove ho potuto poi inserire i miei personaggi di fantasia. 

Hai qualche progetto futuro di cui desideri darci un piccolo assaggio?
Ho un unico progetto futuro: scrivere.
Dopo "Biscotti alla vaniglia" ho scritto molti altri romanzi, che però non ho ancora mandato agli editori. D’altra parte, quello che mi è sempre importato davvero è scrivere.
La pubblicazione è solo il contorno di una pietanza molto più gustosa: la voglia immensa di dar vita ai miei personaggi, perché che gli altri li leggano o meno, una volta messi sul foglio, vivono.

Grazie per aver condiviso il mio spazio. E’ stato un piacere intervistarti! In bocca al lupo per i tuoi lavori!

Per seguire Angela ANGIE SUNFLOWER

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 7 marzo 2013

LE MIE LETTURE

 
 
Questo blog è nato per condividere con voi la mia passione per la lettura.

Oggi voglio, quindi, mostrarvi le letture che mi stanno catturando e avvincendo e, potevo io limitarmi a un solo scritto per volta? No di certo!



1. IL SECONDO CAPITOLO DEL ROMANZO  E DELL' AUTORE CHE MI HANNO LETTERALMENTE STREGATO!





2. IL ROMANZO CHE MI STA ISTRUENDO SU UN RAMO DELLA STORIA CHE NON AVEVO MAI CONSIDERATO!





3. IL ROMANZO PER TUTTE LE RAGAZZE CHE AMANO E VIVONO DI LIBRI!




4. IL ROMANZO CHE E' NEL CUORE DI TUTTE NOI!





E voi? Quali libri state leggendo e, per curiosità, chi di voi condivide il mio motto di 'MAI UN SOLO LIBRO PER VOLTA'?

lunedì 4 marzo 2013

INTERVISTA A ERIKA CORVO

Ciao Erika, benvenuta nel mio blog! Raccontaci qualcosa di te.

La prima domanda è sempre: ‘Chi è Erika Corvo?’ Per chi lo sa già, non è il caso di ripetermi. Per chi non lo sa, sono la sfigata senza una lira in tasca che l’anno scorso ha iniziato la sua carriera di scrittrice,pubblicando “Fratellidello Spazio Profondo”.
Sono nata a Milano nel 1958. Sono così vecchia che quando hanno girato "Jurassic Park", Spielberg voleva me al posto del T-Rex. Non mi hanno presa perché sono così tonda che avrei occupato tutto lo schermo. Rexy era più snello, stazzava solo tre tonnellate.
Un passato difficile alle spalle, fatto di due matrimoni disastrosi e difficoltà economiche a non finire: situazione in cui ho potuto contare esclusivamente sulle mie forze per rimanere a galla. Qualche giorno fa, un amico, commentando un mio stato particolarmente felice, ha detto:'Ti invidio' Gli ho risposto che la sola cosa che mi si possa invidiare è la pazienza e la tenacia con cui ho tenuto duro, tenendo sempre presente che non avrei potuto morire in pace senza prima aver pubblicato i miei romanzi.Eh, sì. Potrà sembrarvi strano, ma avevo giurato a Brian Black, il protagonista di “Fratelli dello Spazio Profondo”, che gli avrei dato vita. Ci sono riuscita. Ci ho messo sedici anni( ho scritto 'Fratelli' nel ’97), ma ci sono riuscita. Capite che pazienza? Vedo che il rac
conto piace e comincia a vendere, poi chi vivrà, vedrà.
Con il primo stipendio ti sei comprata una chitarra e a diciassette anni hai inciso un LP con la ‘Baby Records’, dopo aver vinto un concorso per voci nuove nella sezione ‘cantautori’. Parlaci di quest’esperienza.
Esatto: col primo stipendio mi sono comprata la chitarra. Una vera schifezza, ma chissenefrega? Nell’epoca hippie, tutti suonavano e tutti ti potevano insegnare a suonare. Mi divertivo tantissimo, non sapevo ancora mettere in fila tre accordi in croce che già ci infilavo dentro dei testi.  Non so nemmeno quante canzoni avessi scritto nel giro di un anno o poco più!
Un giorno, su una rivista musicale, trovo il bando di un concorso indetto dalla 'Baby Records': “Se non sei un cane e hai qualcosa di nuovo da dire,siamo qui ad aspettarti.” I vincitori avrebbero inciso gratis. Avevo già scritto tante belle canzoni… Ok, mi dico! Vado e mi fanno incidere! Giuro: non era presunzione, ma ero certa delle mie capacità e potenzialità. Con la mia ingenuità di ragazzina e la mia “chitarretta”, schifosa col manico storto, vado e gli faccio ascoltare qualcosa.
C’erano i 'Fratelli La Bionda', come giudici; cantanti dell’epoca. Duemila partecipanti. Chi rimane, alla fine? Io e un certo Enzo Ghinazzi, passato poi alla gloria col nome d’arte di 'Pupo'. I 'La Bionda' mi chiesero come caspita facessi a suonare con quello schifo che avevo in mano e risposi loro col massimo candore che non potevo permettermi altro… Mi hanno accompagnato in un bellissimo negozio di articoli musicali e mi hanno regalato una chitarra favolosa, che ho ancora adesso e venero come una santa reliquia.
Ho inciso “Il mondo alla rovescia”, era il 1977. Ma il mercato di cantautori impegnati, ai tempi, era stracolmo. Mancavano, invece, cantanti per bambini; Cristina D’Avena non esisteva ancora e volevano me per quella fascia di mercato. Anche perché, di filastrocche, potevo sfornarne anche cinque o sei al giorno con una facilità estrema. Ma non ho accettato. Cantavo cose impegnate alla 'De Andrè', che vado a cantare, i Puffi? Ma per favore!
Mi sono divertita, ci ho guadagnato una bellissima chitarra, ma la cosa è finita lì. È stato un bel gioco, e basta.

