Ciao Beatrix, benvenuta nel mio blog. Partiamo dallo
pseudonimo con il quale firmi le tue opere, perché questa scelta
letteraria?
Ciao Linda, grazie per avermi ospitata e per questa domanda
che mi consente di parlare del mio pseudonimo. Infatti Beatrix K mi sta molto a
cuore, è la parte creativa di me, e mi firmo così da quando sono piccola. Mi
diede questo soprannome il mio primo allenatore di pre-pugilistica e,
trovandolo molto affascinante, l’ho sempre mantenuto.
La laurea in Comunicazione, la specializzazione in
Informazione e Sistemi Editoriali e l’iscrizione all’albo dei giornalisti
pubblicisti. Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura?
Tutto il mio percorso di studio e di lavoro si basa sulla
scrittura semplicemente perché la scrittura è la mia vita: non ho ricordi di me
senza una penna in mano o un libro da leggere, sin da piccola ero affascinata
dalle parole e sono stata precoce nello scrivere e nel parlare, ho sempre avuto
molta fantasia e la necessità di alimentarla. Da piccola avevo sempre con me un
vecchio registratore a cassetta e intervistavo i miei familiari, per cui direi
che la scintilla è nata con me.
Da dieci anni collabori con riviste cartacee e giornali
online, lavori in qualità di editor per autori e case editrici. Dove trovi il
tempo per scrivere?
Il tempo per scrivere si trova sempre anche nei periodi più
densi, anzi, è proprio in quelli che si fa più necessario. Sarebbe come vivere
in apnea altrimenti. Spesso scrivo di notte se non ho tempo di giorno, oppure
su foglietti improvvisati anche in metro durante gli spostamenti quotidiani.
Dappertutto e in ogni momento utile insomma.
Conduci anche laboratori di scrittura per ragazzi disabili.
Parlaci di questa interessante iniziativa.
Ho iniziato a lavorare in contesti di disagio sociale nel
2005 nell’ambito dell’arte-terapia, che può riguardare i più diversi campi
artistici: dalla danza, al teatro, al canto, al disegno alla stessa scrittura.
Mi è capitato di condurre laboratori di giornalismo o di scrittura creativa sia
con ragazzi disabili che con minori in transito in Italia da Paesi dilaniati
dalla guerra e, sebbene le problematiche siano differenti, esiste la stessa
necessità di espressione e di ascolto e la scrittura è in questo senso un
canale privilegiato poiché, grazie alla presenza di un foglio bianco tra se
stessi e il mondo esterno, regala la possibilità di raccontarsi e aprirsi senza
alcuna vergogna, accettandosi per come si è e prendendo coscienza della
ricchezza delle proprie emozioni. La scrittura è un’ancora di salvezza
talvolta. Per me lo è sempre stato e per questo desidero mostrare anche ad
altri questa via.
Possiamo definire il progetto ‘Inthematrix.it’ il
catalizzatore per la tua carriera di autrice. Di cosa si tratta nello
specifico?
'Inthematrix' è un progetto che cullavo da tanto e che da
luglio 2014 è diventato effettivo, anche grazie alla realizzazione di un sito
internet da parte del mio amico e collega Marco Lipford. Nasce dall’esigenza di
lavorare in proprio e di catalizzare su un’unica piattaforma tante diverse
professionalità che possono cooperare per la produzione di un unico risultato:
un libro. Il prodotto libro è in effetti qualcosa di complesso: c’è chi lo cura
(l’editor), chi lo revisiona (il correttore di bozze), chi lo impagina e confeziona
(il grafico), chi lo presenta alle case editrici (l’agente), chi lo promuove
(l’addetto stampa), chi lo traduce (il traduttore) e così via. Bisogna unire le
forze e credere in un’editoria sana, dove ogni professionalità mette a
disposizione la sua competenza per tirar fuori dall’autore il meglio, e da
autrice avrei sempre sognato di aver a disposizione un servizio simile: da
questo bisogno nasce inthematrix.
Nel 2013, partecipi al Premio 'Io Racconto’ e il tuo lavoro
“Estate del terzo tipo” viene inserito in un’antologia. Di cosa si tratta?
Il Premio 'Io Racconto' l’ho conosciuto su Facebook e
nell’estate del 2013, avendo scritto un racconto interessante, decisi di
iscrivermi, come primo tentativo di partecipare a un contest. Non ho vinto, ma
il racconto “Estate del terzo tipo” fu comunque selezionato per entrare a far
parte dell’antologia del premio, dunque fu la mia prima effettiva pubblicazione
di un racconto. Era uno scritto di fantascienza, quell’estate stavo leggendo
Dick, uno dei miei autori preferiti, e dunque ero molto suggestionata da
visioni cibernetiche della realtà.
