Ciao Debora, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di
te.
Ciao Linda, sono una “ragazza” di 43 anni nata in provincia
ma adesso residente a Ferrara, città che adoro con tutti i suoi pregi e
difetti. Sono sposata con l’uomo più bello del mondo e non ho figli per scelta.
Mi sento sempre inquieta, in cerca di nuovi progetti e passioni a cui
dedicarmi. Mi incuriosiscono le persone, i loro comportamenti, “leggere” fra le
righe dei loro atteggiamenti, i retaggi culturali e antropologici a cui
inconsapevolmente aderiscono. Giusto per farti un esempio, mi sono resa
disponibile ad andare, in nome e per conto dell’azienda per cui lavoro, ad
incontrare alcune classi delle scuole superiori per cercare di trasformare
l’autobus una vera e propria community in cui gli studenti agiscano come attori
principali. Insomma, cerco di tenere occupato il criceto che gira sulla ruota
della mansarda (leggi: cervello! ;) )
Il diploma all’Istituto Magistrale e l’impiego come 'Conducente
di Linea' sulla rete di trasporto pubblico urbana ed extraurbana del bacino di
Ferrara. Dove trovi il tempo per dedicarti alla scrittura?
Tasto dolente questo! Sono rimasta molto “scossa” (in tutti
i sensi e come in tanti) dal terremoto del maggio 2012 e ho sofferto per oltre
un anno di insonnia. Scrivevo in quelle lunghe notti, ma passata l’insonnia ho
finito il tempo. In realtà “scrivo” di continuo. Durante il noiosissimo turno
di guida, mentre sono in coda o mentre aspetto che il semaforo diventi verde,
osservo ciò che mi circonda, lo racchiudo in una bolla e ci gioco fino a fine
turno, inventando trame, descrivendo personaggi inesistenti ma che magari sono
nati da un dettaglio visto per strada o a bordo. Il vero nodo del “tempo della
scrittura” è essere sempre stritolata tra le maglie della quotidianità, che mi
lascia ben poco spazio per dare poi seguito a queste bolle creative.
Sei anche un’appassionata lettrice. Quali sono i tuoi autori
preferiti e qual è il libro da cui non ti separeresti mai?
In realtà sono una lettrice compulsiva e anche un po’
“isterica” nelle scelte: vado da Feltrinelli e compro quello che c’è in sconto,
quindi leggo veramente di tutto, anche cose terribili che faccio fatica a
portare a termine. Adoro Pirandello, sul quale ho scritto una tesina alle
superiori e grazie alla quale vinsi un viaggio premio in Sicilia. Mi piace
molto Giorgio Faletti, che secondo me scrive e de-scrive quasi come
fotografasse le sue trame e i suoi personaggi. Da lì al non separarmi mai da un
libro il passo è veramente lungo. Di sicuro, durante il viaggio di un mese
negli States che sto organizzando, “On the road” di Kerouac verrà con me! Ricordo con tenerezza il primo
libro che ho letto: il regalo della prima comunione di una cara amica di mia
mamma, “Jolanda, la figlia del Corsaro Nero” di Emilio Salgari. Quel libro ha
cominciato a farmi visitare posti lontani, a farmi vivere avventure impossibili
e soprattutto a farmi capire che leggere è vivere, desiderare, sperare,
sognare, soffrire, comprendere, immedesimarsi, andare in tempi futuri e
passati, tornare al presente, essere uomo o donna, cambiare ruolo nella
società.
Che coincidenza! Anch'io lessi il libro di Salgari da piccola e ne conservo un bellissimo ricordo.
“L’ambizione è l’ultimo rifugio del fallito.” Questa tua
citazione m’incuriosisce. Approfondiamola.
Probabilmente ho scelto questo aforisma per creare un alibi
alle mie scelte di vita non sempre conformiste: avevo un lavoro ben pagato e
con possibilità di carriera, ma che mi ha stancato. Ho scelto un lavoro “a
cervello spento” e senza possibilità di miglioramento, “sconvolgendo” la tranquillità
di amici e parenti andando apparentemente contro corrente. Quindi ho deciso che
l’ambizione, la smania carrieristica, le arrampicate sociali e tutto quel che
ne consegue non fanno per me. In realtà tutti quelli che si danno un gran
daffare per scalare le gerarchie aziendali e lavorative mi fanno quasi pena.
Dal 2005, collabori con la rivista del Circolo
dopo-lavoro-aziendale, come “inviata speciale”, curandone
testie grafica. Di cosa si tratta?
E’ una rivista che circola nelle provincie di Bologna e
Ferrara, ha una tiratura di 5.000 copie e viene distribuita a tutti i
dipendenti TPER e alle “autorità” dei due territori (assessorati, uffici
mobilità, enti locali, associazioni di categoria, ecc.) In questo spazio
editoriale ho trovato il modo per raccontare, senza polemizzare e senza
giudicare, la vita di chi quotidianamente guida un mezzo pubblico a chi lo fa e
a chi, pur non facendolo, incide pesantemente su chi il mezzo lo guida e lo usa.
