Ciao Mara,
benvenuta nel mio blog. Partiamo dal tuo pseudonimo, perché questa scelta
letteraria?
Ciao Linda!
Scegliere uno pseudonimo mi ha aiutata molto a scrivere. Non ho mai avuto
intenzione di nascondere la mia vera identità, ma finché provavo a scrivere
come Roberta Marasco non mi andava mai bene niente, ero troppo esigente, troppo
spaventata e soprattutto troppo poco romantica! Quando ho deciso di provare
come Mara Roberti mi si è aperto un mondo di emozioni ed è diventato tutto più
facile. Sono giunta alla convinzione che tutti dovrebbero avere uno pseudonimo,
a un certo punto della vita: è liberatorio, ti fa sentire bene.
‘Mara
Roberti è il lato "in rosa" di una traduttrice che un giorno si è
accorta di aver trascurato le proprie emozioni.’ Questa definizione mi
incuriosisce, approfondiamola.
È proprio
così. Ho avuto due figli e il tempo scarseggiava, come per tutti. Inizi a
trascurarti e dopo un po’ capisci che devi tornare a curarti di più. Ma fin qui
lo sappiamo. Quello che non ti dice nessuno, invece, è che non si trascurano
solo l’aspetto o la salute, anche le emozioni richiedono tempo e fatica, per
viverle bene. E se non le vivi, ti restano incastrate dentro. Se poi sei
passata per qualche evento triste, e ci passiamo tutti prima o poi, allora diventa
ancora più dura vivere le proprie emozioni. E al tempo stesso più necessario.
Io ho avuto paura delle mie emozioni e del
loro effetto destabilizzante per un sacco di tempo. Poi ho capito che
non potevo più negarle oltre e ho iniziato a scrivere per andare a stanarle.
Sul social
Facebook sei l’amministratrice del gruppo “Verde, bianco e rosa”. Di cosa si
tratta nello specifico?
Un giorno mi
sono accorta che mancava un gruppo dedicato al rosa italiano, così l’ho creato
e il risultato mi ha sorpreso. Il gruppo è cresciuto in fretta ma soprattutto è
diventato uno spazio molto piacevole, in cui ci si informa, ci si confronta.
Non parliamo solo di rosa nel senso stretto del termine, ma in generale dei
libri che danno spazio ai sentimenti. È anche un modo per conoscere gli autori,
confrontarsi direttamente con loro o con gli altri lettori, per seguire da
vicino il rosa che cambia, e cambia molto, molto in fretta, secondo me.
Nasci come
autrice di romance. Perché il romance e cosa pensi del boom letterario che si è
scatenato ultimamente attorno a questo genere letterario?
Il romance era la risposta al bisogno di vivere
le emozioni, dare briglia sciolta alla parte romantica dentro di me.
Quanto al
boom del rosa, secondo me il problema è che molti pubblicano rosa ma in pochi
lo dicono chiaro e tondo. È difficile trovare la parola “rosa” o “romance” in
una quarta di copertina, sono diventate tutte “commedie romantiche”. Al tempo
stesso si è perso il lavoro con e sull’autore, per aiutarlo a crescere. Spesso si
insegue il caso editoriale, a scapito del testo e dell’autore. Per dirla in
altri termini, si investe più nel marketing che nell’editing. Si punta alle
lettrici di rosa, insomma, ma ci si nasconde dietro definizioni diverse. Non è
avvenuto quindi lo sdoganamento che è avvenuto con l’erotico dopo le 50
sfumature. Si pubblicano testi romance e rosa, ma si continua a snobbare il
genere, “travestendolo” un po’.
Le lettrici
più attente sanno distinguere le firme e sanno quindi che cosa aspettarsi da un
certo titolo, ma non sempre è così. Se non sai che stai comprando un rosa, ma
credi di avere in mano un chick-lit o addirittura un romanzo al femminile (la
cosiddetta women’s fiction), puoi restare delusa da certi snodi narrativi,
dalla prevedibilità della trama, per esempio. Se invece lo sai, è proprio
quello che cerchi nel rosa e te lo gusti fino in fondo. Non riconoscere al rosa
il suo posto e il suo valore, non apertamente, ma volerlo sfruttare
commercialmente puntando sulle lettrici femminili a caccia di emozioni
romantiche a lungo andare si rivelerà un errore, secondo me. I lettori, in
assenza di indicazioni chiare, percepiranno un appiattimento e un
“abbassamento” generale, che non farà bene né al genere né alle autrici.
Esordisci
nel 2013 con "Love trainer". Daccene un assaggio.
"Love Trainer"
è la storia di un momentaccio, di quelli che passiamo tutti nella vita. E di
come la vita può cambiare da un giorno all’altro. La protagonista ha il terrore
dei cani, quindi di chi si poteva innamorare, secondo voi? Ma di un
addestratore di cani, ovviamente. E come se non bastasse, era andata da lui per
dargli una notizia che lo avrebbe mandato su tutte le furie...
Sempre nello
stesso anno pubblichi il racconto "Basta che sia amore", inserito
nell’antologia "Gli uomini preferiscono le befane" e pubblichi il romanzo "Le
scarpe son desideri". Di cosa tratta quest’ultimo edito?
"Le scarpe
son desideri" è una favola metropolitana, la favola di Cenerentola, per
l’esattezza. C’è una protagonista, Cecilia, con la passione per le scarpe e la
capacità di trovare il paio giusto per ogni donna e di leggere i desideri
nascosti ai piedi di chi entra nel prestigioso negozio in cui lavora. Ci sono
due sorellastre, c’è un fratello combinaguai che nelle mie intenzioni era uno
dei topolini e c’è, ovviamente, il principe azzurro. Mi piace l’idea di sognare
partendo dalla realtà di tutti i giorni, e ambientare Cenerentola ai giorni
nostri, nella città di Milano, mi ha divertita molto ed è stato un bel modo per
ricominciare a sognare.
