Oggi vi presento "Il veleno nell'anima" di Mariana Fujerof che avrò prossimamente l'onore di ospitare nel mio blog.
SINOSSI: Torino, primi del ‘900. Un collegio femminile per ragazze di buona famiglia. La signorina Trachta, ormai orfana, trascorre le sue giornate nell’ombra, convinta di non valere nulla, sino a quando una lettera inaspettata non riporta nella sua vita l’affascinante fratello Ludwig, che la prende e la porta via con sé. Tra i due s’instaura da subito un rapporto ambiguo e morboso che lei, già fragile per gli incubi che la tormentano, non sa come controllare. In realtà, sotto la patina luccicante della quotidianità, si nascondono segreti che premono per tornare alla luce e che affondano le loro radici nel misterioso passato della sua famiglia.
Tra candele e quadri velati, tende di damasco e melodie di carillon, Mariana Fujerof, maestra della narrazione, conduce il lettore in un labirinto di passione e follia in cui non valgono le normali regole dell’attrazione, e il passato è un veleno da bere fino all’ultima goccia per poter riconquistare il proprio presente.
TORINO. Primi anni del '900. Trachta è una giovane signorina che trascorre le sue giornate in un prestigioso collegio. Orfana di entrambi i genitori, Tracha non è una ragazza come tutte le altre: il suo è un carattere chiuso, non avvezzo a stringere legami.
L'arrivo del misterioso fratello Ludwig, di cui rammenta pochi dettagli, e la decisione di questi di condurla a vivere con sé farà crollare tutte le sue certezze.
Abbandonata la divisa collegiale, Trachta si ritroverà inserita in una società fatta di ricevimenti e balli, conoscerà personaggi di spessore come Clotilde, ex-fiamma spuntata dal passato di Ludwig, e Costantino de Fresnay, fratello di Clotilde e compagno d'arme di Ludwig.
Tra lussi e frivolezze, Trachta riuscirà a trovare una sua dimensione, tentando di dare un senso al profondo turbamento che prova verso il fratello, tenterà di mettere a tacere gli strani incubi che la tormentano e che, invece di dimunuire, non fanno che aumentare.
Trachta si lascerà guidare da Ludwig, affidandosi completamente a lui, ignara delle ombre che si annidano tra le pieghe del passato, racchiuse in uno scrigno destinato a riaprirsi.
'Ho trascorso la mia vita in punta di piedi, nell'ombra, come quei fiori selvatici del sottobosco che fioriscono non visti. Il timore che il mondo si potesse accorgere della mia esistenza mi paralizzava: indegna di esistere, ogni mio respiro era rubato.'
Il primo aspetto che mi ha colpito di questo romanzo è l'ambientazione, le descrizioni minuziose di costumi, usi e luoghi è maestosa, avvolge e conquista come una carezza della quale non si può fare a meno. Mariana fa risorgere un'epoca con una poesia delicata, mai invadente e il profumo del Novecento filtra nelle nostre narici. L'autrice ci guida tra paesaggi ameni e opere d'arte, fornendoci un'istantanea di un periodo storico denso di glamour.
Mariana presta anche molta attenzione a colori e suoni che accompagnano le scene e le tingono di pathos. I profumi della natura, le condizioni climatiche e i suoni discordanti trasformano le pagine in una pellicola che scorre davanti ai nostri occhi.
La caratterizzazione dei personaggi è mirabile. Il lettore è letteralmente spiazzato, non sa a quale affezionarsi, di chi fidarsi, li scopre a poco a poco come un sipario che si solleva al rallentatore. Ho detestato la figura di Ludwig, un uomo malvagio con un'anima avvelenata, mi provocava un senso di angoscia e disagio. Un personaggio stonato che destabilizza e intimorisce.
Ho adorato, invece, forse per la mia attenzione ai personaggi secondari che da sempre mi conquistano, la figura di Beate la governante. Il suo buonsenso, il calore e l'affetto sono palpabili in lei, paragonabile a una chioccia che guarda i suoi piccoli crescere e resta sulla soglia chiudendo gli occhi di fronte alle loro manchevolezze.
