lunedì 22 febbraio 2016

INTERVISTA A FABIO STRINATI



Ciao Fabio, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te. 

Sono sicuramente una personalità complessa, un osservatore. Cerco di captare ogni cosa, anche la più piccola. Credo che noi siamo ciò che ci circonda. Le mie passioni hanno contribuito e contribuiscono tutt’ora alla mia formazione artistica e non solo. Ad esempio la mia forte passione per la montagna, per l’escursionismo: la montagna è immensa ed imponente, sembra che parli. La montagna vive e respira. La montagna è così grande, così superba, ma anche così umile: non ti fa mai pesare il suo essere superiore. Poi c’è la campagna, l’agricoltura: gli alberi da frutto: mi piace l’idea di poter intingere le mie mani ( da pianista ) nella terra. La terra è ricchezza, è cultura, è vita. Queste passioni le si possono trovare nei mie lavori poetici. I miei due libri hanno origini antiche, vengono da molto lontano. Le poesie arrivano e io le trascrivo. Ma questo lo faccio con consapevolezza. Mi piace essere lucido e produttivo nella poesia. La rispetto tantissimo, e merita la mia massima attenzione. E credo che anche lei mi rispetti molto. Lo sento, lo percepisco. 

Diplomato in ragioneria; sei poeta,  pianista e compositore. Quando decidi di impugnare carta e penna e dove trovi il tempo per scrivere?
 
Un giorno è composto da 24 ore: quindi direi che il tempo non è poco. Molto spesso vengo assalito dalla voglia di scrivere. Questo mi capita alla mattina davanti allo specchio quando mi rado, oppure quando sono in auto. O peggio, anche quando dormo. Durante il sonno, si è molto produttivi. Devo ammettere che tutto questo mi spaventà un po’. Non amo leggere i miei libri. Anzi, se posso li evito, gli giro alla larga. Ma quando decido di farlo, leggo le mie poesie e capisco che forse sto facendo la cosa giusta. Credo che la poesia sia stata sempre dentro di me: non ho fatto altro che tirarla fuori, farla venire in superficie. 

La passione per la musica classica ha radici profonde e l’incontro con il grande pianista Fabrizio Ottaviucci è fondamentale per te. Parlacene.   

La musica classica ( e non solo) è stata fondamentale per me. E lo è tutt’ora. Ma, questo vale per la musica in generale. Quando sento un cucchiaio sbattere dentro a un piatto di minestra, sono lì ad ascoltarlo. Sono innamorato e incantato dal suono. La musica è ricca di componenti: quando ero più ragazzino, ammiro i musicisti virtuosi, tecnici, brillanti. Con il tempo mi sono ammorbidito, e tutto quello che m’interessa ora, è il suono. Mi piace pensare e comporre di mente, e non di mano. Fabrizio Ottaviucci, oltre ad essere un grandissimo maestro, è anche un grandissimo amico. Fabrizio è un talento eccezionale. Riesce a trasmatterti l’amore per lo strumento. Conosciuto principalmente come interpretate della musica contemporanea. Ma lui è molto di più. Fabrizio Ottaviucci è un pianista diverso da tutti gli altri. Lui è il pianoforte sono un’unica cosa. Devo molto a lui. Anche nella poesia mi ha aiutato tantissimo. 

L’amore per la poesia ti conduce allo studio dei "grandi" della letteratura come Leopardi, Foscolo, Saba, Montale, Ungaretti, Cardarelli e altri ancora. Cos’è per te la poesia e come si coniuga con la musica?

La poesia è l’anima di ognuno di noi. Mentre la musica è ciò di cui si nutre l’anima. Sono molto diverse tra loro, ma si possono amalgamare bene: l’importante, è riuscire ad essere equilibrati nelle dosi. Capirne i loro limiti e le loro potenzialità. E questo è possibile farlo durante la fase della costruzione di un’opera. La parte che adoro di più, sia nella musica, sia nella poesia, è la gestazione. Dove tutto può accadere. Quando lavoro ad un libro, ho sempre le idee chiare, ma più ci lavoro, e più tutto si modula e si modifica. Questo è veramente eccitante. Per quanto riguarda i grandi della letteratura, che dire: lo studio, l’approfondimento, la curiosità, ecco, non devono mai mancare. Poi è chiaro che a un certo punto, ogni uomo deve prendere la propria strada. Per un periodo ho viaggiato tenendomi per mano con Montale. Ma poi, ho deciso di lasciarlo, e proseguire da solo. L’arte è avventura. Molto spesso ci si sente soli, ma in realtà non è così. 

Partecipi a diversi concorsi di poesia e sei finalista al XIX Concorso Nazionale D'arte, Cultura, Musica e Teatro dedicato a Mario Dell'Arco. Cosa ricordi di questa esperienza? 

Partecipare ai concorsi è un buon modo per capire te stesso, e capire cosa pensano gli altri di te. Non che sia di fondamentale importanza, o che sia obbligatorio, ma caspita, in questo mondo non siamo mica soli. Quindi credo che anche il giudizio altrui in qualche modo sia importante, ma come ripeto, non fondamentale. Ho un bellissimo ricordo di quella serata. L’atmosfera era giusta, equilibrata. Sono perennemente alla ricerca dell’equilibrio: ma senza ottimi risultati. Credo che l’equilibrio sia molto ditruttivo. Ma guardandomi bene intorno, credo che continuerò a cercarlo ancora. 