Nel 2014 il
racconto "La mia mamma lavora" viene inserito nell’antologia "Buon lavoro".
Quale genere letterario senti più nelle tue corde? Il racconto o il romanzo e
perché?
Credo di non
essere ancora in grado di rispondere. Ho scritto testi di lunghezze molto
diverse e tutti mi sono serviti a mettere alla prova la mia scrittura. Diciamo
che scrivere storie lunghe mi costa ancora parecchia fatica, lo ammetto, ma è
anche la mia ambizione.
E ancora nel
2014 esce il romanzo "Le regole degli amori imperfetti". Cosa troveranno i
lettori al suo interno?
"Le regole
degli amori imperfetti" è la storia di due donne che non possono amare come
vorrebbero, che hanno la felicità a portata di mano ma per motivi diversi, non
la afferrano. I lettori ci troveranno l’atmosfera fuori dal tempo di un borgo
arroccato, il rituale del tè come momento di solidarietà femminile e come
piacere dei sensi. E un magnifico giardino delle camelie in cui bere il tè
insieme alle protagoniste.
Qual è stato
l’input per questo romanzo e quale messaggio hai voluto lanciare?
Questa
storia ha preso una strada tutta sua fin dall’inizio, portandomi dove io in
realtà non avevo intenzione di arrivare. Quindi in un certo senso bisognerebbe
chiederlo a lei! Io volevo raccontare l’universo del tè, dei suoi sapori,
l’intimità che riesce a costruire fra le persone. E volevo arrivare a dire che
per gustarsi il tè non c’è bisogno di regole, così come il romanticismo non
ammette regole e l’amore ancor meno. È quello che imparerà la protagonista, che
voler fare la cosa giusta, spesso, è solo un modo diverso di chiamare la nostra
paura di essere felici, una scusa per tirarci indietro al momento decisivo.
Quali
tematiche affronti in "Le regole degli amori imperfetti"?
Parlo del
tè, della solidarietà femminile, delle “chiacchiere delle donne che ci salvano
da noi stesse”, come dice una protagonista. Parlo di amori perduti, di amori
che ci sembrano impossibili, del nostro rapporto intermittente con la felicità,
quella felicità che non ci fa sentire leggeri, dice Elisa a un certo punto, ci
fa sentire fragili. E vivi.
Tutte le tue
pubblicazioni sono edite da Emma Books. Consiglieresti questa casa editrice
agli esordienti?
La
consiglierei a tutti, non solo agli esordienti. Emma Books è una casa editrice
speciale, chi ci ha avuto a che fare lo può confermare. Ci si sente a casa. È
abbastanza piccola da potersi permettere di sperimentare, abbastanza grande da
creare una rete di scrittrici che si aiutano a vicenda e crescono insieme. È un
modo nuovo di intendere il rosa, più moderno, più vicino a certe tematiche
sociali, che secondo me riesce molto bene in un’impresa difficile come
coniugare il bisogno delle donne di emozionarsi e la loro forza e la loro
capacità di combattere. Ma soprattutto è una casa editrice che lavora ancora
“all’antica”, pur puntando tutto sul digitale, con una grande cura dei testi,
un attento lavoro di editing. Chi ha letto "Love Trainer" e poi legge "Le
regole degli amori imperfetti" capirà che cosa intendo. Nello scarto fra questi
due testi, che pure ho amato molto entrambi, c’è tutto il lavoro che Maria
Paola Romeo ha fatto con me, per indirizzarmi nella scrittura verso quello che
volevo raccontare davvero e non avevo il coraggio di fare. Un po’ come succede
a Elisa, in fondo, la protagonista di "Le regole degli amori imperfetti"!
Sei membro
dell’associazione EWWA. Di cosa si tratta nello specifico? Raccontaci la tua
esperienza.
Sono una
delle primissime iscritte a Ewwa e ne vado molto orgogliosa. Per me è nata come
una rete di amiche e conoscenti che si davano una mano a vicenda in tanti modi
diversi. E anche adesso che l’associazione cresce rapidamente, credo che stia
conservando lo stesso spirito. Se ho
qualche dubbio, se ho bisogno di un’informazione o anche solo di un po’ di
incoraggiamento, so di potermi rivolgere a loro.
E sempre con
l’associazione EWWA, hai pubblicato il racconto "Brave signore" inserito
nell’antologia "E dopo il carosello tutte a nanna". Parlaci di questa interessante iniziativa.
È un omaggio
corale (siamo più di 80!) ai sessant’anni della Rai e trovo che sia molto bello
il modo in cui ciascuna di noi ha contribuito con tasselli diversissimi, ma
proprio per questo tutti indispensabili gli uni agli altri. È un ritratto della
Rai, dei tanti programmi che ne hanno fatto la storia, del significato della
televisione nelle nostre case, ma è anche un ritratto delle tante voci che
compongono Ewwa.
Hai qualche
altro progetto in cantiere di cui vuoi metterci a parte?
Ancora no.
Sono ancora con la testa e con il cuore a Roccamori, non riuscirei a dedicarmi
ad altro. Non subito. Ma non vedo l’ora di rimettermi a scrivere.
E’ stato un
piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!
Grazie!
Per seguire Mara MARA ROBERTI
Meravigliosa Mara!
RispondiEliminaHo letto Le scarpe sono desideri e Love Trainer e li ho trovati piacevolissimi. Così come i suoi racconti. Brava Mara!
RispondiElimina