Ciao Linda, prima di tutto vorrei
ringraziarti per l'opportunità che mi offri. Come mi chiamo l'hai già detto, un
nome particolare che deriva da un famoso sceneggiato Rai degli anni Settanta.
Sono laureata in lingue e letterature straniere, una delle mie passioni insieme
a quella per la scrittura e il giornalismo. Vivo in un "ridente"
paesino abruzzese con mia madre e tre gatti (altra mia passione). Anzi, quattro
giusto da qualche giorno…
La laurea in Lingue e Letterature
straniere e la passione per il giornalismo. Una passione che puoi esprimere sul
tuo blog (http://giornalismo1.wordpress.com ). Di cosa ti occupi nello
specifico?
Diciamo che questo è il mio primo
blog serio, quello che idealmente si avvicina a un vero giornale online. Almeno
nelle intenzioni era quello il taglio che volevo dargli. Nel blog mi occupo
soprattutto di attualità, commentando fatti di cronaca che mi hanno
particolarmente colpito, e di cultura (la mia passione: un'altra?!). Anche se
ho lasciato un po' indietro il progetto, come una vera gemelli, infatti, mi
piace interessarmi di più cose contemporaneamente e, a volte, mi lascio
travolgere dalle mille idee che ho in mente finendo per tralasciarne qualcuna, ci
sono due articoli di cui vado particolarmente fiera. Uno riguarda l'intervista
a Umberto Scida, noto attore, cantante, comico ed ex regista della storica
Compagnia Italiana di Operette di Milano, l'altro un'intervista doppia con la
dottoressa Kuan, biologa e responsabile di Lav vivisezione, e la dott.ssa
Moncalvo, responsabile Sicurezza prodotti Helan. È inutile dirti quanto mi ha
reso orgogliosa sentirmi dare un appuntamento dalla dott.ssa Kuan subito dopo
l'intervista rilasciata a Rai 2! E tieni conto che non sono una giornalista, ma
solo un'appassionata che ha avuto la fortuna di frequentare un corso di
giornalismo!
Possiedi anche un altro blog (http://letterandoilblog.wordpress.com/
) con l’amica Monica Bauletti. Di cosa si tratta?
In questo blog mi diverto come una bambina in un parco giochi, ecco la differenza.Il blog di Letterando nasce come ampliamento di un progetto nato circa un anno fa. Inizialmente si trattava di un concorso per racconti che raccoglievamo sul sito di Facebook e che ha portato alla pubblicazione di un'antologia su Amazon. Una volta terminato il concorso, però, la pagina si è andata spegnendo giorno dopo giorno, perciò ho deciso di dare una sferzata al progetto coinvolgendo la mia socia al 50%, Monica Bauletti.
Il blog di Letterando vuole essere allo stesso tempo una rivista, una rubrica e un blog di approfondimento con un taglio ironico e dissacrante. La sezione attualità si propone di trattare temi di cronaca o di attualità, a volte molto seri, ma sempre con uno sguardo disincantato sul mondo. A parte questa sezione, le altre sono rivolte tutte agli scrittori esordienti. Tra queste abbiamo: (S)consigli di scrittura, dove cerchiamo di dare dei consigli su come diventare un bravo scrittore ricco e famoso (forse); Come farsi amico uno scrittore, recensioni acidissime di libri di autori famosi; Come si fa (lascia perdere), una rubrica dove ospitiamo gli esordienti che oltre a descrivere la loro esperienza come scrittori danno consigli circa il loro "vero" mestiere, come a dire impara l'arte e mettila da parte! Ultimamente abbiamo aggiunto anche la rubrica Oroscopo, l'unica in video e non scritta, sempre dedicata agli scrittori esordienti e curata dalla bravissima Maca Atalcisa (Maga Adalgisa), la nostra maga casereccia.
Ma torniamo alla scrittura, qual
è stata la scintilla che ti ha fatto decidere di impugnare carta e penna?
