Ciao, Linda, grazie per la tua
squisita ospitalità, anzitutto! Ammiro molto il tuo lavoro, e ti sono
riconoscente per lo spazio e il tempo che mi dedichi. Non mi è facile parlare
di me, sono una persona molto normale, fondamentalmente introversa ma non
timida: preferisco i contesti tranquilli, le chiacchierate tra pochi amici, ho
bisogno per ricaricarmi di spazi di solitudine e di silenzio. Ho una piccola famiglia
che adoro, mi destreggio tra lavoro, incombenze casalinghe e tran tran
quotidiani, come tutti, ritengo. Il senso del dovere e della responsabilità che
mi porto dietro sin da piccola mi hanno portato a fare una vita meno
avventurosa e anticonvenzionale di quello che avrei voluto, e allora mi sono
abituata a evadere con la fantasia e i sogni.
Medico e psicoterapeuta cognitivo comportamentale, hai
lavorato in una grande azienda nella selezione del personale e nella
prevenzione degli infortuni e, dal 2009, sei una libera professionista come
psicoterapeuta e formatrice. Quando si è accesa in te la scintilla della
scrittura?
Certe malattie si manifestano
precocemente. Da adolescente non potevo fare a meno di riversare i miei
patimenti su diari e poesie, da tipica introversa. Poi c’è stato un lunghissimo
periodo in cui i tanti impegni della vita mi hanno portato ad accantonare la
scrittura, fino a quando ho avuto la possibilità di pubblicare per delle
riviste, e contemporaneamente mio marito mi ha invogliato a iscrivermi con lui
a un gruppo Facebook amatoriale, nel quale ogni settimana ci si “sfidava” a
comporre su un tema differente. La prima opportunità mi ha forgiato nella
tecnica e nella disciplina, la seconda ha liberato la mia creatività.
Sei anche un’appassionata lettrice. Quali autori preferisci
e c’è tra questi qualcuno che definisci tua “Musa”?
Calvino, Oliver Sacks, Michele
Mari, Buzzati, Primo Levi, Giuseppe Berto, Pennac sono solo i primi che mi
vengono in mente. Ho sempre letto furiosamente, con ingordigia, ma ho mantenuto
pessima memoria per i titoli e gli autori, a parte qualche raro caso. Ho fatto
mio il detto zen: “Leggi mille libri e poi bruciali”.
Tra le tue collaborazioni vanti l’impiego di articolista su
riviste astrologiche come Sirio, Astrella, Oroscopo Più, Astromese e Top Girl.
Raccontaci di questa esperienza. Cosa accomuna l’astrologia alla psicoterapia?
Come ti accennavo, è stata una
gavetta molto preziosa. Ho imparato molto sulle tecniche di comunicazione, e
soprattutto mi sono piegata a un metodo, a una disciplina fatta di scadenze,
scrittura su temi preordinati, costruzione dello stile in base al target di
lettori e così via. E vedere il mio nome su una rivista è stata un’emozione
incredibile, che mi ha fatto capire come tenessi al fatto di avere un pubblico.
Non mi considero un’esperta di astrologia, e non sarei in grado di fare delle
previsioni accurate o un oroscopo personalizzato, tuttavia da bravo Scorpione,
ascendente Scorpione, sono sempre stata attratta dal mistero e dall’occulto.
Secondo me l’astrologia può essere vista come un’interessante teoria della
personalità, perché nella descrizione delle caratteristiche psicologiche dei
vari segni ho sempre riscontrato una buona attendibilità. Lo studio quindi del
tema natale può essere adoperato come uno spunto per la riflessione su se
stessi e per l’assessment delle proprie risorse personali.
I tarocchi e le divinazioni. Sfatiamo il mito che le carte
servono solo per predire il futuro.
Ci sarebbero molti miti da
sfatare sui tarocchi, a cominciare da quello delle loro vere origini. Ma
indubbiamente questo ne inficerebbe il fascino esoterico… Mi interesso di carte
da divinazione da quando avevo dieci anni, e ancora non so dirti se al loro potere
oracolare ci credo o no: in me si dibattono l’anima razionale e scientifica e
quella stregonesca e paranormale. Come sono riuscita a uscirne senza finire
nella schizofrenia? Usando i tarocchi non come strumento di predizione ma di
introspezione e crescita personale. Ciascuna delle immagini degli arcani
maggiori può essere usata come un test proiettivo: ognuno vi vive una
situazione, una storia, delle emozioni diverse, e questo può dirci molto sul
momento che sta attraversando, le sue paure, le sue speranze. In questo senso i
tarocchi sono un metodo molto potente e intuitivo per prendere contatto con
parti di noi nascoste o inconsapevoli.
Gestisci personalmente il blog “Il potere della resilienza,
della creatività, della narrazione”. Di cosa ti occupi nello specifico?
