lunedì 29 settembre 2014

INTERVISTA A LUCIANO VALLI



Ciao Luciano, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
 
Salve a tutti i lettori. Mi chiamo Luciano Valli, ho cinquantadue anni, una famiglia, due figli e un lavoro come manager in una ditta straniera. Vivo in Olanda ormai da decenni e la mia passione è quella di scrivere; un’attività che svolgo nel tempo libero. Quindi riesco a pubblicare in tempi molto lunghi, finora ogni cinque otto anni. Spero poter proseguire a scrivere e pubblicare fino alla vecchiaia, in quanto di idee, storie e personaggi ne ho parecchi nel cassetto. La fama non m’interessa. A me basta conservarmi e magari allargare un po’ il numero dei lettori. Vorrei invece che i miei libri fossero pubblicati anche all’estero, ma finora non ci sono riuscito. Per questa ragione svolgo anche traduzioni dall’olandese all’italiano per diverse agenzie non solo di genere commerciale ma anche legate a case editrici non specificamente letterarie. Le conoscenze nel mondo della scrittura servono, secondo me e per questo cerco di allargare le mie attività. Ah, mi dimenticavo mia moglie Agnes, che è una pittrice affermata in Olanda e finora ha creato le copertine dei miei libri. V’invito a darci un’occhiata prima di cominciare a leggere il mio nuovo romanzo...

Lo studio al Conservatorio e l’infanzia vissuta nel centro storico di Roma. Cosa ricordi di quegli anni?

Di Roma, penso, che molto di quel periodo vissuto è sintetizzato in questo incipit del mio nuovo romanzo: 

[...] Gianni Pappataci camminava per Via dei Cappellari, calzando le espadrilles che gli alleggerivano l’impatto con i sampietrini duri e scuri, nonostante l’ombra dei palazzi fatiscenti. La sua maglietta bianca gli carezzava la pelle, senza mostrare aloni di sudore, in quel caldo venerdì 14 Luglio 1975. La sigaretta spenta era infilata tra il minuto orecchio destro e la tempia stretta. Cercava di dimenticare i suoi problemi  di  adolescente,  ma come al solito si ritrovava tra le mura opprimenti  del quartiere in compagnia di gente romana, caciarona ai limiti dell’isteria e svogliata. Lì, all’angolo con Via del Pellegrino  era ubicato il negozio di un suo amico della comitiva appena defunto,  Silvio del Neri. I genitori di Silvio  soffrivano ogni volta che il figlio guardava loro amorevolmente negli occhi, mentre lui sorrideva sempre, mostrando i denti bianchi e sporgenti... si ricordò Gianni, notando che la bottega del Neri era chiusa e alla saracinesca c’era appeso il necrologio. Nulla sull’incidente, ma solo del lutto e del funerale previsto per il giorno dopo a San Carlo ai Catinari. A destra adocchiò l’entrata della discoteca, che non era consigliabile a nessuno  a meno che non fosse deciso a farsi derubare e prendere a calci, prima di finire con il viso sulle pietre. Per lui sarebbe stato diverso e ci sarebbe potuto entrare se lo avesse voluto  ma quel giorno non ne aveva il coraggio, nel senso che aveva ancora paura dei luoghi chiusi e dei rumori forti.
Lorella Carbone a ogni mezzogiorno, uscendo dal Liceo Virgilio, gli  rivolgeva un sorriso dolce. Una mattina di Marzo del 1973, mentre pioveva, lui aveva accettato che lei si riparasse sotto il suo ombrello; Lorella glielo aveva chiesto con una spontaneità che gli avevano fatto arrossire le guance scavate. A volte Gianni non era quello spaccone dei pomeriggi trascorsi a Piazza Farnese. All’angolo dell’alimentari, Lorella era scappata via, correndo sulle scarpine dai tacchi alti, dimenando la minigonna, con i capelli al vento e i libri sotto un braccio.
Eccone un altro ... disse  Gianni, guardando Papillon che si avviava verso Campo de’ Fiori con andatura meccanica, spinto da un motore a eroina, funzionante grazie ai soldi ricavati dalle ultime vendite; una specie di catena di montaggio di una fabbrica di droga.
Gianni andava al Passetto del Biscione, quell’arco che collegava due parti del remoto Teatro di Pompeo. Lì accanto era situato il ristorante di Pancrazio Criscito, lo zio del suo più caro amico. Fulvio Criscito giocava bene al pallone tanto che ai primi di Maggio, Gianni lo aveva accompagnato a un provino della  AS.Roma, per ammirare le sue prodezze. La ragione per cui Gianni si recava a Palazzo Orsini era a dir poco allettante, ma passando accanto alla vineria di Sandra Vera, al lato destro di Campo de’ Fiori, provò un’altra intensa emozione. Guardò dentro il locale per verificare  se lei si trovava come al solito dietro il bancone a farsi ammirare dai clienti brilli e un po’ fatti... No! C’è solo suo padre a riempire i bicchieri di vino uno dopo l’altro... disse Gianni sottovoce. In fin dei conti lui se l’immaginava da luna, con i capelli mori, che non erano un’eccezione a Roma, mentre gli occchi da cerbiatta forse sì,  così sensuali che lui si stava squagliando nel mezzo della piazza e non per il caldo torrido del pomeriggio. Un paio di tette sproporzionate per la sua età e un sedere che sembrava essere stato modellato da Michelangelo, accompagnavano l’andatura di Sandra, ma anche le sue frequenti risatine sempre fuori posto.

