Ciao Francesca, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa
di te.
Ciao a tutti! Mi chiamo Francesca, sono danzatrice,
coreografa e insegnante di danza, mamma di due splendidi bimbi e moglie di un
affascinante musicista/cantante che ho conosciuto sul palco anni fa.
Amo i libri, il cinema e la musica e sto cercando di
trasformare tutte le mie passioni in un lavoro per poter vivere solo di ciò che
adoro, anche se costa molti sacrifici e una gran fatica.
Il diploma al Liceo Classico, la laurea in Scienze della
comunicazione con il massimo dei voti e il lavoro come responsabile della
comunicazione. Dove trovi il tempo per scrivere e quando hai sentito la
necessità di prendere in mano carta e penna?
Il tempo non ce l’ho… con una scuola di danza da gestire e
due bimbi piccoli è dura… diciamo che lo trovo ritagliandomelo con i denti!
Anche perché ho da sempre desiderato fare la scrittrice (oltre che la ballerina
e l’archeologa – per quest’ultima ci devo lavorare ancora un po’)… ho iniziato
da bambina scrivendo racconti comici e m’immaginavo da grande con uno studio
mio, un camino acceso, una scrivania piena di fogli scritti a macchina e una
libreria immensa!
Sei un’appassionata lettrice. Quale romanzo riposa ora sul tuo comodino e quali sono i tuoi autori preferiti?
Sei un’appassionata lettrice. Quale romanzo riposa ora sul tuo comodino e quali sono i tuoi autori preferiti?
Al momento sto leggendo “Quel nome portato dal vento” di
Laura Bellini, una scrittrice che ho conosciuto in fiera a Chiari l’anno scorso
e di cui ho apprezzato il lavoro. Per quanto riguarda i miei autori preferiti
ce ne sono tanti: da Jonathan Coe a Wilbur Smith, da Isabelle Allende a
Hosseini, la Austen, Tolkien, Tracy Chevalier,
Margareth Mitchell, Palaniuk… e perché no… tu Linda! In fondo ho letto
un sacco di cose tue e ho adorato le tue storie… posso nominarti tra i miei “esordienti
preferiti”? Così come Michela Piazza e la sua "Mary Read"…
Una delle tue grandi passioni è la danza che ti conduce a diventare danzatrice, coreografa e insegnante di danza. Parlacene.
Una delle tue grandi passioni è la danza che ti conduce a diventare danzatrice, coreografa e insegnante di danza. Parlacene.
Fin da bambina amavo danzare e perdermi nella musica, ma non
avrei mai creduto di farne la mia professione… infatti mi sono iscritta
all’università. Ma dopo un anno ho visto uno spettacolo di una compagnia
spagnola e ho pensato “o imparo a danzare così o smetto” e mi sono iscritta a
una scuola per danzatori professionisti, sono andata a Parigi, ho superato
l’esame come danzatrice contemporanea al Ministero della Cultura e ho iniziato
a credere che forse potevo anche danzare per vivere. Mi sono laureata e intanto
danzavo per varie compagnie tra Milano e Vicenza e poi un bel giorno ho mollato
il mio lavoro d’ufficio, sicuro, caldo e noioso, e mi sono tuffata in una nuova
avventura con la mia amica Laura: insieme abbiamo aperto la nostra scuola di
danza e dato vita al nostro sogno.
Come nasce una tua coreografia?
Come nasce una tua coreografia?
Da un’emozione, un’intuizione, un’idea di movimento… esploro
nuove forme di comunicazione, parto dal peso del corpo e lo faccio scivolare
sulla musica, rimbalzare tra le note e il suolo e ascolto le sensazioni che mi
dà. Perché prima di tutto mi deve piacere muovermi in quel modo e poi da lì
costruisco la mia idea, a volte è un’immagine plastica, a volte nasce dalla
relazione tra più corpi di danzatori o oggetti e poi viene il senso, e una
volta che ho il senso preciso tutto lavora in sinergia per chiarire quel
messaggio finale.
