Ciao Antonella,
benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao Linda, grazie!
Qualcosa a proposito di
me… Vivo a Milano in una tipica casa di ringhiera lungo le sponde del Naviglio
grande, ho una gatta maine coon tutta matta che mi fa sorridere ogni volta che
torno a casa, è la mia musa ispiratrice e quando scrivo a tarda sera si
posiziona sulla tastiera in cerca di coccole. Adoro viaggiare, ho un amore
sviscerato per l'estremo oriente in particolare India e Indonesia, mi piace
stare a contatto con la gente e chiacchiero di gusto, ma sto anche volentieri
davanti al camino con una lettura che mi appassiona.
Collabori nell’azienda
di famiglia, per la progettazione e la fabbrica di apparecchiature per la
ricerca scientifica, e parli sette lingue. Qual è stato l’input che ti ha
spronato a prendere in mano la penna?
La necessità di
tacitare il mio 'mal de vivre', la sensazione di mancanza e di eterno languore
che opprimevano le mie notti, anche perché di giorno lavorando il tempo passa…
Sapevo di aver bisogno di scrivere, ma non cosa, così ho iniziato a raccogliere
memorie del mio vissuto, racconti ironici sui miei fidanzati, su quanto
accadeva durante le mie giornate, fino a quando dopo molti anni ho scritto la
bozza di un romanzo.
Sei un’appassionata di
sentimenti e mistero e ‘custodisci un logoro quaderno nero di ricette
deliziose’. Questa definizione mi incuriosisce, approfondiamola.
Prediligo la scrittura
intimista, che ha spesso origine da emozioni intense di gioia o dolore e il
giallo perché le passioni a volte sono incontrollabili e conducono lungo
percorsi intricati a volte senza ritorno.
Ho avuto la fortuna di avere una nonna friulana primogenita con otto fratelli e sorelle al seguito. Era una donna di una simpatia travolgente, ma con la maschera severa. Durante l'anno indossava le sembianze da tata educatrice e custode di cinque nipoti, ma durante tutto il periodo dell'estate in trasferta in campagna, ci leggeva le carte, anche quelle da scala quaranta, e ci raccontava storie del suo passato: le chiacchiere da ragazzini alla luce di una candela nei fienili di montagna, le fughe notturne per andare al ballo di nascosto dai genitori, l'innamorato militare ufficiale graduato che allungava le mani e prendeva schiaffi… Parliamo dei primi decenni del 1900 dove ogni azione era velata di mistero. Il quaderno nero, quello contiene ricette scritte con pennino e inchiostro di china e i fogli logori che vanno sfogliati con la stessa delicatezza di una carezza leggera.
Ho avuto la fortuna di avere una nonna friulana primogenita con otto fratelli e sorelle al seguito. Era una donna di una simpatia travolgente, ma con la maschera severa. Durante l'anno indossava le sembianze da tata educatrice e custode di cinque nipoti, ma durante tutto il periodo dell'estate in trasferta in campagna, ci leggeva le carte, anche quelle da scala quaranta, e ci raccontava storie del suo passato: le chiacchiere da ragazzini alla luce di una candela nei fienili di montagna, le fughe notturne per andare al ballo di nascosto dai genitori, l'innamorato militare ufficiale graduato che allungava le mani e prendeva schiaffi… Parliamo dei primi decenni del 1900 dove ogni azione era velata di mistero. Il quaderno nero, quello contiene ricette scritte con pennino e inchiostro di china e i fogli logori che vanno sfogliati con la stessa delicatezza di una carezza leggera.
Attualmente scrivi
articoli per ‘Il corriere di Catania’. Di cosa ti occupi nello specifico?
Ogni tanto mi capita di
scrivere qualcosa che mi sta particolarmente a cuore, lo invio alla mia
'editora' come la chiamo io, e il più delle volte il mio pensiero si trasforma
in articolo che viene pubblicato sul corriere di Catania.
Nel 1995, dopo la
frequentazione di corsi di approfondimento culturale e linguistico pubblichi i
testi “Sistemi di calendario Balinese:
Pakukon (Tika) Saka” e “Gioielli ornamentali”. Di cosa si tratta?
Nel '95 ho frequentato
un corso di lingua e cultura indonesiana, un percorso che è durato cinque anni,
un'avventura indimenticabile. Alla fine del corso del primo anno ho vinto una
borsa di studio in memoria dello scrittore giornalista Mario Ghiringhelli,
consisteva in un volo per Bali. In cambio avrei dovuto scrivere una relazione
su un argomento inerente al viaggio. Nell'isola di Bali c'è l'uso di due
sistemi di calendario, uno è come il nostro e viene utilizzato per il mondo
commerciale, l'altro è un sistema complicato che si basa sulle fasi lunari, un
mondo affascinate che ingloba tradizione, le molte cerimonie dalla limatura dei
denti al matrimonio, la nascita coi primi mesi senza che il bimbo tocchi terra
coi piedi e riti dal sapore animista.
"Gioielli ornamentali", è uno piccolo
saggio, uno studio sui gioielli di alcune tribù, ci sono molte foto e
informazioni raccolte in giro per mostre musei e libri d'arte.
Dal 2006 al 2013 scrivi
parecchi racconti che vengono inseriti in altrettante antologie ed è sempre del
2006 il riconoscimento che ottieni per il racconto “Una sirena a Porta Cica,”
inserito nella serie Giallomilanese. Cosa ricordi di questa esperienza?