Stava passando lo Zoppo ed era meglio per Gianni proseguire il cammino: La sua  gamba corta deve essere stata una grande delusione... ma la povertà fa certi scherzi che non farebbero ridere neanche Sandra... pensò Gianni. [...]
 
Vanti una collaborazione con la RAI per il programma televisivo “Invito al classico”. Parlacene.

Dopo aver conseguito l’esame finale al Conservatorio, qualche mese dopo, durante una festa privata a  Roma, mi fu presentato il direttore C. Cattaneo dei programmi per l’estero (oggi RAI international) della RAI.  Mi disse che stava cercando un programmista regista esperto in musica classica, sinfonica e da camera, per un nuovo programma radiofonico che sarebbe andato in onda per tutto l’anno in sessanta puntate, trasmesso anche all’estero, America, dal Canada agli Stati Uniti, ma anche in Africa e Medio Oriente. Non mi lasciai sfuggire l’occasione. 
Fu un’ esperienza di lavoro meravigliosa, avendo fatto la conoscenza di un’ambiente fantastico, di gente cordiale, solidale e piena di esperienza in molti e diversi campi sia artistici  ma anche di altro genere. Insomma dei professionisti. Oltretutto, durante quel periodo, approfondii la conoscenza letteraria con un collega conduttore di un programma culturale dedicato alla letteratura italiana del 900’. Non poteva essere altro, dato che per un anno abbiamo condiviso lo stesso ufficio ma anchegli stessi studi radiofonici, tecnici, autori, attori e segretarie. Grazie alla Rai, in quei mesi, ho viaggiato per l’Italia, facendo la conoscenza nei vari studi radiofonici,  di gente straordinaria e soprattutto competente. 
La RAI è un’azienda seria che fa onore all’Italia! Almeno così ho sperimentato io. Purtroppo il contratto terminò e il rinnovo sarebbe dipeso, come al solito in questo belpaese, dalla politica...

Sposato e padre di due figli, vivi attualmente in Olanda dove sei Manager Callcenter in un’azienda. Dove trovi il tempo per scrivere?

Dopo il mio trasferimento in Olanda mi misi subito a studiare la lingua nederlandese( in pratica è il fiammingo parlato anche  nelle Fiandre del Belgio) e con l’aiuto di mia moglie potei dedicarmi soprattutto alla scrittura senza tralasciare però le altre mie consuete attività. L’Olanda ispirò anche  rinomati scrittori  come George Simenon: navigava in barca per i canali che la traversano in lungo e in largo scrivendo del commisario Maigret. Grazie alla mia conoscenza dell’olandese e del computer e per necessità economiche, andai a lavorare come dipendente in un’azienda olandese, operante nel settore dei trasporti.

Tra le tue attività c’è anche quella di traduttore per diverse agenzie letterarie. In cosa differisce l’editoria estera da quella italiana?

Soprattutto nel fatto che la piccola e media editoria è quasi inesistente e quindi gli esordenti hanno poche, o quasi nulle, possibilità di pubblicare i loro dattiloscritti. Il famoso manoscritto nel cassetto. 
Da questo punto di vista in Italia le cose vanno meglio, almeno per questa categoria di scrittori. Anche se quello che mi irrita di più nell’editoria nostrana, è la costante polemica sull’editoria a pagamento. Secondo il mio modesto parere è inutile e dannosa e non solo per gli interessati, esordienti ed editori, ma anche per il pubblico dei lettori e per la sopravvivenza del libro in questo mondo globalizzato e virtuale. Vivendo all’estero, sto notando  negli ultimi anni dei segnali indicativi e forse capaci di sconvolgere l’editoria a livello mondiale. (Vedi Amazon books). In pratica la soluzione si sintetizzerebbe in una democratizzazione dell’editoria, agevolata dalla rivoluzione virtuale, la quale darebbe a tutti la possiblità di  pubblicare lasciando unicamente al pubblico dei lettori e ai recensori il giudizio  dell’opera e dell’autore e cosa più importante secondo me me, contribuirebbe a far sparire la categoria degli editori, appunto inutile sotto diversi punti di vista. Come scriveva lo scrittore di fin de siecl olandese Louis Couperus, (di cui sto traducendo un saggio) gli editori non sono altro che dei Mefisto- editori, ( citazione dello scrittore ispirata dalla letteratura faustiana).