Nel 2009 fondi con la tua socia e amica Laura Quadrelli
l’associazione 'Backstage Arte in Movimento'. Di cosa si tratta?
È la nostra scuola di danza, per noi una scuola speciale perché non
seguiamo le mode del momento ma abbiamo una chiara idea in testa di cosa debba
essere per noi la danza, di cosa si debba fare per ottenere dei danzatori e
soprattutto abbiamo una forte vocazione performativa a tutti i livelli, perche
imparare a danzare per poi starsene chiusi in una sala da danza o in camera
propria a cosa serve? Il danzatore è innanzitutto un artista, deve comunicare
con qualcuno e portare il suo messaggio di bellezza e rigore al pubblico, anche
se purtroppo è un’arte effimera, difficilmente riproducibile, che esiste solo
nel momento in cui la si fa (le registrazioni di spettacolo non rendono che una
piccola parte dell’emozione dello spettacolo dal vivo). Per questo abbiamo
deciso di chiamare la nostra scuola “Backstage”, perché tutto ciò che avviene
nel dietro alle quinte è ciò che creerà la magia finale…
Danza a confronto con la letteratura. Quale delle due
richiede più esercizio e impegno secondo te?
Entrambe richiedono grande cura e rigore, rifinitura
continua, rielaborazione e miglioramenti. Il difficile dello scrivere per me
non è tanto la stesura, ma decidere che l’opera è finita e pronta, perché può
sempre migliorare, come un esercizio alla sbarra che si può ripetere
all’infinito con margini continui di miglioramento. Almeno nella danza c’è una
data di scadenza e prima o dopo devi presentarti in scena, con il tuo percorso,
mentre con la scrittura questa decisione la devi prendere da solo, e da
perfettina quale sono è stata la decisione più ardua! L’unica consolazione è
che perlomeno il libro rimane, una volta scritto vive di vita propria al di là
dello scrittore stesso, cosa che non avviene per le coreografie danzate.
Hai mai pensato di scrivere qualcosa che avesse come
protagonista questa tua grande passione?
Ci ho pensato tante volte… ma dicono che la scrittura
comincia quando il sentimento bruciante è finito, come a dire che ci vuole un
certo distacco per scrivere di qualcosa che ti ha coinvolto in modo
particolare. L’unica volta che ho scritto di danza è stato per la mia tesi di
laurea, uno studio etnografico di un gruppo di danzatori, e poi ho smesso di
danzare per un certo periodo… è stato troppo doloroso, difficile e avvilente.
Non so se potrò mai scrivere sulla danza di nuovo in quel modo, al massimo un
romanzo in cui la protagonista danza, ma non ne sono sicura!
Nel 2014, esordisci con il romanzo storico “Come vento ribelle”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Nel 2014, esordisci con il romanzo storico “Come vento ribelle”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
La storia di una ragazza che diventa donna sfidando tutte le
convenzioni dell’epoca, una donna che prova a seguire i suoi istinti, i suoi
desideri e passioni e per questo non viene capita e rischia di perdere tutto e
mettere in pericolo il buon nome stesso della sua famiglia, l’unica cosa
davvero preziosa in quell’epoca. Una storia di coraggio, ma anche di relazioni
famigliari, di guerra e perché no anche d’amore, perché in fondo l’amore fa
parte dell’evoluzione di questo personaggio. Poi c’è la guerra di Secessione a
fare da sfondo e cornice alla vicenda, un periodo storico che mi ha sempre
affascinato perché segna un confine dopo il quale nulla sarà più come prima.
Quali tematiche affronti nel libro e quale messaggio hai
voluto lanciare?
Un messaggio di speranza, nonostante tutto la mia è una
protagonista che “ce la fa”, perché nella vita bisogna rischiare per ottenere
quello che si vuole, si prendono tante porte in faccia e delusioni e anche
sberle, ma in un modo e nell’altro bisogna andare avanti e non mollare mai.
