lunedì 11 aprile 2016

Le autrici EWWA - INTERVISTA A ROBERTA ANDRES



Ciao Roberta, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao e grazie! Qualcosa di me: ho 50 anni, un compagno, due figli, due gatti e una cinquantina di alunni che popolano le mie giornate  rendendole piene di vita,  di impegni e … anche di stanchezza! Abito vicino al mare e quando posso vado a camminare in spiaggia: sono nata in una città  costiera, in Sicilia, da genitori napoletani; non riuscirei a vivere lontano dal mare, nonostante che nella mia vita abbia passato alcuni anni a Bologna dove mi sono laureata e attualmente frequenti piuttosto spesso Milano, che mi piace tantissimo!
Sono una che non riesce a star ferma: ero vivacissima da piccola e lo sono ancora nonostante la maturità! Poi mi lamento di essere stanca, di correre sempre, ma in realtà non potrei vivere diversamente. La mia passione primaria è la lettura, da quando a 4 anni mia madre mi ha insegnato a leggere e scrivere. Dalla lettura sono passata alla scrittura piuttosto presto e non ho mai smesso. Mi piace anche molto cucinare!

La laurea in Lettere, i corsi di perfezionamento, la certificazione di competenza DITALS, il giornalismo e l’impiego come insegnante. Dove trovi il tempo per scrivere?

Questo infatti è un problema! Una parte delle cose che hai elencato ovviamente appartiene al passato, ma l’insegnamento è la mia attività lavorativa quotidiana e il giornalismo, pur se ridimensionato a recensioni e qualche articolo culturale, mi occupa anche un po’. In realtà lotto con  il tempo e me stessa per  riuscire a scrivere, la sera per lo più. Poi quando finisce l’anno scolastico mi immergo nella scrittura quasi a tempo pieno: quello è il periodo in cui faccio le prime stesure, poi d’inverno  revisiono. Non è facile, comunque: sogno una vita tranquilla in solitudine, con tanto tanto tempo per scrivere … ma chissà se mi piacerebbe!

Sei anche docente di Scrittura Creativa presso la facoltà di Psicologia di Chieti. Parlacene.

Nel 2009 ho ottenuto un Contratto presso questa Facoltà, che ha attivato questo insegnamento per gli studenti, riconoscendo la Scrittura creativa come uno degli strumenti alternativi e complementari della Psicologia clinica. In pratica cerco di insegnare ai futuri psicologi e psicoterapeuti come possono utilizzare le tecniche di scrittura nella terapia ai loro futuri pazienti. Ci sono molte esperienze in tal senso, a partire dagli anni Ottanta negli USA ma poi anche in Europa e in Italia, con James Pennebaker, la Gestalt, l’arteterapia in generale. E’ un’esperienza molto interessante per me, perché entro in contatto con un mondo professionale che non è il mio ma con cui è possibile trovare molte contiguità, una collaborazione valida e per certi aspetti imprevedibile.

Nel 2007 partecipi al Workshop “La violenza sulle donne” con la relazione dal titolo “La violenza sulle donne raccontata da sei narratrici del Novecento”. Cosa ricordi di questa esperienza?

Quella partecipazione ha costituito il ritorno allo studio e al giornalismo  poiché quando è nata la mia seconda figlia, nel 2003,  avevo tralasciato per alcuni anni gli impegni letterari. Ricordo che leggevo i libri delle autrici che ho trattato nella relazione, aspettandola in macchina fuori dall’asilo. Sono andata a Bari al Convegno ed è stato proprio bello conoscere alcune studiose della SIL, anche se ricordo che ero molto emozionata dal parlare in pubblico e mi sentivo una specie di marziano. Da quel breve saggio ho poi tratto alcuni articoli che sono stati pubblicati anche sul sito di Ewwa.

E nel 2009 partecipi al Congresso “Le frontiere dell'arteterapia”.

La partecipazione a quel Congresso del 2009 coincide con l’inizio dell’attività accademica e la strutturazione del corso di Scrittura creativa. Era luglio, stavo studiando molto e il Congresso è stato una specie di prova generale.

Partecipi a diverse antologie e concorsi letterari con dei racconti, nei quali ti distingui con segnalazioni di merito e premi. Racconto Vs. romanzo chi la vince?

Come ho già avuto modo di dire, la forma letteraria per me più spontanea è il racconto. Sono piuttosto  portata alla sintesi. Arrivare, da poco, al romanzo, ha costituito un’evoluzione ma anche  un obiettivo razionalmente perseguito, che mi costa una certa fatica. Sempre meno, devo dire: vedo già una maggiore fluidità e facilità tra la stesura del primo, “Le foto di Tiffany”, al secondo romanzo che sto revisionando in questo periodo.

Il tuo esordio avviene nel 1995 con “Novelle di Verga”. Di cosa si tratta?

Quelli erano gli anni in cui insegnavo all’Università per Stranieri di Siena (1994-96). La Bonacci editore cercava tra i docenti qualcuno che scrivesse testi per stranieri e io mi sono cimentata. Le "Novelle di Verga" uscirono nella Collana dei Classici della Letteratura italiana: una collana di Classici parafrasati, spiegati e dotati di apparato didattico per gli stranieri che studiano italiano.

Nel 1998 segue “Due estati a Siena” e, nel 2000, esce “Margherita e gli altri”. Dacci un assaggio di questi testi. 