Esordisci nel 1997 con una raccolta di racconti brevi  e, nel 2004, pubblichi il primo romanzo “Lucio - l’antico romano”. Di cosa si tratta?

‘Un romanzo satirico’ così è stato definito dalla critica, ambientato nella Roma imperiale quando un decreto di un fittivo Imperatore Callisto consente  l’importazione del vino rosso della Gallia così da scatenare una rivolta popolare, sobilata da un gruppo di vecchi e nostalgici patrizi. 
In questo grottesco scenario da guerra civile, s’inseriscono le vicende del plebeo Lucio, del suo padroine Severio e del filosfo Plinio, i quali insieme alle rispettive consorti, procaci e accomodanti, danno vita a una lunga serie di avventure.

Nel 2004, partecipi al Concorso Letterario ‘Il suono del  silenzio’ e ottieni il Diploma di Merito con la poesia “Il natale dei miei figli”. Cosa ricordi di questa esperienza?

Mi è stato più volte detto da critici e lettori dei miei libri che il mio stile è, spesso e volentieri, lirico, poetico specie in alcune scene narrative. Avevano ragione, in quanto amo scrivere poesie come appunto questa, secondo me ancora attuale: 

IL NATALE DEI MIEI FIGLI

Sarà un Natale arrivato in un mondo
in cui ancora domina il male
senza far tanta morale che più non vale,
minacciato dai venti di guerra
che vogliono far saltare tutta la terra;

l’umanità non ha trovato ancora la pace e la speranza tace,
la neve non cade neanche a Natale in Olanda
dove un tempo era candida come il viso della mia amata
decorato da un bianco sorriso;

solo i miei figli s’illudono ancora
aspettando la mezzanotte di quel nuovo giorno di speranze
che forse si sono inesorabilmente rotte;

Gesù non è nato a Natale
come afferma il Papa, papale papale
invece nascono le feste e i pacchi di regali
che al contrario di Lui non sono reali;

sarebbe meglio non festeggiarlo
ma di questo ai miei figli non parlo,
proverò ad amarlo pensando a loro
aggiungendomi a quel coro
vestito e decorato di note
che almeno a Gesù son devote.

Nel 2006, pubblichi il thriller “La casa dei sogni sul canale”. Daccene un assaggio.

Un tema di attualità oggi in occidente. 
Dal capitolo ‘Quel benedetto sussidio’:  

[...] Accanto al ristorante egiziano c’era un locale gestito da un club di tifosi dell’Ajax. Io  ci entravo sporadicamente per bere una birra, senza però rivelare le miei simpatie per la squadra rivale del Feyenoord. Se lo avessi saputo non sarei stato accettato, come non erano accettati i nordafricani che abitavano il quartiere: principalmente arabi, in magioranza marocchina. Tutti giovani fino ai trent’anni e giovanissimi di sedici, diciassette anni. La maggior parte figli di immigrati della prima generazione, oggi in pensione. Quei figli non avevano seguito la tradizione dei padri e rifiutavano d’integrarsi nella società dove viveano... al contrario, erano rimasti legati ai loro paesi di origine e soprattutto ai molti dogmi della religione musulmana. Erano cresciuti in mezzo a due culture opposte: quella araba e musulmana dominante nella famiglia e quela olandese, semicristiana e postmoderna, presente fuori il portone di casa... [...]