Chiamarlo blog è sicuramente
troppo ambizioso. E’ un piccolo spazio dove, con grande discontinuità,
purtroppo, annoto idee o spunti che in futuro spero di poter sviluppare
maggiormente, e che mi sono molto utili nella professione sia di psicoterapeuta
che di formatrice. Si spazia dal pensiero positivo alla capacità di
risollevarsi dopo un fallimento, dal potere curativo della narrazione a come
coltivare la propria creatività. Credo che in ognuno di noi risiedano risorse
enormi, e mi piacerebbe poter trasmettere con le mie riflessioni la sicurezza
che ciascuno può “sbocciare”, superando anche i momenti peggiori, e raggiungere
la propria felicità.
Nel 2013 esordisci con il saggio a quattro mani “Il Matto,
il Mago, il Mondo” sull’utilizzo introspettivo e formativo degli arcani maggiori
dei Tarocchi. Parlacene.
Si è trattata della mia prima
esperienza di scrittura strutturata. L’aver lavorato con una cara amica
psicoterapeuta, Luigina Sgarro, appassionata anche lei di tarocchi, mi ha
aiutato tantissimo a progettare e portare avanti questo saggio/manuale, rivolto
a chiunque sia interessato al potenziamento personale, oltre che ai formatori e
ai coach. Come ti accennavo, le figure degli arcani posseggono un’intrinseca
ambiguità e insieme degli elementi di universalità che li rendono quasi degli
“archetipi”, nei quali tutti possiamo riconoscerci, ma con sfumature
differenti. Queste sfumature personali che proiettiamo sulle immagini sono il
punto di partenza per un lavoro su noi stessi. Si inverte dunque il ruolo
tradizionale dei tarocchi: invece che delle risposte, ci aspettiamo da essi
delle domande.
Nel 2015 pubblichi il romance “ D’oro e d’argento”. Di cosa
si tratta?
Il mio primo esperimento nella
narrativa rosa, al quale sono molto legata; è la storia di una donna non più
giovanissima ma ancora affascinante, reduce da un divorzio sofferto e alle
prese con una figlia problematica. Conosco molte donne che a quella età hanno
riposto ogni speranza di trovare ancora l’amore e la passione, e invece mi
piaceva dare voce a una protagonista che, nonostante tutti i dubbi e le
difficoltà del caso, si abbandona all’attrazione per un uomo più giovane. Si
tratta di un’eventualità molto più frequente di quello che si pensi, perché le
donne negli …anta sono molto desiderabili e ricche di fascino agli occhi dei
ragazzi, ma la maggior parte delle volte non si concedono a queste relazioni
per condizionamenti culturali o per paura di essere presto abbandonate.
Nello stesso anno esce anche “La terza luna di Vegis” dove
mescoli erotismo e fantascienza. Perché questa scelta?
Adoro la fantascienza, e quando
ho deciso di scrivere un racconto erotico è stato quasi naturale iniziare a
immaginarlo in un contesto del tutto avulso dal quotidiano. Mi è subito venuto
in mente il vecchio film russo “Solaris”, e da lì è nata la trama. A
ripensarci, forse, esordire nell’erotico mi imbarazzava a tal punto che ho
preferito ambientarlo in un futuro improbabile e lontanissimo. Credo ci sia
stato anche il desiderio di stupire e di non cadere nello scontato;
personalmente, ritengo molto più interessanti gli erotici storici che i
contemporanei, e penso che il connubio tra eros e fantascienza possa fornire
nuovi spunti a un genere ormai molto sfruttato.
E, ancora, nel 2015 pubblichi l’antologia di favole “C’era
st(r)avolta”. Un progetto benefico curato assieme alla collega Luigina Sgarro.
Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Diciotto favole classiche
stravolte da altrettanti autori, con un commento mio o di Luigina a valle di
ciascuna. Lasciati liberi di scegliere la favola e lo stile con il quale
ristrutturarla, gli autori si sono spontaneamente indirizzati su due filoni
differenti. Quello positivo, costruttivo, speranzoso, e quello invece crudele,
pulp, gotico, sanguinolento. Naturalmente, io ho scelto di curare il filone
noir…
Come nasce l’input per questa raccolta?
Il potere catartico o educativo
della narrazione è riconosciuto universalmente, ma come si è evoluto ai nostri
giorni? Cosa hanno ancora da insegnare ai nostri figli le storie di Esopo, o
quelle dei Grimm? E nel nostro immaginario di adulti, come riscriveremmo quelle
vicende, con tutta la vita che abbiamo alle nostre spalle? Queste sono le domande
che ci hanno portato a costruire questo progetto.
Quali tematiche vengono affrontate e quel messaggio si vuole
trasmettere?
