Ciao Michele, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di
te.
Sono un ferrarese che per motivi di lavoro è stato prima
romano e ora milanese. Ci tengo a dirlo perché a chi non ha lasciato mai
ferrara questa può apparire dall’interno claustrobofica e difettata, ma vissuta
così come la vedo io, riappropriandomi dei suoi luoghi con il distacco del
tempo e delle prospettive, mantiene un fascino ineguagliabile, seppur portatore
anche della sua fragile provincialità. La qualità della vita e del pensiero ferrarese
è alta, molto di più di quello che si crede dall’interno.
Una laurea in pedagogia e il lavoro di impiegato. Qual è stato l’input che ti ha fatto impugnare carta e penna e dove trovi il tempo per scrivere?
Una laurea in pedagogia e il lavoro di impiegato. Qual è stato l’input che ti ha fatto impugnare carta e penna e dove trovi il tempo per scrivere?
Non ho infatti molto tempo per scrivere, ho tanti pizzini
pieni di spunti, varianti di trame ma poi la capacità di tradurli in testo si
scontra con i miei tempi, però ora mi sto ristabilizzando a Milano e dovrei
riuscire anche a concludere il secondo romanzo, che è un sequel del primo.
Tra le tue passioni c’è anche la musica e proprio una tua
dichiarazione che riguarda quest’ambito mi ha colpito: ‘amo la musica basta che
sia conosciuta da pochi’. Approfondiamola.
E’ una battuta che però rappresenta uno stato d’animo vero…
spero che, almeno, mettendoci la faccia nella mia sincerità non sia preso come
uno snob o insopportabile ometto di tendenza. Il cosidetto mainstream non mi
piace, non mi interessa la televisione, i successi di uno scrittore o programma
di massa li lascio volentieri alla massa, così vale anche per la musica. Ma,
ripeto, non è una questione di snobismo, semplicemente rispetto a un presunto
piacere preconfezionato condiviso con tanti preferisco quello che condivido con
pochi.
Alcuni tuoi racconti sono stati inseriti in antologie. Come
nasce un tuo racconto?
I racconti sono una intuizione momentanea di uno stato
d’animo associato a colori, suoni, necessità di reinterpretarli in un brandello
di vista immaginaria, dando a queste sensazione una loro formale permanenza.
Nel 2013 esordisci con il tuo primo romanzo in ebook “La
teoria del grigio”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Troveranno un romanzo ambientato nel natale del 1922, pochi
mesi dopo la marcia su Roma, troveranno fotografata la Ferrara così come io
sono riuscito a immaginarla, senza però mai scriverne il nome..
Quali tematiche affronti nel tuo libro?
Inizialmente il romanzo voleva essere un solo racconto di
guerra nel quale volevo descrivere le impressioni di un ragazzo qualsiasi al
fronte, nel momento prima di uscire dalla trincea, il suo stato d’animo
legato all’incertezza della vita e del tempo, il suo fluttuare tra le sfumature
che possono determinarne la continuità o meno.
Il libro nasce da una vecchia
idea di annodare all’interno della storia di un individuo appartenente comune i
drammi della guerra e le sue vicende personali. Durante la scrittura è
aumentata la voglia di dare spessore a questo protagonista e inserirlo nel suo
territorio e nella storia, sia la sua che quella del suo tempo. Meno di un secolo
fa era normale confrontarsi con la guerra e con l’impossibilità delle famiglie
di pianificare un futuro a lungo termine, era necessario interrogarsi al
significato stesso di vita, quella terrena. Questa memoria è stata cancellata
completamente dalla nostra cultura, la teoria del grigio è proprio quella di
togliere tutti i colori tipici della pubblicità dei nostri tecnologici
caroselli e rivedere le sfumature della normalità, tra il bianco e il nero, tra
gli opposti, dove non sono esistite e celebrate notorietà ma l’anonimato di
tante esistenze macinate dalla storia che pure l’hanno, nel loro piccolo,
determinata.
Com’è nata l’idea per “La teoria del grigio”?