E, nel 2013, esce il romanzo storico “Come perla dentro una conchiglia”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Nell’Olanda della seconda meta’ del XVII due famiglie di commercianti si confrontano sia a livello professionale che religioso e personale. Sullo sfondo delle vicissitudini storiche (Regno di Re Guglielmo d’Oranje e la guerra contro la Francia, nonché le sommosse indipendentiste interne) si svolge il complicato intreccio di vicende della famiglia di Ruggero Villafranca, un siciliano figlio di rivoluzionario che ha trovato nella bella e bionda Amalia Mejiers la salvezza dalla povertà e dal regime del Vicerè Aniello de Guzman.
Il loro fiorente commercio con l’oriente di spezie e profumi tramite le navi della Compagnia delle Indie di cui il padre di Amalia è stato comandante e membro del Consiglio, fa gola e invidia alla famiglia rivale, di cui fa parte la giovane libertina Jacobine, madre di due bambini nati dal suo matrimonio con un ufficiale francese, Louis Colbert, che morirà ucciso per volere di de Guzman per un ricatto nei suoi confronti. IL Colbert è un doppio nemico per così dire degli Olandesi: primo perché francese, secondo perché figlio di Ugonotti.
Un carico di bergamotti proveniente dalla Sicilia è la vera fortuna per Ruggero, poiché è capace di estrarne un essenza della quale vanno pazze molte donne in città sia per le qualità terapeutiche che per alcuni effetti afrodisiaci. Al contempo si scatena una lunga serie di eventi e di collegamenti con la patria di origine del Villafranca che ne faranno riaffiorare il passato travagliato, ma che lo mettono a confronto con il presente dell’isola, ancora martoriato dal regime molto autoritario del Vicerè.
Attraverso una serie di rocambolesche avventure nelle quali vengono interessati anche altri membri della famiglia quali il fratello di Jacobine, Gerrit, e il figlio di Ruggero, Jan Piet, e che porteranno anche all’incontro con una banda di Pirati orientali, si arriverà alla fine a sconfiggere e uccidere il Vicerè e a riportare la giustizia nelle due famiglie. Amalia, infine, ritrova la felicità dopo una lunga burrasca proprio a causa di Jacobine, che si scoprirà essere sua sorellastra, uscendo altresì dalla lunga depressione che l’aveva colpita dopo la morte della madre. 

Il romanzo si apre su una scena prettamente storica per passare subito dopo ad un ambiente cittadino, privato, personale, della vera vicenda narrata. La storia, quella con la Esse maiuscola rimane sullo sfondo come una eco sempre presente.
Dopo una lunga descrizione dell’ambiente e dell’ambientazione, quasi come una guida turistica, vengono sciorinati gli antefatti più salienti della vita di Ruggero il Siculo e della moglie Amalia, i veri protagonisti del romanzo, assieme a Jacobine e la sua famiglia.
Solo al decimo capitolo circa ci si confronta con la vicenda, narrata con molti particolari, tanti dei quali forse ancora un po’ fuori tempo tipo le lampade ad olio o la depressione vista con gli occhi moderni.
Il nocciolo della storia si concretizza nella relazione clandestina tra Ruggero e Jacobine che trova il suo pari in quella tra Caterina, la madre di Amalia e il “padre” di Jacobine. In entrambe è la parte femminile a soccombere fisicamente come sacrificio per un “delitto” o una colpa coscientemente commessi contro le leggi morali.
Poi c’è la ricerca della verità sulla morte di Caterina, indagine privata condotta da Ruggero con il valido supporto del figlio Jan Piet, laureando in giurisprudenza. Accanto a questa c’è anche la ricerca di Francois, figlio di Jacobine, dei suoi nonni paterni che alla fine li adotteranno raggiungendoli ad Amsterdam e salvandosi così , con successo, dal regime francese, essendo ugonotti.
Infine i legami con la Sicilia, il rivivere l’incontro con la moglie a Stromboli in compagnia dell’amante scappando dall’ingiustizia e da accuse gravi.
E non dimentichiamo i commerci fiorenti che arricchiscono però solo i malfattori, i briganti e… i commercianti furbetti.
Il finale è da manuale con la lotta tra il bene e il male che via via si è andata acuendo e dove, naturalmente trionfa il bene con tutte le sue sfaccettature.
La tematica libertaria e l’ambientazione storica possono attrarre un pubblico avvezzo anche ai libri di avventura, oltre a quello che segue il filone prettamente storico.
Adatto ad una fascia di età che va dai 14 agli 85 superando di gran lunga le pulp e le fiction-fantasy o gli horror cari ai 35-45enni, se immerso nel giusto quadro della situazione, potrebbe riallacciarsi a filoni ottocenteschi che sono poi risultati un evergreen.



http://www.ibs.it/code/9788860925657/valli-luciano/come-perla-dentro.html


Come nasce l’idea per questo romanzo?

Da una vicenda vissuta in prima persona che si trova, adattata al protagonista Ruggero, nei primi capitoli del romanzo.

Quale tematiche affronti  in “Come perla dentro una conchiglia”?

Storice, religiose, filosofiche ed essitenziali.

