martedì 3 giugno 2014

INTERVISTA A MICHELE FRABETTI



Ciao Michele, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Sono un ferrarese che per motivi di lavoro è stato prima romano e ora milanese. Ci tengo a dirlo perché a chi non ha lasciato mai ferrara questa può apparire dall’interno claustrobofica e difettata, ma vissuta così come la vedo io, riappropriandomi dei suoi luoghi con il distacco del tempo e delle prospettive, mantiene un fascino ineguagliabile, seppur portatore anche della sua fragile provincialità. La qualità della vita e del pensiero ferrarese è alta, molto di più di quello che si crede dall’interno. 

Una laurea in pedagogia e il lavoro di impiegato. Qual è stato l’input che ti ha fatto impugnare carta e penna e dove trovi il tempo per scrivere?

Non ho infatti molto tempo per scrivere, ho tanti pizzini pieni di spunti, varianti di trame ma poi la capacità di tradurli in testo si scontra con i miei tempi, però ora mi sto ristabilizzando a Milano e dovrei riuscire anche a concludere il secondo romanzo, che è un sequel del primo.

Tra le tue passioni c’è anche la musica e proprio una tua dichiarazione che riguarda quest’ambito mi ha colpito: ‘amo la musica basta che sia conosciuta da pochi’. Approfondiamola.

E’ una battuta che però rappresenta uno stato d’animo vero… spero che, almeno, mettendoci la faccia nella mia sincerità non sia preso come uno snob o insopportabile ometto di tendenza. Il cosidetto mainstream non mi piace, non mi interessa la televisione, i successi di uno scrittore o programma di massa li lascio volentieri alla massa, così vale anche per la musica. Ma, ripeto, non è una questione di snobismo, semplicemente rispetto a un presunto piacere preconfezionato condiviso con tanti preferisco quello che condivido con pochi.

Alcuni tuoi racconti sono stati inseriti in antologie. Come nasce un tuo racconto?

I racconti sono una intuizione momentanea di uno stato d’animo associato a colori, suoni, necessità di reinterpretarli in un brandello di vista immaginaria, dando a queste sensazione una loro formale permanenza.

Nel 2013 esordisci con il tuo primo romanzo in ebook “La teoria del grigio”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Troveranno un romanzo ambientato nel natale del 1922, pochi mesi dopo la marcia su Roma, troveranno fotografata la Ferrara così come io sono riuscito a immaginarla, senza però mai scriverne il nome..


http://www.ibs.it/ebook/Frabetti-Michele/La-teoria-del/9788898147083.html





Quali tematiche affronti nel tuo libro?

Inizialmente il romanzo voleva essere un solo racconto di guerra nel quale volevo descrivere le impressioni di un ragazzo qualsiasi al fronte, nel momento prima di uscire dalla trincea,  il suo stato d’animo legato all’incertezza della vita e del tempo, il suo fluttuare tra le sfumature che possono determinarne la continuità o meno. 
Il libro nasce da una vecchia idea di annodare all’interno della storia di un individuo appartenente comune i drammi della guerra e le sue vicende personali. Durante la scrittura è aumentata la voglia di dare spessore a questo protagonista e inserirlo nel suo territorio e nella storia, sia la sua che quella del suo tempo. Meno di un secolo fa era normale confrontarsi con la guerra e con l’impossibilità delle famiglie di pianificare un futuro a lungo termine, era necessario interrogarsi al significato stesso di vita, quella terrena. Questa memoria è stata cancellata completamente dalla nostra cultura, la teoria del grigio è proprio quella di togliere tutti i colori tipici della pubblicità dei nostri tecnologici caroselli e rivedere le sfumature della normalità, tra il bianco e il nero, tra gli opposti, dove non sono esistite e celebrate notorietà ma l’anonimato di tante esistenze macinate dalla storia che pure l’hanno, nel loro piccolo, determinata.

Com’è nata l’idea per “La teoria del grigio”?

Mi ha sempre attratto l’idea di reintepretare la mia città attraverso lo stato d’animo, narrativo, di un personaggio che vivea il dramma della grande guerra, della quale tra l’altro quest’anno si celebra ( o per meglio dire commemora) il centenario. In più avevo diverse idee rimaste per anni inespresse che provenivano da alcuni racconti, vecchi racconti di guerra narrati da nonni e zii. Ciò che spaventa affascina.

Sull’ambientazione del tuo romanzo che ritrae la città di Ferrara tu dichiari ‘E’ la città degli anonimi, degli scantinati, delle vie medioevali e dei loro odori e non colori.’ Cos’hai voluto intendere con questa definizione?

Ferrara è una città perfetta ancor oggi per reinterpretare i chiaroscuri rinascimentali (così ben cristallizzati nella metafisica di de chirico), ma anche i vicoli della città medievale che non si fa mai completamente svelare, è un palcoscenico perfetto per ogni rappresentazione delle stagioni con la varietà di nascita e decomposizione che è legata al ciclo vitale di tutto ciò che la ha abitata in questi secoli. La nebbia nei vicoli cancella i colori, lascia intuire gli spazi. Ferrara va percepita, è una ex capitale tra le più esaltanti dell’umanesimo italiano che improvvisamente si è trovata ai margini del suo mondo, da allora vive nell’ombra di chi si difende ricordando però, in fondo, di quanto grande è stata. Un po’ come la Spal.. 

Il tuo, somiglia a un vero e proprio romanzo d’autore. Ti sei ispirato a qualche scrittore durante la stesura?

Ti ringrazio davvero, è un testo pensato come cosa a sé stante, quasi privata, la lentezza della parte iniziale si scontra in effetti con la accelerazione che solleva e scuote poi tutti i personaggi. In effetti non ho autori ai quali mi sono ispirato, associandomi a quelli che comunque mi vengono in mente farei loro una grande ingiustizia.

Il grigio domina il tuo scritto e riecheggia di poesia. Perché proprio questo colore?

Il grigio è quella terra di mezzo tra i carnefici e gli eroi, tra i condottieri e i martiri celebrati., il grigio sono colori il cui nome non verrà mai ricordato perché macinato dalla storia, sono concetti che Walter Benjamin ha reso, passami il termine, ‘immortali’. 
Il tentativo di ribellione del protagonista conserva in sé le premesse di una riflessione sui ‘vinti’ di ogni periodo storico, di una società agli arbori del ventennio dove i ‘telefoni bianchi’ non sarebbero mai arrivati e si sarebbe sempre dibattuti nell’inerzia della storia dei senza nome, in una teoria del grigio appunto, quel colore che  descrive il non descrivibile tra gli opposti del bianco e nero, senza la comoda antitesi del bianco opposto al nero.

Hai qualche progetto in cantiere di cui vuoi metterci al corrente?

Continuerò a scrivere, sto lavorando come dicevo al sequel del romanzo, scrivo ogni tanto qualche poesia, ma questo lo facciamo un po’ tutti..

E’ stato un vero piacere ospitarti nel mio blog. Ho molto apprezzato il tuo romanzo e aspetto con trepidazione il seguito. In bocca al lupo per tutto!

Ti ringrazio davvero per le belle parole e per il tuo interesse nel mio romanzo, ci riaggiorniamo appena ho pronto il proseguimento!

Per seguire Michele    MICHELE FRABETTI 


4 commenti: