venerdì 30 gennaio 2015

Segnalazione - GOLD APPLE SCHOOL di Veronica Piras

Oggi vi presento una nuova uscita. Veronica Piras, che ho avuto già il piacere di ospitare nel mio blog, torna a trovarci con il suo nuovo romanzo "Gold Apple School".
428 pagine tutte da scoprire, disponibile sia in formato cartaceo che in digitale.
Ma andiamolo a conoscere più da vicino.









SINOSSI: Dopo diversi tentennamenti alla fine Giada ce l’ha fatta: si è iscritta alla Gold Apple School, la scuola di cucina più famosa al mondo. È consapevole del fatto che dovrà rinunciare al sole di Roma per la grigia Londra, ma iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza non è il suo sogno, è quello del padre. Le valigie sono pronte, il suo cuore un po’ meno. A soli 19 anni dovrà lasciare gli amici, la famiglia, il suo cane Spank e la sua adorata nonna, che le ha trasmesso l’amore per la cucina. Ma Londra la attende e la Gold Apple School ha in serbo per lei emozioni indimenticabili. Un romanzo che racchiude una storia di speranza, d’amore e di amicizia. Non si è mai troppo giovani, né troppo vecchi, per incominciare ad inseguire i propri sogni.








Eccovene un assaggio! 













L'AUTRICE: Veronica Piras, classe 84′, nasce a Villanovatulo, un piccolo paese in provincia di Cagliari. Attualmente vive a Roma, dove si è specializzata in Informazione e Sistemi Editoriali con una tesi sul self-publishing. Si è anche laureata in Lingue e Comunicazione a Cagliari con una tesi in antropologia dal titolo “Il rituale dell’argia sarda e il tarantismo pugliese”. Ha inoltre conseguito un master in Editoria e da maggio 2011 è iscritta all’albo dei giornalisti pubblicisti.
"Gold Apple School" è il suo secondo romanzo. È fermamente convinta che qualunque scrittore debba cimentarsi in generi diversi e reinventarsi continuamente.
Le piace l’arte in tutte le sue forme, in particolar modo adora leggere, scrivere e recitare. Ama viaggiare e guardare film. È fautrice del fai da te: da quando ha scoperto il mondo della cosmesi naturale e di come sia possibile realizzare prodotti cosmetici a casa, non ne può più fare a meno!

 
Link per contattarla :

 
Indirizzo e-mail: vero.piras@gmail.com

mercoledì 28 gennaio 2015

Le autrici EWWA - INTERVISTA A CHRISTIANA V


Ciao Christiana, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao, Linda, e un saluto a tutti. Okay. Mi chiamo Verazzo Cris... no, fa troppo stile carta d'identità, giusto? :D 

Ho 43 anni (a fine mese, per altri 15 giorni mi godo ancora i 42), sono sposata e ho un figlio di 10 anni. Ho studiato come ragioniera e, per quanto andassi bene a scuola, mi ci vedi seduta dietro una scrivania a battagliare coi numeri? Io proprio no, da qui la scelta di impegnarmi in un lavoro creativo ed ecco come mai da tempo immemore sono parrucchiera.

Quando hai deciso di impugnare carta e penna e dove trovi il tempo per scrivere?

Per la verità è stata una necessità inconscia che la mia fantasia ha palesato, mettendomi dinanzi ai miei problemi. Mio figlio, Dario, è autistico, e la vita non è semplice, come ben potete immaginare. Purtroppo, essendo il suo un disturbo comportamentale le difficoltà di comprensione, ma non solo, si sono espletate in più ambiti, tra cui anche il sonno. Hai presente quelle mamme che si lamentano spesso con la frase: "Mio figlio non ha dormito per 5 anni"? Ecco, a differenza loro, a me è capitato davvero di dormire solo 3 ore per notte per ben 8 anni e stavo letteralmente perdendo la testa. Così, come auto-terapia, la scrittura è accorsa in salvataggio ed eccomi qui. Scrivo come e quando posso, ma il pomo della discordia, ossia il pc, sta diventando sempre più difficile da preservare dalle grinfie del pargolo spodestatore, per cui ho deciso che ovvierò al problema... comprandone un altro. Sigh. Intanto butto giù su carta pensieri e idee.

Dichiari: “Ho trovato nella scrittura la giusta valvola di sfogo per i miei eccessi emotivi.” Parlacene.

Come ti dicevo, riguarda i problemi del sonno. Dormivo pochissimo e, durante quelle poche ore, sognavo in technicolor. Quante suppellettili blu cobalto, rosso carminio, verde fluorescente e giallo lime ho visto! Un bombardamento cromatico da far paura che al mattino mi lasciava più spossata di quando mi ero coricata. Presa dalla necessità di risolvere il problema, e in quanto interventista a detta della mia terapista, mi sono fatta delle domande e data delle risposte. Ho capito che la mia parte creativa, parecchio importante, era soffocata e urlava per liberarsi. La mia emotività era troppo intensa e avevo bisogno di veicolarla all'esterno per evitare che implodesse. Così, dopo diverse valutazioni, ho provato a buttar giù due righe prima di coricarmi e ho visto che funzionava! Dormivo meglio, mi svegliavo più riposata e senza quel peso opprimente al petto che mi dava difficoltà nel respirare. Beh, avevo trovato la mia valvola di sfogo.

Tra le tue passioni ci sono le ‘fate’. Parlacene.

Le mie bimbe! Fanno parte integrante del mio mondo parallelo, quello senza brutture, malattie e dolori. Quell'universo in cui mi rifugio per scaricare i pesi quotidiani e per vivere le mie fiabe a occhi aperti senza perdere la testa. Le mie statuine sono una meraviglia e non hai idea di quanti mi rassereni guardarle. Se avessi tempo le guarderei per ore! Ora che ci penso, non sono solo una passione, ma un'ulteriore terapia. 


Partecipi a diverse antologie con i tuoi racconti. Quale di questi è legato a un ricordo speciale?

Di sicuro "Alla conquista di te", racconto inserito nell'antologia "Romantic Suspense - Senza Fiato". Prima che diventasse un'antologia, il progetto di "Senza Fiato" si espletava in un concorso a cui ho partecipato con un'amica. È stato una magnifica esperienza di lavoro in coppia, nel senso che io leggevo lei e lei me. Ci siamo aiutate, supportate, capite e spronate. È davvero un ricordo molto dolce.


Esordisci nel 2011 con l’urban fantasy “Il sigillo di Ametista”, seguito nel 2012 da “L’enigma dell’opale”. Daccene un assaggio.

Ho creato la razza ibrida dei mezzoumani, creature che vivono nelle foreste e proteggono gli esseri umani in quanto accrescono le loro abilità grazie alle emozioni di questi ultimi. Per "catturare" queste emozioni attivano un procedimento che prende il nome di simbiosi: tu, umano, mi dai le tue emozioni; io, mezzoumano, ti proteggo per tutta la durata della tua vita. In breve funziona così, ma la trama è molto complessa, ci sono parecchi personaggi che vivono avventure mozzafiato e le protagoniste (perché non sono le stesse) seguono un percorso emotivo ed evolutivo importante. È ricco di creature differenti, con caratteristiche specifiche che combattono la stessa eterna battaglia tra il bene e il male.

Romanzo vs. Racconto. Chi la vince?

Parliamo di due mondi paralleli tra i quali non so scegliere. Mi piacciono entrambi e direi che dipende dal mood del momento: se sono in fase relax allora sceglierò un racconto, altrimenti romanzo per tutta la vita. A me piace la "ciccia" e un racconto me ne darebbe troppo poca!

Sei tra le socie dell’associazione EWWA. Raccontaci la tua esperienza.

Far parte delle EWWA è un vero orgoglio. È un'associazione letteraria che offre tanto agli utenti, a livello di competenze ma soprattutto a livello umano. Le associate si aiutano a vicenda, sempre partecipi e pronte a condividere la propria esperienza senza lesinare al massimo delle proprie possibilità. Come dicevo, è un orgoglio esserci. 

 
Partecipi all’antologia “E dopo Carosello tutte a nanna”, primo progetto letterario dell’associazione, con il racconto “La scatola delle meraviglie”. Di cosa si tratta?

Quando mi è stato chiesto di scrivere un racconto ho voluto aderire e dare il mio contributo, così ho chiuso gli occhi e sono tornata indietro negli anni fino alla mia prima esperienza con lo strumento televisivo. Ho attinto dai miei ricordi di bimba quando trascorrevo i miei pomeriggi in compagnia dei cartoni animati e dei fumetti. La RAI è stata la mia prima e unica tata, virtuale, ma non per questo meno reale.

Nel maggio 2014 esce il paranormal-erotico “Blood Catcher”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Un esperimento. Strano a dirlo, ma è proprio così, infatti è a metà tra un racconto lungo e un romanzo breve. Nei miei romanzi UF/PR ho creato razze, battaglie, aspetti emotivi importanti in cui il sesso era semplice, parco, a volte appena accennato. Con "Blood Catcher", invece, ho calcato la mano e mi sono messa alla prova: volevo capire se ero in grado di emozionare e convincere le lettrici anche sotto quell'aspetto. 




http://www.amazon.it/Blood-Catcher-Christiana-V-ebook/dp/B00KI0ICN4/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1420567257&sr=1-1&keywords=blood+catcher
 




 

Come nasce l’idea per questo romanzo?

In quanto esperimento ho osato un paranormal nel quale ho inserito il mio vampiro personale, ispirandomi a quelli delle odierne letture fantasy, e una normale donna quarantenne, con mille difficoltà vere legate alla crescita dei figli e alla stanchezza di un matrimonio reale solo sul certificato su cui sono state apposte le firme. Ho spezzato gli schemi proponendo quel tipo di protagonista, che credevo non riscontrasse i favori delle lettrici, e invece sbagliavo.

Quali tematiche affronti al suo interno e quale messaggio vuoi trasmettere?

Inizialmente credevo fosse lui il protagonista della storia, ma più scrivevo e più capivo che lo era lei, con le sue imperfezioni, i sentimenti amplificati e le speranze distrutte. 

Vampiro a parte, che è funzionale alla storia, la mia Camille racconta uno spaccato odierno fatto di consuetudini abbiette, di piattezza schiacciante e corrosiva in cui molte donne potranno rivedersi. Ma per quanto possa essere lunga una notte, il sole prima o poi dovrà sorgere, e io non potevo lasciare la mia eroina in queste condizioni aberranti, così l'ho riscattata, ho fatto sì che tornasse a sognare, a sperare, l'ho convinta che meritasse di essere qualcuno, spazzando via quelle convinzioni che la schiacciavano senza permetterle di volare.

Hai qualche altro progetto di cui vuoi metterci a parte?

Intanto, dopo tante richieste visto che è piaciuto, sto scrivendo la seconda parte di "Blood Catcher", questa volta in chiave romanzo, nel quale racconterò tutto, ma proprio tutto, sulle vite del vampiro Lotus e dell'umana Camille. Il mio progetto più ambizioso al quale sto lavorando è la storia di mio figlio con la quale vorrei aiutare quanti più genitori a non sentirsi da soli nel silenzio abnorme che è il disturbo autistico. Vado un po' a rilento perché, mentre col fantasy libero la fantasia, con questa storia attingo direttamente dal mio vissuto e gli episodi ne escono amplificati. A volte devo fermarmi a respirare a occhi chiusi per calmare il cuore e riportare l'ansia a dei livelli normali, ma riesco, e questo è l'importante.

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Ringrazio tantissimo te, cara Linda, e le lettrici del blog. Un bacio a tutti! 



Per seguire Christiana CRISTIANA V



https://www.youtube.com/channel/UC_xZ29Zqm_mO5kNeB7F1ZFw
 



lunedì 26 gennaio 2015

INTERVISTA A DONATELLA PERULLO


Ciao Donatella, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
 
Ciao Linda, grazie a te per avermi accolto con tanto calore. Parlarti di me? Perché no? Sono nata a Napoli che resta la mia città e il mio primo amore, anche se quando avevo nove anni, per motivi di lavoro del mio papà, ci trasferimmo a Caserta dove abito tuttora. Cominciai a lavorare subito dopo gli studi – bei tempi quelli in cui lavorare era più facile - e sono stata una donna in carriera fino a qualche anno fa, quando la trafileria d’alluminio per la quale gestivo l’ufficio commerciale, fallì. 
Da quel momento mi dedico alla casa e alla famiglia, ma riesco anche a trovare tempo per i miei hobby, come il disegno, il bricolage e la mia passione più grande, la scrittura. Come tutti, amo trascorrere serate in compagnia di amici, ma per rendermi felice, bastano un cinema e una bella pizza al pomodoro fresco e mozzarella di bufala. Adoro gli animali, tutti, ma i miei preferiti sono i gatti. Li amo per la loro indipendenza e per il loro orgoglio e spero prima o poi di riuscire a convincere mio marito ad accettare di vedersene uno girare per casa. Il mio più grande amore comunque, inutile negarlo, è mia figlia che ha quasi diciotto anni, ma che sarà sempre la mia piccolina.

Come nasce la tua passione per la scrittura e quando decidi di impugnare carta e penna?

È nata come diretta conseguenza della mia passione sviscerata per la lettura. Avevo otto anni quando lessi il mio primo romanzo, “Piccole donne”. Fu amore a prima vista, mi si aprì un mondo. L’idea di poter vivere avventure straordinarie attraverso le pagine di un libro e con l’aiuto della mia immaginazione, mi cambiò la vita. Da lì al decidere di creare storie da condividerle con gli altri attraverso i miei racconti, il passo è stato breve. Pensa che quando scrissi il mio primo racconto di fantascienza avevo appena nove anni. Da allora non mi sono fermata più come lettore né come autore, tranne quando i problemi e gli impegni della vita hanno fatto di tutto per prendere il sopravvento.

Collabori con la rivista on-line I-LIBRI di cui sei responsabile del settore thriller e fantasy. Quanto incide il fantasy nella tua vocazione letteraria?

