mercoledì 27 marzo 2013

C' ERA UNA VOLTA ...





‘ … e vissero felici e contenti’.
Quante volte abbiamo letto questa frase durante la nostra infanzia? Chi non ricorda le favole più belle, quelle che ci hanno fatto sospirare, sognare, quelle che conoscevamo a memoria?
Ebbene, proprio ieri ero con un’amica e immaginate il mio stupore quando se ne venne fuori con la chiacchierata ‘dovrebbero bandire le favole ai bambini, vietarle, non fanno che condizionarli e farli inseguire inconsistenti chimere’.
Secondo lei queste favole, in particolar modo ‘il principe azzurro’ o ‘la principessa sfortunata’ resterebbero impresse nella nostra mente e, a soggetti facilmente condizionabili, farebbero auspicare una vita di sogni, inseguendo falsi stereotipi, ricercando l’amore con la ‘A’ maiuscola, quello che trovi solo nelle fiabe ... oppure li farebbero sentire nel secolo sbagliato, capaci solo di idolatrare e idealizzare principesse e castelli, incapaci di distinguere la razionalità della loro vita e i reali costumi  di quelle epoche lontane.

Inutile dire che non mi trovo assolutamente d’accordo con lei, ma ecco imbattermi in un articolo fresco di stampa in cui si dà alle favole un’altra chiave interpretativa.

Che ne direste se vi dicessi che le favole, quelle che noi conosciamo e amiamo, in realtà pullulano di contenuti alieni, terribili e che le storie in esse narrate non sempre possedevano un lieto fine, non nella loro versione originale?
Che ne direste se vi dicessi che alcuni elementi delle favole erano stati posizionati ad arte per rappresentare la società in cui gli autori vivevano, per denunciare in un certo qual modo le sue pecche politiche e non? Una sorta di iniziazione alla vita da adulti che li aspettava?
Per esempio  l’abbandono di Hansel e Gretel nel bosco non è addebitato alla matrigna bensì ad una tipologia di madre che abbandona i figli, se ne disfa come di calzini bucati. Sì, perché l’idea della mamma snaturata e crudele verso i propri figli era bandita per la morale puritana dell'epoca ed ecco subentrare la figura della matrigna.
Le casette nel bosco che si ripresentano spesso nelle favole, abitate da streghe, orchi o maghi, altro non sarebbero che le capanne di iniziazione che avvenivano nelle foreste d’Europa e che, ancora oggi, continuano a tenersi in altre parti del mondo.

E vogliamo parlare della fiaba più famosa e amata? Di "Cappuccetto Rosso", la cui morale è di 'non fidarsi degli sconosciuti'? Che direste se scopriste che, nella favola originale, Capuccetto Rosso veniva mangiata dal lupo e fine della storia?
Devo ammetterlo, per la mia natura di sognatrice e di scrittrice, fatico un po’ ad accettare simili chiavi di lettura e l’idea balzana della mia amica, ora, non mi pare poi più così snaturata, ma voglio continuare a sognare un futuro migliore per i nostri figli, voglio pensare che le favole servano per conservare la loro ingenuità e spontaneità, voglio insegnare a mia figlia che il mondo piò essere un luogo migliore, raccontarle le favole della buonanotte e insegnarle a lottare, a credere che viviamo in un mondo dove i buoni sentimenti non sempre trionfano, ma di certo arricchiscono dentro.

Se non siamo noi i primi a crederci, come cresceranno le nostre creature e quali valori inseguiranno? Forse il mio è un punto di vista da utopia, ma voglio pensare di non essere l'unica!


6 commenti:

  1. Concordo con tutto quello che scrivi, Linda. Sapevo anche che molte delle favole che noi conosciamo sono state modificate e alleggerite nel finale. Ecco, forse troverei giusta una via di messo tra il tragico finale di cappuccetto rosso e il vissero felici e contenti. Da un lato è bello sognare che ci sarà sempre qualcuno che ci verrà in soccorso, dall'altro credo sia anche giusto che si capisca che certi tipi di errori si pagano a caro prezzo.
    Comunque le favole sono necessarie per la crescita, basterebbe una storiella raccontata da mamma, inventata di sana pianta, ma che lasci al bambino un ricordo dell'infanzia e un piccolo insegnamento.

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    1. Approvo pienamente le favole di mamma! Ecco un'idea per un romanzo a 4 mani! :)

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    2. Una favola? ;) Oddio...non so mica se sarei in grado di scrivere una favola! Però...mai dire mai!

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