Ciao Francesco,
benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Sono
nato nel 1958 vicino a Salerno, ma vivo da sempre a
Ferrara. Mi sono laureato in discipline
artistiche, conseguendo poi la cattedra di “storia dell’arte” presso i licei e
gli istituti statali a seguito di concorso pubblico. Dopo una lunga esperienza
maturata come ricercatore del Comune di Ferrara, dal 2010 sono responsabile dell’Ufficio Ricerche Storiche presso lo stesso ente.
Come
storico dell’arte in ambito ferrarese e
cultore delle vicende legate alla città, ho
partecipato a trasmissioni televisive e condotto lezioni presso le Università
degli Studi di Ferrara e di Bologna. Inoltre ho
pubblicato decine di articoli e ricerche, concentrandomi
soprattutto sui
beni monumentali della nostra città, anche attraverso la collaborazione con quotidiani ed emittenti locali.
Le
mie passioni per la storia, per l’architettura militare e per i temi
urbanistici mi hanno consentito da una parte di partecipare come relatore a convegni
nazionali e internazionali e dall’altra di offrire il mio contributo come consigliere nelle associazioni culturali Ferrariae
Decus e De Humanitate Sanctae Annae,
della quale sono
stato tra i soci fondatori.
Fin
da ragazzo mi sono dedicato alla pittura, che per un certo periodo della mia
vita ha avuto un peso rilevante, mentre oggi gli impegni di lavoro mi
consentono di dipingere solo raramente. Dalla
fine degli anni Settanta ho
presentato mie opere nel contesto di mostre
personali
e collettive in Italia e all’estero, con qualche successo e tante
soddisfazioni.
La laurea in
discipline artistiche presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università
di Bologna, conseguita con il massimo dei voti e lode, la cattedra di “storia
dell’arte” presso i licei e gli istituti statali e l’impiego come responsabile
dell’Ufficio Ricerche Storiche del Comune di Ferrara. Qual è stato l’input che
ti ha fatto impugnare carta e penna e dove trovi il tempo per scrivere?
Se non ricordo male, la mia attività di autore (con
l’incarico di storico) cominciò negli anni Ottanta, quando mi fu chiesto di
pubblicare una relazione sulle fortificazioni estensi che avevo esposto a un
convegno. Mi piacque moltissimo quell'esperienza e quindi continuai a scrivere
della nostra città e della sua storia, pubblicando in seguito decine di
ricerche su libri, riviste o giornali; così, da una parte potevo divulgare gli
studi d'archivio che conducevo nel tempo libero o per motivi di lavoro, e dall'altra
contribuire a far conoscere la nostra città. Molto spesso scrivevo e scrivo
tuttora il sabato o la domenica, oppure la sera quando non sono troppo stanco,
perché penso sia più facile concentrarsi. Tuttavia, quando ho voglia di
“impugnare carta e penna”, il tempo lo trovo sempre.
Sei un noto
storico dell’arte in ambito ferrarese e cultore delle vicende legate alla città
estense dal periodo rinascimentale al Novecento. Parlacene.
Quale
funzionario del Comune e come consigliere delle citate associazioni sono ormai
diversi anni che, oltre ai compiti d’ufficio, sono impegnato insieme con altri
colleghi e amici nella divulgazione delle bellezze della nostra città, dei suoi
beni culturali e delle tante architetture di pregio che nobilitano vie e piazze
del centro, nonché di alcuni quartieri esterni alle mura. Per quanto possibile,
cerco di farlo anche fuori dall’orario di lavoro, senza ricevere alcun
compenso, soprattutto perché amo Ferrara, di cui credo di aver studiato negli
anni molte cose presso le biblioteche e gli archivi. Tale approccio, non tanto e
non solo di studioso che pubblica le sue ricerche in un ambito ristretto, ma di
appassionato divulgatore di storia ferrarese, mi ha dato la possibilità di
diffondere le mie conoscenze nell’ambito di alcune escursioni culturali per le
strade della città rivolte a ferraresi e non, i quali, bontà loro, seguono
sempre molto numerosi quelle che ormai sono note, sia pure impropriamente, come
“Le passeggiate di Scafuri”.
