lunedì 6 agosto 2018

INTERVISTA A ANGELA VILLANI


Ciao Angela, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te. 

Ciao Linda, insegno Italiano e latino, e mi sono appena trasferita a Bari dopo trentaquattro anni vissuti in Brianza. Ho passato la mia infanzia e adolescenza a Bologna, città a cui sono legatissima. Ritorno in Puglia, la terra delle mie origini con una certa dose di entusiasmo, nella consapevolezza di andare incontro a una nuova stagione della mia vita. Adoro il mio lavoro e il contatto con le giovani leve. La scrittura è un’altra mia passione insieme ai viaggi, agli animali e al teatro.

Sei laureata in Lettere e ti occupi di didattica nel campo della letteratura italiana e latina. Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura, e dove trovi il tempo per scrivere?

La scintilla dello scrivere si è accesa in maniera casuale: era appena morto mio padre, professore di latino e greco, e desideravo fortemente che venisse pubblicato qualcosa tratto dai suoi quaderni di appunti di letteratura greca e latina. E’ nata così la mia prima pubblicazione "Saffo & Merini - Quando le Muse parlano". Da allora trovo sempre, soprattutto di sera, il tempo di dedicarmi alla scrittura. E’ per me rigenerante, una boccata di ossigeno, un angolo azzurrato di libertà .

Le tematiche legate al mondo femminile ti appassionano. A cosa ti riferisci?

L’universo femminile mi ha attratto per la sua complessità e ricchezza di sfumature: i sentimenti sono sottili, profondi e intensi. Sin da ragazza, mi sono interessata di femminismo e di emancipazione delle donne: è importante difendere a denti stretti la nostra libertà e combattere quei pregiudizi, che persistono ancora. Il femminismo non è morto, non è legato ad un periodo storico, ma è un modo di vivere, una scelta esistenziale dettata da un’aspirazione alla libertà e all’indipendenza. Le protagoniste dei miei libri sono donne alla ricerca di una propria identità, spinte da uno slancio alla vita. 

Quali sono i tuoi autori preferiti e, tra loro, c’è qualcuno che consideri tua Musa?

Amo i grandi autori del passato su cui mi sono formata, ma anche gli scrittori contemporanei. L’importante è che riescano a trasmettere emozioni e ad appassionare. Il leggere non è mai stata per me una costrizione, ma un piacere, i cui effetti perdurano nella riflessione. In questo periodo ho riletto Catullo e devo ammettere che mi ha emozionato con la sua grazia e leggerezza. Sono stata fortunata: i miei genitori erano insegnanti e sono stata attorniata sempre da libri. Difficile scegliere uno scrittore in particolare: se dovessi proprio selezionare un nome, sceglierei Pirandello per lo stile e la profondità della sua poetica.

Esordisci nel 2013 con il libro a quattro mani “Saffo & Merini – Quando le Muse parlano”. Di cosa di tratta? 

“Saffo & Merini - Quando le Muse parlano” è la mia prima opera pubblicata. E’ stata scritta insieme a Franca Longo e l’idea è partita proprio dagli appunti di mio padre, nello specifico dalle pagine di Saffo, maestra di perfezione. A lei si sono ispirati tanti artisti e poeti: ci piaceva l’idea di scrivere a quattro mani un dialogo in cui le poesie parlassero prima di tutto e con loro due grandi donne:. Saffo e Alda Merini per l’appunto. Le due poetesse sono lontane nel tempo ma vicine nel cantare l’amore. Eros con la sua forza travolgente è l’asse portante, la Musa ispiratrice della loro poesia: i due mondi si uniscono e l’armonia di Saffo si riflette nella disperazione dell’universo della Merini, apportandovi bellezza e potenza espressiva.

Segue, nel 2015, “Sulle orme di Orazio – Viaggio reale e fantastico” e, nel 2016 “Donne migranti si raccontano”. Perché la scrittura a quattro mani?

La scrittura a quattro mani è sicuramente difficile e non sempre fattibile: si deve creare una particolare alchimia, che non si può spiegare razionalmente. Il procedere è dialogico e l’argomento trattato deve implicare più voci. E’ nata casualmente grazie alla collaborazione con Franca Longo, collega e amica. Insieme a lei, è nata l’idea del dialogo tra Saffo e Merini e poi abbiamo continuato a scrivere insieme ”Sulle orme di Orazio Viaggio reale e fantastico” e “Donne migranti si raccontano” . 
Il primo accoglie le suggestioni di un nostro viaggio nel Lazio sulle tracce del poeta latino, in cui io e Franca siamo state rapite dalla bellezza del locus amoenus oraziano. La stesura del testo ha risentito di quella emozione e curiosità di scoprire l’angulus tanto amato da Orazio. 
"Donne migranti", invece, è una raccolta di racconti di donne di diversa nazionalità, costrette a migrare per sfuggire alla povertà, alla guerra e capaci di adattarsi per cercare un riscatto sociale La drammatica vicenda di Noor, una donna siriana dei nostri giorni è il racconto ponte tra il moderno e l’antico: appare quasi speculare nel grado di intensità la sofferenza di Andromaca, l’archetipo della migranti.. L’antico dialoga con il moderno ed è proprio questa idea di fondo ad averci ispirato.

