Ciao Antonia, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di
te.
Ciao Linda e grazie per l’ospitalità sul tuo bellissimo
blog! Quando devo parlare di me, la prima cosa che mi viene in mente è che sono
una mamma. Due figli ormai sono grandi, adolescenti, il più piccolo invece è un
monello di tre anni. Il suo arrivo ha rivoluzionato una famiglia che sembrava
avviata su binari tranquilli. La mia vita d’altra parte è così, sembra tutto
fermo, e invece ogni giorno devo reinventarmi. Mi è accaduto come autrice, mi
accade ogni giorno come blogger. Mi sembra che tutto vada sempre più veloce: i
social, le mode. Mi sento sparata nell’ignoto a grande velocità. Sono una donna
d’altri tempi sotto tanti aspetti; una sognatrice testarda, alla ricerca di un
lieto fine per tutto, nonostante tutto.
Il diploma al Liceo Classico, la laurea in Scienze e
Tecnologie Alimentari e l’occupazione di grafica, web design, web comunication
e nuovi media. Dove trovi il tempo per scrivere e quando si è accesa in te tale
scintilla?
La laurea l’ho messa quasi subito nel cassetto, non era la
mia strada e non ho amato per nulla questi studi. Il resto è appunto, uno
strano percorso. La scrittura è stata in effetti l’unica vera costante, c’è
sempre stata, anche quando era il sogno nel cassetto. Oggi la grafica web non
costituisce una vera occupazione, ma è un’attività saltuaria. Sono più mamma a
tempo pieno e lo spazio per scrivere in qualche modo salta fuori, anche se sono
molto dispersiva. Più che multitasking, sono multicaos!
Gestisci personalmente il blog “Il salotto di Miss Darcy”
che trovo sublime. Di cosa ti occupi nello specifico?
Grazie per il complimento! I primi blog, piccoli diari online, ho cominciato a tenerli una decina d’anni fa. Dopo un corso sui web media mi sono cimentata nella
costruzione del mio sito a cui ho affiancato il blog: è una mia creatura al
100%, è il luogo dove sperimento grafica e aggiornamenti, ma anche quello in
cui, col tempo, ho trovato le mie forme di espressione. Fino a un anno fa era
un contenitore più ibrido, da un anno a questa parte ho scelto di trattare temi
molto specifici: riflette le mie scelte di scrittura, il mio piccolo mondo
fuori dal tempo. Miss Darcy è nata così, quando mi sono resa conto che anche il
blog aveva una sua identità. Ottocento, fantasmi, letteratura, arte… ma anche
spazio per altri autori, perché credo fortemente nella collaborazione e nella
condivisione.
Collabori anche con il blog “Cultura al femminile” e sei
amministratrice di vari Gruppi Facebook tra cui ricordo “Regency & Victorian”,
meraviglioso contenitore di approfondimenti sull’Ottocento inglese. Da dove
nasce questa tua passione per l’Ottocento?
Ogni tanto ci penso e… sai che non lo so? Forse quando mi
sono accorta che in edicola selezionavo in modo maniacale i romanzi rosa, mai
datati oltre il 1820. Non sapevo nemmeno che esistesse un genere Regency,
allora. Una specie di amore a prima vista con un affascinante sconosciuto.
Forse è un amore nato prima, quando a scuola ho incontrato il periodo
romantico; o quando ho scoperto Jane Austen, Anna Karenina... Non lo so,
l’impressione è che tutto questo, in qualche modo, facesse già parte di me.
Nel 2006 esordisci con il racconto “Pioggia” e,
successivamente, ti qualifichi come finalista al Premio Galassia. Romanzo Vs.
Racconto chi la vince?
Quando da grande ho ripreso in mano la penna, dopo gli anni
d’università nei quali avevo (quasi) rinunciato alla scrittura, la forma che mi
è venuta naturale è stata il racconto: i testi brevi mi permettevano di
sperimentare generi, collaudare uno stile. Era anche la narrativa che leggevo
di più, perché mi permetteva di sapere subito come andavano a finire le storie.
Ora sono più impostata sul romanzo, ma quando leggo ghost story preferisco
ancora i testi brevi.
Nel 2008 pubblichi “Il segreto dell’Alchimista”, primo
capitolo de “La Saga delle Terre”, seguito poi dagli altri due volumi “I
signori delle Colline” e “Triagrion”. E, nel 2016, arrivano anche “Aerys” e “Il
potere del fuoco” con Delos Digital. Perché il fantasy?
Il fantasy è stato per molto tempo molto vicino al mio modo
di sentire: attraverso il fiabesco fantastico riuscivo a veicolare meglio i
miei messaggi. Avrei ancora da raccontare molto nell’ambientazione della saga,
ma le vicissitudini editoriali hanno reso un po’ amare le mie amate Terre e ho
preferito, almeno temporaneamente, allargare gli orizzonti.
Ti sei cimentata anche in fiabe dedicate ai bambini e
progetti didattici. Se dovessi dare un consiglio a chi vuole scrivere per
l’infanzia, quale sarebbe?
