Ciao Isabel, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di
te.
Ciao Linda, grazie dell’ospitalità nel tuo blog.
Questa, per me, è sempre la domanda più difficile perché,
quando mi si chiede di parlare di me, mi sento come Fonzie quando deve dire “ho
sbagliato”.
Ci provo.
Sono nata in Veneto quasi una decina di lustri fa, ma già
dai vent’anni ho cominciato a spostarmi in varie città per motivi di lavoro/studio/life.
Con mio marito e i miei due figli ho
abitato diversi anni in Portogallo e ora siamo di base in Australia. Diciamo
che l’unico punto fermo nella mia vita è sempre stato il cambiamento. Amo
moltissimo la natura e la vita semplice per cui, ora che abito in un centro
relativamente piccolo e a contatto con “la natura selvaggia”, mi trovo
piuttosto bene. Dopo tanti anni ed esperienze di vita diverse, sono finalmente
riuscita a fare dei miei due hobby preferiti (movimento all’aria aperta e
scrittura) le mie attività quotidiane.
Il diploma tecnico, l’università ed esperienze lavorative
che spaziano dal botanico dall’agenzia immobiliare al team manager help desk,
dalla software house all’agroalimentare, dal commerciale alla contabilità
analitica. Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura?
Ho sempre amato la lettura fin da bambina e ho
“scribacchiato” nell’adolescenza. In seguito ad una spiacevole esperienza ho
accantonato la scrittura per due decenni seguendo tutt’altre strade. Questo fino
a pochi anni fa quando, grazie a un blog di scrittura creativa oggi purtroppo
chiuso, mi sono gradatamente riavvicinata alla pratica scoprendo che, più che
una passione sopita, la scrittura era per me proprio un amore negato. Da allora
non mi sono più fermata, anche se è una strada in salita e il mio obiettivo è
non smettere mai di imparare.
Gestisci il blog “Storie di Storia”. Di cosa si occupa nello
specifico?
Sono nata, narrativamente parlando, con il fantasy. Con il
tempo, e ampliando le mie conoscenze, ho scoperto che il fantasy è solo una
trasposizione della Storia con l’aggiunta più o meno marcata di elementi
fantastici. Ho così cominciato a prediligere i romanzi storici e, soprattutto,
la saggistica che sfama al meglio la mia sete di sapere. Se studiata in maniera
approfondita, trovo che la realtà sia più affasciante di qualsiasi fantasia,
senza contare il prezioso contributo educativo che ci permette di capire i
meccanismi che regolano la nostra società e che troppo spesso vengono ignorati
o travisati.
È nato così il blog Storie di Storia, uno spazio dove
parlare di Storia, di romanzi storici e saggistica, ma anche di personaggi e
grandi avvenimenti del passato, scrittura, interviste a scrittori e studiosi.
Sei appassionata degli Egizi. Come nasce questa
predilezione?
Durante il primo anno di funzionamento del blog, si è unito
a me nell’avventura il prof. Giampiero Lovelli, docente di Storia ed esperto di
Egittologia. Giampiero scrive una grande quantità di articoli sull’antico
Egitto ed io, che mi occupo dell’editing, impaginazione e corredo immagini agli
articoli, ho cominciato a mia volta a interessarmi allo splendido popolo antico
che è quello egizio. Avevo letto in passato diversi libri sugli egizi, ma era
sempre rimasto uno dei numerosi interessi di sottofondo, in attesa del momento
propizio, che è giunto. Ho una vera passione, invece, per le civiltà
precolombiane, ma di quelle tratterò più avanti man mano che il mio progetto
narrativo si svilupperà.
Nel 2015 esordisci con
l’antologia “Kizil Elma, Storie di Costantinopoli”. Di cosa si tratta?
