Ciao Roberta, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di
te.
Ciao e grazie! Qualcosa di me: ho 50 anni, un compagno, due figli, due
gatti e una cinquantina di alunni che popolano le mie giornate rendendole piene di vita, di impegni e … anche di stanchezza! Abito
vicino al mare e quando posso vado a camminare in spiaggia: sono nata in una
città costiera, in Sicilia, da genitori
napoletani; non riuscirei a vivere lontano dal mare, nonostante che nella mia
vita abbia passato alcuni anni a Bologna dove mi sono laureata e attualmente
frequenti piuttosto spesso Milano, che mi piace tantissimo!
Sono una che non riesce a star ferma: ero vivacissima da piccola e lo
sono ancora nonostante la maturità! Poi mi lamento di essere stanca, di correre
sempre, ma in realtà non potrei vivere diversamente. La mia passione primaria è
la lettura, da quando a 4 anni mia madre mi ha insegnato a leggere e scrivere.
Dalla lettura sono passata alla scrittura piuttosto presto e non ho mai smesso.
Mi piace anche molto cucinare!
La laurea in Lettere, i corsi di
perfezionamento, la certificazione di competenza DITALS, il giornalismo e
l’impiego come insegnante. Dove trovi il tempo per scrivere?
Questo infatti è un problema! Una parte delle cose che hai elencato
ovviamente appartiene al passato, ma l’insegnamento è la mia attività
lavorativa quotidiana e il giornalismo, pur se ridimensionato a recensioni e
qualche articolo culturale, mi occupa anche un po’. In realtà lotto con il tempo e me stessa per riuscire a scrivere, la sera per lo più. Poi
quando finisce l’anno scolastico mi immergo nella scrittura quasi a tempo
pieno: quello è il periodo in cui faccio le prime stesure, poi d’inverno revisiono. Non è facile, comunque: sogno una
vita tranquilla in solitudine, con tanto tanto tempo per scrivere … ma chissà
se mi piacerebbe!
Sei anche docente di Scrittura
Creativa presso la facoltà di Psicologia di Chieti. Parlacene.
Nel 2009 ho ottenuto un Contratto presso questa Facoltà, che ha
attivato questo insegnamento per gli studenti, riconoscendo la Scrittura
creativa come uno degli strumenti alternativi e complementari della Psicologia
clinica. In pratica cerco di insegnare ai futuri psicologi e psicoterapeuti
come possono utilizzare le tecniche di scrittura nella terapia ai loro futuri
pazienti. Ci sono molte esperienze in tal senso, a partire dagli anni Ottanta
negli USA ma poi anche in Europa e in Italia, con James Pennebaker, la Gestalt,
l’arteterapia in generale. E’ un’esperienza molto interessante per me, perché
entro in contatto con un mondo professionale che non è il mio ma con cui è possibile
trovare molte contiguità, una collaborazione valida e per certi aspetti
imprevedibile.
Nel 2007 partecipi al Workshop
“La violenza sulle donne” con la relazione dal titolo “La violenza sulle donne
raccontata da sei narratrici del Novecento”. Cosa ricordi di questa esperienza?
Quella partecipazione ha costituito il ritorno allo studio e al
giornalismo poiché quando è nata la mia
seconda figlia, nel 2003, avevo
tralasciato per alcuni anni gli impegni letterari. Ricordo che leggevo i libri
delle autrici che ho trattato nella relazione, aspettandola in macchina fuori
dall’asilo. Sono andata a Bari al Convegno ed è stato proprio bello conoscere
alcune studiose della SIL, anche se ricordo che ero molto emozionata dal
parlare in pubblico e mi sentivo una specie di marziano. Da quel breve saggio
ho poi tratto alcuni articoli che sono stati pubblicati anche sul sito di Ewwa.
E nel 2009 partecipi al Congresso
“Le frontiere dell'arteterapia”.
La partecipazione a quel Congresso del 2009 coincide con l’inizio
dell’attività accademica e la strutturazione del corso di Scrittura creativa.
