mercoledì 23 settembre 2015

Le autrici EWWA - INTERVISTA A FEDERICA D'ASCANI



Ciao Federica, è un grande piacere ospitarti nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao a te, carissima! Non sai che piacere è per me esserci, però se cominci così e mi metti fretta... Io preferisco svelarmi con lentezza :D

Diplomata in Lingue Straniere, sei un editor freelance, sceneggiatrice, autrice e agente letterario. Quando si accende in te la scintilla della scrittura?

Chiariamo che sono sceneggiatrice di fumetti alle prime armi, che potrebbe rivoltarmisi il mondo contro... Per quanto riguarda l'agente, idem come sopra e ho tanto da imparare, ancora. Per il resto.... Diciamo che io scrivo sempre, anche fosse solo una recensione, anche solo la lista della spesa (che non è mica così scontata come tanti pensano) perché devo sempre dire quello che penso. E alcune volte non so se sia un bene.

Di te dichiari: “Sperimento tutto ciò che ancora non sono in grado di fare perché penso fermamente che chiunque possa fare qualsiasi cosa, se davvero motivato.” Approfondiamo questa dichiarazione.

Mettiamola così: Jarod il camaleonte ha mietuto una vittima! Credo davvero che, con il giusto impegno e sacrificio, tutto sia possibile. Certo, ci sono delle differenze da persona a persona e il talento per determinati campi non è un optional, però mi piace pensare che per tutti ci sia una possibilità. Nulla è impossibile, se si vuole, ed è lo spirito che ho sempre adottato in ogni nuova sfida. Finora sono stata ripagata. 

Tra le tue passioni spiccano anche la pittura e la scultura. Parlacene.

Dipingere e modellare mi rilassa ed entusiasma. Ogni forma di arte mi piace, a dire il vero, così come il canto o la recitazione. Adoro “avere le mani in pasta” in tutto ciò che è in grado di esprimere uno stato d'animo. I colori, così come i volti, così come le note, aiutano a essere in pace con se stessi e gli altri. L'arte è armonia e descrivere la natura dell'uomo o del mondo tramite le proprie estensioni creative è una fortuna che ci è stata concessa e del quale voglio godere finché posso.

Sei da poco diventata sceneggiatrice di fumetti. Di cosa si tratta?

Sono tornata al mio primo amore, in verità. L'horror, la mia passione, il genere che più mi emoziona in assoluto. Certo, l'amore è l'altra fetta importante del mio scrivere, ma coronare il sogno di vedere le immagini che vedo nella mente mentre scrivo, e farlo con il genere da cui sono partita, non ha prezzo. Diciamoci la verità, dato che odio tanto quelle che se la tirano inutilmente: mi ha detto davvero bene. Sono capitata al momento giusto nel posto giusto. Poi è ovvio che mi sono dovuta guadagnare l'occasione, ma se non fosse stato per mio marito che si vanta di avere una moglie che scrive non avrei mai ottenuto la possibilità di sceneggiare storie della mia fantasia. Insomma, studio studio studio, ma alla fine: che soddisfazione! 

Dal 2009 hai pubblicato diversi racconti con Delos Digital, Dunwich, GDS, 0111 e altri editori. Se dovessi dare un consiglio agli esordienti come consiglieresti di approcciarsi a un racconto?

Leggere. So che gli esordienti se lo sentono ripetere di continuo e ne rimangono anche delusi. Loro vorrebbero il manuale per scrivere passo passo: come costruire la storia, come far emergere le proprie idee, la costruzione e blablabl. La realtà è che più della metà del lavoro lo si fa imparando dai grandi. E i grandi non sono tizio che ha scalato la classifica amazon ieri, ma i classici, i best seller di gente “con le palle” che sa parlare, oltre che scrivere, e sa argomentare. Leggere le loro storie, il modo che hanno di approcciarsi a un racconto, rivela quasi tutto ciò che c'è da sapere per fare bene il proprio lavoro. Poi ci sono i manuali, l'esercizio, i consigli e via discorrendo. Una cosa che a me servì moltissimo, all'epoca in cui uscii, fu il mondo dei forum con le loro palestre di scrittura. Tanti esordienti e tanti emergenti nello stesso posto con l'obiettivo comune di scrivere e farlo bene, divertendosi. Ecco, il divertimento è un'altra componente fondamentale, per me. Ridurre tutto ai sogni di gloria non porta proprio da nessuna parte.