Moltissimo, lo confesso. Come lettrice sono onnivora. Mi piace leggere di tutto, romance, thriller, narrativa, amo anche i classici, ma il primo amore è stato il fantasy. Forse perché mio padre è un grande estimatore del genere e mi ha avvicinato da subito a romanzi come “La spada di Shannara”. Pensa che i primi libri che mi regalò, furono due saggi, uno sugli gnomi e l’altro sulle leggende celtiche. Li conservo entrambi e ancora oggi spesso consulto il secondo che è una vera miniera di leggende fantastiche. Credo proprio che il fantasy faccia parte del mio DNA, è qualcosa che nasce spontaneo in me. Anche quando scrivo altri generi, capita spessissimo che sfumature di fantastico si intrufolino nella trama. Sarà perché tutto ciò che è inspiegabile, mi affascina o semplicemente perché adoro sognare e credere che anche l’impossibile possa diventare realtà se si vuole davvero.

Nel 2010, partecipi al Premio Nazionale di Narrativa ‘L’inchiostro dei 7 gioielli’ con il racconto storico “La leggenda del cane resuscitato” e ti classifichi terza. Cosa ricordi di questa esperienza?

Oh sì, quella fu una bellissima esperienza. Fino a quel momento avevo scritto solo per me. Per qualche anno avevo scritto per un giornale per adolescenti, ma non avevo mai sottoposto un mio racconto o un romanzo all’attenzione di estranei. Poi arrivò l’iscrizione a questo concorso, fatta dopo mille ripensamenti. Avevo un racconto storico, scritto su Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, alchimista e scienziato, personaggio molto controverso della storia napoletana. Pensai che fosse perfetto per quel concorso, decisi di mettermi in gioco senza farmi troppe illusioni sul risultato e invece, dopo qualche mese, arrivò la bella notizia: il riconoscimento da parte di una giuria di tutto rispetto, la premiazione davanti a un pubblico numeroso e l’emozione data dalla rivelazione che forse che i miei scritti sarebbero potuti piacere anche ad altri. Fu una svolta, insomma.

Nel 2012 vinci il concorso “My fantasy story” con il racconto “La profezia dell’eletto” Daccene un assaggio. 

 
Quella fu un’altra bella esperienza. Lucilla Leone, la responsabile della rivista e del blog, mi comunicò la notizia dandomi grande carica. Mi classificai prima, il racconto fu pubblicato on-line e rilasciai la mia prima intervista, oltre a ricevere un attestato e i premi in palio. Per me fu una nuova piacevole conferma. 

Vorresti un assaggio? Per me sarebbe un onore farvelo leggere tutto, ma non subito. Sono trascorsi due anni dal giorno della premiazione e da allora ho lavorato molto sul mio stile di scrittura. Mi vergogno quasi a farvi vedere come scrivevo allora.

Hai pubblicato diversi racconti con varie case editrici tra cui Delos Book, Butterfly Edizioni e tante altre. Come nasce un tuo racconto?

Ogni mio racconto nasce da una scintilla. Una piccola luce che dura una frazione di secondo, ma che mi avvince e scatena nel mio immaginario quello che poi andrò a raccontare. A volte basta una parola, un’immagine, altre una canzone, qualche volta un ricordo. “Il trasduttore”, racconto di fantascienza che fu selezionato per la pubblicazione sulla Writers Magazine, è nato mentre passeggiavo tra la folla. Vidi una bellissima ragazza dal naso perfetto e, io che non ho mai amato il mio naso importante, pensai come sarebbe stato bello possedere un telecomando che mi permettesse di invertire il mio naso con il suo. Da quel pensiero sciocco venne fuori uno dei racconti cui sono più affezionata. Altre volte invece sono i ricordi a farla da padrone, altre volte reminiscenze di fatti di cronaca che mi hanno colpito, come nel caso de “Il ruggito del mare” edito dalla Delos Book, nel quale parlo di un uomo che sacrifica la propria vita per salvare un bambino dall’annegamento. Il racconto “C’è chi può e chi non può” che narra del disagio delle donne sul lavoro, e che ha avuto l’onore di essere pubblicato dalla rivista Romance Magazine, invece, confesso che è molto autobiografico. Ogni racconto ha una sua origine quindi, ma tutti nascono da un’emozione.

Sei nota per la tua innata bravura nel confezionare racconti, genere non sempre facile da trasmettere appieno al lettore. Tre dritte per gli autori che si accostano a questo genere narrativo?

Sono nota? Sai che non ne avevo idea? Men che meno per la mia innata bravura nel confezionare racconti, (sorrido arrossendo). Ti ringrazio di cuore per questa carezza per la mia autostima e rispondo con piacere alla tua domanda. 

Scrivere racconti brevi è questione di puro allenamento. Certo alla base ci deve essere una fantasia spiccata che ti dia modo di sviluppare numerose idee, ma soprattutto ci deve essere una buona capacità di sintesi. Mentre la fantasia è un dono naturale, che si può avere più o meno fertile, la capacità di sintesi e la tecnica si possono perfezionare con tanto lavoro. In realtà è la scrittura in generale che si migliora e perfeziona lavorando, notando gli errori e le imperfezioni degli altri, così come la perfezione di chi è grande professionista del mestiere, per poi rileggere i propri scritti con occhio critico e divenendo i più feroci critici di se stessi. Scrivere racconti e riuscire a condensare emozioni e colpi di scena in spazi sempre più limitati è un po’ come andare in palestra e allenare il proprio fisico. All’inizio tutto ti sembra impossibile, ma poi giorno dopo giorno diventa come una sfida e vuoi fare sempre meglio, raggiungere obiettivi più audaci e questo potrai farlo solo con tanto, tanto allenamento. Partecipare a concorsi a tema, che danno un tetto massimo di caratteri a disposizione, aiuta molto e ti permette di allenare sia la fantasia sia la capacità di sintesi. Le prime volte sforavo sempre di molti caratteri, ma non mi perdevo d’animo. Iniziavo a rileggere il mio scritto e a liberarlo di tutte le parole superflue. Ho imparato così molto della mia scrittura e ho capito come migliorare stile e tecnica. Una stessa frase può avere un effetto di maggior impatto se ‘asciugata’ di tutte le parole che solo in apparenza sono indispensabili al suo significato. Per arrivare al risultato che volevo, però, ho dovuto lavorare tanto e dovrò farlo ancora di più perché non c’è persona più esigente di me, con me stessa.

Sei stata semifinalista per due anni al Torneo Letterario ‘Io Scrittore’, indetto da GeMS. Raccontaci la tua esperienza. La consiglieresti agli emergenti?