Nel 2015, partecipi al concorso ‘Caterina Martinelli’ e il
tuo racconto “Il sogno americano” riceve la menzione d’onore. Cosa ricordi di
questa esperienza?
Non ho mai partecipato a molti concorsi, ma quest’anno ho
deciso di mettermi alla prova, sento il bisogno di confronto ed è questo il
significato dei concorsi secondo me. “Il sogno americano” si basa su
un’esperienza reale, trasfigurata dalla mia fantasia e dunque lo definirei
comunque un racconto di genere fantastico.
Sebbene lì per lì mi piacesse quella storia e il modo in cui l’avessi
resa e avessi ricevuto pareri positivi delle persone che l’avevano letta, non
avrei mai creduto di riuscire a rientrare tra i primi dieci racconti del Premio
e di ricevere quindi la menzione d’onore, mi sento molto felice di questo
risultato e molto più fiduciosa verso il mio futuro di scrittrice.
Sempre nel 2015 esce il tuo romanzo d’esordio “La leggenda
degli Intarsicats”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
I lettori troveranno una storia di fantasia e un mondo
surreale che tuttavia ritengo non sia così tanto lontano dalla realtà di molti
di noi. Infatti, pur piena di elementi suggestivi e fantasiosi, “La leggenda
degli Intarsicats” è la metafora del percorso di crescita, periglioso e mai
scontato, di ognuno. Amori, amicizie, perdite, incontri, scontri: di questo è
fatta la nostra vita e così anche quella del protagonista Joao che ha però la
fortuna di poter compiere questo percorso non da solo, ma insieme agli
Intarsicats, felini dalle fattezze misteriose, in grado di metterlo in contatto
con le parti di sé più nascoste ma anche più forti e creative.
Come nasce l’idea per questo libro?
L’idea nasce spontanea in una sera autunnale, ma da tempo
covava in me. Infatti ho sempre ammirato i gatti e il mistero rinchiuso
all’interno dei loro occhi di ambra; la mia fantasia ne è sempre stata molto
colpita e da sempre sentivo il desiderio di poter immaginare una storia a
partire da questa suggestione. E poi, quasi per magia, il momento è arrivato e
la storia ha preso forma.
Quali tematiche affronti e quale messaggio hai voluto
trasmettere?
Le tematiche sono appartenenti alla sfera di crescita di un
bambino che deve diventare uomo e non capisce perché né tanto meno ha idea di
come si possa affrontare questo passaggio. Per cui le sensazioni descritte sono
sì autobiografiche, ma estendibili alla maggior parte di noi. Il mezzo che si
pone da medium tra il bambino che è in noi e l’adulto che gli corrisponde, così
come tra il mondo reale e quello fantasioso, è rappresentato dal gatto, perché
col suo mistero e con la sua essenza primordiale riesce a far entrare in
contatto il protagonista con se stesso e col suo fiume interiore, in un
continuo scambio di energia. L’animale infatti rappresenta nel romanzo la parte
più inconscia di noi, quella che a volte siamo costretti a soffocare perché la
società vuole così, e anche quella parte più vera e autentica, in grado di
farci compiere un atto di fede, avvicinandoci alla profondità del sentire.
Hai altri progetti in cantiere?
Sì, sto già scrivendo un altro romanzo, stavolta sarà
protagonista il mondo canino e sarà sempre un racconto fantasy, contaminato da
una storia thriller.
E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al
lupo.
Grazie di tutto, buona lettura a tutti.
Per seguire Beatrice BEATRIX IN THE MATRIX
Grazie per la bellissima intervista e per lo spazio che mi hai dedicato nel blog, è un'occasione per me molto importante. Le interessanti domande che mi hai posto mi hanno permesso di tirar fuori tematiche a me molto care, a presto.
RispondiEliminaBeatrix K
Grazie mille a te anche a me è piaciuto intervistarti :)
EliminaMi è piaciuta questa intervista perché in poche domande e risposte è riuscita a dare un ritratto vivido di Beatrix K. Una scrittrice chiara ma al contempo complessa che crede profondamente nel mestiere di scrittore o meglio nella necessità di scrivere. Mi interessano questi fili sociali che percorrono il suo lavoro , l amore per gli animali e per le persone che vivono svantaggi AUGURI per il suo primo libro e per quelli che seguiranno
RispondiEliminaGrazie :)
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