Ti definisci un’Fai da tè’ umano con passioni e hobbies a dismisura. Com’è nata in te l’idea di scrivere e come la concili nella tua vita quotidiana?
Tutto quello che so fare, l’ho imparato da sola.
Secondo gli psicologi, desideriamo principalmente ciò che abbiamo davanti agli occhi e non possiamo avere. Prima passione: la musica: niente soldi per i dischi? (All’epoca c’erano gli LP in vinile) Con il primo stipendio mi sono comprata una chitarra e le canzoni me le sono scritte da sola. Lo studio: avrei voluto fare tante di quelle cose, ma i miei mi volevano per forza ragioniera. Ho mollato la scuola e ho imparato di nascosto, sui libri, tutto quello che mi fosse possibile imparare. Lingue, scienza, filosofia, storia… anche per la patente ho studiato di nascosto. Costruire: bricolage. I primi mobili di casa mia li ho costruiti io. Scrivere: quello che scrivevo doveva essere assolutamente bellissimo, perché sarebbe stato quello che avrei dovuto leggere io. Medicina ed erboristeria: a parte le vaccinazioni di legge, entrambi i miei figli non hanno mai visto un pediatra. Quando non hai soldi neanche per una scatola di aspirina, anche le medicine te le devi fabbricare da sola e sperimentare su te stessa prima di darle ai bambini. Viaggiare, a qualunque costo; perché, come dicevo prima, i miei non mi facevano mai uscire di casa. Le mie vacanze, per una decina di anni, sono state vagabondare per tutta l’Europa con la sola spesa della benzina, dormendo e mangiando in macchina, lavando le magliette e i jeans nel fiume e facendo la doccia con l’acqua scaldata al sole sul tetto della macchina durante le soste, lungo qualche fiume. Se avevi coraggio, una volta, nell’epoca hippie, si poteva fare… Adesso, credo sia troppo pericoloso; ma la voglia di ricominciare è fortissima. Mi sa che quando smetterò di lavorare, ripartirò. Mi troveranno morta sotto un ponte, ma vuoi mettere il divertimento?… Se questo è il prezzo, lo accetto in pieno.


