Ciao Emiliana,
benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao, Linda. Grazie, sono felice di essere ospite sul tuo blog.
Chi è Emiliana Erriquez? Una donna, moglie e madre di un bambino, innamorata
delle parole che ama leggere, scrivere, tradurre. Riservata, positiva, aperta
al confronto e pronta a dare il proprio sostegno, se necessario. Amo il cibo
vegetariano, adoro passeggiare e ascoltare musica. Vivo in una splendida cittadina
sulla costa adriatica e faccio lunghe passeggiate in riva al mare. Mentre lo
faccio, ovviamente, penso alle storie da raccontare. La mia mente non riposa
mai!
La laurea in Lingue e
Letterature Straniere e il Master in Traduzione inglese-italiano. Sei stata una
giornalista e ora sei una traduttrice, dove trovi il tempo per scrivere?
Non lo so nemmeno io! Però quando un’idea comincia a girarmi nella testa, faccio di tutto per
ritagliarmi degli spazi tutti per me. Di solito scrivo quando c’è una pausa tra
una traduzione e l’altra, di mattina o nel pomeriggio (se mio figlio non ha
impegni), ma mai di sera. Quello è un momento che dedico alla mia famiglia,
l’unico in cui ci ritroviamo tutti e tre, dopo una giornata di lavoro o studio.
È un momento prezioso che custodisco gelosamente.
Sei innamorata degli
Stati Uniti d’America. Perché?
Sono cresciuta con il mito americano. Guardavo i film
western con mio padre e "la Casa nella Prateria" con mia madre. Quando ho
cominciato a studiare la cultura americana a scuola, ne sono rimasta
affascinata. Ho avuto un’amica di penna per molti anni e quando ricevevo le sue
lettere sognavo quel mondo che lei mi raccontava dettagliatamente. L’ultimo
anno del liceo è stata anche ospite a casa mia per un mese e ho avuto modo di
fare pratica con l’inglese (una lingua per cui nutro una smisurata passione), e
siamo ancora in contatto dopo tutti questi anni.
In America ci sono stata diverse volte, ho avuto modo di
apprezzarne la cultura, visitare luoghi meravigliosi, conoscere persone
indimenticabili. Per certi versi, credo di avere un tipo di atteggiamento e di
mentalità che sono più americane che italiane. Ho anche vissuto lì per un breve
periodo, sperimentando la vita americana sotto ogni punto di vista. Il mio
sogno era quello di vivere in America per sempre. Poi la vita ha fatto in modo
che le cose andassero diversamente, ma l’America farà sempre parte di me. Ho
lasciato un pezzo di cuore in Texas, dove ho vissuto (e in ogni stato che ho
visitato), amici, legami importanti a cui non voglio rinunciare. Ci tornerò,
questo è inevitabile, perché ho bisogno di farlo di tanto in tanto.
Gestisci
personalmente il tuo blog Anima Indie. Di cosa si occupa nello specifico?
Anima Indie è stato pensato come uno spazio dedicato
esclusivamente agli autori indie, indipendenti, a quelli cioè che hanno scelto
di sperimentare la via del self-publishing, concedendosi anche di pubblicare
con case editrici se arriva l’occasione giusta. Sul sito pubblico post che
riguardano ogni aspetto dell’auto-pubblicazione, interviste, guest post di
autori indie o editor. Vorrei diventasse uno strumento utile per chi decide di
auto-pubblicarsi, un luogo dove ritrovarsi sempre all’insegna del ‘SOLIDALI;
NON COMPETITIVI’ (questo è il motto di Anima Indie). Per natura, non sono una
persona che ama la competizione. Da come la vedo io, c’è sempre da imparare
dagli altri, il confronto e il sostegno reciproco sono essenziali per me quando
instauro un rapporto, che sia professionale o meno.
Collabori con il blog
“Logokrisia”. Parlaci di questa iniziativa.
Logokrisia non è solo un blog. É un posto speciale. Un
altrove in cui rifugiarsi, in cui condividere emozioni, sensazioni, opinioni su
vari argomenti. Una finestra su un mondo tutto al femminile, coinvolgente,
libero. La redazione del blog è formata da uno staff di grandi professioniste:
Rosanna Santoro (autrice e editor), Francesca Mola (autrice e blogger), Bianca
Cataldi (autrice, editor, blogger), Sara Minervini (editor), Dirce Scarpello
(autrice e editor), Imma D’Aniello (autrice), Asia Francesca Rossi (autrice e
blogger). Entrare a far parte di questo staff è stato un ritrovarsi, un
riconoscersi a vicenda, un venirsi incontro. Un’esperienza intensa che voglio
vivere ogni giorno.
Nel 2006, partecipi al
Premio Giuseppe Sciacca con il saggio “Oriana Fallaci: una vita vissuta in
pienezza” e ti aggiudichi il primo posto nella sezione saggistica. Cosa ricordi
di questa esperienza?