Hai altri progetti di cui vuoi metterci a parte?
 
Come accennavo all’inizio, sto scrivendo un romanzo ambientato negli anni ’70 nel cuore di Roma, dove il protagonista è un adolescente della borghesia romana allo sbando sia nella vita che nel quartiere dove risiede, soprattutto nei vicoli e piazze frequentati  dalla gente comune ma anche dai delinquenti, dai caramba, dai comunisti, dagli autonomi e dai fascisti... insomma, erano gli anni di piombo!

E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Per seguire Luciano   LUCIANO VALLI

sabato 27 settembre 2014

ANGELI QUOTIDIANI di Rossana Bruzzone e Michela Piazza

Oggi vi parlo di una lettura un po' diversa e benefica, voglio utilizzare proprio questo aggettivo perchè questo è un libro che fa bene al cuore e allo spirito. Un'idea originale e stimolante.
Oggi vi parlo di "Angeli quotidiani" di Rossana Bruzzone e Michela Piazza, quest'ultima è un'autrice che ho avuto già modo di apprezzare con il suo romanzo Mary Read - di guerra e mare e che ho ospitato con molto piacere nel mio blog.







SINOSSI: Avete mai incontrato un angelo?
Una persona che, proprio quando ne avevate bisogno, vi ha offerto una parola affettuosa o un aiuto inaspettato?
Un animale che vi ha consolato, fatto ridere o insegnato l'amore?
Queste sono storie vere, storie di "angeli quotidiani"... Perché la bontà e la gentilezza sono ovunque!










Il libro si apre con una nota introduttiva delle due autrici che conducono per mano il lettore tra le pagine. Ci raccontano cosa significa per loro la scrittura ottimistica e l'iter che le ha portate a decidere di pubblicare questo volume dopo il loro incontro, avvenuto grazie alla comune passione per gli animali.
Voltiamo pagina e ci ritroviamo immerse in aneddoti raggruppati per capitoli, a seconda dell'argomento trattato, raccontati ora dall'una ora dall'altra autrice.
Conosciamo gli angeli di tutti i giorni, quei piccoli aiuti che ci soccorrono a seconda delle circostanze: le indicazioni fortuite quando smarriamo una strada, le parole gentili delle commesse quando entriamo in un negozio, gli aiuti economici insperati, gli incontri nei luoghi più impensabili o sul posto di lavoro, i soccorsi che sventano i possibili incidenti stradali, i doni materiali inaspettati, i legami con animali e bambini e infine le apparizioni. Esperienze che donano felicità, accendono il buoumore,  riscaldano il cuore e risvegliano l'ottimismo.






'Incontrare un angelo vuol dire anche imbattersi in qualcuno che, in quel momento, si fa carico delle tue debolezze.'






Ho apprezzato particolarmente la stesura di questo libro, la decisione di suddividere in capitoli o in 'aiuti' i vari aneddoti, per mostrarci in quante e quali circonstanze gli angeli ci siano vicini, e soprattutto ho appezzato l'intercalare tra lo stile di Rossana e quello di Michela. I racconti di Rossana sono dotati di una stesura che si rivolge direttamente al lettore come ci trovassimo in un salotto davanti a una tazza di thè, a chiacchierare degli accadimenti della giornata appena trascorsa. La scrittura di Rossana mi ha fatto scoprire un'autrice con un incredibile spirito di osservazione, una scrittura che si alterna alla prosa poetica, puntuale e precisa di Michela, autrice che ho già avuto modo di lodare nei suoi bellissimi romanzi storici dedicati a Mary Read. Michela arricchisce gli aneddoti con un'ambientazione impeccabile, condendola di minuziosi particolari che fanno visualizzare la scena al lettore, permettendogli di viverla come un silente testimone.





'Quando un animale trascorre tanti anni insiem a noi, diventa una parte della nostra famiglia e un tassello della nostra vita. Alcuni di loro sono così speciali da trasformarsi, per i loro padroni, in veri e propri Angeli Custodi: esseri sempre presenti, capaci di offrire affetto e conforto.'







Leggendo questa raccolta, riscopriamo una società inaspettata che viene svelata dalla bocca delle persone che incontriamo tutti i giorni, da chi non credevamo fosse uguale a noi: sono quelle stesse persone affacendate e frettolose che incontriamo per strada alla mattina e magari critichiamo, ignari del bagaglio che portano dentro, della loro voglia di riscoprire la generosità e l'amore per il prossimo.

Gli aneddoti spingono il lettore a chiedersi se non abbia incontrato anche lui degli angeli, magari senza prestar loro particolare attenzione, autori di gentilezze da non sottovalutare che fanno bene al cuore.

