lunedì 16 novembre 2015

INTERVISTA A ALESSANDRO BIAGINI



Ciao Alessandro, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Grazie per l’invito, mi fa piacere essere qui per un caffè virtuale. Cosa dire senza correre il rischio di annoiarvi? Mi piace definirmi uno scrittore metropolitano. Uno di quelli che vive sempre di corsa per stare dietro ai ritmi frenetici della grande città ma al tempo stesso proprio dalla vita di tutti i giorni riesce a catturare spunti e riflessioni per le storie da scrivere. Seguo con interesse il passaggio delle stagioni perché considero il loro mutare come un fattore essenziale alla vita di ogni scrittore. Dal colore di una foglia o da una giornata di pioggia riesco infatti a partorire il filo logico per il cambio di scena o di personaggio nella stesura dei libri. Per il resto adoro tenere un filo diretto con i lettori, come fosse una sorta di confidenziale confessione. Come nasce un libro, come si sviluppa e altre diavolerie.

Il Diploma di Operatore Cinematografico e Televisivo, l’iscrizione presso l’Ordine Nazionale dei Giornalisti e la frequentazione dell’Istituto di Giornalismo e Comunicazione Audiovisiva con conseguente specializzazione in Metodologie e Cultura dell’Informazione. Dove trovi il tempo per scrivere?

Fosse solo questo. Mettici il lavoro, la famiglia e tutto il resto. La medicina giusta è un misto tra passione e pazienza. Quando si decide di scrivere, il tempo si trova a costo di rinunciare ad una birra tra amici.

Nel 1995 esordisci con il romanzo “Weekend a Sorano” e nel 1998 esce il romanzo “La fragilità dell’esistenza” in cui analizzi il rapporto tra padre e figlia. Perché questa scelta di evidenziare le dinamiche famigliari?

Credo che quando lo scrittore decide di cimentarsi nella scrittura, all’inizio sia costretto a mettersi di fronte ad uno specchio. Un viaggio unico nell’introspezione personale per capire fin dove è possibile arrivare e quanta strada sia rimasta dietro le spalle. Da qui nasce l’obbligo o forse la necessità di partire da un ricordo caro legato all’infanzia. Forse un viaggio, magari un oggetto. E spesso ci si trova a brutto muso a dover combattere con i fantasmi del passato. La famiglia è l’unico treno che passa e ripassa senza stancarsi mai.

Ti dedichi poi all’antologia per bambini “C’era una volta…una raccolta di fiabe”. Se dovessi dare un consiglio a chi vuole approcciarsi al genere per l’infanzia quale sarebbe?

Alcune fiabe le ho scritte un po’ di tempo fa e ultimamente le ho riesumate decidendo di modellarle per l’occasione. Altre sono completamente nuove e scritte apposta per confrontarmi con la fantasia. Per questo ho deciso di essere editore di me stesso e autopubblicare “Le storie di Simal”, undici storie per l’infanzia che appena posso cerco di rendere vive con laboratori per bambini o incontri con l’autore. Dopo aver trattato diversi generi letterari, ritengo che questo genere sia quello che rappresenti meglio la vena creativa di uno scrittore. Quasi una scommessa da vincere a tutti i costi.

Nel 2013, pubblichi “Vite Riflesse”. Parlacene.

"Vite riflesse" ha la foto di mio figlio in copertina. Questo particolare svela meglio di tante frasi contenute tra le righe, che siamo di fronte al mio lavoro decisamente più autobiografico rispetto agli altri. La storia è divisa in quattro capitoli scritti e rubati in tempi diversi. Il parto è stato faticoso perché un bel giorno ho deciso che le quattro storie racchiuse in altrettanti capitoli dovessero avere un filo logico. Sta al lettore decidere se leggere i capitoli singolarmente oppure no. A primo impatto può sembrare un invito a scardinare il codice di una scatola cinese. Si riesce ad aprire la prima e subito se ne scopre un’altra.

Nel 2014 esce la raccolta digitale “8 fiabe nel cassetto” e, sempre nello stesso anno, ti classifichi al primo posto al Concorso Letterario “Consulta del Volontariato” con il racconto "Lo specchio imperfetto". Cosa ricordi di questa esperienza?