Era luglio, stavo studiando molto e il Congresso è stato una specie di prova
generale.
Partecipi a diverse antologie e
concorsi letterari con dei racconti, nei quali ti distingui con segnalazioni di
merito e premi. Racconto Vs. romanzo chi la vince?
Come ho già avuto modo di dire, la forma letteraria per me più
spontanea è il racconto. Sono piuttosto portata alla sintesi. Arrivare, da poco, al
romanzo, ha costituito un’evoluzione ma anche
un obiettivo razionalmente perseguito, che mi costa una certa fatica.
Sempre meno, devo dire: vedo già una maggiore fluidità e facilità tra la
stesura del primo, “Le foto di Tiffany”, al secondo romanzo che sto
revisionando in questo periodo.
Il tuo esordio avviene nel 1995
con “Novelle di Verga”. Di cosa si tratta?
Quelli erano gli anni in cui insegnavo all’Università per Stranieri di
Siena (1994-96). La Bonacci editore cercava tra i docenti qualcuno che
scrivesse testi per stranieri e io mi sono cimentata. Le "Novelle di Verga"
uscirono nella Collana dei Classici della Letteratura italiana: una collana di
Classici parafrasati, spiegati e dotati di apparato didattico per gli stranieri
che studiano italiano.
Nel 1998 segue “Due estati a
Siena” e, nel 2000, esce “Margherita e gli altri”. Dacci un assaggio di questi
testi.
Sempre per Bonacci scrissi poi queste due raccolte di racconti nella
Collana Mosaico Italiano. Anche questi per stranieri con competenza linguistica
di vario livello, con eserciziario. Un’attività a metà tra l’insegnamento e la
scrittura.
“Due estati a Siena” è la storia di un amore “a puntate” che alla seconda estate non regge alla fine dell’incanto dato dal ricordo.
“Margherita e gli altri” è costituito da quattro racconti che hanno la stessa protagonista, in diverse situazioni e nei diversi ruoli della sua vita: con la madre, con gli amici, con il desiderio di diventare madre.
“Due estati a Siena” è la storia di un amore “a puntate” che alla seconda estate non regge alla fine dell’incanto dato dal ricordo.
“Margherita e gli altri” è costituito da quattro racconti che hanno la stessa protagonista, in diverse situazioni e nei diversi ruoli della sua vita: con la madre, con gli amici, con il desiderio di diventare madre.
Nel 2014 pubblichi “Le foto di
Tiffany”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Un romanzo erotico-sentimentale condito con un pizzico di thriller, la
cui protagonista è una giovane donna che ha una vita interessante e realizzata
dal punto di vista professionale, ma sentimentalmente è bloccata dalla sua
difficoltà a riconoscersi bella e femminile
e dal trauma della separazione dei genitori, quando era ragazzina. Ci
troveranno quindi il suo approdo ad una storia d’amore che si prospetta più
intensa e intera della precedenti, e la sua attività “investigativa” per
arrivare a scoprire chi le ha fatto alcune foto intime che le vengono
recapitare e di cui lei non riesce a individuare l’autore. Ci troveranno anche
alcuni riferimenti al film “Colazione da Tiffany”, vero e proprio cult per
alcune generazioni di donne; infine, la descrizione di Bologna, una delle città dove ho vissuto, che fa da
ambientazione alla storia.
Quali tematiche affronti e quale
messaggio vuoi trasmettere?
Mi interessava raccontare una storia (spero) piacevole in cui le donne
possano immedesimarsi ed eventualmente riconoscersi, mettendo in luce il fatto
che spesso la nostra difficoltà di riconoscerci belle, attraenti, sensuali,
anche se lo siamo, ci impedisca di vivere emozioni e sentimenti pieni e
vitali. A volte abbiamo bisogno che qualcuno
dall’esterno ci convinca di come siamo!
Qual è stato l’input per questo
libro?
L’idea mi era venuta parecchi anni
fa: nel 2012 avevo buttato giù in un taccuino
un appunto in cui mi chiedevo cosa sarebbe successo ad una donna che scopre che
sue foto intime sono state rese pubbliche.