Questa piccola opera di divulgazione, fatta più
con il cuore che con la mente del classico ricercatore, è stata apprezzata dal
pubblico, con cui si è instaurata una particolarissima interazione; un bel
rapporto, che si è consolidato nel tempo grazie alla collaborazione di alcune
associazioni culturali e dell’Amministrazione Comunale, che ha agevolato e
sostenuto questo sforzo, divenuto corale nel tempo. Il clima di stima e di
fiducia instauratosi, mi ha offerto la possibilità di non parlare soltanto
della Ferrara degli Estensi o dei secoli immediatamente successivi, ma di
affrontare anche il tema delle architetture del Novecento nel nostro centro
storico, riscoprendo autentici capolavori del razionalismo e alcuni grandi
ingegneri ferraresi del secolo scorso come Carlo Savonuzzi.
Hai partecipato
a trasmissioni RAI e Mediaset sempre in questo ambito. Cosa ricordi di queste
esperienze?
Ho
partecipato in qualità di esperto a varie trasmissioni televisive, come “Sereno
Variabile” sui Rai 2, “Ulisse” su Rai 3, Tg 3 regione o “Cuochi senza frontiere”
su Rete 4. Sono state esperienze piuttosto impegnative perché a volte i
conduttori, i registi e gli operatori sono rimasti a Ferrara alcuni giorni,
contando molto sulle indicazioni che io e altri consulenti abbiamo fornito loro
sui vari aspetti della città, da quelli rigorosamente culturali a quelli più
legati al cosiddetto “turismo di massa”. A volte sono stato intervistato su
temi storici: in relazione agli strettissimi tempi televisivi, spesso si
trattava di brevi contributi, che poi sono andati regolarmente in onda. E’
stata un’esperienza professionale stimolante perché in queste occasioni ho
conosciuto noti personaggi del giornalismo e dello spettacolo, con i quali si è
instaurato fin da subito un rapporto di cordialità e simpatia.
Hai tenuto
conferenze a convegni nazionali e internazionali, in qualità di esperto di temi
urbanistici e architettura militare e collabori con i quotidiani “il Resto del Carlino”
e “la Nuova Ferrara”, nonché con le emittenti “Telestense” e “TeleFerrara
Live”. Quale ruolo ti gratifica maggiormente tra relatore e giornalista?
Ti
confesso che far conoscere il centro storico e le sue mura in un convegno a
livello nazionale o internazionale è molto emozionante e mi carica sempre di
una grande responsabilità. In quindici o venti minuti è necessario concentrare
l’attenzione dell’uditorio sulle peculiarità di Ferrara, su ciò che la
contraddistingue rispetto ad altre realtà italiane; oltre che alla sua storia,
particolarmente ricca e appassionante, occorre far riferimento per esempio alla
sua unicità e a come il sistema fortificato, tra i più completi e vari nel
panorama europeo, racchiuda la città tra torrioni, baluardi, cortine e
terrapieni in modo assolutamente innovativo rispetto ad altre cerchie murarie.
A volte bisogna accennare alle tante esperienze maturate nel campo del restauro
dei nostri beni monumentali negli ultimi anni, al ruolo fondamentale che ha
rivestito la ricerca storica in quei frangenti, alle recenti scoperte grazie
agli studi archivistici e agli scavi archeologici, che ci hanno dato la
possibilità di arricchire le nostre conoscenze e al tempo stesso di fornire
preziose indicazioni agli esperti di altre realtà.
Per
quanto riguarda le mie collaborazioni con i quotidiani e le emittenti locali,
sono state altrettanto entusiasmanti e allo stesso tempo impegnative.
Attraverso i miei articoli e gli interventi televisivi, che indubbiamente mi
hanno dato una certa notorietà, spero di essere riuscito a far conoscere a un
vasto pubblico di ferraresi alcune importanti vicende della storia di Ferrara e
molti edifici di pregio poco conosciuti.
Sei consigliere
dell’associazione culturale ‘Ferrariae Decus’ e socio fondatore
dell’associazione culturale ‘De Humanitate Sanctae Annae’. Di cosa vi occupate
nello specifico?