I miei non mi facevano mai uscire di casa,e il mio unico svago erano i libri. Ho imparato a leggere molto prima delle elementari, solo perché mi annoiavo e non sapevo come passare il tempo. Mio fratello era più grande di tre anni, e andava già a scuola. Quando arrivavano i suoi libri, sussidiario e libro di lettura, lui non li leggeva per tutto l’anno scolastico, io li avevo già letti di nascosto prima di novembre. (“Cosa fai col libro di tuo fratello? Mettilo via che glielo sciupi!” “Ma guardo solo le figure.” Palle. Li sapevo a memoria.)
Va da sé che quando venne il mio turno di andare a scuola, mi annoiassi da matti. Loro leggevano "Pinocchio", io leggevo 'Kipling'. Loro leggevano I" tre porcellini", io leggevo "La vita di Pasteur" e"I cacciatori di microbi." Loro leggevano "Piccole donne", io leggevo "I Peccati di Peyton Place" e "Lolita". Loro leggevano "Biancaneve", io ci davo già dentro con gli 'Urania' e con 'Salgari'.
Mio padre si divertiva a scrivere poesiole, raccontini, filastrocche e cambiava i testi alle canzoni facendole diventare spiritose. Niente di speciale, ma amici e parenti si divertivano alle sue trovate. Io sono cresciuta sapendo che fosse possibile farlo; era una cosa normale e credevo che tutti lo potessero e lo sapessero fare. Sono cresciuta sapendo che bastava un po’di impegno per intrattenere e divertire.
Andavo ancora alle elementari quando ho iniziato a farlo anch’io. E lo facevo bene. Ci sono rimasta male quando ho capito che gli altri, invece, non ci riuscissero.Quando, alle elementari, la maestra dava temi di fantasia, prendevo sempre '10'. Perché sapevo che scrivere qualcosa degno di essere letto, era possibile. Giocare con le parole è sempre stato il mio passatempo preferito.
Ho iniziato col diario, quando ero proprio piccola. Alle medie avevo già scritto varie raccolte di poesie e iniziavo a cimentarmi nei racconti. Ingenui, stupidotti, semplici… ma imparavo cosa si dovesse scrivere e come farlo sempre meglio.
Sono sempre stata spietata con me stessa, non mi sono mai crogiolata pensando di essere brava, se quello che facevo non era perfetto. Perché lo fai? Perché sai di poterlo fare. Non mi è mai passato per la testa che fosse qualcosa al disopra delle mie possibilità e quindi lo facevo.
Mi sono sposata incinta per andarmene di casa e soldi per comprare libri da leggere non ce n'erano; dovevo pensare alla casa e al bimbo appena nato. Ma da dopo sposata, chi ha mai più avuto i soldi per comprare un libro? Io leggo ancora adesso quelli che gli altri lasciano in un apposito scaffale davanti alla biblioteca comunale. Si mettono là i libri di cui uno si voglia disfare, in modo che qualcun altro possa leggerli, invece di buttarli nel cassonetto bianco. Troppo povera per qualsiasi cosa.
Il marito era un poco di
buono e quando il mondo dove sei non ti piace più, ne inventi un altro. Così, i libri che volevo, ho iniziato a scrivermeli da sola; le favole che ti racconti la sera per addormentarti e non pensare che non hai mangiato. Le storie che avresti sempre voluto leggere e nessuno ha mai scritto. Favole così belle che ho voluto metterle nero su bianco perché non andassero dimenticate. Di nascosto da tutti, ovviamente, perché quando non ci sono i soldi per mangiare, anche comprare i fogli e le biro è una spesa folle. Se l’avesse saputo “lui”, avrebbe bruciato tutto. Ho preso la patente di nascosto, ho studiato di nascosto, ho preso il rec di nascosto… quasi tutto quello che ho fatto, l’ho fatto di nascosto. Ma quando scrivevo, ero in stato di grazia: niente e nessuno poteva ferirmi. Vivevo immersa nei miei mondi immaginari, e passavo per scema se, quando mi chiedevano dove fossi stata in vacanza, rispondevo: "Su un altro pianeta".
Cosa rappresenta per te la scrittura?
Partiamo dal fatto che qualunque cosa uno faccia senza esservi costretto, la fa per cercare di stare meglio: dall'iscriversi in palestra, al fare nuovi incontri, o al fare uso di alcool o droghe. Per bilanciare qualcosa che non ha il giusto equilibrio, o per creare una sorta di transfert psicologico e liberarsi di fantasmi e paure. I bambini piccoli disegnano quello che gli fa paura per buttarlo fuori da loro. Quando sono un pochino più grandi creano gli amici immaginari e quando viene il temporale e il tuono li spaventa, abbracciano l'orsacchiotto e dicono a lui di non avere paura, perché tutto finirà bene.
Io ho creato Brian Black, e gli ho chiesto di cavarsela nelle situazioni più pazzesche, sul filo dell'impossibile, perché potessi riuscirci anch'io. 