Almeno questa è la mia filosofia, nulla ci è regalato, ma non bisogna piegarsi
e vivere la vita che qualcun altro ha scelto per noi, dobbiamo sbagliare per nostra
scelta.
Ci sono molti temi che affronto, la crescita personale, i
dubbi dell’adolescenza, la formazione del carattere, l’abbandono, la stupidità
nel portare avanti le proprie idee scontrandosi con tutti invece che trovare
soluzioni nuove, la rigidità dell’epoca, il rapporto padre-figlia, madre-figlia
e tra fratelli in una cornice di convenzioni che limita l’azione personale e la
libertà di pensiero soprattutto femminili.
Qual è stato l’input per “Come vento ribelle”?
Qui vi faccio ridere, anche perchè sto diventando un po’
noiosetta e verbosa… tutto inizia nel 1984 quando mio fratello riceve in dono
un forte dei Playmobil. Io ci volevo giocare, ma era intoccabile. Alla fine lui
mi ha regalato l’unico personaggio femmina, una soldatina vestita di blu, e io
ho pensato che se potevo giocare solo con il personaggio sfigato, be’ quella
piccola e innocua soldatina ne avrebbe combinate di tutti i colori e avrebbe
fatto pentire il mondo per non averle dato il giusto valore…. Insomma ero una
femminista nata! Avevo solo 4 anni… Quel personaggio è diventato mio compagno
di giochi, mio alter ego e infine protagonista del mio romanzo.
Nel tuo romanzo tratti della guerra di secessione americana, perché questa scelta e quanto lavoro di ricerca ha richiesto questo argomento?
Nel tuo romanzo tratti della guerra di secessione americana, perché questa scelta e quanto lavoro di ricerca ha richiesto questo argomento?
Come dicevo prima è un periodo storico che trovo molto
affascinante, questa prima guerra moderna, combattuta in un’epoca in cui la
cavalleria e la galanteria facevano ancora da padroni, ma le armi erano ormai
micidiali e rendevano tutte le tattiche di combattimento napoleoniche obsolete
e assurdamente pericolose. La prima guerra totale, anche se noi siamo stati
abituati a pensare che la prima guerra del genere sia stata la I Guerra
Mondiale, che entra nelle case, sconvolge la vita delle persone, assorbe la
popolazione ad ogni livello e causa un numero altissimo di vittime. Poi l’idea
romantica che sia stata combattuta per sconfiggere la schiavitù (anche se in
realtà le motivazioni sono numerose e molto più complesse) mi ha sempre
intrigato.
La ricerca dietro al romanzo è stata lunga e complessa,
anche perché all’inizio era condotta in biblioteca, ma in Italia non c’erano
molti testi consultabili, poi grazie ad internet e alla conoscenza della lingua
inglese ho trovato un tesoro di informazioni, negli archivi del Times, nei siti
di ogni singola cittadina americana che conservano ancora mappe, lettere e
diari di soldati. Questo tesoro ha dato nuovo slancio al mio lavoro che si era
arenato e dopo due anni di ricerche ho riscritto tutta la storia per collocarla
meglio nell’epoca e poter mischiare fatti reali a fittizi.
Hai qualche altro progetto di cui vuoi metterci a parte?
Hai qualche altro progetto di cui vuoi metterci a parte?
In realtà sto scrivendo un romanzo contemporaneo,
irriverente e un po’ comico… ma temo sia impubblicabile! Potrei attirarmi l’odio
di molte persone, eh eh… però è molto divertente!
E’ stato un grandissimo piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!
Grazie a te per questa bellissima opportunità! Spero di collaborare ancora con te!
E’ stato un grandissimo piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!
Grazie a te per questa bellissima opportunità! Spero di collaborare ancora con te!
Per seguire Francesca COME VENTO RIBELLE
Grazie per questa splendida opportunità!
RispondiEliminaGrazie a te <3
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