In quel periodo collaboravo con il portale italiano sugli
studi bizantini (www.imperobizantino.it)
e avevo scritto, su invito dell’amministratore dott. Nicola Bergamo, dei
racconti incentrati sulla storia di Costantinopoli. Mi sono innamorata di
Costantinopoli fin dal momento in cui sono incappata, in quella porta
fantastica dei mondi che era la libreria di mio padre, nel saggio “La caduta di
Costantinopoli” di Steven Runciman. Ho approfondito la storia della “Città
delle Città” intorno al periodo della sua caduta, privilegiando una prospettiva
di solito meno approfondita, ossia quella dell’antagonista: l’impero ottomano.
Kizil Elma, infatti, significa “mela rossa” in lingua turca ed è l’appellativo
che gli ottomani avevano dato alla città, desiderando di conquistarla fino dai
tempi del profeta Maometto.
La raccolta contiene tre racconti:
- "Il cannone di Orban": la storia della nascita della famosa bombarda che ebbe un ruolo
determinante durante l'assedio di Costantinopoli nel 1453.
- "La battaglia della piana dei merli (Kosovo Polje): racconto dell'epico scontro nel 1389 tra la
coalizione serbo-bosniaca, guidata dal principe di Serbia Lazar Hrebeljanovic,
e l'esercito del sultano Murad I. Battaglia durante la quale salirà al potere
il sultano Bayazid I, detto La Folgore, assassinando il fratello.
- "La leggenda di Balikli": due nobili spagnoli, nella Istambul del 1860, viaggiano alla
scoperta delle rovine di Costantinopoli. Verranno a conoscenza della leggenda
legata alla fonte sacra di Balikli e all'ultimo imperatore della città,
Costantino XI.
Segue il thriller storico e d’avventura “L’ombra del
Serpente”, selezionato da ‘extraverginedautore.it’, come Selfpublishing di
qualità superiore. Daccene un assaggio.
L’idea de “L’ombra del Serpente” nasce come un tributo a
Costantinopoli, ma poi ha voluto ampliarsi.
La storia si sviluppa come un cross-over tra il thriller d’avventura
ambientato ai tempi della cosiddetta primavera araba e il genere storico, ma ha
la particolarità di possedere un elemento fantastico a fare da filo conduttore.
L’escamotage di un oggetto come voce narrante mi ha consentito non solo di
fornire una visione super partes, a tratti ironica, di vicende e tematiche
diverse, ma anche ha permesso il viaggio del protagonista attraverso i secoli,
con ulteriore allargamento del ventaglio di storie da intrecciare e raccontare.
L’ombra del Serpente, infatti, fa parte di una serie chiamata File JE60754, dal
codice di un reale reperto custodito al Museo archeologico del Cairo.
La protagonista è la Storia, e i personaggi del romanzo si
susseguono con le loro grandi (per esempio ho raccontato della fallimentare
crociata di Nicopoli condotta dal re Sigismondo d’Ungheria) o piccole storie (di
gente comune) e i loro drammi, ma che hanno contribuito a scriverla.
Estratto:
[…]
Come non fosse mai stata interrotta, Leah fece spallucce e andò a raccogliere
con una ciotola di terracotta una generosa dose della polvere verdognola nel
sacco. Solo a vederla fui colto da disgusto. Non capivo come gli umani nel
palazzo potessero essere ghiotti di quelle polpette fatte con le alghe raccolte
dal Mar di Galilea che, a dispetto del nome pane
di pesce che era stato loro imposto, dell’animale possedevano solo la
puzza. Leah tornò e, con mio rammarico, rovesciò il contenuto della ciotola
nell’impasto sul bancone davanti a me.
«Sapete
cosa mi ha raccontato mio cugino Jakab?» riprese, «Tre settimane fa è andato a
vendere l’olio a Capernaum e si è ritrovato la via principale invasa da una
folla. Si è informato e gli hanno risposto che Gesù stava andando presso la
casa di un certo Iairo, addirittura uno dei capi della sinagoga della città,
che lo aveva supplicato di salvare la figlia morente. Jakab, che quanto a
curiosità è peggio di Ruth...»