Nel maggio 2013, esordisci con la raccolta di racconti “Linea
Circolare – Vizi e virtù del grande popolo dei trasporti pubblici”. Cosa
troveranno i lettori al suo interno?
I lettori troveranno i “migliori” (migliori secondo il mio editore!) racconti
usciti sulla rivista di cui sopra e anche tanti inediti. E’ una mia parziale
biografia, in sostanza trenta “scatti fotografici” che narrano del piccolo
mondo di chi ha un piccolo ruolo in un piccola città.
Com’è nata l’idea per questa raccolta e quali tematiche
affronti?
L’idea è nata per caso: il solito “un amico di un amico
conosce un editore di Ferrara” con tutti gli et cetera conseguenti.
Le
tematiche, pur con spirito ironico e apparentemente semplice, sono tante: dal
disagio sociale di chi porto in giro, alla complicità di un attimo con un
utente sveglio, all’amore per la mia città che percorro in lungo e in largo,
alla passione per la natura. Credo che un lettore distratto possa scambiarlo
per un libro sciocco, ben diverso dall’essere un libro semplice!
Il tuo edito ha riscosso molta curiosità. Tra le varie
presentazioni, quella tenuta alla Libreria Feltrinelli di Ferrara ha visto la
partecipazione, come accompagnatore musicale,il noto Andrea Poltronieri.
Raccontaci di quest’esperienza.
Come suggerivo prima, mi piace uscire dai soliti percorsi e
anche per le presentazioni è stato lo stesso, con la complicità del mio editore
che praticamente mi da il via libera su tutto. La direttrice di Feltrinelli
Ferrara è una mia conoscente e buona amica di Poltro. Non ha fatto altro che
abbinare due momenti promozionali in uno: mentre Poltro leggeva (peraltro
caratterizzandolo molto bene) brani del mio libro, pubblicizzava anche il suo
cd appena uscito. In questo modo ho potuto “sfruttare” una celebrità locale a
costo zero.
“Linea Circolare” è entrato anche in carcere per l'incontro
con l’autrice “Dietro le sbarre”. Parlacene.
E’ stata una esperienza intensa, di cui faccio fatica a riparlare
senza farmi scappare il magone.
Alle ore 9,15 mi presento in guardiola, mi fanno firmare una
autocertificazione, mi requisiscono i telefonini, fotocopiano un mio documento
di identità, perquisiscono la borsa.
Arrivano le educatrici, arriva un agente di polizia
penitenziaria, arriva Licia Vignotto, arriva Luisa Martini della biblioteca
Bassani di Barco, arriva Maria Fadda dell’associazione “Amici della Biblioteca
Ariostea”, arriva la mediatrice culturale. Insomma il “parco esterni” è completo
e partiamo. Porte che si chiudono dietro di noi, porte che mai
contemporaneamente si aprono davanti a noi. Decliniamo cognome e numero di
tessera visitatore all’ennesimo posto di guardia. E poi siamo dentro.
L’area pedagogica è brutta, squallida e poco accogliente.
Poi noto i poster e capisco: è un modo per far sembrare questa zona diversa
dalle altre; il risultato estetico lascia a desiderare ma apprezzo il
tentativo.
Ci accomodiamo noi esterni, poi arrivano i detenuti. In una
processione di “Buongiorno” che mi ricorda tanto la disciplina imposta dalla
mia anziana maestra delle scuole elementari, prendono ordinatamente posto.
Non resisto: li scruto e cerco i segni della colpa, del
peccato, del rimorso, della cattiveria innata. Non li trovo.
Dopo un inizio un po’ legnoso l’atmosfera si rasserena, mi
crogiolo nel calore di avere davanti dodici veri lettori del mio libro. Hanno
appunti, riferimenti, citazioni. Mi inorgoglisco!
Neppure le poche critiche negative, peraltro sollecitata da
me e ben motivate, riescono a scalfire l’emozione che mi provoca “subire” il
giudizio di uomini che dei giudizi altrui devono avere una ben strana opinione.
Mi chiedono dettagli tecnici sugli autobus, mi chiedono
perché ho scelto di fare l’autista, mi chiedono perché scrivo, mi chiedono come
mi è venuta l’idea di pubblicare un libro, mi chiedono se quando lavoro
percepisco situazioni di pericolo, mi chiedono talmente tante cose che non
ricordo né le risposte né le domande, con buona pace del mio proposito di
prendere appunti.
Dopo quasi due ore di colloquio proficuo e a tratti allegro
l’incontro ha termine.
L’ultimo intervento in extremis mi lascia senza fiato:
“Fuori non ho mai letto un libro. Adesso leggo e ho cominciato a scrivere
dieci, anche quindici pagine al giorno. Quando scrivo sono libero”
Non resisto e porgo la mano a queste persone che hanno,
seppur forzatamente, aperto il loro mondo ad una “di fuori” e che con modi un
po’ scarni ma educatissimi e rispettosi delle regole mi hanno accolto.