L'aspetto interessante di questo libro è la figura angelica, intesa non tanto quanto apparizione eterea ma come individuo. Gli angeli quotidiani sono le persone che incontriamo tutti i giorni, gli aiuti insperati che arrivano dallo sconosciuto in piedi accanto a noi alla fermata dell'autobus o seduto al tavolo accanto. Ognuno di noi possiede una sfumatura angelica, basta solo cercarla dentro di noi.

 




'E' straordinario il potere benefico della risata: rilassa, rasserena, riporta tutto alle giuste dimensioni.'







I temi trattati sono: l'amore e la sincerità, la collaborazione, la fiducia, l'ottimismo e la generosità, l'amicizia e la bontà d'animo.

Questo libro mi ha colpito particolarmente, avevo già letto testi che trattavano esperienze angeliche ma questo è un piccolo gioiello da custodire.
Consiglio di leggerne qualche pagina a inizio e fine giornata, aiuta ad affrontare le varie vicissitudini con lo spirito giusto, lo considero un ottimo antidespressivo. 
"Angeli quotidiani" tinge l'anima, è una vera e propria iniezione di speranza e buonumore.

'Trovo che la bonta (fatta e ricevuta) sia un buon antidoto ai "colpi della vita" '




mercoledì 24 settembre 2014

Segnalazione - I QUATTRO PRINCIPI DI SAKOMAR - IL RISVEGLIO di Cristina Cumbo

Oggi torna l'appuntamento con Cristina Cumbo e il secondo volume della sua saga fantasy per ragazzi.
326 pagine come sempre da divorare. Ma andiamo a conoscere più da vicino "I quattro Principi di Sàkomar - Il Risveglio"



SINOSSI: Mentre Sàkomar prosegue ad essere sconvolta dalla distruzione condotta dal Principe Alessandro, Fabio, Roby e Valenthine si allenano per provare a vincere la guerra e tornare nella propria dimensione. I pericoli sono però in agguato. Riuscirà Roby a dominare l'irruenza dell'Aria? E Fabio a fronteggiare il pericoloso Minotauro? Infine Valenthine sarà in grado di mantenere un segreto capace di ribaltare le sorti di un mondo che sembra destinato alla catastrofe? Intanto l'Oracolo è sempre più debole e non può nulla contro gli Elgwish, i Custodi del Tempo e delle Dimensioni, che vogliono chiudere i Portali per sempre, confinando i Principi a Sàkomar.


FANPAGE: https://www.facebook.com/principi.sakomar


DISPONIBILE IN CARTACEO E EBOOK


DOVE TROVARLO: http://sakomar.blogspot.it/2014/07/i-quattro-principi-di-sakomar-il-regno.html



 Eccovene un assaggio! 







 L'AUTRICE: Cristina Cumbo nasce a Roma, il 22 luglio del 1987. Frequenta il liceo scientifico e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, all’università sceglie di iscriversi alla facoltà di Storia e conservazione del patrimonio artistico. Consegue la laurea triennale e poi nell’arco di un solo un anno riesce a conseguire anche la laurea magistrale in Scienze dell’archeologia e metodologia della ricerca storico – archeologica con una tesi in Iconografia cristiana e medievale. Attualmente prosegue i suoi studi in Archeologia Cristiana e continua a portare avanti la sua passione per la scrittura e per il disegno. Il volume “I Quattro Principi di Sàkomar – Il Regno dell’Acqua” è il primo di una trilogia. L’autrice sta terminando la stesura del terzo ed ultimo libro. Ha conosciuto il genere fantasy attraverso i romanzi di Marion Zimmer Bradley, in particolare della Saga del Giglio. Il suo mondo è sempre stato tra le nuvole... o forse ancora più in alto.

TWITTER: https://twitter.com/CrisCroft7

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domenica 21 settembre 2014

INTERVISTA A EMILY PIGOZZI



Ciao Emily, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Linda, mi fa davvero piacere questa tua ospitalità!  Sono Emily, vivo in una piccola cittadina e faccio essenzialmente e con grande gioia la moglie e la mamma, oltre a ritagliare spazio per le mie grandi passioni: scrittura e teatro. Amo molto anche leggere, viaggiare quando posso e… dormire! Ma adoro tutti i piccoli grandi piaceri della vita, come l’arte, la musica e ovviamente il buon cibo.

La tua è una formazione artista a 360°: lo studio di danza classico all’Accademia del Teatro Sociale di Mantova, la frequentazione presso l’Actor’s Studio e successivamente lo studio di canto. Come nascono queste tue passioni?