La protagonista intenerisce, pur non condividendone alcuni atteggiamenti: è una donna che torna bambina, tormentata dai ricordi che riaffiorano e acquistano sempre più sostanza sino all'imprevedibile finale.
E come non citare la guerra, intesa come desolazione dell'anima e distruzione di sogni? La guerra accompagna le vite dei protagonisti, ne plasma i caratteri, ne compromette il futuro. E' come un fantasma che vive tra le pagine, a ricordarci il dramma penetrato sotto la pelle dei protagonisti per quanto rimessi a nuovo nei loro abiti impeccabili, chiusi e protetti nelle loro tenute lussuose, concentrati a ostentare una pace inesistente.
'...rivide il fango delle trincee in un paesaggio devastato, in cui gli squarci delle bombe disseppellivano i corpi staziati sotterrati il giorno prima, in cui nuvole mostruose di fumo bianco si gonfiavano all'orizzonte rigenerandosi di continuo; udì nuovamente la disperazione dei martiri coperta da quel rumore assordante che sembrava non cessare mai e ti perforava fino a farti impazzire, risentì l'odore del sangue versato, del cloroformio e della cancrena.'
Un altro aspetto interessante sono le tinte noir che si alternano a quelle del thriller. Per tutta la lettura ci accompagna l'attesa, il senso d'inquitudine e di claustrofobia, incapaci di indovinare la svolta che troveremo nella pagina seguente.
Un ulteriore carattere degno di nota è da attribuire alle frequenti analogie tra vecchio e nuovo, tra genitori e figli, tra passato e presente.
I temi dominanti sono: la solitudine, la gelosia, il rapporto genitori-figli, la colpa, l'ossessione, il dramma di una vita interrotta, la maternità, la guerra, gli scheletri, la follia e i traumi infantili.
Un romanzo denso di mistero: il ritratto di una donna soffocata, di un'anima imprigionata dal veleno di un'esistenza di cui non ha colpa, seppellita dagli errori del passato e dalla perversione di un uomo. Una donna che, come una bambola di porcellana, appare fragile agli occhi esterni ma in sé nasconde un'impensabile forza interiore.
'Leggero ma insidioso, un soffio la penetrò facendola fremere in tutto il corpo. Le sollevò il mento facendole reclinare la nuca. La piccola gola bianca offerta, le sottili striature azzurrine che le scendevano sul petto. Non gli sarebbe resistita a lungo.'
Se amate le storie forti in cui i protagonisti non sono permeati del fascino dell'eroe, dove la natura più infida riaffiora sotto la patina del perbenismo, dove i protagonisti sono reali, vividi, dove le loro virtù e debolezze si sfiorano con mano, questo è il libro che fa per voi!
E voglio, infine, spendere ancora due parole perchè questo è un libro che si ama o si odia, non ci sono mezze misure.
Escludendo la narrazione esemplare e l'assenza di capitoli che induce a proseguire senza riuscire a interrompersi, voglio 'spezzare una lancia' a favore di Mariana per il coraggio dimostrato nel raccontare una storia dalle tinte oscure, una storia che resta impressa anche a distanza di tempo.
Amo leggere libri in cui affiorano le crudeltà e le perversioni dell'animo umano, perché esistono e non si cancellano riponendo un libro sullo scaffale. Questi sono personaggi reali con i loro errori e le loro colpe, questi sono gli uomini, per fortuna non tutti, che vivono nella nostra società e le cronache ce lo dimostrano ogni giorno. Non bisogna ignorarli e nascondere la testa sotto la sabbia, sarebbe incoerente e oltremodo irreale.
In una parola: consigliatissimo!
'Avvelenato come l'amore che portava in sé, una malattia che ti contamina il sangue e da cui non si guarisce.'
Recensione stupenda… da parte di un'ottima scrittrice come Linda Bertasi.
RispondiEliminaGrazie infinite, mi ha toccato il cuore!
Grazie a te e al tuo bellissimo libro <3
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