Sei anche autrice del romanzo “ Fiore”. Lasciacene un assaggio.

[...] “Ciao John, come stai? Come è andata la giornata?”
“Fine, honey. Bene, ho avuto tanto da fare tra le lezioni all’università e l’appartamento da mettere a posto. La mia stanza era un disastro: carte e libri dappertutto ma poi ho pensato a te e a quei pochi giorni che abbiamo trascorso insieme a Torino. L’atmosfera natalizia, i festeggiamenti per strada e i nostri baci sotto la cupola della Mole Antonelliana…è passato tutto troppo in fretta.”
“John, il rientro è stato un disastro. La situazione familiare è precipitata: mio padre se n’è andato definitivamente e ci ha lasciato. Stiamo soffrendo: i miei fratelli si sono chiusi in un mutismo pieno di dolore e io cerco di reagire faticosamente, cerco di sostenere mia madre ma è difficile.”
“Guarda il cielo stellato. Hai visto la luna? The moon and the stars are shining.”
“La luna è una falce sottile e luminosa e le stelle brillano come diamanti. Il cielo è così grande e tu sei lontano.”
“ Sì, sono lontano ma anch’io vedo le stelle e la luna proprio come te.” La comunicazione si interruppe proprio sul più bello .
Guardai la luna: avvertivo l’assenza di papà, che era con Katia e Viola mentre io ero sola, ma mi risollevò il morale il sapere che, insieme a me, anche John stesse guardando la luna.

Guarda che luna, guarda che mare
da questa notte senza te dovrò restare
folle d’amore vorrei morire
mentre di lassù la luna mi sta a  guardare. [...]

E, nel 2018, pubblichi “Dammi mille baci e poi cento”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Leggeranno la storia di Barbara, una studentessa che , in un momento di disorientamento e di profonda crisi del suo nucleo familiare, troverà nella scuola e nella figura del professore di latino Rinaldi un punto di riferimento. La fantasia non le manca insieme alla capacità di sognare ad occhi aperti: la realtà grigia ed uniforme cambia e si tramuta in una tavolozza di colori, profumi, dialoghi, parole, che finalmente non scivolano via, ma hanno un peso specifico, un potere straordinario, quello di creare una realtà parallela, fantasticata. L’immaginazione corre veloce e crea veri e propri fantasmi lirici, proiezioni dell’io della ragazza e di quel mondo antico, che si pone come modello supremo a cui attingere ancora. Barbara nutre una passione fortissima per Catullo, il poeta d’amore per antonomasia, è attratta dall’esperienza totalizzante di una vita  breve ma intensissima e riesce a dialogare con lui.


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Quali tematiche affronti in questo libro?

Le tematiche sono quelle legate al mondo dei giovani e al mondo della cultura. Ho voluto sottolineare l’importanza della scuola e il fascino di una tradizione che non andrebbe trascurata. Fondamentale è Il ruolo che il professore Rinaldi incarna nell’economia del romanzo, come trasmettitore del fascino della poesia amorosa e colui che indica le stelle ai suoi alunni, e che Barbara avrebbe voluto avere come padre, proprio per farne il confidente che le avrebbe trasmesso libertà e autonomia. E’ una vicenda , che sembra andare controcorrente nel contesto della crisi che sta attraversando la scuola, nel totale discredito della classe docente.
Anche Catullo con la sua Lesbia, sono a pieno titolo i protagonisti di questo romanzo, allontanandosi dalla beatitudine del loro Olimpo poetico per dialogare volentieri con Barbara su quelle che sono le problematiche, legate all’amore e all’affettività, di una ragazza dei nostri giorni.

Quale messaggio vuoi trasmettere?

Il messaggio è quello di riflettere sull’importanza del mondo classico. I valori che vengono veicolati sono ancora attuali e tra i sentimenti fondamentale è l’anelito alla libertà e all’amore che connota la Barbara  e che le deriva dallo studio delle materie umanistiche che “aprono la mente e danno piena espressione e libertà al pensiero. Non esistono frontiere, limiti, muri spinati ma si esplora il continente terra e si attraversa l’umanità in lungo e in largo senza preconcetti, con il solo intento di conoscere la bellezza di un mondo sommerso e di preservarne l’integrità.”

Qual è stato l’input per “Dammi mille baci e poi cento”?

L’input è scaturito dall’amore che ho per la letteratura e per il mio lavoro di insegnante. Volevo dimostrare come anche questo mondo potesse entrare a far parte del vissuto quotidiano dei giovani e fornire loro delle linee guida.

Perché la mitologia?

Perché è bello credere che possano esistere dei, ninfe ed entità straordinarie. Viviamo non solo di realtà ma anche di sogni e sono questi ultimi a darci la forza per andare avanti.

Hai qualche altro progetto in cantiere?

Per il momento no, ma sicuramente coltiverò questa mia passione

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Per seguire Angela  ANGELA VILLANI

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