Il mio rapporto con il Torneo è di odio/amore. Consiglio a tutti di partecipare, ma con uno spirito diverso da quello con il quale m’iscrissi io la prima volta. Il Torneo è una palestra (e qui ritorna il concetto di ‘allenamento’) è utile per conoscere persone con cui condividere l’interesse per i libri e la scrittura, è utile per conoscere l’effetto della propria scrittura su persone estranee (e poco propense al buonismo) ed è utile per leggere i lavori degli altri e imparare dalle loro imperfezioni o dalla loro bravura. C’è anche la possibilità di riuscire a ottenere un contratto e una pubblicazione in e-book (30 su enne mila partecipanti) o addirittura di essere letti dagli editor di una delle grandi case editrici che fanno parte del gruppo GeMs e di essere selezionati per una pubblicazione in cartaceo (uno o due su enne mila), ma quest’ultima evenienza è così improbabile che sarà meglio non la prendiate troppo in considerazione per non restare delusi alla fine di giochi. La sostanza è che il Torneo alla fine è davvero un torneo. Simile a una giostra medievale con tanto di armature che proteggono l’identità dei cavalieri ma non la loro incolumità (si partecipa in totale anonimato), disarcionamenti e colpi bassi. 

Qualora vogliate farvi le ossa nel duro mondo dell’editoria, siate pronti ad accettare critiche feroci, voti impietosi e siate disposti a lasciare i sogni di gloria all’ingresso, consci che la possibilità di raggiungere la vetta resta remota. In caso vi sentiate pronti e indomiti, allora complimenti. Avrete guadagnato la possibilità di confrontarvi con tanti altri aspiranti scrittori e di crescere insieme con loro.

Nel novembre 2014 esordisci con il romanzo “Lacrime d’Ametista”, primo capitolo della saga fantasy “Il fato degli dei”. Cosa troveranno i lettori al suo interno? 

 
Troveranno una favola non edulcorata, con tutti gli elementi delle fiabe: ambientazione, magia, mistero e sentimenti in ogni loro accezione. “Lacrime d’Ametista” è una storia nata per emozionate e coinvolgere sia me che l’ho vissuta scrivendola, che coloro che la leggeranno. È una storia che sa essere spietata, ma anche far sognare e palpitare per la sorte dei personaggi. La trilogia segue le vicende della giovanissima protagonista, Roswita, predestinata dalla Creatrice a essere colei che fermerà Irmin, e della sua lotta per sconfiggerla. 

Nel primo volume, “Lacrime d’Ametista”, Roswita scampa a una strage di neonati ordinata da Irmin per ucciderla e arriva all’adolescenza, ignara della propria identità e della sorte a cui è predestinata. Incontrerà l’amore nel principe Fredric dei Noctiluca, che malauguratamente è il figlio della regina Irmin, e sarà costretta a lottare e a rinunciare a tutto per difenderlo. Roswita dovrà scegliere tra se stessa e Fredric e sceglierà lui, costringendosi a diventare adulta e ad affrontare le proprie responsabilità. Questa storia che descritta così potrebbe sembrare scontata e usuale, si rivela non esserlo per nulla. L’ambientazione è volutamente fiabesca, i rimandi storici e leggendari sono molteplici, l’eterna lotta tra bene e male è il baricentro di tutta la vicenda, ma i confini tra ciò che è positivo è ciò che è negativo si rivelano essere labili. Tutto si fonda sulla grande forza dei sentimenti e sulle loro contraddizioni, è soprattutto una storia ricca di eventi coinvolgenti e di colpi di scena e che spesso hanno colto di sorpresa anche me. Spero di aver reso l’idea, è difficile presentare un romanzo dicendone il meno possibile! 


http://www.blomming.com/mm/ShopButterflyEdizioni/items/il-fato-degli-dei-lacrime-dametista
 

Qual è stato l’input per questo romanzo e quale messaggio hai voluto trasmettere?

Quando il germoglio di questa storia è nato in me, da troppo tempo mi capitava di leggere romanzi che mi lasciavano insoddisfatta. A ognuno di loro mancava qualcosa e decisi di scrivere quello che avrei desiderato leggere. Volevo una storia che fosse ricca di avvenimenti, di sentimenti travolgenti, ma anche di paesaggi, di leggende e di elementi realistici pur essendo ricco di fantasia. Volevo soprattutto un romanzo che desse al lettore spunti di riflessione e che facesse arrivare un messaggio preciso e cioè che non sempre chi è malvagio lo è in maniera gratuita o lo è sempre stato, spesso è stato portato dagli eventi a diventarlo. Così come non sempre chi è definito buono lo è del tutto e potrebbe in qualsiasi momento lasciarsi andare ai sentimenti negativi e commettere azioni apparentemente impensabili per lui. Non è tutto bianco o nero, insomma, esistono tante gradazioni di colore e la vita spesso porta le persone a divenire diverse da come sono state e a spostarsi in zone d’ombra che non avrebbe mai voluto abitare. C’è una speranza per costoro? Lo scopriremo leggendo la trilogia.

Quali tematiche affronti nel libro?

La famiglia e il forte legame che esiste tra i suoi membri è il primo elemento importante di questo romanzo. Il rapporto tra genitori e figli e tra fratelli è il perno principale di questo volume. L’amore di una madre sa essere infinito e arrivare fino al sacrificio estremo, ma può anche lasciarsi prevalere dall’egoismo e provocare danni irreparabili. L’amore tra fratelli può andare oltre ogni azione negativa compiuta dall’altro e rimanerne intaccato. Così come l’amore di un uomo verso la propria compagna e i propri figli può condurlo a compiere scelte difficili. A volte le decisioni di uno dei componenti di una famiglia possono essere di aiuto per gli altri membri e renderli persone migliori, altre volte possono essere così scellerate da trasformare il loro amore in odio feroce. Non posso dire altro altrimenti rischio di rivelare troppo.

Hai qualche altro progetto di cui vuoi metterci a parte?

Il primo obiettivo che mi prefiggo è quello di completare il terzo volume, quello conclusivo, della saga. Quando sarò riuscita a fare questo, tirerò un sospiro di sollievo e potrò dedicarmi a tutte le altre idee che mi frullano in testa.
 

E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog, in bocca al lupo per tutto!

Il piacere è stato mio, Linda. Ti ringrazio tanto per avermi invitata e per le interessanti domande che mi hai rivolto.



Per seguire Donatella    IL FATO DEGLI DEI


https://www.youtube.com/watch?v=uOAr30lczeU&list=FLWoBCfmFggqHexs357GUupQ&index=1

giovedì 22 gennaio 2015

Segnalazione - PARADISE VALLEY - GELOSIA E ORGOGLIO di Patrizia Ines Roggero

Oggi torno a parlarvi dell'autrice Patrizia Ines Roggero che, come sapete, seguo con estremo piacere e attenzione. Patrizia è stata già ospite del mio blog in passato e torna a farmi compagnia in occasione della lettura del secondo capitolo della saga dedicata a Paradise Valley.
Dopo aver letto, anzi divorato, "Paradyse Valley - Il destino e l'amore", sono a recensire il secondo appuntamento dal titolo "Paradise Valley - Gelosia e orgoglio".







SINOSSI:  Una storia d’amore finita, un figlio che ancora non ha conosciuto suo padre, un padre che non sa di aver avuto un figlio.
L’amore che fa sospirare, la gelosia che acceca, la paura che rende fragili i sentimenti.
Cosa sarà scritto nel futuro di Jonathan e Abigail?