Nel 2013 hai anche  pubblicato alcuni romance sotto lo pseudonimo di “Rebecca Dowl”. Perché questa decisione?

Come ho detto, io nasco come autrice horror. Ciò significa che il mondo romance era per me “questa oscura materia”. Avevo bisogno di impratichirmi, saggiare il mio valore, vedere fin dove potermi spingere e avere una palestra in grado di insegnarmi e darmi riscontro. Mentre usciva Rebecca Dowl, in contemporanea, nasceva anche Federica come autrice erotica e devo dire che se non fosse stato per Damster prima, e Delos dopo (Simona Liubicich mi rese più hot, diciamolo!) non sarei dove sto adesso. E per me dove sto adesso è tanto.

Nel 2008, esordisci con il tuo primo romanzo “Dacon, il delirio del male”, poi pubblicato in seconda edizione nel 2013. Perché un fantasy?

Dacon uscì per la prima volta nel 2008 con la 0111 edizioni e fu concepito come horror/fantasy. Quando lo scrissi, pur essendo soddisfatta del risultato finale (e io che non conoscevo il sacro mondo dei refusi!) non credevo di aver elaborato qualcosa di davvero pauroso, quanto una storia fantasiosa nei meandri di un inferno immaginario, con tanto di diavolo perfido e demoni malvagi. Questo finché la gente non iniziò a leggerlo. In realtà Dacon è molto fantasy per i miei canoni, ma molto horror per gli altri che all'epoca mi scrivevano per dirmi quanto li avessi impressionati. Per me era una bella soddisfazione, tanto più che era il mio primissimo lavoro. Conto di dargli una bella sistematina, a breve, perché rimane in ogni caso il romanzo del cuore, quello che ha segnato l'inizio della mia storia in qualità di autrice. 

Nel 2014 esce l’horror erotico “L'Inferno di Rebecca” e "Cristallo". Un accostamento di generi particolare, parlacene.

L'inferno è il libro che mi  ha portata  pensare di poter scrivere erotico, ma inizialmente la mente ha agito in maniera completamente diversa. Quella di Rebecca è una storia concepita per essere una denuncia. Di cosa? Della violenza in generale, ma soprattutto ai danni delle donne. Ho scelto l'ambientazione horror perché più semplice, per me, districare le allegorie di una malvagità che invece prende sempre più piede nell'epoca moderna e che di fantastico non ha proprio nulla. L'inferno è “tosto” e crudo proprio perché la violenza lo è, senza infiorettature, senza connotati positivi. Un incubo è un incubo, non ci sono vie di fuga, ed è bene che la gente inizi a prenderne atto. D'altronde per me scrivere è esternare e questo è il mio pensiero puro e semplice. Insieme a "Cristallo", l'Inferno è ciò che di più vicino a me ho scritto, perché tratta un tema, quello anche della violenza psicologica, che mi ha toccata da vicino e che spero sia possibile bloccare, prima o poi, come fenomeno sociale.

Nello stesso anno, pubblichi il romanzo erotico “L'Istinto di una donna” (Rizzoli) dove, in quest’ultimo,  affronti il tema dell’omosessualità. Perché questa scelta narrativa?

L'omosessualità, come anche il tema della disabilità e delle differenza, in generale, sono tematiche che sento mie, pur non avendo, nel caso dell'omosessualità, riscontri familiari o personali. Semplicemente credo di avere una responsabilità, in quanto autrice, e nel mio piccolo voglio sensibilizzare e portare alla “massa” il messaggio che ho ben chiaro dentro: ognuno ha il diritto di vivere come la natura lo ha creato. Nessuno ha la facoltà di scegliere cosa sia più giusto e chi abbia più ragione di esistere e vivere nella maniera migliore.

Nel 2015 pubblichi il saggio “Pensavo di essere un serial killer, invece... sono solo incinta” (Delos Digital). Perché un saggio? Perché la maternità?