Nel 2014 pubblichi la silloge "Pensieri nello scrigno. Nelle spighe di grano è il ritmo", dalla quale alcuni componimenti saranno tradotti dalla poetessa Matutinovic. Daccene un assaggio. 

Il termine assaggiare lo associo di più alla musica che alla poesia. La poesia ha bisogno di tempi molto lunghi, di spazi profondi, di dimensioni nebulose e lunari. Ma con moltissimo piacere, darò un assaggio di questo libro. 
Ci tengo a dire, che si tratta di un libro molto particolare. Non ho un buon rapporto con questo libro. Mi ha sempre dato del filo da torcere. Avrei voluto spingerlo ancora oltre, ma non ci sono mai riuscito. Una scrittura molto lunare, onrica, nebulosa, nebbiosa e farinosa. Non ho mai letto questo mio libro. Ma intenderò farlo molto presto, magari, tra una decina di anni. 
Poesia - Palle di Cannone:

Frullo e non avaro
rasento il declivio delle isobare,
un baluardo di polveri che esili detergono
e macera uno sciabordio d’ali
lungo laterali sponde il bicipite d’avorio,
al molto è temperato assai,
più del quando tanto l’unico
come l’erboso manto. 

Nel  maggio 2015 partecipi alla manifestazione ‘FlussiDiversi, Poesia e Poeti di Alpe Adria’ e ti aggiudichi il Premio Gruppo Euromobil Under 30 per la poesia, grazie al quale hai la possibilità di lavorare con grandi poeti italiani e stranieri. Il concorso o premio letterario serve all’autore? 

Altra esperienza fondamentale, che non dimenticherò mai. Quando ripenso a quelle giornate mi commuovo tantissimo. Sono stato accanto a persone meravigliose, sensibili, eleganti nell’anima. E devo ringraziare Gordiano Lupi e Cinzia Demi che mi hanno aiutato in questo percorso: che mi hanno dato l’opportunità di pubblicare. Loro hanno creduto in me. Senza di loro non avrei fatto nulla. Io sostengo che l’autore abbia bisogno di essere incoraggiato. I concorsi sono un modo per venire a contatto con persone e situazioni, ma poi, il valore risiede in altre cose. Vincere un concorso è importante, ma: l’arte, la poesia, la musica, viaggiano su binari differenti. 

Nell’ottobre 2015, pubblichi “Un’ allodola ai bordi del pozzo”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?  

Sono molto affezionato a questo libro. Lo adoro. Ho lavorato con serenità. Il risultato è proprio quello che volevo. Ho lasciato da parte il tecnicismo, l’amizione, la sperimentazione. La penna era così leggera quando scrivevo....una sensazione unica. I lettori troveranno questa leggerezza. Non posso dire che si tratti di un libro pieno zeppo di felicità, ma ci sono momenti di svago e rilassatezza. Ci sono anche i refusi. Li adoro, adoro gli errori. Sono molto poetici. Hanno un grande valore per me. Forse non riuscirò più a fare un libro come questo. Ma uno basta e avanza.



http://www.amazon.it/Unallodola-ai-bordi-del-pozzo/dp/8876065911/ref=sr_1_2/275-0422858-5324417?s=books&ie=UTF8&qid=1455804957&sr=1-2




Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere? 

Io credo che l’artista abbia una grande responsabilità. Non puoi isolarti, non puoi restare ai margini. Se te ne stai sempre chiuso in casa, non pubblichi un libro come questo. Hai bisogno di uscire, di vivere. Le tematiche affrontate sono molteplici, ma quella più evidente, è la scelta. Questo libro parla di scelte. Ognuno di noi deve, o meglio, è costretto quotidianamente a fare delle scelte. L’imparzialità non è ammessa. Una decisione dobbiamo prenderla. Il dramma è che altri decidono per noi. Quindi la nostra scelta è quella di far sì che questo non accada. Poi è ovvio, la poesia è molto deviante, quindi il significato è molto in profondità. Bisogna scavare molto per attingervi. 

Qual è stato l’input per questo libro? 

L’input viene da molto lontano. La poesia ha una forma che ti permette, rispetto ad altre strutture, di essere libero. Molto libero. Ma quando si ha molta libertà, si rischia di forzare troppo, quindi, troppa  libertà non significa “ facile”. Sono alla continua ricerca di qualcosa, ma non so bene cosa. Il libro nasce da questo continuo ricercare. Non mi piace impantanarmi, restare immobile,aspettare. Devo muovermi, essere sempre in cammino. 

Hai qualche altro progetto in cantiere?  

In cantiere c’è un terzo libro di ispirazione religiosa. Questo libro non mi fa dormire la notte. Per il momento siamo ancora molto distanti, ma mi sta scegliendo piano piano. Con me non la spunterà facilmente. Credo che nel mese di settembre, o forse ottobre riuscirò a pubblicarlo o forse la prossima settimana: non dipende da me, ma dal libro. 

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!  

Grazie per questa opportunità. Ti invito a leggere i miei due libri. Augurandoti poi, buona fortuna!! Grazie ancora di cuore e crepi il lupo!

Per seguire Fabio  FABIO STRINATI








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