«Ma
senti chi parla!» commentò ridendo l’amica chiamata in causa, sferrandole sulla
spalla un buffetto in un soffio di farina.
Salomè
scoppiò a ridere a sua volta cercando di riportare l’attenzione sul racconto
«Avanti Leah, che cosa è successo poi?»
«Va
bene, va bene, adesso vi dico. Jakab aveva deciso di andare a vedere cosa
stesse succedendo e, per guadagnare una buona posizione, si era messo a farsi
largo tra la gente - a lui riesce bene, sapete, con quelle mani grosse come
padelle - fino a essere in vista di Gesù. Ha detto che a un certo punto il
predicatore si è fermato, si è voltato e ha chiesto a gran voce: “Chi mi ha
toccato?”
C’era
una gran ressa intorno a lui ed effettivamente Jakab non era certo l’unico che
spingesse, ma a quelle parole era sceso il silenzio e tutti si erano fermati.
“Chi
è colei che mi ha toccato?” Aveva chiesto di nuovo il predicatore.
Capite?
Sapeva che era una donna! La gente allora aveva cominciato a farsi da parte e
poco dopo, infatti, una donna si buttava per terra chiedendo perdono. Molte
persone cominciarono allora ad additarla come peccatrice. Dissero che, da più
di dodici anni, Dio continuava a punirla infliggendole perdite di sangue...»
Salomè
emise un grido soffocato portandosi una mano davanti alla bocca e interrompendo
così la degustazione di uno dei puzzolenti pani appena sfornati.
«Un
rabbi toccato da una donna impura! L’avranno condannata a morte!»
«Oh,
se fosse accaduto a uno scriba, certamente avrebbero applicato il Talmud e l’avrebbero
fatta uccidere, ma questo predicatore no. Anzi...»
Leah
fece una pausa a effetto, abbassando il capo e passando dagli occhi di una all’altra
delle sue ascoltatrici, per assaporare ancora per qualche istante la loro
espressione interrogativa.
«L’ha
guardata e l’ha chiamata figlia!
“Figlia la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male.”
Così ha detto!»
Un
breve silenzio rimase di nuovo sospeso nell’aria, interrotto poi dalla voce
dubbiosa di Salomè.
«Ma
cosa intendeva con questa fede?»
«Fede
in lui, credo. Fiducia nell’amore di Dio, nel perdono... anche. Dicono che Gesù
parli sempre di queste cose e che affermi siano la via per raggiungere la
comunione con Dio.»
«E
la purificazione con i sacrifici? E le leggi di Mosè? Mia madre dice che gli
scribi ne hanno tratto un divieto per ogni giorno dell’anno e uno per ogni
parte del corpo e l’elenco di tutte le malattie e le disgrazie quali
punizioni...»
«Ehi,
ehi, piano bambina! Che ne so io di queste cose? Io ti racconto solo quanto mi
dicono.» Il volto di Leah si era incupito e la donna si girò per andare a
posizionare un’altra infornata di pani.
«Dai,
su» intervenne bonaria Ruth, «Lo sai quanto è curiosa e impaziente la nostra
piccola. Dicci ancora della figlia del rettore della sinagoga.»
Leah
fece un sospiro e tornò pulendosi le mani sul lercio grembiule.
«Beh,
quando arrivarono alla casa del sacerdote la figlia era già morta.»
«Oh...»
gli occhi di Salomè si abbassarono verso di me e non potei fare a meno di
notare quanto genuine e infantili fossero le sue espressioni, libere dal
pesante trucco cui spesso erano costrette.
«È
così» assicurò la narratrice, «Jakab mi ha raccontato che dentro la casa,
gremite fino fuori dalla porta, c’erano già parecchie donne intente a piangere
il lutto. Iairo aveva cominciato a disperarsi, ma Gesù gli disse di non temere
e di credere solamente. Così entrarono in casa portandosi dietro anche tre
uomini come testimoni perché, sapete, se anche lì era pieno di donne le loro
testimonianze non avevano per legge alcun valore. Dopo un certo tempo Iairo
uscì gridando che aveva visto la figlia morta e che poi era tornata in vita.»