Sempre per Bonacci scrissi poi queste due raccolte di racconti nella Collana Mosaico Italiano. Anche questi per stranieri con competenza linguistica di vario livello, con eserciziario. Un’attività a metà tra l’insegnamento e la scrittura. 
“Due estati a Siena” è la storia di un amore “a puntate” che alla seconda estate non regge alla fine dell’incanto dato dal ricordo. 
“Margherita e gli altri” è costituito da quattro racconti che hanno la stessa protagonista,  in diverse situazioni e nei diversi ruoli della sua vita: con la madre, con gli amici, con il desiderio di diventare madre.

Nel 2014 pubblichi “Le foto di Tiffany”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Un romanzo erotico-sentimentale condito con un pizzico di thriller, la cui protagonista è una giovane donna che ha una vita interessante e realizzata dal punto di vista professionale, ma  sentimentalmente è bloccata dalla sua difficoltà a  riconoscersi bella e femminile e dal trauma della separazione dei genitori, quando era ragazzina. Ci troveranno quindi il suo approdo ad una storia d’amore che si prospetta più intensa e intera della precedenti, e la sua attività “investigativa” per arrivare a scoprire chi le ha fatto alcune foto intime che le vengono recapitare e di cui lei non riesce a individuare l’autore. Ci troveranno anche alcuni riferimenti al film “Colazione da Tiffany”, vero e proprio cult per alcune generazioni di donne;  infine, la descrizione di Bologna, una delle città dove ho vissuto, che fa da ambientazione alla storia.


https://www.facebook.com/Roberta-Andres-1646353325583406/?ref=hl


Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?

Mi interessava raccontare una storia (spero) piacevole in cui le donne possano immedesimarsi ed eventualmente riconoscersi, mettendo in luce il fatto che spesso la nostra difficoltà di riconoscerci belle, attraenti, sensuali, anche se lo siamo, ci impedisca di vivere emozioni e sentimenti pieni e vitali.  A volte abbiamo bisogno che qualcuno dall’esterno ci convinca di come siamo!

Qual è stato l’input per questo libro?

L’idea mi era venuta parecchi anni fa: nel 2012 avevo buttato giù in un  taccuino un appunto in cui mi chiedevo cosa sarebbe successo ad una donna che scopre che sue foto intime sono state rese pubbliche. 
Nel 2014, dopo l’incontro con l’Associazione Ewwa, ho scoperto il mondo del romanzo sentimentale e mi è presa la voglia di cimentarmi con questo genere e, contemporaneamente, di passare dalla formula del racconto a quella più strutturata del romanzo.

Sei membro dell’associazione EWWA. Di cosa si occupa e la consiglieresti alle tue colleghe?

L’associazione Ewwa, formata da donne che si occupano a vario titolo di scrittura (autrici, traduttrici, giornaliste, ecc) ha rappresentato per me un incontro felicissimo e risolutivo di un momento di crisi nella mia attività di scrittura, dandomi i giusti input per ricominciare a scrivere, per riprendere a coltivare la mia passione non in solitudine ma con il punto di riferimento e il sostegno di una rete di professioniste con cui confrontarsi, crescere insieme in questa attività, trovare tanti spunti di discussione e occasioni interessanti, come workshop, conferenze, concorsi. Una realtà importante, in crescita, che consiglierei certamente a chi è interessato alla scrittura. In realtà l’ho già fatto, portando dentro la mia amica Licia!

Partecipi all’antologia EWWA “E dopo Carosello tutte a nanna” con il racconto “Via Fabio Filzi, Catania”. Di cosa tratta?

E’ la via dove abitavo a Catania, dove sono nata e ho vissuto fino ai cinque anni. Il racconto è dedicato a mio fratello Stefano, che ha nove anni più di me e ha visto la TV per la prima volta  in quella casa, che io ricordo molto vagamente. Mia madre raccontava sempre che quando  lui era piccolo non avevano ancora il televisore e andavano dai vicini a vedere qualche programma: lui si incantava a guardare lo schermo e piangeva quando andavano via e così si decisero a fare questo acquisto! Lo spunto è questo, poi naturalmente tutto il resto è inventato! Però volevo  inserire nel racconto qualcosa dei miei ricordi siciliani: il caldo, la flemma e la capacità di attendere degli abitanti dell’isola, la mia infanzia e quello che c’era ancora prima di me, e che mia madre raccontava spesso.

E alla seconda antologia EWWA “Italia: Terra d’amori, arte e sapori” con il racconto “Floralapazza”. Parlacene.

Il racconto contiene in nuce la storia che sto “espandendo” e strutturando nel mio secondo   romanzo, attualmente in revisione. Il racconto si limita alla presentazione del personaggio di Flora: la sua personalità disturbata, il suo modo di amare idealistico e ossessivo, la sua altalenante  percezione  della realtà, in cui riaffiorano i ricordi di un trauma infantile, avvenuto nel contesto familiare durante un Natale lontano.

Hai qualche altro progetto in cantiere?

Arrivare viva all’estate(!) e ricominciare a scrivere a tempo (quasi) pieno, anche perché ho da terminare  appunto il romanzo “Floralapazza”, che mi piace e mi emoziona molto; esso rappresenta, per vari motivi, un appuntamento importante con la mia attività di scrittura e un modo per tirare le somme del  rapporto con mia madre, scomparsa nel 2010 ma vivissima dentro di me, dove mi sembra quasi che continui a raccontare quello che per una vita ci ha trasmesso. Rispetto al racconto il romanzo si struttura su più piani temporali, mostrando i motivi del rapporto malato di Flora con sua madre Lena,  la personalità di lei, e le esperienze che ha vissuto durante le Quattro giornate di Napoli.

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Grazie a te!

Per seguire Roberta   ROBERTA ANDRES

1 commento:

  1. Bella testa,grande cuore, piacevolissima penna questa Roberta Andres! Ti leggeremo!!!

    RispondiElimina