Settembre 1889. Abigail torna a Livingston con il figlio Luke e viene accolta dallo zio Matt e da sua moglie Jane. E' intenzione della ragazza nascondere a tutti le origini del piccolo Luke, Abigail desidera solo poter ricominciare nella sua città, gettandosi alle spalle il ricordo di un amore impossibile, senza la presenza ingombrante di Jonathan che crede lontano.
La sua sorpresa sarà grande quando troverà proprio il mezzosangue al Circle F: è lui ora ad amministrarla ed è solo grazie a lui se la tenuta ancora risplende e gli affari vanno a gonfie vele. Il primo incontro tra i due trasuda tensione e parole non dette galleggiano a mezz'aria sopra le loro teste.
Riuscirà Abigail a nascondere il fardello che le grava sulle spalle? Riuscirà ad accettare la presenza di Jonathan? E il sentimento sopito tra i due è destinato a evaporare tra le pieghe del passato o è una miccia pronta a esplodere, assieme a segreti che non possono più essere taciuti?


L'ambientazione è, come sempre, magistrale. Il lettore non legge solo dei meravigliosi paesaggi mozzafiato che la Roggero traccia con la sua penna, ma è catapultato direttamente in quel mondo lontano. Cavalca con Abigail e Jonathan per le praterie, sente il profumo del tè consumato nei salotti, ode il fruscio degli abiti che sfiorano i pavimenti. Anche questa volta la riproduzione fedele dell'America di fine '800 conquista e incantena.





'E lei? Lei aveva dimenticato, oppure quello scrigno si era aperto anche nel suo cuore? Il lucchetto con il quale era stato ben chiuso si era infranto non appena le braccia di lui l'avevano avvolta ed era inutile negarlo a se stessa.'







La caratterizzazione dei personaggi è perfetta. Ritroviamo Abigail con tutte le sue insicurezze e i suoi dubbi, con il suo tormento per un amore impossibile che non sa gestire, nè vivere. Personalmente, ho trovato questa protagonista straordinariamente umana proprio per le sue scelte sbagliate, per le sue paure, per il suo carattere orgoglioso e testardo.
Il nostro mezzosangue è sempre affascinante sino a togliere il respiro, accattivante, geloso e orgoglioso tanto quanto Abigail.
Ho apprezzato particolarmente il personaggio-chiave di Ruth, la zia di Abigail. Ho amato la sua saggezza, la sua intelligenza e sagacia, una donna capace di vedere ciò che le orecchie si rifiutano di sentire. Un altro personaggio a cui mi sono affezionata, nonostante la breve comparsa,  è Silas, anche lui fondamentale per lo svolgersi della vicenda.

Un aspetto che ho evidenziato è l'attenzione dell'autrice agli stati d'animo dei personaggi, non leggiamo solo di una grande storia d'amore, non seguiamo solo gli eventi che li travolgono ma penetriamo all'interno della loro mente, dei loro ricordi e pensieri più reconditi e in questo Patrizia è stata formidabile: non ha mai perso di vista il trascorso e l'evoluzione dei personaggi, mantenendosi fedele alle esigenze, ora di uno ora dell'altro. E, vi assicuro, non è cosa da poco in una trilogia. 
Questo è un romanzo che si tinge di giallo. Questo secondo appuntamento con la Paradise Valley  non è solo un proseguo dell'amore tra due giovani che provengono da mondi opposti, ma rappresenta anche la rivelazione di spinose verità. Assistiamo a disarmanti realtà che ci vengono svelate da personaggi inaspettati e gettano nuove luci e nuove ombre sul futuro degli innamorati e sulle decisioni che inevitabilmente prenderanno.

L'autrice non poteva scegliere titolo più azzeccato, saranno proprio la gelosia e l'orgoglio a dirigere questo secondo capitolo, Abigail e Jonathan sono talmente orogliosi e gelosi, al tempo stesso, da lasciarsi governare da questi sentimenti anche a discapito del futuro delle loro esistenze.
Incoscienti e pazzi d'amore, sono divisi da un fiume di parole non dette, da rancori e segreti che li  travolgono sbattendoli alla deriva su sponde opposte, costretti a restare a guardare la marea che li separa, incapaci di afferrare una zattera e spazzare via quella distanza illogica dettata da scelte sbagliate. 
Le tematiche affrontate sono: il rimpianto, il dolore, i segreti, i ricordi, la famiglia, l'omertà, la passione e il mistero.






'Al diavolo l'orgoglio! Da quando lo aveva rivisto, il solo desiderio che aveva avuto era stato quello di rivivere anche uno solo dei momenti vissuti in passato e ora era come se il tempo fosse tornato indietro e loro fossero ancora gli stessi ragazzi innamorati di quando era iniziata quella sfortunata storia d'amore.'






"Paradise Valley - Gelosia e orgoglio" è un romanzo che si legge tutto d'un fiato, è la storia di un amore impossibile, dove l'estrazione sociale e il colore della pelle giocano un ruolo fondamentale. E' la storia di due amanti e del loro destino sfortunato, è una vicenda dove la gelosia, l'orgoglio e una passione irrefrenabile la fanno da padrone.
Non mi resta che tuffarmi nell'ultimo capitolo della trilogia, augurandomi che Patrizia prediliga i lieto fine.
Consigliatissimo a tutti i romantici e non solo!

'Tutte quelle bugie le avrebbero spalancato le porte dell'inferno ... ma forse il suo inferno era proprio lì e si chamava Jonathan Shelley'




Segnalazione - TUTTA COLPA DI QUELLA DANNATA BOTTIGLIA DI VODKA di Michela Barra

Oggi vi presento una nuova uscita della casa editrice Libro Aperto International Publishing. Oggi conosciamo più da vicino il romanzo dal titolo "Tutta colpa di quella dannata bottiglia di vodka" di Michela Barra.


 


Autore: Michela Barra

Anno: 2015


Editore: Libro Aperto International Publishing


Genere: Romantic Comedy


Pagine: 214


Illustratore: Franco Limbardi


ISBN: 9781910442173

 





SINOSSI: «La voce era di un uomo, il corpo era di un uomo. Lui era un uomo.»
Un letto sconosciuto, una bottiglia di Vodka vuota sul pavimento, vestiti sparsi in tutta la casa e per finire, un gran mal di testa: questo è il ricordo della notte appena trascorsa di Nick, aspirante fotografo alla ricerca del proprio posto nella società. Ma questa volta non era la solita sbornia a fargli sperare che si trattasse solo di un sogno: non capita tutti i giorni di svegliarsi nel letto di un uomo. 



DOVE TROVARLO: http://www.amazon.it/Tutta-colpa-quella-dannata-bottiglia-ebook/dp/B00S494GJK/ref=cm_cr_pr_product_top

martedì 20 gennaio 2015

IL LIBRO DELLA VITA di Debora De Lorenzi FINALMENTE ANCHE IN CARTACEO!