Nel 2014, dopo l’incontro con l’Associazione Ewwa, ho scoperto il mondo del romanzo sentimentale e mi è presa la voglia di cimentarmi con questo genere e, contemporaneamente, di passare dalla formula del racconto a quella più strutturata del romanzo.
Nel 2014, dopo l’incontro con l’Associazione Ewwa, ho scoperto il mondo del romanzo sentimentale e mi è presa la voglia di cimentarmi con questo genere e, contemporaneamente, di passare dalla formula del racconto a quella più strutturata del romanzo.
Sei membro dell’associazione
EWWA. Di cosa si occupa e la consiglieresti alle tue colleghe?
L’associazione Ewwa, formata da donne che si occupano a vario titolo di
scrittura (autrici, traduttrici, giornaliste, ecc) ha rappresentato per me un
incontro felicissimo e risolutivo di un momento di crisi nella mia attività di
scrittura, dandomi i giusti input per ricominciare a scrivere, per riprendere a
coltivare la mia passione non in solitudine ma con il punto di riferimento e il
sostegno di una rete di professioniste con cui confrontarsi, crescere insieme
in questa attività, trovare tanti spunti di discussione e occasioni
interessanti, come workshop, conferenze, concorsi. Una realtà importante, in
crescita, che consiglierei certamente a chi è interessato alla scrittura. In
realtà l’ho già fatto, portando dentro la mia amica Licia!
Partecipi all’antologia EWWA “E
dopo Carosello tutte a nanna” con il racconto “Via Fabio Filzi, Catania”. Di
cosa tratta?
E’ la via dove abitavo a Catania, dove sono nata e ho vissuto fino ai
cinque anni. Il racconto è dedicato a mio fratello Stefano, che ha nove anni
più di me e ha visto la TV per la prima volta
in quella casa, che io ricordo molto vagamente. Mia madre raccontava
sempre che quando lui era piccolo non
avevano ancora il televisore e andavano dai vicini a vedere qualche programma:
lui si incantava a guardare lo schermo e piangeva quando andavano via e così si
decisero a fare questo acquisto! Lo spunto è questo, poi naturalmente tutto il
resto è inventato! Però volevo inserire
nel racconto qualcosa dei miei ricordi siciliani: il caldo, la flemma e la
capacità di attendere degli abitanti dell’isola, la mia infanzia e quello che
c’era ancora prima di me, e che mia madre raccontava spesso.
E alla seconda antologia EWWA
“Italia: Terra d’amori, arte e sapori” con il racconto “Floralapazza”.
Parlacene.
Il racconto contiene in nuce la storia che sto “espandendo” e
strutturando nel mio secondo romanzo,
attualmente in revisione. Il racconto si limita alla presentazione del
personaggio di Flora: la sua personalità disturbata, il suo modo di amare
idealistico e ossessivo, la sua altalenante percezione della realtà, in cui riaffiorano i ricordi di
un trauma infantile, avvenuto nel contesto familiare durante un Natale lontano.
Hai qualche altro progetto in
cantiere?
Arrivare viva all’estate(!) e ricominciare a scrivere a tempo (quasi)
pieno, anche perché ho da terminare appunto il romanzo “Floralapazza”, che mi piace
e mi emoziona molto; esso rappresenta, per vari motivi, un appuntamento
importante con la mia attività di scrittura e un modo per tirare le somme
del rapporto con mia madre, scomparsa
nel 2010 ma vivissima dentro di me, dove mi sembra quasi che continui a
raccontare quello che per una vita ci ha trasmesso. Rispetto al racconto il
romanzo si struttura su più piani temporali, mostrando i motivi del rapporto
malato di Flora con sua madre Lena, la
personalità di lei, e le esperienze che ha vissuto durante le Quattro giornate
di Napoli.
È stato un piacere ospitarti nel
mio blog. In bocca al lupo!
Grazie a te!
Per seguire Roberta ROBERTA ANDRES
Bella testa,grande cuore, piacevolissima penna questa Roberta Andres! Ti leggeremo!!!
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