Scopo dell’Associazione 'Ferrariae Decus', fondata nel 1906, è la tutela del patrimonio storico e artistico della città e della provincia di Ferrara, nonché la difesa degli interessi della cultura e dell’arte. Cerchiamo, quindi, di vigilare affinché le memorie del passato e le opere di valore storico, artistico, urbanistico e paesaggistico, non siano menomate, distrutte e disperse. Inoltre, nel limite delle risorse che ci provengono dai soci, promuoviamo o realizziamo i restauri e la cura di beni monumentali o artistici di pregio. Proprio di recente l’associazione si è unita nell’impegno di 'Comune e Fondazione Carife' per il recupero dei pinnacoli della Prospettiva della Giovecca, anch’essa colpita dal sisma del 2012, stanziando un cospicuo contributo.
L'Associazione 'De Humanitate Sanctae Annae', invece, è stata fondata soltanto nel 2012 da un gruppo di amici, formato da medici e cultori di storia, che hanno dato inizio a una ricca attività culturale rivolta in modo particolare alla vita e alle opere dei protagonisti della medicina e della sanità ferraresi nel corso dei secoli. Nonostante la sua recente istituzione, il sodalizio ha già organizzato diversi convegni ed escursioni culturali, valorizzando tra l’altro Ferrara anche come città templare. Queste iniziative hanno varcato i confini comunali e nazionali per approdare negli Stati Uniti, dove in occasione dell'Anno della Cultura in America è stata creata nel maggio 2013 la sezione di New York, di cui andiamo molto fieri.
Tra le tue
passioni annoveri anche la pittura. Al tuo attivo hai diciotto mostre personali
e i tuoi quadri appartengono a collezioni private in Italia, Svizzera, Germania
e Brasile. Come nasce un tuo dipinto?
Avendo
attraversato diversi periodi artistici, che mi hanno portato alternativamente
dal figurativo moderno all’informale, gli approcci sono stati sempre diversi.
Dipingo in genere con colori ad olio e prediligo il paesaggio; mi piace vagare
per la campagna ferrarese oppure visitare i mercatini del forese, disegnare o
fotografare alcuni scorci particolarmente evocativi e poi riproporli a modo mio
sulla tela. Tuttavia, il tema legato alla bicicletta mi ha dato le maggiori
soddisfazioni ed è stato quello forse più apprezzato dal pubblico, tanto che
negli anni Ottanta ero conosciuto in ambito locale come il pittore delle
biciclette. Breve ma intenso è stato il rapporto con don Franco Patruno,
artista, giornalista e critico d’arte purtroppo scomparso, che mi ha introdotto
nel mondo dell’informale, anche se in seguito sono tornato al figurativo, sia
pure mediato da alcune forme d’arte contemporanea. Don Franco nel 2001 mi
organizzò una mostra personale presso Casa Cini, di cui era direttore.
Presentai alcune opere di fantasia, che lui chiamò “ planimetrie”, definendole
come “campi che si estendono in elastica geometria e vanno oltre il limite del
quadro”, quasi delle vedute aeree. Grazie ai suoi suggerimenti e
incoraggiamenti, quello fu forse il momento più stimolante della mia produzione
artistica, che purtroppo negli ultimi anni è diminuita drasticamente per i vari
impegni.
Nel 2014
esordisci con il romanzo “La Ferrara dell’ingegner Bellei”. Cosa troveranno i
lettori al suo interno?
Si tratta di dodici capitoli che vedono come protagonista l’ingegner Andrea Bellei, un sensitivo ferrarese il quale, grazie alle sue doti
paranormali, si trova coinvolto in eventi straordinari nella vita di tutti
giorni, inoltre, in virtù delle sue facoltà e della dimensione onirica è in
grado di tornare indietro nel tempo, nel passato di Ferrara, venendo a contatto
con personaggi quali Biagio Rossetti, Ludovico Ariosto, Michelangelo Buonarroti
e Carlo Savonuzzi. Cerco di raccontare, tra l’altro, episodi affascinanti o
insoliti che mi hanno colpito, dal periodo ducale al Novecento, avvalendomi
delle conoscenze storiche maturate in anni di ricerca. Nella narrazione il lettore procede su un doppio registro. Da una
parte la vita reale del protagonista, ricca di colpi di scena, nella quale si
trova alle prese con strane premonizioni, figure angeliche, sedute spiritiche e
altre avventure alla scoperta di luoghi templari; dall’altra il sogno, cui l’ingegnere
ferrarese si abbandona per vivere intrighi di corte, lotte all’interno dei
palazzi estensi, storie “colorate di giallo”, vicende legate all’Inquisizione,
oppure notti concitate con concubine gaudenti.