Oggi torno a presentarvi il bellissimo libro di Debora De Lorenzi, autrice che ho già avuto l'immenso onore di ospitare nel mio blog. Oggi parliamo nuovamente de "Il libro della vita" e per una validissima ragione: la sua uscita cartacea che tutti gli affezionati lettori di Debora aspettavano, me compresa.
Debora scrive in maniera fluida, particolare, attira il lettore nei suoi testi, li coinvolge e strega con la magia delle sue parole, racconta e tratta l'atavica lotta tra Bene e Male con maestria e una capacità non indifferente.
Naturalmente recensirò questo straordinario romanzo che tratta il tema del Voodoo, ma andiamo a conoscerlo più da vicino.




SINOSSI: Faith Laveau lavora presso un giornale del Connetticut. E proprio mentre sta stilando un suo articolo accade ancora quella cosa imprevista e incontrollabile. Qualcuno di invisibile, ma non irraggiungibile, pronuncia il suo nome. È un richiamo forte e insistente. Pungente e terribilmente meraviglioso. Questa volta però Faith non resiste e si precipita, nel mezzo di un tornado, al suo piccolo, misterioso villaggio, avvolto dagli arcani della profonda provincia di New Orleans. Qui, insieme con l’inseparabile gemella Stephanie, si trova a scoprire (o riscoprire?) un mondo fatto di vere e proprie arti magiche, le più antiche, le più potenti. Qui l’antica lotta tra bene e male, illuminata dalla seducente luce del Woodoo, si colora di tutte le tinte dell’amore, della passione, del desiderio e della vita. Un baule e un libro sono le colonne su cui si poggia il palcoscenico di una storia decisamente ben orchestrata, capace di offrire improvvise e inaspettate impennate narrative che non lasciano spazio neppure al respiro. Libro squisitamente al femminile (anche Glen, l’antagonista, è una “fascinosa quanto tremibile” donna), mette in luce il coraggio, l’intelligenza, la piacevolezza della protagonista. Dal finale inimmaginabile, tutta l’opera è sapientemente condita da un’ironia profonda, tagliente, intelligente. Questo è il quarto romanzo di Debora De Lorenzi. E siamo certi che, come gli altri, sarà un sicuro successo.


DOVE TROVARLO:  

EDIZIONE CARTACEA:  http://www.amazon.it/LIBRO-DELLA-VITA-DEBORA-LORENZI-ebook/dp/150551262X/ref=sr_1_1_twi_2?s=books&ie=UTF8&qid=1421514342&sr=1-1&keywords=DEBORA+DE+LORENZI

EDIZIONE DIGITALE: http://www.amazon.it/LIBRO-DELLA-VITA-DEBORA-LORENZI-ebook/dp/B00QMSXOMA






Eccovene un assaggio!








[...] Allungo una mano a sfiorare lo schermo, dove immagino ci sia la sua bocca e, maledizione, ne ho dimenticato il sapore, realizzo sgomenta. Per quanto tenti di mantenere vivo ogni più piccolo dettaglio, il tempo sbiadisce l’intensità dei ricordi e lui continua a morire un altro po’, allontanandosi da me senza rimedio. Precipito più giù, nella mia scala personale della sofferenza. [...]














L'AUTRICE: Nata a Pavia nel 1972, Debora De Lorenzi, è mamma entusiasta, amica leale e moglie sagace. Allevata da un’amorevole nonna materna, mirabile “racconta storie”, sin da piccina è stata avvicinata dalla stessa all’arte della parola e all’amore per la scrittura. Dotata di un’incontestabile dote fantasiosa, ha imparato ad accarezzare i sogni e a raccontarli, intrattenendo gli amici con cui è serenamente cresciuta. Nell’ambito lavorativo, si è distinta in vari settori, da impiegata a commessa, da magazziniera ad agente di viaggio, perfino organizzatrice di congressi, e ora bibliotecaria. Intrattiene incontri culturali e organizza appuntamenti creativi in collaborazione con le scuole elementari. E’ con “Maledetto Libero Arbitrio” che nel 2009 inizia la sua avventura editoriale, seguita poi dalla pubblicazione “Dell’imbroglio dell’anima” nel 2011 con Butterfly Edizioni, grazie al concorso “Parole di carta” nel quale si è aggiudicata il primo posto. Il suo ultimo lavoro edito Butterfly Edizioni è intitolato “Un fiore d’ombra”, in libreria da aprile 2013. 
"Maledetto Libero Arbitrio" sarà presto disponibile in una nuova veste, formato e-book.



lunedì 19 gennaio 2015

INTERVISTA A FRANCESCO SCAFURI



Ciao Francesco, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Sono nato nel 1958 vicino a Salerno, ma vivo da sempre a Ferrara. Mi sono laureato in discipline artistiche, conseguendo poi la cattedra di “storia dell’arte” presso i licei e gli istituti statali a seguito di concorso pubblico. Dopo una lunga esperienza maturata come ricercatore del Comune di Ferrara, dal 2010 sono responsabile dell’Ufficio Ricerche Storiche presso lo stesso ente.
Come storico dell’arte in ambito ferrarese e cultore delle vicende legate alla città, ho partecipato a trasmissioni televisive e condotto lezioni presso le Università degli Studi di Ferrara e di Bologna. Inoltre ho pubblicato decine di articoli e ricerche, concentrandomi soprattutto sui beni monumentali della nostra città, anche attraverso la collaborazione con quotidiani ed emittenti locali.
Le mie passioni per la storia, per l’architettura militare e per i temi urbanistici mi hanno consentito da una parte di partecipare come relatore a convegni nazionali e internazionali e dall’altra di offrire il mio contributo come consigliere nelle associazioni culturali Ferrariae Decus e De Humanitate Sanctae Annae, della quale sono stato tra i soci fondatori.
Fin da ragazzo mi sono dedicato alla pittura, che per un certo periodo della mia vita ha avuto un peso rilevante, mentre oggi gli impegni di lavoro mi consentono di dipingere solo raramente. Dalla fine degli anni Settanta ho presentato mie opere nel contesto di mostre personali e collettive in Italia e all’estero, con qualche successo e tante soddisfazioni.

La laurea in discipline artistiche presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, conseguita con il massimo dei voti e lode, la cattedra di “storia dell’arte” presso i licei e gli istituti statali e l’impiego come responsabile dell’Ufficio Ricerche Storiche del Comune di Ferrara. Qual è stato l’input che ti ha fatto impugnare carta e penna e dove trovi il tempo per scrivere?

Se non ricordo male, la mia attività di autore (con l’incarico di storico) cominciò negli anni Ottanta, quando mi fu chiesto di pubblicare una relazione sulle fortificazioni estensi che avevo esposto a un convegno. Mi piacque moltissimo quell'esperienza e quindi continuai a scrivere della nostra città e della sua storia, pubblicando in seguito decine di ricerche su libri, riviste o giornali; così, da una parte potevo divulgare gli studi d'archivio che conducevo nel tempo libero o per motivi di lavoro, e dall'altra contribuire a far conoscere la nostra città. Molto spesso scrivevo e scrivo tuttora il sabato o la domenica, oppure la sera quando non sono troppo stanco, perché penso sia più facile concentrarsi. Tuttavia, quando ho voglia di “impugnare carta e penna”, il tempo lo trovo sempre.