«Ma
come è possibile?» Chiese Ruth battendo una pagnotta sulla pietra. «Adesso
questo nuovo predicatore fa pure resuscitare i morti?»
«Così
hanno giurato quelli che erano lì. Che ti devo dire? Alcuni lo chiamano il
Messia e i suoi discepoli parlano di lui come del Figlio di Dio.»
Figlio di Dio!
Sebbene
fossi piuttosto scettico a riguardo, la storia cominciava a farsi interessante.
Possibile che esistesse in questo mondo qualcuno così potente da dominare la
morte? Se esisteva davvero chi possedeva tali poteri, forse per me ci sarebbe
stata una speranza. Un Dio Che Cammina
Tra Gli Uomini. Ero affascinato ed eccitato all’idea.
«Chiunque
sia, di certo conosce bene le Sacre Scritture» proseguì Leah, «scribi e farisei
non fanno altro che invitarlo in casa propria per interrogarlo e farlo cadere
in contraddizione sulla Parola di Dio o sottoporgli in sinagoga questioni senza
via d’uscita la cui risposta o è contro la legge di Mosè oppure contro quella
di Cesare.»
«E
lui cosa fa?» Gli occhi di Salomè erano sgranati e pure il mio interesse si era
fatto più attento.
«Ah
li gabba tutti!» rise divertita la donna. «Risponde meglio di un presbitero e
dà nuova luce al significato delle parole della Bibbia. Dicono che al sinedrio
di Gerusalemme i sommi sacerdoti stiano schiumando di rabbia perché li ignora
come intermediari alla misericordia di Dio, come se si facesse beffe delle loro
centinaia di prescrizioni.»
«Mah,
aiuterà pure la gente ma secondo me questo Gesù si sta facendo un sacco di
nemici potenti» commentò Ruth, sfornando l’ultima serie di pani. «Cercheranno
di trovare una scusa per ammazzarlo e andrà a finire che durerà ancora meno di
quel Giovanni, il Battista.»
Leah
colpì l’amica con una gomitata al fianco che le fece quasi rovesciare il
vassoio bollente. Un silenzio imbarazzato scese sul gruppetto mentre Salomè
avvampava in volto. Subito depose il resto del piccolo pane balbettando una
scusa e scivolò fuori dalle cucine lasciando Ruth a mordersi il labbro e Leah a
seguirla con sguardo triste. Passi veloci ci portarono fino alle stanze della
ragazza che contorceva tra i singhiozzi il lembo della veste. [...]
E, nel 2017, esce “La tomba del canarino” prequel de “L’ombra
del Serpente”. Cosa troveranno i lettori
al suo interno?
I lettori troveranno come diavolo ha fatto il nostro
protagonista Serpente a finire al Museo egizio del Cairo, anche se non tutto
viene spiegato in quanto farà parte della storia raccontata nei volumi
successivi della serie.
La vicenda qui si sviluppa in un arco temporale che va dai
primi del ‘900 fino al 1932 e racconta la scoperta della tomba di Tutankhamon
da parte dell’archeologo Howard Carter.
Quale messaggio vuoi trasmettere?
Questo libro è frutto di molta ricerca. Quello che voglio
trasmettere è l’amore per la storia e la realtà dei fatti. Il racconto di
quell’eccezionale avvenimento, seppur romanzato, che tenne con il fiato sospeso
il mondo intero, può essere interessante per la storia in sé, anche senza
scomodare mummie che camminano, maledizioni ed effetti hollywoodiani.
Quali tematiche affronti?
Affronto la tematica del “coming of age”, come dicono gli
americani, in quanto uno dei pochissimi personaggi di invenzione della storia è
un assistenze egiziano dell’archeologo, che gli sarà accanto fin dalla fanciullezza
e apprenderà dallo studioso molte cose, come una sorta di secondo padre.