Scrivere per bambini sembra facile, ma non lo è. Non è solo
una questione di registro linguistico, ma soprattutto di contenuti. Per
scrivere per l’infanzia occorre aver ben chiari il target a cui ci si rivolge e
il messaggio che si vuole trasmettere, ma non solo: credo che valga la pena se
si ha un progetto serio alle spalle, altrimenti si rischia di perdere tempo. Un
occhio attento alle proposte editoriali in libreria è molto importante.
Nel 2015 pubblichi il romanzo regency “La dama in grigio”.
Di cosa si tratta?
"La Dama in grigio"
è un romanzo di genere romantico in cui ho inserito alcuni elemento delle mie
amatissime ghost story. I personaggi
sono fittizi, ma l’ambientazione è reale: Trerice Manor esiste davvero, e la
dama grigia di cui parlo nel libro è il suo fantasma. La storia segue le
avventure di una giovane donna che, dopo aver rifiutato un pretendente
sgradito, viene spedita a casa di una zia per essere ridotta a più miti
consigli. Qui, trovando l’appoggio del nobile locale, le sarà offerta la
possibilità di trovare un pretendente migliore, ma niente andrà come
preventivato, anche a causa del famoso fantasma.
E nel 2016 esce “Il libertino di Hidden Brook”. Cosa
troveranno i lettori al suo interno?
Lasciati i cupi panorami invernali di Trerice, nel Libertino
ho raccontato una storia leggera, nella quale ho affrontato a modo mio un cliché
del genere romantico: la coppia educanda/libertino. Solo che il libertino è più
una reputazione che un dato di fatto e l’educanda una giovinetta in piena
evoluzione, alla ricerca di sé. Si tratta di una storia molti delicata,
rispettosa della regola del Regency che predilige un romanticismo velato e mai
troppo esplicito. E con qualche nota umoristica.
Qual è stato l’input per questo romanzo?
Volevo scrivere un racconto per staccare la testa da Trerice
Manor, prima di proseguire con le dame fantasma, di cui volevo continuare a
narrare. Poi Victoria e Jared hanno richiesto più spazio, si sono rivelati
personaggi complessi e invece di farli sposare in dieci pagine, come previsto,
ho dovuto costruire per loro una narrazione più articolata. Non riesco a disciplinare
nemmeno i personaggi, pensa ai figli!!!
Perché il regency?
Amo il Regency perché mi dà sempre l’idea di un mondo
ordinato, prevedibile, sereno, senza scosse. Un mondo fatto di piccole cose, di
sfumature leggere, in cui riposare il cuore. Che poi non sia esattamente così
lo so, ma mi piace il sogno e nel Regency posso esprimerlo appieno.
Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?
Mi piace raccontare le persone, l’animo umano. Sono una
persona piuttosto tormentata di mio, perciò nella scrittura cerco risposte,
soluzioni. È il motivo per cui non scrivo e non leggo storie drammatiche, ma
preferisco scegliere una letteratura, almeno apparentemente, di evasione: fiabe
a lieto fine, sì, ma anche specchi nei quali cercarsi e cercare un senso alla
propria storia.
Il tuo pensiero sul self-publishing.
L’ho scoperto in tempi abbastanza recenti, è solo un anno che
ho intrapreso questa avventura. A dire il vero, una decina di anni fa ho pubblicato
con Lulu "La magica terra di Slupp", un fantasy umoristico, ma erano altri tempi
e non veniva nemmeno considerato una vera pubblicazione. Oggi le cose sono
cambiate.
Anche se per alcune opere credo che l’editoria tradizionale
sia ancora la via privilegiata, per altre credo che il self costituisca un’ottima
alternativa, capace di dare grandi soddisfazioni.
Sei membro dell’associazione EWWA. Di cosa si occupa nello
specifico e la consiglieresti alle tue colleghe?
EWWA è un’associazione che raccoglie numerose autrici di
tutta Europa e ha come obiettivi la collaborazione, la promozione culturale e
l’organizzazione di varie iniziative letterarie.
Da idealista quale sono ho sempre creduto che la
collaborazione fra autori fosse la via giusta per crescere nella scrittura: le
Ewwa portano avanti concretamente questo ideale. Se la consiglio? Sì. La
scrittura necessita confronto, in tutte le sue fasi.
Hai qualche altro progetto in cantiere?
Nella testa mille, anche se sto vivendo un momento di blocco.
Ho idee per diversi articoli, la trama per il secondo romanzo sulle dame
fantasma, varie storie per bambini, un fantasy… forse il blocco dipende da un
eccessivo affollamento attorno all’Ultimo Neurone. Zeno Cosini aveva US,
l’ultima sigaretta… io ho UN. Il neurone superstite. Spero non si spenga!
È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo
per tutto!
Grazie a te e grazie per la disponibilità a voi lettori che
avete avuto la pazienza di leggere fino a qui!
Per seguire Antonia IL SALOTTO DI MISS DARCY
Linda Bertasi, bravissima come sempre nell'intervistare una scrittrice,creando interesse in coloro che leggono. Molto interessante conoscere Antonia Romagnoli, anche sotto il punto di vista personale; quasi un modo per carpirne l'essenza di se stessa e la sua scrittura!
RispondiEliminaGrazie carissima <3
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