Credo che la molla sia sempre
stata dentro di me, solo che non lo sapevo. Ho sempre amato la letteratura e la
scrittura, e se anche pensavo: «ah, quanto mi piacerebbe un giorno scrivere un
libro!», non l'ho mai messo in pratica veramente.
Il tutto è nato casualmente, dalla combinazione di alcuni eventi. Uno su tutti è stata la crisi e il passaggio obbligato da un lavoro precario all'altro, l'altro fattore, invece, è stata la frequentazione del famoso corso di giornalismo che mi ha fatto capire quanto mi piaccia scrivere, comunicare. In pratica da quel momento ho capito che non potevo più fare a meno di riversare i miei pensieri sulla carta, vera o virtuale che sia, perché se lo facessi rinnegherei una parte molto importante di me, sarei incompleta.
Il tutto è nato casualmente, dalla combinazione di alcuni eventi. Uno su tutti è stata la crisi e il passaggio obbligato da un lavoro precario all'altro, l'altro fattore, invece, è stata la frequentazione del famoso corso di giornalismo che mi ha fatto capire quanto mi piaccia scrivere, comunicare. In pratica da quel momento ho capito che non potevo più fare a meno di riversare i miei pensieri sulla carta, vera o virtuale che sia, perché se lo facessi rinnegherei una parte molto importante di me, sarei incompleta.
Quali sono i tuoi autori
preferiti e c’è, tra loro, qualcuno che consideri tua ‘Musa’?
Non so se si possa definire una
musa, ma il mio primo vero autore preferito rimane il bistrattato Alessandro
Manzoni. Sarà perché amo i classici, sarà perché ho studiato tutta l'evoluzione
dei suoi Promessi Sposi (ho letto anche il Fermo e Lucia) ma mi piace proprio.
Forse con lui condivido l'attenzione verso la spiritualità e verso gli umili,
gli oppressi. Ma in generale pur prendendo spunti dagli autori che amo non mi
ispiro a nessuno in particolare, sono semplicemente me stessa, scrivo ciò che è
sotto i miei occhi, il mio piccolo universo territoriale con le sue tradizioni,
i suoi ritmi e la sua lingua.
Hai partecipato al Torneo
Letterario ‘Io Scrittore’ indetto da GeMS, dove quest’anno rientri tra i
semifinalisti al concorso. Parlacene.
C'è poco da dire, quest'anno
partecipo con un romanzo a cui ho dato tanto e che ha subito notevoli revisioni
tanto da essere completamente cambiato. È un romanzo in cui credo moltissimo e
spero di trovare dei giudici onesti e seri che possano apprezzare tutta la
passione e il lavoro che c'è dietro.
Consiglieresti il Torneo agli
esordienti come trampolino di lancio?
Il Torneo è un gioco, una
lotteria, prendi un biglietto e aspetti che la sorte faccia il suo corso. Se va
bene esulti, se va male te ne fai una ragione e prosegui per la tua strada,
magari facendo tesoro dei pochi consigli utili e sensati che il tuo romanzo
riceverà. Mi ci sono voluti tre anni per capirlo e all'inizio certe critiche mi
hanno ferito, ma adesso conosco i pregi e i difetti di questo concorso e lo
prendo per com'è. Certamente lo consiglierei perché in ogni caso è
un'esperienza che ti fortifica: se sei uno scrittore non devi temere il
giudizio degli altri, sempre meglio sapere di avere dei difetti che non
conoscere l'effetto che i propri scritti hanno sui lettori. E poi attraverso il
Torneo ho conosciuto persone meravigliose che mi hanno fatto crescere sia come
scrittrice sia umanamente. Sì, lo consiglierei sicuramente, e poi è gratis!
Nel 2013, esordisci con il
romanzo “Giù all’Ammeriche”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Troveranno una storia
d'emigrazione, di dolore e abusi. Ma anche qualche momento di leggerezza,
quando Teresa, una delle protagoniste, aprirà bocca…
Qual è stato l’input per questo
libro?