Ascolto rapita il racconto del detenuto-bibliotecario che mi
spiega come il suo lavoro di “quando era fuori” lo aiuti nell’immane opera di
catalogazione che sta portando a compimento ora.
Dopo un'esperienza che umanamente non posso che definire
positiva, esco dal carcere di Ferrara. Ho presentato "Linea
Circolare" ad alcuni reclusi. Il successo di partecipazione attiva dei
detenuti mi permetterà di essere una “apripista” per altre presentazioni di
autori che vorranno entrare in questo strano mondo.
Ho trovato persone disponibili ad ascoltare, con un vivace
senso critico e con un inspiegabile – per me - senso dell'umorismo e
dell'autoironia.
Ho trovato persone che hanno sbagliato e che stanno pagando,
ma lo stanno facendo consapevoli che il loro lavoro in carcere potrà essere
utile anche ad altri.
Ho trovato guardie carcerarie con volti truci o con volti
aperti e sorridenti, ma sempre consapevoli dell’onere della loro mansione.
Ho trovato educatrici che lavorano con i detenuti per
offrire loro una opportunità che forse prima non hanno saputo o voluto
cogliere.
Ho trovato persone che vivono in un non-luogo che concede a
noi "fuori" la falsa certezza che i cattivi siano dentro.
Ho trovato persone!
E un’altra presentazione insolita è stata quella di
Pontelagoscuro, dove la ProLoco ha organizzato letture tratte dai tuoi racconti
addirittura sopra una corriera. Unincontro particolare e molto stimolante. Dacci
un assaggio di quella serata.
A Pontelagoscuro è stato magnifico: dopo un oltre un mese di
tentativi TPER, per fumose motivazioni burocratiche, non mi consente (neppure
pagando) di usare un autobus. Mi tocca noleggiarlo dalla concorrenza privata!
Arrivo in piazza Ponte, corriera parcheggiata, autobus illuminato da faretti, i
volontari della proloco al lavoro sul vin brulè… insomma tutto perfetto.
Giovanni Pecorari, presidente della ProLoco, si dedica alla lettura: è un
istrione nato, in assoluto il lettore che preferisco. La corriera traballa
mentre il pubblico (che la riempie del tutto) ride grazie all’interpretazione
di Giovanni. Credo di essermi meritata la cittadinanza onoraria di Pontelagoscuro
che tutti scambiano per periferia di Ferrara, ma che invece mantiene tutte le
caratteristiche di un paesino di provincia.
Alcuni racconti sono stati tradotti anche in braille e letti da alcuni
non vedenti durante la cena di gala dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti
della provincia di Ferrara. Cosa ricordi di quell’esperienza?
In realtà sono stati tradotti solo due racconti che hanno
come protagonisti due dei non vedenti che portiamo in giro in autobus.
Uno di
questi, Marco Trombini è un caro amico che conosco da più di vent’anni: è stato
mio allievo, mi compagno di sindacato, mio passeggero… Insomma una presenza
costante nelle mia vita. Marco è anche il presidente dell’Unione Ciechi di
Ferrara, si è occupato della traduzione in braille, ha organizzato questa
serata e ha trovato i due lettori dei miei racconti. Vedere le loro mani
correre veloci e sicure su quei puntini in rilievo, sentire uscire le mie
parole da persone che non conoscevo ma che mi hanno accolta come una di
casa… Veramente emozioni forti. E poi la
serata si è chiusa con la mia solita boutade di goffaggine: accompagnando una
coppia di non vedenti al binario in stazione per prendere il treno chi può essere
franata rovinosamente giù per le scale? Ovviamente io, non certo i cosiddetti
“disabili”!
Hai qualche altro progetto in cantiere di cui vuoi metterci
a parte?
Per adesso mi accontento di promuovere il mio libro in giro
per Ferrara e, perché no, anche nelle città limitrofe. Il prossimo evento sarà
un AperiLibro, quindi prosecco e stuzzichini mentre si chiacchiera del mio
testo. Poi spero in settembre di presentarlo al Liceo Carducci, la mia vecchia
scuola magistrale. In programma anche un tè letterario, gestito da una
associazione culturale di cui fa parte le mia profe di latino (per la serie “A
volte ritornano”). E magari negli States potrei conoscere un editore
interessato alla traduzione. Cito James Bond: mai dire mai! A parte questo, sto
cercando il tempo di lavorare a quello che in realtà è il mio primo libro, ma
che se vedrà mai la tipografia sarà destinato ad essere il secondo: un lavoro
molto più intimo, faticoso, introspettivo e a tratti cattivo, ben diverso da
quello già pubblicato.
E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog, in bocca al lupo
per il tuo lavoro!
E’ stato un onore per me stordire i lettori del blog con le
mie parole! Crepi il lupo, ma solo se cattivo!
Per seguire Debora DEBORA BRUNI "LINEA CIRCOLARE"