Ho partecipato al premio quasi per caso. Ho sempre ammirato
Oriana Fallaci, mi piace il suo stile, il modo in cui giocava con le parole, le
sceglieva, le analizzava, le studiava. È uno stile unico, un modo di raccontare
storie che amo. Resta in assoluto la mia
scrittrice preferita, ho tutti i suoi libri e mi piace rileggerli anche a
distanza di anni. Il 2006 è stato l’anno della sua morte, evento che mi ha colpito
molto. Tanto che ho cominciato a scrivere di lei. E poi ho deciso che forse
valeva la pena dare una possibilità al saggio che ne era venuto fuori. Ricevere
quel premio ha significato molto per me.
Nel 2007 esordisci
con “Lasciami stare”. Di cosa si tratta?
"Lasciami stare" è una
sorta di flusso di coscienza. È la storia di una ragazza che di ritorno da un
viaggio in Salento comincia a riflettere sulla propria vita, riconosce gli
errori commessi in passato e comprende quanto sia stata fortunata e quanta
forza abbia avuto nel superare i momenti difficili. Ma è anche la storia di
Alina (che avviene nello stesso momento in cui la protagonista ritorna dal
viaggio). Alina è una bambina di undici anni che, suo malgrado, si trova coinvolta
in un attentato terroristico, la strage di Beslan, un evento realmente accaduto
il 1 settembre 2004.
Nel febbraio 2015
esce il racconto “Sono solo una bambina”. Daccene un assaggio.
Il personaggio di Alina è uno dei miei preferiti, tanto che
ho deciso di dare alla sua storia una vita propria, indipendentemente da
"Lasciami Stare". Ne è nato un piccolo racconto "Sono solo una bambina" che i lettori hanno amato e continuano ad
amare molto.
[...] Siamo vicino alla nostra aula, ma la oltrepassiamo per andare in cortile e prepararci per la parata e i festeggiamenti. Qualche amichetto mi saluta sorridendo, le loro mamme con un buffetto sulla guancia mostrano di avermi riconosciuta. C’è un gran movimento, siamo tantissime persone. La gente va in tutte le direzioni, parla, ride, scherza, sembrano tutti contenti. Raggiungiamo finalmente il cortile e restiamo qualche minuto in attesa dell’inizio della festa. Dimentico la mamma, presa come sono dall’eccitazione del momento. Chiacchiero allegramente con Svetlana, mi racconta delle sue vacanze e di come abbia finalmente imparato ad andare in bicicletta. E’ sempre stata insicura, non ha mai voluto sfidare le due ruote ed io l’ho sempre presa in giro per questo. Ad un certo punto due camion piombano nel piazzale della scuola, ne scendono decine di uomini incappucciati con la mimetica e donne in nero, si fanno spazio tra la folla, hanno armi in mano. Mi prende un tuffo al cuore. Diverse voci gridano come impazzite, ci ordinano di entrare subito nella scuola. Non capisco cosa stia succedendo, cerco la mamma con lo sguardo e non la trovo. I miei occhi spaziano in tutte le direzioni ma sembra scomparsa. Spaventata continuo a desiderarla con gli occhi, mentre una folla di bambini e adulti in preda al panico mi spinge verso l’interno della scuola. Ho paura, il cuore mi batte forte e non so cosa fare. Respiro a fatica, guardo con terrore i visi spaventati dei miei compagni e delle loro mamme. Voglio fuggire lontano, ma non posso. Voglio la mamma ma sembra dissolta nel vento. Voglio urlare ma la voce mi muore in gola, allora gli occhi mi si riempiono di lacrime. All’improvviso mi sento sola. Sono sola, senza la mamma. [...]
Nel maggio 2015
pubblichi “Il mare è sempre lì che ti guarda” tradotto anche in spagnolo.
Parlaci delle traduzioni, credi siano una buona risorsa per gli emergenti?
Io mi occupo di traduzioni da anni e lavoro con autori indie
americani. Credo che siano molto utili per chi si affaccia nel mondo del
self-publishing. Le traduzioni danno una certa visibilità, aumentando in questo
modo il numero di potenziali lettori. La cosa importante è cercare di affidarsi
a traduttori madrelingua, non mi stancherò mai di ripeterlo. Io, per esempio,
non faccio quasi mai traduzioni dall’italiano all’inglese. Se le faccio, mi
preoccupo sempre di sottoporre a un editor americano (a volte anche più di uno)
il mio testo che avrà inevitabilmente errori. Per quanto io possa conoscere l’inglese,
infatti, e parlarlo senza problemi da anni, non è la mia la lingua madre. La
lingua è in continua evoluzione, quello che andava bene prima può non andar
bene oggi. Vivendo in America, ho scoperto tante nuove espressioni, tante
sfumature che prima non conoscevo e che mi hanno aiutato a migliorare il mio
stile di traduzione. Quindi, il mio consiglio è affidarsi a un traduttore
madrelingua, solo chi vive sul posto può conoscere la lingua come i lettori a
cui è destinato il libro.