Nascono con me. Davvero, da che ho memoria ballo in salotto, canto, invento storie, scrivo poesie…credo che queste passioni siano nate davvero insieme a me, visto che in famiglia sono praticamente l’unica con un desiderio artistico così spiccato, tanto da essere vista quasi come “strana”. La danza è legata alla mia infanzia, mentre il teatro mi accompagna fin dall’adolescenza. Chissà, forse l’aver ricevuto in sorte il nome di una grande poetessa ha guidato il mio cammino in maniera invisibile!

Dal 1995 inizia la tua carriera teatrale che ti vede membro di alcune compagnie teatrali che si esibiscono in tutta Italia. Come si caccia la ‘paura da palcoscenico’? Hai un consiglio per gli aspiranti attori e attrici che ci leggono?

Ho iniziato giovanissima con dei corsi, poi  le casualità della vita mi hanno impedito di studiare teatro in maniera professionale come avrei voluto. Mi sono però rifatta lavorando molto sul campo, e masticando molto palcoscenico: a vent’anni ho esordito con una compagnia locale con una grande storia alle spalle, dopodiché mi sono spostata in altre realtà professionali dove ho intrapreso tournèe in tutta la penisola e assaggiato, per così dire, la vita dell’attore. Vita dura, fatta di soddisfazioni, applausi e momenti di delirio e unione pura con il palcoscenico, sì, ma anche di viaggi estenuanti, delusioni, rivalità, senso di inadeguatezza...per me il teatro è sempre stata una vera e propria altalena di emozioni continue! 
Paura del palcoscenico? Ogni tanto, alle prime e quando, per stanchezza o scarsità di prove, la memoria e la  fusione con il personaggio sembrano sfuggirti. Per il resto il palcoscenico mi ha sempre attratta, non spaventata. Credo che chi ama recitare debba mettersi alla prova il più possibile, andando realmente in scena e non limitandosi ai soli corsi, e trovare un giusto equilibrio fra tecnica e cuore, cosa non sempre facile.

Ma non ti fermi al teatro, la tua carriera si espande anche nel cinema. Negli anni 2005 e 2006, partecipi a cortometraggi e al film di Tinto Brass “Monamour”. Cosa ricordi di questa esperienza?

Piacevolissima! Diciamo che il cinema mi ha sempre incuriosita, ma nonostante alcune opportunità spostarmi per affrontare provini e audizioni mi risultava quasi impossibile per motivi lavorativi e logistici. Grazie al teatro e ad alcune produzioni che sono arrivate nella mia zona, come quella di Brass, ho potuto togliermi la curiosità di scoprire il set da dietro le quinte e di recitare davanti alla macchina da presa. In totale ho partecipato a tre film e ad alcuni cortometraggi: ricordo il divertimento, ma anche la spossatezza e il freddo provati nelle interminabili ore sui vari set. Una bella emozione comunque, da provare!
  
Sei stata anche inviata televisiva di emittenti come Telesanterno e Telemodena, collaboratrice giornalistica e presentatrice di eventi. Quale ruolo ti calza meglio tra questi? Quale ti da maggiori soddisfazioni?

Tutti mi hanno dato soddisfazioni, e tutti li ho affrontati con serietà sebbene spesso mi sia sentita dire che avevo sin troppe passioni. Ma le mie passioni si intersecano fra loro, si completano e sono parte di me. Amo molto anche il giornalismo, in particolare mi piace scrivere di arte e cultura, ma anche di moda e di argomenti prettamente femminili. Anche presentare eventi mi diverte, soprattutto se legati alla musica.
 
Le tue poesie vengono inserite in parecchie antologie e, nel 2013, partecipi al progetto “La luce oltre le crepe” in aiuto alle biblioteche colpite dal terremoto. Parlacene.

Quando il terremoto, crudele e inaspettato, ha colpito la vicina terra emiliana, mio figlio era nato da poche settimane. Come tutti, mi sentivo debole e impotente nella casa, rifugio per antonomasia, che d’un tratto diventava nemica e  iniziava a tremare, con un più lo smarrimento di avere un piccolino indifeso tra le mie braccia. E’stata un’esperienza che credo nessuno di noi dimenticherà, e la stavamo ancora vivendo nel pieno quando sono stata contattata da un’amica autrice che mi chiese se volevo dare il mio contributo. Non ci ho pensato un attimo dato che mi è sembrata una iniziativa splendida, un piccolo modo di fare qualcosa con in più la possibilità di condividere e in una qual maniera metabolizzare le violente emozioni provate.  Così, in pochissimi giorni ho inviato una poesia che sento molto nel mio stile, dal titolo “Il mio cuore è una pianura”.