Ricordo la mia grande
gioia, era il secondo anno che partecipavo a questo concorso ad eliminazione
col sistema della 'Yellow league'.
Funziona così: si presentano i racconti, ne
vengono scelti alcuni e da lì parte la sfida ad eliminazione per giungere alla
proclamazione del vincitore. La cosa divertente è che si svolge in un
ristorante dove ogni settimana gli autori in sfida leggono il proprio racconto
che poi viene votato dal pubblico per passare il turno. Alla fine quelli
prescelti verranno comunque tutti pubblicati. Il mio racconto non era tra gli
sfidanti, ma essendo piaciuto molto alla commissione della giuria cui faceva
parte il ristorante che ospitava la manifestazione, mi hanno fatto una
splendida sorpresa: alla serata conclusiva ho letto il mio racconto, mi hanno
consegnato la targa e pubblicato nell'antologia. Grande gioia e soddisfazione,
poiché a parte le pubblicazioni di cui abbiamo parlato prima per l'università,
era la mia prima presenza ufficiale in editoria.
Hai rilasciato diverse
interviste in televisione e alla radio e, attualmente, stai sviluppando in
collaborazione con Sonja Radaelli, un progetto all’interno del carcere di San
Vittore di Milano che vi ha fatto vincere il Premio Speciale ‘Le rosse
Pergamene’ a Roma. Parlaci di questo progetto.
Questa è un'esperienza
molto intensa, è nata dal mio desiderio di donare i nostri romanzi alla
biblioteca del carcere e da lì l'invito da parte del dottor Fumagalli, capo
degli educatori, di fare una presentazione all'interno del carcere, nella
biblioteca del reparto femminile. Era la nostra prima volta all'interno di
quelle mura e sapevamo che sarebbe stata un'incognita, ci avevano detto che
avremmo rischiato di avere un pubblico di poche persone, a me personalmente non
importava, lo avrei fatto anche per una sola. L'emozione era forte e la
tensione all'inizio ci ha fatto temere il peggio, poi ci siamo lasciate andare,
erano solo donne, come noi, solo che avevano fatto una scelta e preso una
strada diversa dalla nostra. Ho lanciato una sfida, quella di provare a
scrivere un romanzo tutte insieme. L'esperienza per noi non era nuova, lo
avevamo fatto in passato con un romanzo pubblicato nel 2006. Le donne hanno
accettato ed è partito il nostro progetto di scrittura condivisa. E' un percorso
accidentato su un filo da equilibrista sempre in bilico tra quello che puoi e
ciò non devi… Basta una parola sbagliata, un gesto che a noi gente 'oltre le
mura' sembra normale o doveroso e il filo si spezza. Non è facile, a livello
emozionale e confesso di essere rientrata a casa in lacrime a volte. Si è
sparsa la voce del nostro progetto, ultimamente si sta sensibilizzando l'attenzione
per le attività in carcere volte al recupero e il premio a Roma ci ha colmato
di riconoscenza, anche se la soddisfazione più grande per noi è il romanzo che
ha preso forma e che verrà pubblicato.
Nel 2006 pubblichi il
tuo primo romanzo “La Corte degli Arcani”, una collaborazione a quattordici
mani, premiato da pubblico e critica. Di cosa tratta?
E' il romanzo di cui
accennavo prima, in sette amici e appassionati di scrittura ci siamo riuniti e
abbiamo scritto una storia, ognuno di noi ha creato dei personaggi e attraverso
le loro avventure, i loro litigi abbiamo costruito una storia a tinte gialle.
E' ambientato a Milano e si svolge nella corte di un vecchio borgo lungo le
sponde del Naviglio Grande.
E nel 2012, pubblichi
il tuo secondo edito “La pietra dei Sogni”. Cosa
troveranno i lettori al suo interno?
Troveranno un intrico
di sentimenti di amore, passione, odio, gelosia, delitti e indagini. Una storia
nella storia e un messaggio che per ogni lettore può prendere una sfumatura
diversa…
Com’è nata l’idea per
“La pietra dei Sogni”?
Intanto vorrei dire che
è una storia che parte da lontano, da un lontano Agosto 1994, un viaggio in
estremo oriente e un soggiorno alle Maldive, la conoscenza di una giovane
coppia di futuri sposi e il progetto di
restaurare un vecchio casale. Questa la realtà, nel romanzo poi in
effetti è rimasta la 'Pietra dei sogni' unica vera protagonista e custode di
infiniti segreti.
Quali tematiche
affronti nel tuo libro?
Un amore omosessuale
che verrà rivelato post mortem e discordie all'interno di due famiglie che sono
allo stesso tempo rifugio sicuro e nido di vipere.
Qualche progetto futuro
di cui vuoi metterci a parte?
Ho iniziato un nuovo
romanzo, sempre a tinte gialle. Inizia con un omicidio al cimitero Monumentale…
E’ stato un piacere
ospitarti nel mio blog, in bocca al lupo per il tuo lavoro.
Per seguire Antonella LA PIETRA DEI SOGNI DI ANTONELLA CAVALLO
Grazie carissima Linda! Complimenti per il tuo blog e grazie ancora per la bella chiacchierata! Affiorano ricordi, sentimenti, progetti per il futuro e la cosa più importante che ci accomuna: l'amore per l'arte. E' stato davvero un piacere conoscerti. Alla prossima con infinito piacere!
RispondiEliminaAnche per me è stato un grande piacere e un onore. In bocca al lupo per tutto!
EliminaChe bella la cover di questo libro! Davvero molto accattivante!!! ^_^
RispondiEliminaVero :))
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