lunedì 26 settembre 2016

INTERVISTA A DAVID VALENTINI



Ciao David, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te. 

Ciao Linda, grazie a te di avermi invitato a “casa tua”.
A oggi ho 29 anni e vivo a Roma. Ma sinceramente credo che le cose più importanti che posso dire su di me non siano anagrafiche o biografiche, ma riguardano le persone che ho conosciuto e i luoghi che ho visitato; ma soprattutto quelle che NON ho (ancora) conosciuto e quelli che NON ho (ancora) visitato.
Sull’avambraccio sinistro ho tatuato i primi due versi di una poesia di Nazim Hikmet: “Il più bello dei mari/è quello che non navigammo”. Da qui riparto sempre quando smarrisco la via (e capita spesso).

La laurea in Filosofia morale e Neuroetica e il lavoro come correttore di bozze, traduttore e copywriter.  Dove trovi il tempo per scrivere e come si è accesa in te la scintilla?

Il lavoro da freelance è come una barca nella bufera: a volte si impenna e a volte si infossa, ma bisogna sempre essere concentrati sull’ambiente intorno a sé per evitare di affondare. In tutto questo il tempo per le passioni si deve necessariamente ricavare fra un’incertezza e l’altra; e non è tempo sprecato, anzi: tornando alla similitudine con la bufera, la scrittura è per me una sorta di bussola con cui mi oriento.
Tutto è nato da frammenti personali che raccoglievo negli anni solo per me, ma la voglia di confrontarmi con gli altri ha portato nel tempo a volermi esprimere in modo diverso. E così ho iniziato a scrivere in senso proprio. 

Collabori con la rivista “Novecento Letterario” e con il Lit-blog “Spaghetti Writers” Di cosa ti occupi nello specifico?

“Novecento letterario” nasce da un’idea di Annalina Grasso, giornalista e blogger ma soprattutto amante di cinema e letteratura. Su questa rivista pubblico prevalentemente recensioni di libri, ma ho aperto anche una rubrica nella quale intervisto gli editori per far conoscere le realtà della piccola e media editoria.
“Spaghetti Writers” è un progetto che sta prendendo vita in questo periodo e che a breve approderà sul web: si tratta essenzialmente di un collettivo di giovani scrittori di racconti italiani, ognuno con stile ed esperienze propri. Vuole essere una vetrina tramite la quale comunicare, e siamo fiduciosi che ne verrà fuori qualcosa di bello. 

Gestisci personalmente la Facebook FanPage “Crepuscoli urbani”. Di cosa si tratta?

Inizialmente nata come pagina autore, nel tempo si è evoluta come blog personale. Qui riporto citazioni da libri e film, canzoni che si adattano bene al mood giornaliero, opere d’arte, stralci dai miei scritti, poesie (mie e di altri), racconti pubblicati sulle riviste e recensioni dei libri scritte per “Novecento letterario”. 

Quali sono i tuoi autori preferiti e c’è qualcuno tra loro che consideri tua “Musa”?

Mi sono fatto le ossa sui classici ovviamente, sebbene oggi legga prevalentemente letteratura contemporanea… anche per tenere sempre d’occhio l’ambiente nel quale mi muovo. Muse non ne ho ma fonti d’ispirazione sono e sono stati Mazzantini, Ammaniti e Giordano, mentre andando più indietro nel tempo non posso non citare Kundera, Mann, Dostoevskij; nella poesia tornano sempre Ungaretti, Montale, Nove, Cavalli; nella filosofia, Nietzsche. Poi, anche se temi e stile narrativo sono completamente diversi dai miei, ho amato Hesse, Orwell, Lem e Dick e Poi. Solo di recente – mea maxima culpa – ho scoperto Wallace. 

Nel 2015 esordisci con “Nell’orizzonte degli eventi”. Daccene un assaggio.

L’hanno definito un thriller psicologico. Il tema centrale è il modo in cui la morte attrae a sé, distorcendole e inglobandole – esattamente come un buco nero, la cui superficie è appunto chiamata “orizzonte degli eventi” –, le vite di chi è direttamente legato alla persona che scompare. 
Nel romanzo la morte di Daniele Baldi è repentina, insensata, rapida: nessuno ha modo di farsene una ragione, nessuno ha modo di razionalizzare e interiorizzare, né di parlare un’ultima volta col ventiduenne scomparso. E qui sta il dramma di chi, direttamente o indirettamente, si sente colpevole di quella morte. 

Nel 2016, segue “Come un’eclissi solare”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Un romanzo di formazione breve e intenso. Il tutto dura appena mezz’ora – il tempo di un caffè al bar in attesa di una sorella che tarda ad arrivare – ma, tramite il ricorso al calore delle emozioni e delle riflessioni, il tempo si dilata fino a coprire un arco narrativo di vent’anni della vita del protagonista e dei suoi amici: dagli anni della “culla” del liceo si passa al mondo dell’università con tutte le sue contraddizioni; da qui, vivendo Erasmus, serate, amori e tradimenti, ci si affaccia nel mondo del lavoro e dell’espatrio. Dai 14 ai 34 anni di una persona qualunque dunque, che vengono riesumati dall’incontro casuale con un’amicizia di vecchia data.






Qual è stato l’input per questo libro?

Tutto nasce da un’amicizia realmente perduta (e poi ritrovata grazie proprio a questo testo) e da un incubo: una notte sognai di incontrare “il mio Alberto” per caso a un bar dopo dieci anni di assenza. Mi svegliai di scatto senza aver modo di approfondire l’esperienza, però mi chiesi: cosa accadrebbe oggi se lo incontrassi qui e ora? Cosa potrei dirgli, come potrei guardarlo negli occhi? Che fine ha fatto il tempo passato assieme, e in che modo affronterei il senso di colpa? 

Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?

Si scrive spesso intorno agli stessi due o tre temi: in anni e anni di uso delle parole (o dei colori, dei suoni, dei gesti) li si indaga, li si stravolge, li si smembra e ci si guarda all’interno. Spesso la narrazione di un singolo autore può essere ricondotta a un unico, fondamentale tema: si pensi al male in Dostoevskij, alla ricerca di sé in Hesse.
Per quanto mi riguarda (anche se non intendo paragonarmi a quei due mostri sacri ovviamente), i temi sono il fluire del tempo, l’importanza degli altri come elementi di scontro nella costruzione del sé, la capacità distruttiva dell’abbandono.
Il messaggio qui in “Come un’eclissi solare” è che le scelte passate comportano dei cambiamenti; e che quei cambiamenti vanno affrontati per non lasciarsi ferite aperte che, prima o poi, tornano a far male. 

Hai qualche altro progetto in cantiere?

Al momento ho completato una nuova revisione del mio ultimo romanzo. Più lungo e articolato dei precedenti, con più “azione”, affronta, oltre a quelli già anticipati (sempre presenti) i temi dell’omofobia e della violenza.
Oltre a questo continuo a scrivere poesie su tematiche contemporanee come lo scontro fra uno e molti, fra identità e costruzione sociale del sé, fra libertà individuale e socializzazione in un mondo altamente tecnologizzato.
Infine sto sperimentando nuove forme di narrativa tramite i racconti. Cerco di dipingere con poche pennellate il male quotidiano, tratteggio personaggi sconfitti dalla vita e che deviano su altro la propria frustrazione e debolezza. 

È stato un piacere ospitarti nel blog. In bocca al lupo!

Non so mai se rispondere “grazie” o “crepi”, per cui… anche a te!

Per seguire David    CREPUSCOLI URBANI

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