Sei un noto storico dell’arte in ambito ferrarese e cultore delle vicende legate alla città estense dal periodo rinascimentale al Novecento. Parlacene.

Quale funzionario del Comune e come consigliere delle citate associazioni sono ormai diversi anni che, oltre ai compiti d’ufficio, sono impegnato insieme con altri colleghi e amici nella divulgazione delle bellezze della nostra città, dei suoi beni culturali e delle tante architetture di pregio che nobilitano vie e piazze del centro, nonché di alcuni quartieri esterni alle mura. Per quanto possibile, cerco di farlo anche fuori dall’orario di lavoro, senza ricevere alcun compenso, soprattutto perché amo Ferrara, di cui credo di aver studiato negli anni molte cose presso le biblioteche e gli archivi. Tale approccio, non tanto e non solo di studioso che pubblica le sue ricerche in un ambito ristretto, ma di appassionato divulgatore di storia ferrarese, mi ha dato la possibilità di diffondere le mie conoscenze nell’ambito di alcune escursioni culturali per le strade della città rivolte a ferraresi e non, i quali, bontà loro, seguono sempre molto numerosi quelle che ormai sono note, sia pure impropriamente, come “Le passeggiate di Scafuri”. 
Questa piccola opera di divulgazione, fatta più con il cuore che con la mente del classico ricercatore, è stata apprezzata dal pubblico, con cui si è instaurata una particolarissima interazione; un bel rapporto, che si è consolidato nel tempo grazie alla collaborazione di alcune associazioni culturali e dell’Amministrazione Comunale, che ha agevolato e sostenuto questo sforzo, divenuto corale nel tempo. Il clima di stima e di fiducia instauratosi, mi ha offerto la possibilità di non parlare soltanto della Ferrara degli Estensi o dei secoli immediatamente successivi, ma di affrontare anche il tema delle architetture del Novecento nel nostro centro storico, riscoprendo autentici capolavori del razionalismo e alcuni grandi ingegneri ferraresi del secolo scorso come Carlo Savonuzzi.

Hai partecipato a trasmissioni RAI e Mediaset sempre in questo ambito. Cosa ricordi di queste esperienze?

Ho partecipato in qualità di esperto a varie trasmissioni televisive, come “Sereno Variabile” sui Rai 2, “Ulisse” su Rai 3, Tg 3 regione o “Cuochi senza frontiere” su Rete 4. Sono state esperienze piuttosto impegnative perché a volte i conduttori, i registi e gli operatori sono rimasti a Ferrara alcuni giorni, contando molto sulle indicazioni che io e altri consulenti abbiamo fornito loro sui vari aspetti della città, da quelli rigorosamente culturali a quelli più legati al cosiddetto “turismo di massa”. A volte sono stato intervistato su temi storici: in relazione agli strettissimi tempi televisivi, spesso si trattava di brevi contributi, che poi sono andati regolarmente in onda. E’ stata un’esperienza professionale stimolante perché in queste occasioni ho conosciuto noti personaggi del giornalismo e dello spettacolo, con i quali si è instaurato fin da subito un rapporto di cordialità e simpatia.

Hai tenuto conferenze a convegni nazionali e internazionali, in qualità di esperto di temi urbanistici e architettura militare e collabori con i quotidiani “il Resto del Carlino” e “la Nuova Ferrara”, nonché con le emittenti “Telestense” e “TeleFerrara Live”. Quale ruolo ti gratifica maggiormente tra relatore e giornalista?

Ti confesso che far conoscere il centro storico e le sue mura in un convegno a livello nazionale o internazionale è molto emozionante e mi carica sempre di una grande responsabilità. In quindici o venti minuti è necessario concentrare l’attenzione dell’uditorio sulle peculiarità di Ferrara, su ciò che la contraddistingue rispetto ad altre realtà italiane; oltre che alla sua storia, particolarmente ricca e appassionante, occorre far riferimento per esempio alla sua unicità e a come il sistema fortificato, tra i più completi e vari nel panorama europeo, racchiuda la città tra torrioni, baluardi, cortine e terrapieni in modo assolutamente innovativo rispetto ad altre cerchie murarie. A volte bisogna accennare alle tante esperienze maturate nel campo del restauro dei nostri beni monumentali negli ultimi anni, al ruolo fondamentale che ha rivestito la ricerca storica in quei frangenti, alle recenti scoperte grazie agli studi archivistici e agli scavi archeologici, che ci hanno dato la possibilità di arricchire le nostre conoscenze e al tempo stesso di fornire preziose indicazioni agli esperti di altre realtà.
Per quanto riguarda le mie collaborazioni con i quotidiani e le emittenti locali, sono state altrettanto entusiasmanti e allo stesso tempo impegnative. Attraverso i miei articoli e gli interventi televisivi, che indubbiamente mi hanno dato una certa notorietà, spero di essere riuscito a far conoscere a un vasto pubblico di ferraresi alcune importanti vicende della storia di Ferrara e molti edifici di pregio poco conosciuti.

Sei consigliere dell’associazione culturale ‘Ferrariae Decus’ e socio fondatore dell’associazione culturale ‘De Humanitate Sanctae Annae’. Di cosa vi occupate nello specifico?

Scopo dell’Associazione 'Ferrariae Decus', fondata nel 1906, è la tutela del patrimonio storico e artistico della città e della provincia di Ferrara, nonché la difesa degli interessi della cultura e dell’arte. Cerchiamo, quindi, di vigilare affinché le memorie del passato e le opere di valore storico, artistico, urbanistico e paesaggistico, non siano menomate, distrutte e disperse. Inoltre, nel limite delle risorse che ci provengono dai soci, promuoviamo o realizziamo i restauri e la cura di beni monumentali o artistici di pregio. Proprio di recente l’associazione si è unita nell’impegno di 'Comune e Fondazione Carife' per il recupero dei pinnacoli della Prospettiva della Giovecca, anch’essa colpita dal sisma del 2012, stanziando un cospicuo contributo.
L'Associazione 'De Humanitate Sanctae Annae', invece, è stata fondata soltanto nel 2012 da un gruppo di amici, formato da medici e cultori di storia, che hanno dato inizio a una ricca attività culturale rivolta in modo particolare alla vita e alle opere dei protagonisti della medicina e della sanità ferraresi nel corso dei secoli. Nonostante la sua recente istituzione, il sodalizio ha già organizzato diversi convegni ed escursioni culturali, valorizzando tra l’altro Ferrara anche come città templare. Queste iniziative hanno varcato i confini comunali e nazionali per approdare negli Stati Uniti, dove in occasione dell'Anno della Cultura in America è stata creata nel maggio 2013 la sezione di New York, di cui andiamo molto fieri.


Tra le tue passioni annoveri anche la pittura. Al tuo attivo hai diciotto mostre personali e i tuoi quadri appartengono a collezioni private in Italia, Svizzera, Germania e Brasile. Come nasce un tuo dipinto?