Qual è stato l'input per questo romanzo?
"La Ferrara dell’ingegner Bellei", è un romanzo che ho scritto qualche tempo fa nel ricordo di
mia madre, scomparsa alcuni anni or sono. Ho cominciato le prime pagine
pensando ad alcuni episodi legati alla mia infanzia e alla Ferrara degli anni
Sessanta, poi mi sono reso conto che la scrittura mi prendeva sempre più;
complici le notti insonni, aspettando mio figlio che all’epoca faceva il “pr”
in una discoteca, ho deciso quindi di continuare e al primo capitolo se ne sono
aggiunti altri undici. Poi, ti dirò, dopo tanti studi di carattere prettamente
storico, sentivo il desiderio di cimentarmi con questo genere letterario per
raccontare esperienze vissute realmente. E ancora, volevo esporre ai lettori
alcune vicende misteriose accadute nella Ferrara dei secoli passati; nelle mie escursioni culturali, “le cosiddette passeggiate”, mi sono accorto che proprio gli episodi storici più strani che raccontavo
in quelle occasioni, o soltanto più curiosi, erano quelli che interessavano maggiormente le tante persone intervenute, però
piacevano anche a me. Così ho pensato di raccontarle a un pubblico più vasto attraverso
questo libro.
Ho ripreso in mano il primo manoscritto pochi mesi prima della sua
pubblicazione, l’ho aggiornato, quindi l’ho proposto al giovane e capace
editore Fausto Bassini, che ringrazio. Gli è piaciuto sin dalle prime pagine e
ha deciso di pubblicarlo e di promuoverlo.
Quali tematiche affronti al suo interno?
Mentre scrivevo il romanzo, ho pensato che tutti, almeno una volta nella vita, siamo stati testimoni di fatti strani, di particolari coincidenze, di premonizioni, cioè pensare che qualcosa di positivo o negativo avverrà e poi accade veramente. La maggior parte di noi non ci fa neppure caso, perché siamo troppo impegnati nel quotidiano, nella vita frenetica di tutti i giorni. Forse per una sorta di deformazione professionale, nel tempo mi sono annotato alcuni episodi personali, che in qualche caso non riuscivo a spiegarmi e li ho riportati nel romanzo, mettendoci ovviamente un po’ di fantasia. Lascio al lettore comprendere quanto è accaduto veramente e quanto è frutto della mia immaginazione.
Con “La Ferrara
dell’ingegner Bellei” partecipi al Premio letterario internazionale “Biblioteca
Guerrato” di Rovigo e ti aggiudichi il “premio della critica sezione narrativa
edita”. Parlacene.
Si tratta di un riconoscimento di cui sono molto onorato, intanto perché in concorso erano stati selezionati 798 libri (nelle sezioni Poesia Edita, Narrativa Edita, Saggistica Edita) per un totale di 649 autori, provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa; oltre a ciò, perché in giuria c’erano tra gli altri Alessandro Quasimodo (figlio del poeta premio Nobel), nelle vesti di presidente onorario, e Hafez Haidar, importante scrittore e traduttore di fama internazionale, in qualità di presidente del Comitato Diritti Umani. L’evento, che si è avvalso del patrocinio della Camera di Commercio e di Unindustria Rovigo, si è concluso con la cerimonia di premiazione nell’ottobre scorso, condotta dal presidente Angioletta Masiero, che mi ha conferito il premio con una motivazione intensa e appassionata alla presenza di tantissime persone, nella prestigiosa cornice del ridotto del Teatro Sociale di Rovigo. A condividere la gioia del momento, era presente l’editore Fausto Bassini, che fin dall’inizio ha creduto nel romanzo. E’ stato tutto veramente emozionante.
Hai qualche
altro progetto in cantiere?
Non
sono scaramantico, ma preferisco non parlarne nei dettagli. Ti posso solo dire
che con l’editore Bassini stiamo pensando a un altro libro che raccolga i tanti
articoli a carattere storico su Ferrara scritto da me negli ultimi anni,
riveduti e aggiornati. Sarà una sorta di guida tematica della città, diversa
dalle solite, con tante curiosità e aspetti poco conosciuti o inediti della
Ferrara di un tempo e di quella che vediamo tutti i giorni, ricca di
particolari importanti che però spesso sfuggono all’attenzione.
E’ stato un
grandissimo onore per me ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!