Ricordo che “Lo specchio imperfetto” l’ho dovuto scrivere quasi per forza (rido). In quel periodo ero costretto in casa con le stampelle per un incidente domestico e quale migliore amico di un buon computer? Mi sono divertito a scrivere una cosa al volo con scadenza breve anche se non digerisco mai il fatto di dover rispettare la lunghezza del testo. Mi trovo meglio a scrivere a briglia sciolta e spesso quando finisco la stesura di un testo, quasi mi sento ferito per il fatto di dover abbandonare una storia che mi ha accompagnato per un certo periodo sopportando malumori e caffè.

In ottobre pubblichi il thriller “Il ladro di zucchero”. Daccene un assaggio.

“Assaggio” forse è la parola giusta, dal momento che la storia naviga in un gioco di caffè, zucchero e formiche. Un rituale antico nato in Toscana tra due bambini che non sanno come trascorrere il tempo. Uno dei due da grande diventerà un serial killer paranoico mentre all’altro toccherà il compito di fermarlo prima che Roma sia costretta ad accettare altri cadaveri. In questo periodo sto scrivendo il seguito, tanto per non restare con le mani in mano e la cosa non mi dispiace affatto. Tra thriller e fiabe per bambini non saprei cosa scegliere.

Nell’agosto 2014 esce la raccolta di favole per bambini “Le storie di Simal”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Una scia di spensieratezza. Un paio d’occhi nuovi per leggere tra le righe di un libro che vuole aiutare ad affrontare le giornate in maniera dolce. Ingredienti che si mescolano tra di loro senza esaurirsi mai, invitando il lettore ad accettarli per farli propri.


http://www.amazon.it/Le-storie-Simal-maria-saiola-ebook/dp/B014L704VM


Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?

Le tematiche sono svariate. Incontri, emozioni, lezioni. “Le storie di Simal” è stato pensato come una sorta di diario che raccoglie le confessioni di un giovane viaggiatore. Per questo non contiene illustrazioni ma solo testo. Anche per non distrarre i giovani lettori dall’atmosfera di magia che si respira tra le righe.

Qual è stato l’input per questa raccolta?

Il libro è dedicato a mio figlio Simone. Quando un adulto ha la possibilità di trascorrere alcune ore del suo tempo a contatto con un bambino, capisce che è necessario rallentare per godere al meglio dei ritmi della vita. Un giorno ero al parco e ho catturato lo sguardo di un gruppo di bambini che seguiva il volo di una farfalla. In quel momento ho capito che dovevo tornare a scrivere storie nuove.

Le favole per bambini è un genere che ti stimola, a quanto vedo, perché?

Perché contengono informazioni di un passato che bussa di continuo alla nostra porta. Il genere aiuta noi genitori a togliere di dosso la veste troppo pesante per tuffarci in una delicata sensazione di benessere. Folletti che raccolgono rami, fate che giocano con un raggio di sole, oggetti inanimati che prendono vita alla prima occasione. Anche questi eventi fanno possono entrare a far parte della vita di tutti i giorni.

Il tuo pensiero sul self.publishing.

Lo paragono all’atto di bere un cappuccino in una giornata invernale. A tratti può piacere ma per certi versi riesce anche ad infastidire.

Hai collezionato negli anni tante menzioni a concorsi letterari e ti sei distinto anche con i racconti. Romanzo Vs. Racconto chi la vince?

Vince la voglia di scrivere e di mettersi in gioco. Sempre.

Hai qualche altro progetto in cantiere di cui vuoi metterci a parte?

Come anticipato sopra sto scrivendo il seguito del thriller “Il ladro di zucchero”. A volte giro da solo per le strade della mia città e sento di dover raccontare ancora qualcosa. La cronaca di tutti i giorni ci dice che non bisogna mai abbassare la guardia. In giro ci sono un sacco di lettori a cui potrebbe far piacere sapere che c’è ancora sangue da versare.

E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo.

In bocca al lupo a tutti voi e buon cammino. A proposito chi mi presta una goccia d’inchiostro?

Per seguire Alessandro  ALESSANDRO BIAGINI

Nessun commento:

Posta un commento