Il messaggio fondamentale che
emerge da questo esperimento è che la narrazione è non solo un canale potente
di comunicazione tra generazioni diverse, ma soprattutto un importantissimo strumento
di elaborazione delle nostre esperienze a livello cognitivo ed emotivo. Un
esempio: come cambia il nostro modo di raccontare a un’amica una disavventura
affettiva a una settimana dal fatto o un anno dopo? Narrare a noi stessi e agli
altri vicende ed emozioni ci aiuta a organizzarle, ridimensionarle, porle nella
giusta luce e archiviarle nel cassetto più adatto. Ecco perché narrare di noi è
un atto terapeutico. Come mai poi metà degli autori ha elaborato una
trascrizione dolce, romantica, comica, con un lieto fine, mentre gli altri
hanno strutturato vicende ancora più violente e truci delle originali (non
dimentichiamo infatti che le favole classiche hanno forti connotazioni di
crudezza)? Ecco allora il duplice aspetto delle fiabe: consolatorio,
incoraggiante, veicolo di speranza e di morale positiva; oppure esorcizzante,
carico di esempi negativi, di disperazione, e qui la favola diventa il
contenitore di tutte le nostre paure più ancestrali e devastanti. Riversandole
in essa, in qualche maniera le allontaniamo da noi.
Sei membro dell’associazione EWWA. Di cosa si occupa nello
specifico e la consiglieresti ai tuoi colleghi?
EWWA è un’associazione che si
propone di creare una rete di solidarietà tra donne che scrivono o lavorano con
la scrittura. La sua importanza nella mia storia come autrice è stata
impagabile. Vi ho trovato sostegno, incoraggiamento, motivazione, crescita
professionale, esempi da seguire, contatti proficui, aggiornamenti, formazione.
Entrarne a far parte è stato un dono che non finisce di stupirmi per la sua ricchezza,
e le relazioni che ho instaurato al suo interno sono di sincera e gioiosa
collaborazione e solidarietà. Non posso che consigliarla vivamente!
Con EWWA partecipi all’antologia “E dopo Carosello tutte a
nanna. Storie di donne e Mamma Rai” con il racconto “I giovedì della signora Adele”. Daccene un
assaggio.
Eccolo… La signora Adele non
esiste, naturalmente, ma Bradley sì, e sulla rete ci sono un mucchio di foto
molto interessanti su di lui.
[...] Bradley arrivò per la prima
volta a casa sua un giovedì alle 16, puntuale come sarebbe stato per tutte le
successive settimane. La signora Adele aveva lasciato la porta di casa
socchiusa, per poterlo sentire entrare leggero e frusciante proprio come
l’angelo della morte che aveva immaginato che fosse. Era di una bellezza
ultraterrena.
Teneva sempre fede ai suoi
impegni: era affidabile e riservato, non parlava (lei conosceva l’inglese, ma,
dio mio, chissà quale sguaiato accento americano avrebbe potuto rompere
l’incanto), non la toccava mai. Era plausibile quindi che avrebbe rispettato
anche l’ultima condizione, quello di non soccorrerla in nessun caso.
Bradley e la signora Adele avevano quindi il loro segreto; passavano
insieme ogni giovedì pomeriggio, senza parlare, sorseggiando un tè o un caffè
(senza zucchero, rigorosamente, per lui, dio mio, quant’è magro, sarà perché lo
obbligano). Sedevano insieme, e si guardavano. [...]
Segue la tua partecipazione anche alla seconda antologia
EWWA dal titolo “Italia. Terra d’amore, arte e sapori” con il racconto
“Operazione Diamante”. Parlacene.
Ho voluto scrivere una brevissima
spy–story ambientata in una cittadina calabra che ho nel cuore, Diamante, la
città dei murales, del lungomare a strapiombo su un mare di smeraldo, dei
peperoncini piccantissimi, delle granite di gelso e cedro. Due agenti segreti
giovani e belli viaggiano sotto copertura, fingendosi una coppia innamorata. Ma
uno dei due fa il doppio gioco…
Hai qualche altro progetto in cantiere?
Prima della fine dell’anno uscirà
un romanzo breve di fantascienza erotica, “Le concubine del pianeta Zofar”, e
forse il prossimo anno un romance ironico. Mi piacerebbe sperimentarmi con un
chick lit, e anche con un rosa crime. Mi gironzola per la testa un
investigatore, intelligente e bello quanto psicologicamente disturbato, ma che
farebbe innamorare persino una pietra. Chissà che non ne venga fuori una serie!
È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo
per tutto!
Grazie, Linda, della tua gentilezza e della tua
disponibilità. Un abbraccio a tutte le lettrici, e viva EWWA!
Per seguire Lidia IL POTERE DELLA RESILIENZA, DELLA SCRITTURA E DELLA CREATIVITA'
Per seguire Lidia IL POTERE DELLA RESILIENZA, DELLA SCRITTURA E DELLA CREATIVITA'
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