Be', sono mamma di uno splendido bimbo e parlare della maternità mi sembrava doveroso, nei miei confronti e nei suoi, dato che è grazie alla gravidanza se ho avuto la testa di rimettermi a studiare e a scrivere con il giusto impegno. Però... Però, guardandomi intorno, ho visto che ce n'erano davvero tanti di saggi, tutti abbastanza seriosi, tranne alcune eccezioni, e tutti comunque incentrati sulle gioie di essere genitori. Nessuno ha indagato a fondo nel mondo sotterraneo che pullula laddove una vita cresce e pulsa: i parenti, i vicini, gli amici, i conoscenti... Tutte le persone che, dato che hanno una bocca per parlare, parlano e parlano, sputando sentenze non richieste e consigli che Dio ce ne liberi e scampi. Quando sono rimasta incinta ho deciso di dire la mia e l'ho fatto nella maniera più irriverente possibile. Sono fatta così!

E, nel 2015, esce sempre con Rizzoli “Splendido come il sole di Tulum”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Una Federica molto più vicina alla realtà di adesso, innanzitutto, che ha voglia di sognare, ma anche di ridere e di divertirsi assieme agli altri. La storia a doppio binario che ho scelto di raccontare è quella che può coinvolgere tanti perché narra di amicizia, di voglia di amore, della finzione che può celarsi dietro a parole vuote e alla promessa di un rapporto che spesso non è come si era immaginato all'inizio. Ho voluto osare, di nuovo, con il tema dell'omosessualità e questa volta in chiave maschile. Devo ringraziare Alessandra Bazardi, davvero, perché ogni volta mi consente di essere ciò che sono.




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Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?

Come ho detto, preponderante è il tema dell'omosessualità, ma anche dell'abbandono e del dolore di non avere una famiglia. Molte persone sono nate e cresciute in case famiglia e molte hanno subito mutilazioni affettive che difficilmente si rimarginano. Vi è poi ancora il tema della violenza psicologica che, come si è capito mi sta particolarmente a cuore, ma questa volta in chiave omosessuale. Perché la violenza non riguarda soltanto le donne e i bambini. La violenza può toccare chiunque e il maschilismo non è soltanto un modo di dire, ma uno stato d'animo e una modalità di pensare che dovrebbe essere estirpata una volta per tutte. 

Qual è stato l’input per questo romanzo?

Non ne ho uno in particolare. Volevo divertirmi pur trattando tematiche importanti.

Sei membro dell’associazione EWWA. Di cosa si occupa nello specifico e consiglieresti questa associazione alle tue colleghe?

Ewwa è una grande genialata, nata da menti brillanti e portata avanti con una passione che dovrebbe essere propria anche di tante nuove leve (io mi ci metto in mezzo, ovviamente). Un'associazione nata da e per le donne scrittrici o comunque impegnate nel capo artistico, che spazia dalla tv al cinema, al giornalismo alla letteratura. Un grande gruppo a cui fanno capo professioniste che non hanno bisogno di presentazioni da parte mia, ma che stimo e che hanno tanto da insegnare. I workshop organizzati durante l'inverno sono assolutamente imperdibili, vuoi perché si impara tanto, vuoi perché ti permettono di entrare in contatto con una realtà che fino a poco prima sembrava inarrivabile. Se consiglierei di associarsi a Ewwa? Certo che sì.

Con EWWA hai partecipato all’antologia “Italia: terra d’amori, arte e sapori” con il racconto “Il pontile della vittoria”. Di cosa si tratta?

"Il pontile della vittoria" è un racconto molto melanconico, pur essendo comunque incentrato sulla speranza per il futuro. Narrato sulla pietra del pontile della mia Ostia (litorale romano) il racconto è semplicemente una digressione sulla storia appena trascorsa di una donna vittima di un amore malato, per nulla positivo. Lo so, inizio a essere un po' monotematica.  Ma tenetemi così, vi darò soddisfazione a lungo andare! 

Hai altri progetti in cantiere?

Molti, troppi, tanto che credo di essere a un passo da ricevere una bastonata dalla mia super agente Bazardi, perché il mio cervello non riposa mai. La cosa più importante di cui però ho davvero pensiero è un romanzo storico che tratta della condizione dei disabili all'epoca dei manicomi. Un tema complicato, per nulla semplice, che però sfiora un'umanità propria di tante persone insospettabili che io adoro e che vorrei davvero avessero le luci della ribalta che meritano. Vedremo...

È stato un piacerissimo ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!

Il piacere è stato mio e non so come ringraziarti per avermi dato modo di parlare così tanto di me. Che il lupo campi tanto, per me e per te, che meriti tutto e di più! Un bacione a tutti!


Per seguire Federica   D'ASCANI FEDERICA

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