Un altro importante tema, che trasuda da tutte le pagine del
romanzo, è la difficoltà del rapporto tra le autorità egiziane, che pur avendo
costituito un loro governo si trovano tuttavia ancora nella condizione di protettorato
dell’Inghilterra, e quelle inglesi. Lo scoppio della prima Guerra mondiale,
inoltre, congela le esplorazioni archeologiche e divide i ricercatori delle
varie nazionalità.
Non si tratta quindi della mera scoperta della tomba, ma di
tutto l’universo politico e sociale dell’Egitto in piena trasformazione per raggiungere
la piena indipendenza.
Qual è stato l’input per questo libro?
Scrivendo il secondo romanzo della serie File JE60754,
tornavo a parlare della tomba di Tut (solo accennata nel primo libro) e mi
dispiaceva non trattare l’argomento in maniera più estesa e approfondita
perché, in fondo, avevo sempre amato quella storia fin da bambina (merito
sempre dei saggi nella libreria di mio padre).
Ho deciso quindi di raccontarla dandone ampio respiro in un
volume a parte.
La tua esperienza con il Self Publishing, parlacene.
Per quanto riguarda la pubblicazione, diciamo che sono
rimasta alla finestra per lungo tempo a osservare il mondo dell’editoria, ben
prima di iniziare a scrivere.
Seguivo le vicende di scrittori editi e ne ascoltavo le
esperienze. Di pari passo seguivo anche i primi selfpublishers, soprattutto
oltreoceano. Mentre con le case editrici sentivo riportare fin troppo spesso
storie negative, chi si autopubblicava presentando un prodotto di qualità e
conoscendo qualche strumento di marketing, riusciva a ottenere successi anche
discreti. Inoltre, con l’autopubblicazione, c’è quella cosa meravigliosa che si
chiama “libertà decisionale”, che non significa fare quel razzo che ci pare, ma
semplicemente essere imprenditori di noi stessi, con tutto quel che ne
consegue. Al pari di un editore, ci si
può rivolgere a professionisti esterni per la cura della bozza, l’editing, la
realizzazione copertina ecc.
Personalmente posso dire di aver scelto l’autoeditoria con
cognizione di causa, senza aver mai inviato un manoscritto ad alcuna casa
editrice. Non ho nulla contro le case editrici, ci tengo a sottolinearlo, ma ho
fatto scelte diverse.
Il romanzo storico, perché?
Come dicevo più sopra, perché la Storia sa essere
sorprendente più della fantasia. E il passato è affascinante e ci insegna molto
(chi non conosce le proprie radici non ha futuro). Non ho seguito tutta la
serie ma, per fare un esempio, posso affermare che R.R. Martin nel suo
“Cronache del Ghiaccio e del fuoco” ha pescato a piene mani nella storia
bizantina. E non solo.
Per come sono fatta, considero la lettura sempre come un
mezzo per apprendere informazioni. Meglio se in maniera divertente come le può veicolare
un romanzo storico ben fatto, ma sempre per imparare. Un libro che non insegna
nulla è, per me, un libro inutile.
Concludo con la più banale delle affermazioni ma che è vera:
scrivo i libri che vorrei leggere.
Hai altri progetti in cantiere?
Ho appena terminato di scrivere “Il marchio di Sekhmet”, un
romanzo ambientato nell’antico Egitto al tempo della caduta del culto
monoteistico di Aton e il ritorno degli antichi dei. Nasce anch’esso come
spin-off della serie File JE60754, ma è una storia autoconclusiva a sé stante.
La mia editor è un po’ impegnata in questo momento, ma spero
di riuscire a pubblicarlo entro la fine di settembre.
Concluso questo, finalmente, via libera con il proseguimento
della stesura del volume 2 della serie (oddio, ho in mente un altro spin-off
nell’Anatolia medievale.)
È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!