Lo spunto nasce dalla storia di
una mia parente emigrata in America (la sorella di mia nonna). Di lei in
famiglia non si sa nulla, solo che è partita giovanissima insieme a un'amica,
che sulla nave passava il tempo a piangere mentre l'amica si divertiva.
L'ultima cosa che sappiamo è che dovette restare in quarantena per un'infezione
agli occhi, causa che nei racconti di mia madre era strettamente collegata alla
sofferenza patita e alle lacrime versate. Di lei poi si perdono le tracce, non
sappiamo se si sia sposata o se abbia avuto dei figli. Io mi sono chiesta cosa
avesse provato, se fosse stata felice e ne ho fatto un romanzo.
Quali tematiche affronti in “Giù all’Ammeriche” e quale messaggio vuoi
lanciare?
In primis tratto il fenomeno
dell'immigrazione italiana in America, spesso facendo riferimento a fatti
ancora poco conosciuti. Lo scontro con una realtà dura e a tratti
incomprensibile. È forse questo l'elemento di novità del romanzo: raccontare le
difficoltà degli emigrati attraverso l'incomunicabilità linguistica e
culturale. Si tratta dello scontro di due mondi che non riescono a
comprendersi. Una barriera insormontabile che relega gli emigranti nel ghetto
delle varie Little Italy. Alcuni si
adattano e cercano di integrarsi, altri, come Filomena si perdono. La loro
identità si disintegra nel momento della perdita della lingua madre (spesso il
dialetto).
La storia di Filomena è comune a quella di tanti emigranti che si sono persi per le strade d’America (quanti non sono più tornati per la vergogna di aver fallito?), la negazione della patina dorata che ricopre l’American dream.
La storia di Filomena è comune a quella di tanti emigranti che si sono persi per le strade d’America (quanti non sono più tornati per la vergogna di aver fallito?), la negazione della patina dorata che ricopre l’American dream.
Il tuo è un romanzo
self-publishing. Qual è il tuo pensiero al riguardo?
Che nessuno si offenda, ma non
sono molto orgogliosa di essere ricorsa al self-publishing. Uno scrittore è
tale se pubblica per una casa editrice, modesta, piccola, se vogliamo, ma che
ci sia qualcuno che creda nella sua opera, altrimenti che scrittore è? Diciamo
che è un'esperienza, si può fare una volta nella vita.
Hai altri progetti di cui vuoi
metterci a parte?
Di progetti ne ho molti, quelli che mi stanno più a cuore sono due romanzi completamente diversi per stile e argomento dal genere che tratto di solito. Non vedo l'ora di terminarli anche se sono piuttosto complessi, soprattutto dal punto di vista emotivo.
Di progetti ne ho molti, quelli che mi stanno più a cuore sono due romanzi completamente diversi per stile e argomento dal genere che tratto di solito. Non vedo l'ora di terminarli anche se sono piuttosto complessi, soprattutto dal punto di vista emotivo.
E’ stato un piacere ospitarti nel
mio blog. In bocca al lupo!
Grazie a te, e che vada bene a me e anche al povero lupo!
Grazie a te, e che vada bene a me e anche al povero lupo!
Questa intervista arriva in un momento molto delicato, uno di numerosi scogli che uno scrittore o, meglio, uno scribacchino, si trova a dover affrontare. Uno di quelli che mette a dura prova la propria autostima come scrittore appunto. Per questo ti ringrazio cara Linda, per aver ricordato a me stessa, e per di più con le stesse mie parole, il motivo per cui scrivo. Scrivo perché sono una scrittrice, non perché voglio diventarlo. Perché la parola scritta fa parte di me, è me, nasce con me intrecciandosi tra le stesse basi del mio dna: timina-parole;adenina-parole;citosina-parole …
RispondiEliminaAncora grazie. Coralba
Grazie a te per questa meravigliosa intervista, per la Donna Talentuosa che sei, per la Scrittrice che sei, per la tua cultura e il tuo sapere. Sono davvero onorata di averti ospitato nel mio blog e non smettere mai di scrivere <3
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