Mi ha sempre attratto l’idea di reintepretare la mia città
attraverso lo stato d’animo, narrativo, di un personaggio che vivea il dramma
della grande guerra, della quale tra l’altro quest’anno si celebra ( o per
meglio dire commemora) il centenario. In più avevo diverse idee rimaste per
anni inespresse che provenivano da alcuni racconti, vecchi racconti di guerra narrati
da nonni e zii. Ciò che spaventa affascina.
Sull’ambientazione del tuo romanzo che ritrae la città di
Ferrara tu dichiari ‘E’ la città degli anonimi, degli scantinati, delle vie
medioevali e dei loro odori e non colori.’ Cos’hai voluto intendere con questa
definizione?
Ferrara è una città perfetta ancor oggi per reinterpretare i
chiaroscuri rinascimentali (così ben cristallizzati nella metafisica di de
chirico), ma anche i vicoli della città medievale che non si fa mai completamente
svelare, è un palcoscenico perfetto per ogni rappresentazione delle stagioni
con la varietà di nascita e decomposizione che è legata al ciclo vitale di
tutto ciò che la ha abitata in questi secoli. La nebbia nei vicoli cancella i
colori, lascia intuire gli spazi. Ferrara va percepita, è una ex capitale tra
le più esaltanti dell’umanesimo italiano che improvvisamente si è trovata ai
margini del suo mondo, da allora vive nell’ombra di chi si difende ricordando
però, in fondo, di quanto grande è stata. Un po’ come la Spal..
Il tuo, somiglia a un vero e proprio romanzo d’autore. Ti sei
ispirato a qualche scrittore durante la stesura?
Ti ringrazio davvero, è un testo pensato come cosa a sé
stante, quasi privata, la lentezza della parte iniziale si scontra in effetti
con la accelerazione che solleva e scuote poi tutti i personaggi. In effetti non
ho autori ai quali mi sono ispirato, associandomi a quelli che comunque mi
vengono in mente farei loro una grande ingiustizia.
Il grigio domina il tuo scritto e riecheggia di poesia.
Perché proprio questo colore?
Il grigio è quella terra di mezzo
tra i carnefici e gli eroi, tra i condottieri e i martiri celebrati., il grigio
sono colori il cui nome non verrà mai ricordato perché macinato dalla storia,
sono concetti che Walter Benjamin ha reso, passami il termine, ‘immortali’.
Il tentativo di ribellione del protagonista conserva in sé le premesse di una riflessione sui ‘vinti’ di ogni periodo storico, di una società agli arbori del ventennio dove i ‘telefoni bianchi’ non sarebbero mai arrivati e si sarebbe sempre dibattuti nell’inerzia della storia dei senza nome, in una teoria del grigio appunto, quel colore che descrive il non descrivibile tra gli opposti del bianco e nero, senza la comoda antitesi del bianco opposto al nero.
Il tentativo di ribellione del protagonista conserva in sé le premesse di una riflessione sui ‘vinti’ di ogni periodo storico, di una società agli arbori del ventennio dove i ‘telefoni bianchi’ non sarebbero mai arrivati e si sarebbe sempre dibattuti nell’inerzia della storia dei senza nome, in una teoria del grigio appunto, quel colore che descrive il non descrivibile tra gli opposti del bianco e nero, senza la comoda antitesi del bianco opposto al nero.
Hai qualche progetto in cantiere di cui vuoi metterci al
corrente?
Continuerò a scrivere, sto lavorando come dicevo al sequel
del romanzo, scrivo ogni tanto qualche poesia, ma questo lo facciamo un po’
tutti..
E’ stato un vero piacere ospitarti nel mio blog. Ho molto
apprezzato il tuo romanzo e aspetto con trepidazione il seguito. In bocca al
lupo per tutto!
Ti ringrazio davvero per le belle parole e per il tuo
interesse nel mio romanzo, ci riaggiorniamo appena ho pronto il proseguimento!
Per seguire Michele MICHELE FRABETTI
un'intervista molto interessante,ciaooooo
RispondiEliminaGrazie anche il libro merita :)
Eliminagrazie Linda, è stato un piacere,
RispondiEliminaMichele
Il piacere è stato tutto mio :)
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