Il tuo genere è la fantascienza. Da dove nasce questa tua predilezione?
La fantascienza è un obbligo, se vuoi veramente avere carta bianca. Gli eroi della tv, da più di un trentennio sono poliziotti o banditi, medici, patologi o avvocati. Chi altro può permettersi avventure vere, con la routine e la burocrazie che ci soffoca? Qualche miliardario annoiato? Non fa per me, grazie. Non so niente di quel mondo, e neanche mi interessa. L'unico "eroe" al difuori di questo contesto, è il 'Gabibbo'! Ma come fai a scrivere un romanzo sulle avventure del Gabibbo?
La fantascienza è un bellissimo, immenso foglio di carta bianca. Ti basta un punto di partenza e tutto il resto glielo costruisci attorno su misura, come un abito di alta sartoria cucito su di una bellissima modella ( ho detto bellissima, non i manici di scopa che si vedono nelle sfilate).
In "Fratelli dello Spazio Profondo", molti miei lettori si sono accorti che, sì, ci sono le astronavi e i pianeti, ma il tutto sarebbe potuto essere ambientato tra Roma e Ladispoli, o tra Milano e Cinisello Balsamo, che la storia non sarebbe cambiata di una virgola.
E allora, perché scomodare il futuro, per qualcosa che sarebbe potuto succedere ovunque, e in qualunque epoca? Perché ambientando il tutto in un ipotetico futuro, ho potuto tranquillamente parlare della deforestazione in Amazzonia e delle sue possibili conseguenze, della schiavitù sommersa anche se ufficialmente proibita, della corruzione ai livelli più alti del potere, e di tante altre cose ancora, senza impantanarmi nelle sabbie mobili delle implicazioni politiche. Chi ha orecchie per intendere, intenda… gli altri, tutti in camper.
C’è qualche autore a cui ti ispiri o che consideri una sorta di ‘musa’?

No, a nessun autore in particolare.
Ho letto migliaia di libri (non esagero) nella mia vita: troppi, per aver assorbito un solo stile. Ogni tanto devo liberarmi di qualche centinaio di volumi perché in casa non ho più posto per tenerli. Purtroppo, più di sette-ottocento volumi non ci stanno, neanche a infilarli anche in frigorifero, e devo limitarmi a quelli…
Ora, ho il mio stile personale e seguo quello. Assolutamente inconsueto e diverso ma 'mio'. Non assomiglia a quello di nessun altro. Questa diversità, ovviamente, può piacere o non piacere. Ma il fatto è che piace. Sono sempre stata feroce nel giudicare quello che scrivo. Miro alla perfezione e non mi accontento di niente di meno. Quello che scrivo dev’essere inattaccabile e non solo per linguaggio, intreccio e contenuto. Non deve contenere nessun errore storico, ambientale, scientifico; deve avere ritmo, deve coinvolgere, emozionare, deve far ridere e piangere, dev’essere una storia indimenticabile. Soprattutto perché li ho scritti per me. Devo leggerli io e io non leggo romanzetti dozzinali. Voglio il massimo.
Sanno tutti che sono una maledetta perfezionista in tutto quello che faccio. In "Black Diamond", che sarà il prossimo romanzo ad essere pubblicato, dovendo parlare di un cadavere ritrovato nello spazio, sono andata a rompere le scatole ad un anatomo-patologo per averne l’esatta descrizione. Ma ci siamo dovuti entrambi arrendere, arenandoci sul fatto che, a tutt’oggi, nessun cadavere è mai stato ritrovato nello spazio e nessuno sa per certo come esso  possa presentarsi.
Nel febbraio 2012 pubblichi il tuo primo romanzo “Fratelli dello Spazio Profondo” con cui partecipi al concorso ‘Italia Letteraria 2012’ e ti classifichi terza. E’ un’esperienza che ripeteresti?
Ho saputo dopo, dai miei amici di 'Facebook', che non bisogna fidarsi dei concorsi a pagamento!
È stato esilarante il risultato, quando ho iscritto il mio libro ad un bel concorso nazionale. Era indetto annualmente dalla 'Italia Letteraria Editrice', e dove oltretutto dovevi pagare per iscriverti. Bè, pensi, con i soldi che tirano su, possono pubblicare i primi tre… Sapete com’è finita? Mi classifico terza e mi arriva la lettera di congratulazioni… in cui mi si chiedevano 2000 euro per pubblicare!! Mmmh… meno male che avevo vinto, figurati se avessi perso! A quella cifra, mi avrebbe pubblicato qualunque editore, anche se avessi scritto "La Vispa Teresa tra l’Erbetta".
Cosa posso dedurre da tutto questo? Che i signori editori raccolgono attentamente tutti i racconti inediti dell'anno, selezionano i pochissimi che ritengono più che validi e idonei alla pubblicazione in modo da avere la certezza assoluta di un cospicuo ritorno economico, dopodiché chiedono tutti i soldi necessari per la faccenda agli stessi autori. Loro non rischiano niente, non investono niente, non spendono niente. Guadagnano tutto.
Se lo rifarei? Mah, forse sì. Perché la mail che ho mandato in risposta a quei signori era talmente pesante che forse hanno gli incubi la notte ancora adesso… Certe soddisfazioni non  hanno prezzo… Per tutto il resto c’è Mastercard!
Nel maggio 2012 esce il secondo romanzo “Blado 457 - Oltre la Barriera del Tempo” e nel gennaio 2013 il tuo terzo “Tutti i Doni del Buio”. Da dove nasce l’idea per questa saga?

E’ una saga nata a ritroso. Tutto nasce dal mio mondo reale, popolato di “brava gente” che ha cercato di farmi tutto il male possibile e di reietti della società, che si sono fatti in quattro per aiutarmi. In questo mio mondo, i brutti e i cattivi che ho incontrato, avevano solo un aspetto diverso, ma erano esseri dal cuore d’oro. Quelli in giacca e cravatta erano squali assetati di preda. Nel mio mondo di carta, ho inventato mille mostri dalle forme e dalle peculiarità più svariate, dotati di animo sensibile e grande intelligenza. Nei miei romanzi, di solito sono il genere umano e l’ordine costituito a fare una pessima figura.
Dopo avere scritto tre romanzi dedicati ai mostri del “Dopo Bomba”, ho voluto scrivere 'Blado' per dare un inizio logico a tutta l’epopea. Era fin troppo chiaro nella mia mente, ma per gli altri? Era giusto scriverlo e l’ho scritto.
C’è, tra questi, un romanzo o un personaggio al quale ti senti maggiormente legata?
Brian. Brian forever! Tutti i suoi romanzi. Adoro quel ragazzo!
I miei eroi hanno una differenza sostanziale dai personaggi dei romanzi che ho letto o dei film che ho visto: come me, e come qualunque persona vera, hanno casini senza fine. Appena ne risolvono uno ne subentra un altro peggiore. Devono risolverli tutti, ma trovano sempre una via d'uscita.
Uno psicologo, Charles Brenner, dice che per quanto si sforzi, uno scrittore possa soltanto raccontare se stesso. Credo sia vero. Scrivo per questo. Per tutte le volte in cui sono stata io a credere di non farcela. Per tutti i secoli in cui ho avuto soltanto Brian come amico. L'amico più prezioso, che ha saputo infondermi la certezza che ci sia sempre una via d'uscita. Che finché lui fosse riuscito a cavarsela anche nell'impossibile, ci sarei riuscita anch'io. 
Grazie di tutto, Brian. Se non ti avessi creato, avrei dovuto inventarti.







Cosa troveranno i lettori all’interno del tuo ultimo romanzo e perché dovrebbe acquistarlo?

"Tutti i doni del Buio" è il seguito del ciclo post-atomico iniziato con "Blado 457", ma narra di fatti che accadono qualche secolo più tardi. È ambientato in Grecia, o quantomeno, tutti i personaggi hanno nomi greci. I protagonisti sono gli Shakars, mutanti semiumani che per le loro peculiarità vengono definiti “i Signori del Buio”. Vivono di notte, possiedono la vista agli infrarossi e comunicano con gli infrasuoni (per l’appunto, “i doni”). Ma sono la trasposizione in chiave fantascientifica (o fantasy) di tutte le minoranze etniche sterminate senza ragione alcuna: negri, nativi americani, nativi amazzonici, ebrei, zingari, gay, e tutto il resto. Selvaggi, incivili, esseri inferiori, animali di sembianza umana… con quante offese sono state denigrate, queste minoranze? La loro unica colpa era di essere liberi e, per alcune, di non voler avere niente a che fare con l’uomo bianco: questo le rendeva colpevoli e punibili con il genocidio e lo sterminio. In realtà erano solo culture differenti dalla nostra.
Nel mio romanzo, le due razze (umana e Shakar) si scontrano, e almeno in un caso, s’incontrano. Una tenera storia d’amore, di amicizia e lealtà, in un ambiente pregno d’ingiustizia sociale e prevaricazioni di ogni genere.

