lunedì 2 novembre 2015

INTERVISTA A ORAZIO RAGUSA


Ciao Orazio, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Sono nato in Sicilia, a Scicli (città del barocco, inserita fra quelle definite patrimonio dell'umanità dall'Unesco nonché location dei tanti film del Commissario Montalbano) da onesti genitori. Mia madre, ventiquattrenne al momento della mia nascita, era una bellissima ragazza bionda, dagli occhi cerulei e carnagione chiara. Amava cucire, cantando sommessamente. Papà, trentenne all'epoca, era un giovane molto sensibile, castano di capelli, occhi castani, di animo e modi signorili, arruolato( a diciassette anni ) nell'Arma dei Carabinieri. Le vicende della seconda guerra mondiale - la città fu teatro non solo di bombardamenti ma anche il percorso obbligato per il passaggio degli  americani dopo lo sbarco sulle vicine spiagge - toccarono in maniera traumatica la mia  famiglia: papà disperso in guerra, mamma in preda ad esaurimento ( rimase al buio, in un rifugio bellico semi distrutto, tutta una notte, tenendo stretto un bimbo credendolo il suo quando in realtà io ero stato sbalzato fuori dallo spostamento d'aria causato dalla bomba). Tale esaurimento, mai più guarito, segnò negli anni successivi i suoi comportamenti: ad ogni forte rumore era presa dal panico. Gli anni sereni delle scuole medie, poi del ginnasio e del liceo, trascorsi ad Enna, sono quelli da ricordare con nostalgia: era la stagione dei primi ingenui amori, delle passioni silenziose, le amicizie
sincere e disinteressate, le grandi speranze. La vespa, la patente, gli interessi letterari e la filodrammatica, la lettura del "Borghese", tutto questo contrassegnava le giornate mentre le serate erano spesso dedicate ai veglioni invernali o al pokerino  o a qualche visita nelle case chiuse per spendere un poco di mascolinità. E poi l'Università a Palermo, la vita grama dello studente di provincia nella città, l'impatto con le esigenze imposte dalla maggiore età, la necessità di essere autonomo, l'addio alla gioventù, l'arruolamento. Ma questa è la storia del dopo.


Il diploma al Liceo Classico e la Laurea  in Giurisprudenza. Quando hai deciso  di impugnare carta  e penna?

Dopo avere letto l'Iliade, alle scuole medie. Scrivevo favole e le illustravo col disegno, con i pastelli. E poi sono venute le lettere d'amore: essendo innamorato di una ragazzina, sorella di un mio compagno, a causa di una invincibile timidezza che spegneva i discorsi che mi proponevo di fare alla fanciulla, le scrivevo ardenti lettere ( ma non venivano mai inviate o consegnate! )per le quali spendevo intere serate.
Verso i diciassette anni, infine, decisi di scrivere un diario intimo, dei frammenti di poesia e pensiero, influenzato com'ero dalla lettura dei grandi poeti e scrittori europei avendo scoperto una comunione totale con alcuni di loro, che avevano vissuto, pensato e sentito le mie stesse sensazioni.


Tenente  dei Carabinieri, hai lasciato l'Arma dopo qualche anno e hai lavorato presso un'attività commerciale e, negli ultimi anni, ti sei dedicato alla professione di investigatore privato. Quale di questi impieghi ti ha stimolato maggiormente.

Ogni applicazione lavorativa dà i suoi stimoli. L'importante è dedicarsi ad essa con onestà e senza riserve. Indubbiamente quando ti metti in gioco in solitudine, senza cioè appoggio di alcuno (datore di lavoro) e fai l'attività che ti piace, sicuramente sei
In una posizione privilegiata e di gratificazione. È quello che è capitato a me con la professione d'investigatore privato.

Com'e' il lavoro  di investigatore  privato? Hai mai pensato di utilizzare questa esperienza in un tuo testo ?

Ho molto materiale narrativo di una certa validità, nella mente. Non escludo la possibilità di utilizzarlo.
La professione di investigatore privato è bellissima, anche se molto impegnativa per la delicatezza dei suoi contenuti. Richiede onestà, precisione, scrupolosità: un rapporto informativo se è veritiero crea problemi sicuramente alle parti coinvolte, ma se è mendace o superficiale può distruggere a volte una famiglia.


Nel 2015 esordisci con il romanzo "Il vento della vita " Cosa troveranno I lettori al suo interno?

Chi avrà la compiacenza di leggere l'opera potrà riscontrare come sia difficile, se non impossibile a volte, trovare la propria identità (lavorativa, sentimentale, spirituale). La vita, nei momenti di patimento e sconforto, col suo vento impetuoso ed a volte distruttivo, allontana l'essere umano dal percorso prefisso e dalle aspirazioni. Gli fa perdere la sua strada. Ma gli avvenimenti negativi, come anche gli incontri positivi, servono a correggere la rotta, impediscono che il cuore si chiuda all'amore, scongiurano l'allontanamento da Dio. In questo romanzo, oltre alla storia d'amore di due giovani, mi si conceda l'uso della parola, eccellenti, vi è anche una seconda storia di un incontro fra due artisti differenti per sesso, per età, per estrazione e per nazionalità. E in entrambi le storie  le protagoniste sono,  per un verso, l'Arte come la sola Consolatrice e la Fede come la sola rivelatrice dell'eternità dello spirito umano.



http://www.amazon.it/vento-della-vita-Orazio-Ragusa/dp/8899008272/ref=sr_1_3?s=books&ie=UTF8&qid=1446283421&sr=1-3&keywords=orazio+ragusa
 

Quali tematiche affronti nel libro?

Quelle della carriera, dell'amore, dell'identità lavorativa, del dolore, dell'Arte taumaturgica.

Quale messaggio hai voluto trasmettere?

Il rapimento dell'amore fra due giovani  è fugace e spesso lascia un'eredità di dolore o delusione.
La bellezza fisica è  una veloce visione della realtà.
Solo l'operosità (nel nostro caso) letteraria, nella sua concretezza assume validità. Anche perché le opere di un artista, come le più umili applicazioni artigianali, sono durature nel tempo a testimonianza della laboriosità. Questa ragionevole concretezza della vita, vissuta giorno dopo giorno, è come una proiezione dell'individuo, di ogni individuo, nell'universalità.


Quale  è stato l'imput per "Il vento della vita"?

Ogni volta che pensavo a mio padre ( cui è dedicato il mio romanzo), ogni volta sentivo come un senso di colpa nei suoi confronti perché egli si aspettava da me, da molto tempo prima, la svolta letteraria e la pubblicazione di un mio scritto. Lo dovevo  a lui ma anche a mia moglie, che mi ha visto per tante sere dedicarmi alla scrittura.


Hai altri progetti in cantiere?

Sì, una raccolta di racconti. Se Dio vuole spero di ripartecipare al Premio Campiello, con maggiore fortuna di quest'anno.

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo.

Crepi!


Per seguire Orazio   FRANCO ORAZIO RAGUSA

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