Nel 2008, pubblichi la silloge  “Amore e oro” che consta della prefazione di Alberto Cappi e ricevi il plauso di Giorgio Barberi Squarotti. Daccene un assaggio.

"Amore e oro" è il mio viaggio, lo dico sempre. Contiene poesie per me molto importanti e ispirate, che compongono la strada verso la scoperta di sé. Mentre scrivevo ognuna di quelle poesie mi sentivo una persona in divenire, in un caleidoscopio di emozioni, tra viaggi reali e viaggi nelle mie emozioni più profonde.
Sono io, a nudo, sincera e piena di passione e carnalità. Sono fiera di averle potute pubblicare. 

[...] Non sarà una notte
a uccidermi
non sarà quest’alba
che mi prenderà
combatterò
e saranno d’acciaio queste mani
unghie taglienti userò
per squarciare il dolore
combatterò
e sarà pietra la mia mente
né fuoco né fango
la vinceranno
se invece mi sbaglio
seppelliscimi in un sogno
se sbaglio
non sarà stato vano il mio canto
se sopravvivo
ti telefono,
domani. [...]

E, nel 2014, pubblichi il tuo primo romanzo “Un qualunque respiro”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Non troveranno una semplice storia d’amore, ma un percorso di vita. E’ il flusso di coscienza, doloroso e sincero ma anche ironico e appassionato, di una donna che affronta un momento importante della sua vita e, come tutte le donne, ci si butta a capofitto affrontando i fantasmi del suo passato e del suo futuro. 
La protagonista, Eliana, è una ragazza come tante, che parla con il cuore in mano della sua crescita personale e della sua storia d’amore con Alberto, che corre parallelamente alla ricerca di un figlio, ma anche della sua maturazione come donna. Si parla di sentimenti sotto svariate forme: l’amore per sé stessi, per chi abbiamo scelto come compagno di vita, per i nostri ricordi, per il nostro futuro.


http://www.blomming.com/mm/ShopButterflyEdizioni/items/un-qualunque-respiro


Quale tematiche affronti nel libro e quale messaggio vuoi lanciare?

Affronto la tematica della ricerca della maternità, di  questo percorso che spesso per molte donne si trasforma in un dolore incompreso e del tutto privato. Ma è un libro che parla anche di sogni, e di come dentro ognuno di noi ci siano dolori e fantasmi spesso celati agli occhi degli altri, indifferenti o semplicemente ciechi, dietro una maschera di tranquilla normalità. Ma è anche un messaggio di speranza: con la forza dell’amore, si può provare ad affrontare le tempeste uscendone provati e feriti, sì, ma più forti come coppia e come individui.

Qual è stato l’input per “Un qualunque respiro”?

Come dico sempre, “Un qualunque respiro” si ispira al mio vissuto e parte da sentimenti e stati d’animo che ho vissuto in prima persona. Da qui, il desiderio di mettere su carta queste emozioni raccontando anche quelle di molte donne, come un abbraccio di incoraggiamento e un desiderio di non farle sentire sole, di spingerle a essere più che mai fiere di loro stesse e della loro forza spesso sottovalutata.

Il tuo libro è edito da Butterfly Edizioni. Consiglieresti questa casa editrice agli emergenti?

Assolutamente sì. La Butterfly è davvero una piccola grande famiglia, una realtà molto entusiasta e coesa dove gli autori fanno gruppo e diventano reciprocamente figure di riferimento. Si lavora tutti assieme per un progetto comune: far conoscere i nostri lavori, e far crescere la piccola editoria di qualità di cui questa giovane ed entusiasta (nonché serissima) casa editrice è fiera rappresentante. I suoi progetti sono sempre molto curati, e non a caso può contare su un nutrito gruppo di lettori fedeli.
  
Hai qualche altro progetto in cantiere di cui vuoi metterci a parte?

Per quanto riguarda la poesia, ho una raccolta inedita da tempo che prima o poi mi piacerebbe far uscire allo scoperto. Per quanto riguarda invece la narrativa, che non ho nessuna intenzione di abbandonare, sto finendo di limare in questi giorni il mio nuovo romanzo: una storia d’amore e di vita ambientata nell’Italia del dopoguerra.

E’ stato un grande piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo e al prossimo romanzo!

Grazie Linda, il piacere è tutto mio! Un grande saluto ai tuoi lettori e amici, come noi amanti dei libri e della scrittura. A presto! Emily

Per seguire Emily   EMILY PIGOZZI