Avendo attraversato diversi periodi artistici, che mi hanno portato alternativamente dal figurativo moderno all’informale, gli approcci sono stati sempre diversi. Dipingo in genere con colori ad olio e prediligo il paesaggio; mi piace vagare per la campagna ferrarese oppure visitare i mercatini del forese, disegnare o fotografare alcuni scorci particolarmente evocativi e poi riproporli a modo mio sulla tela. Tuttavia, il tema legato alla bicicletta mi ha dato le maggiori soddisfazioni ed è stato quello forse più apprezzato dal pubblico, tanto che negli anni Ottanta ero conosciuto in ambito locale come il pittore delle biciclette. Breve ma intenso è stato il rapporto con don Franco Patruno, artista, giornalista e critico d’arte purtroppo scomparso, che mi ha introdotto nel mondo dell’informale, anche se in seguito sono tornato al figurativo, sia pure mediato da alcune forme d’arte contemporanea. Don Franco nel 2001 mi organizzò una mostra personale presso Casa Cini, di cui era direttore. Presentai alcune opere di fantasia, che lui chiamò “ planimetrie”, definendole come “campi che si estendono in elastica geometria e vanno oltre il limite del quadro”, quasi delle vedute aeree. Grazie ai suoi suggerimenti e incoraggiamenti, quello fu forse il momento più stimolante della mia produzione artistica, che purtroppo negli ultimi anni è diminuita drasticamente per i vari impegni.

Nel 2014 esordisci con il romanzo “La Ferrara dell’ingegner Bellei”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Si tratta di dodici capitoli che vedono come protagonista l’ingegner Andrea Bellei, un sensitivo ferrarese il quale, grazie alle sue doti paranormali, si trova coinvolto in eventi straordinari nella vita di tutti giorni, inoltre, in virtù delle sue facoltà e della dimensione onirica è in grado di tornare indietro nel tempo, nel passato di Ferrara, venendo a contatto con personaggi quali Biagio Rossetti, Ludovico Ariosto, Michelangelo Buonarroti e Carlo Savonuzzi. Cerco di raccontare, tra l’altro, episodi affascinanti o insoliti che mi hanno colpito, dal periodo ducale al Novecento, avvalendomi delle conoscenze storiche maturate in anni di ricerca. Nella narrazione il lettore procede su un doppio registro. Da una parte la vita reale del protagonista, ricca di colpi di scena, nella quale si trova alle prese con strane premonizioni, figure angeliche, sedute spiritiche e altre avventure alla scoperta di luoghi templari; dall’altra il sogno, cui l’ingegnere ferrarese si abbandona per vivere intrighi di corte, lotte all’interno dei palazzi estensi, storie “colorate di giallo”, vicende legate all’Inquisizione, oppure notti concitate con concubine gaudenti.


http://www.ibs.it/code/9788898147168/scafuri-francesco/ferrara-dell-ingegner.html


Qual è stato l'input per questo romanzo?

"La Ferrara dell’ingegner Bellei", è un romanzo che ho scritto qualche tempo fa nel ricordo di mia madre, scomparsa alcuni anni or sono. Ho cominciato le prime pagine pensando ad alcuni episodi legati alla mia infanzia e alla Ferrara degli anni Sessanta, poi mi sono reso conto che la scrittura mi prendeva sempre più; complici le notti insonni, aspettando mio figlio che all’epoca faceva il “pr” in una discoteca, ho deciso quindi di continuare e al primo capitolo se ne sono aggiunti altri undici. Poi, ti dirò, dopo tanti studi di carattere prettamente storico, sentivo il desiderio di cimentarmi con questo genere letterario per raccontare esperienze vissute realmente. E ancora, volevo esporre ai lettori alcune vicende misteriose accadute nella Ferrara dei secoli passati; nelle mie escursioni culturali, “le cosiddette passeggiate”, mi sono accorto che proprio gli episodi storici più strani che raccontavo in quelle occasioni, o soltanto più curiosi, erano quelli che interessavano maggiormente le tante persone intervenute, però piacevano anche a me. Così ho pensato di raccontarle a un pubblico più vasto attraverso questo libro. Ho ripreso in mano il primo manoscritto pochi mesi prima della sua pubblicazione, l’ho aggiornato, quindi l’ho proposto al giovane e capace editore Fausto Bassini, che ringrazio. Gli è piaciuto sin dalle prime pagine e ha deciso di pubblicarlo e di promuoverlo. 

Quali tematiche affronti al suo interno?

Mentre scrivevo il romanzo, ho pensato che tutti, almeno una volta nella vita, siamo stati testimoni di fatti strani, di particolari coincidenze, di premonizioni, cioè pensare che qualcosa di positivo o negativo avverrà e poi accade veramente. La maggior parte di noi non ci fa neppure caso, perché siamo troppo impegnati nel quotidiano, nella vita frenetica di tutti i giorni. Forse per una sorta di deformazione professionale, nel tempo mi sono annotato alcuni episodi personali, che in qualche caso non riuscivo a spiegarmi e li ho riportati nel romanzo, mettendoci ovviamente un po’ di fantasia. Lascio al lettore comprendere quanto è accaduto veramente e quanto è frutto della mia immaginazione.


Con “La Ferrara dell’ingegner Bellei” partecipi al Premio letterario internazionale “Biblioteca Guerrato” di Rovigo e ti aggiudichi il “premio della critica sezione narrativa edita”. Parlacene.

Si tratta di un riconoscimento di cui sono molto onorato, intanto perché in concorso erano stati selezionati 798 libri (nelle sezioni Poesia Edita, Narrativa Edita, Saggistica Edita) per un totale di 649 autori, provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa; oltre a ciò, perché in giuria c’erano tra gli altri Alessandro Quasimodo (figlio del poeta premio Nobel), nelle vesti di presidente onorario, e Hafez Haidar, importante scrittore e traduttore di fama internazionale, in qualità di presidente del Comitato Diritti Umani. L’evento, che si è avvalso del patrocinio della Camera di Commercio e di Unindustria Rovigo, si è concluso con la cerimonia di premiazione nell’ottobre scorso, condotta dal presidente Angioletta Masiero, che mi ha conferito il premio con una motivazione intensa e appassionata alla presenza di tantissime persone, nella prestigiosa cornice del ridotto del Teatro Sociale di Rovigo. A condividere la gioia del momento, era presente l’editore Fausto Bassini, che fin dall’inizio ha creduto nel romanzo. E’ stato tutto veramente emozionante. 

Hai qualche altro progetto in cantiere?

Non sono scaramantico, ma preferisco non parlarne nei dettagli. Ti posso solo dire che con l’editore Bassini stiamo pensando a un altro libro che raccolga i tanti articoli a carattere storico su Ferrara scritto da me negli ultimi anni, riveduti e aggiornati. Sarà una sorta di guida tematica della città, diversa dalle solite, con tante curiosità e aspetti poco conosciuti o inediti della Ferrara di un tempo e di quella che vediamo tutti i giorni, ricca di particolari importanti che però spesso sfuggono all’attenzione.

E’ stato un grandissimo onore per me ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!