Nel novembre 2015
esce “Raccontami di te” traduzione italiana del libro che hai scritto in
inglese “Not This Time”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Troveranno la storia di Amira e Steve e del loro amore.
Descrivo le emozioni che due persone che non possono stare insieme provano, la
nostalgia di qualcosa che è stato, la speranza verso un futuro che sembra impossibile
da raggiungere. È la storia di un amore rimasto sospeso nel tempo.
Quali tematiche
affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?
"Raccontami di te" non è solo un romanzo d’amore. È la vita
vera, è quello che accade a due persone lontane unite da un legame invisibile
che supera il tempo e lo spazio. Il messaggio è uno solo: non si possono rinnegare
i propri sentimenti, ma a volte bisogna anche affrontare la realtà.
Qual è stato l’input
per “Raccontami di te”?
Chi mi conosce, sa che mi piace prendere spunto dalla
realtà. Così è stato per "Lasciami stare",
per "Sono solo una bambina", per "Il mare è sempre lì che ti guarda" e così
è stato anche per "Raccontami di te".
La realtà - le storie delle persone che mi circondano, un articolo di giornale, o un servizio al tg - è per me fonte di grande ispirazione. Mi piace raccontarla, anche se in versione romanzata. Grazie al mio passato da giornalista, so come raccogliere informazioni. Cerco di appurare le notizie, di scavare nella storia il più possibile, raccogliere dettagli importanti, descrivere le impressioni della gente. Poi nella mia testa mescolo tutto, ma cerco di inventare il meno possibile perché amo raccontare la verità, anche se questo significa che spesso nei miei libri non c’è l’happy ending. Ma questa è la realtà. La vita è imprevedibile.
La realtà - le storie delle persone che mi circondano, un articolo di giornale, o un servizio al tg - è per me fonte di grande ispirazione. Mi piace raccontarla, anche se in versione romanzata. Grazie al mio passato da giornalista, so come raccogliere informazioni. Cerco di appurare le notizie, di scavare nella storia il più possibile, raccogliere dettagli importanti, descrivere le impressioni della gente. Poi nella mia testa mescolo tutto, ma cerco di inventare il meno possibile perché amo raccontare la verità, anche se questo significa che spesso nei miei libri non c’è l’happy ending. Ma questa è la realtà. La vita è imprevedibile.
Sei membro
dell’associazione EWWA. Di cosa si occupa nello specifico e la consiglieresti
alle tue colleghe?
L’associazione EWWA è nata per promuovere e sostenere la
scrittura delle donne, attraverso workshop, seminari, corsi di scrittura creativa e di aggiornamento professionale, promozione e
organizzazione di eventi e manifestazioni. È un bel modo di fare rete, di
sostenersi, di crescere per un autore. Ho conosciuto grandi professioniste in
EWWA, persone talentuose che si sono mostrate sempre disponibili, aperte al
confronto. Grazie a EWWA ho incontrato lo staff di Logokrisia, per esempio.
Il tuo pensiero sul
self-publishing.
Adoro il self-publishing. Mi piace la libertà di scelta che
riguarda ogni aspetto della pubblicazione, la copertina, l’editing, il
marketing. Mi piace il confronto diretto con i lettori attraverso i social
media. Credo che il self-publishing sia una grande occasione che ogni autore
dovrebbe cogliere. Un modo per mettersi alla prova, per correggersi se
necessario, per sperimentare nuove strade, per crescere.
Quando l’ho scoperto, in America, mi sembrava un sogno. Ho passato
diverso tempo a studiare libri sull’argomento, a interfacciarmi con gli autori
americani, a seguire i loro blog, a lasciarmi ispirare dalle loro storie. Una
lezione che gli autori americani mi hanno insegnato, per esempio, è che da soli
non si va da nessuna parte e che fare rete è il miglior strumento di marketing
in circolazione.
Hai qualche altro
progetto in cantiere?
Primo fra tutti, la traduzione in inglese di "Il mare è
sempre lì che ti guarda"’ e il seguito di "Raccontami di te". (Sono affezionata
ai due personaggi e volevo vedere come andava a finire la loro storia…)
Poi, qui lo dico e qui lo nego, sto pensando di creare una
guida sul self-publishing. Vorrei che seguisse un po’ la filosofia di Anima
Indie, consigli pratici, esempi concreti senza troppi fronzoli. Vediamo se
riesco!
Infine un altro libro… ma non vi dico di più, deve essere
una sorpresa!
È stato un
grandissimo piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto.
Evviva il lupo! Grazie, Linda. Mi ha fatto molto piacere
fare questa intervista. Buona scrittura!
Per seguire Emiliana EMILIANA ERRIQUEZ - AUTHOR
Complimenti a Emiliana per l'energia che trasmette ogni volta che scrive!
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