Perché uno dovrebbe leggere il mio libro? Fa riflettere. Scava nell'anima. Lascia il segno. Ma se un libro è "tosto", non si legge: si beve. Si beve tutto d'un fiato, come i cow-boys buttavano giù il whisky al 'saloon'. E poi, non è che ci sia un perché specifico, ma quello che è sicuro è che, se soltanto inizierete a sfogliarlo, partiranno i fuochi d'artificio e tutto il racconto vi ricadrà sulla testa in una grandine di azioni, colpi di scena, battaglie, fughe, trovate, inseguimenti, e tutto ciò che serve perché non riusciate a dormire, la notte, finché non sarete arrivati alla fine. Poi, mi chiederete: "E il prossimo, quando esce?"
Questo è un pezzetto della scheda di valutazione dei miei tre romanzi finora editi, inviatami dal Servizio Editoriale “Il Quadrotto”: Soprattutto, per tornare al trittico che l’autrice ci invia, colpiscono la fantasia e l’originalità con cui tematiche sin troppo sfruttate riprendono vita in forme finora inedite. Insomma questi tre romanzi, e “Tutti i Doni del Buio” in particolare, colpiscono in positivo il lettore e danno testimonianza di una scrittura ricca di riferimenti ma capace di tracciare un solco nuovo nel canone della letteratura di genere.
Quando l’ho letto, ci sono rimasta di sasso! Ho pensato: 'accidenti, un solco nuovo nel canone della letteratura del genere? Ma stanno parlando di me?? Dei miei libri??? Non è che hanno sbagliato persona?'
Di "Fratelli dello Spazio Profondo", qualcuno commenta: Ci troviamo davanti ad un romanzo importante e di spessore che ci ha favorevolmente impressionati in positivo. Una storia fortemente viva, concreta, cinematografica. Ottimo lo stile e la scelta linguistica. Importante la descrizione dei luoghi, ben curati i dialoghi. Un romanzo che esce dagli schemi tradizionali ,che mette al centro elementi psicologici reali in un contesto fantastico, e un ritmo forte e coinvolgente. Un'opera adatta ad un pubblico eterogeneo e che siamo certi otterrà il favore del pubblico e della critica... (Dott. Davide Zedda, editrice La Riflessione).
..."
Ottimo prodotto letterario in relazione al genere. Un testo scorrevole, di facile ed appassionante lettura, idoneo per il mercato italiano. Argomento ottimo. Contesto: buono. Forma: ottima. Trama: buona. Linguaggio utilizzato: ottimo. Valutazione generale dell'opera: ottima".... (Enter Edizioni, Cerignola).
..."
Brian Black è un figo!"... (Valerio Curione, Vertigo Libri).
Di “Blado 457”: Il genere fantasy peraltro sta vivendo un momento di gloria anche se, in effetti,  rischia di essere inflazionato. Ci sono comunque delle storie, che pur rientrando in questa categoria, hanno un valore aggiunto, e questo è merito dell'autore, in grado di creare storie avvincenti e non banali, ambientandole in contesti già battuti più volte. "Blado 457 "ha questo pregio.
Tre aggettivi per definire ‘Tutti i doni del buio’.
Coinvolgente. Potente. Mozzafiato.
Progetti futuri?
Di romanzi ne ho scritti nove: quattro della saga spaziale di 'Brian Black', e cinque della saga 'Post Atomica'. Ma solo tre sono già stati pubblicati.
Il prossimo sarà “Black Diamond”, secondo episodio della saga spaziale. Poi sarà la volta di “La Leggenda di Taman Shoudy”, della serie del 'Dopo Bomba'. Ovviamente è mia intenzione pubblicarli tutti quanti, ma non più di due l’anno.

Grazie per essere stata mia ospite e ‘in bocca al lupo’ per i tuoi romanzi.
Grazie a te per lo spazio che hai voluto concedermi. Un grandissimo grazie e tantissimi complimenti per la tua attività di blogger, e un abbraccio virtuale  a tutti!

Per seguire Erika: ERIKA CORVO AUTRICE