lunedì 10 aprile 2017

INTERVISTA A MICHELE PORCARO



Ciao Michele, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Mi chiamo Michele Porcaro, sono nato a Benevento  ventun’anni fa, ma vivo da sempre a Ostia, sul litorale romano. Sono uno studente universitario, iscritto all’ultimo anno di Lettere Classiche. La mia laurea è prevista tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2018, dopodichè intraprenderò la specialistica in Archeologia Antica. Ho la passione della lettura e della scrittura, ma mi piacciono molto anche il cinema e la musica. Quest’ultimo hobby lo coltivo anche facendo  parte del “Coro Baba Yetu”, un coro appunto della Parrochia di Santa Monica ad Ostia. Nonostante la grande quantità di tempo che dedico ai libri (universitari e non) questo non fa di me un “topo da biblioteca”: per il resto i miei hobby sono quelli di un ragazzo di ventuno anni. Mi piace uscire con gli amici, prendere un caffè o un aperitivo, ma soprattutto chiacchierare con loro: infatti, come gli stessi protagonisti dei miei libri, amo molto conversare, e credo fortemente nel potere del dialogo e della parola.

Laureando in Lettere Classiche, sei appassionato di storia e archeologia greca e romana. Da dove nasce questa tua passione?

È nata per caso, a dire il vero, quando avevo 14 anni. Mi sono iscritto al Liceo Classico perché attratto dalle materie letterarie e umanistiche, ma quando ho cominciato a studiare la storia, la cultura e la letteratura greca e romana mi si è aperto un mondo; un mondo fatto di eroi, condottieri, dei, semidei, ma soprattutto di uomini e donne che preservano sempre una loro umanità, e che vivono quelli che sono valori e sentimenti che non hanno età né epoca. Dalla mitologia alla storia, dalla poesia alla prosa, abbiamo molto da imparare da quelli che sono i nostri antichi progenitori. Potrei spiegare per ore quanto e cosa significhi  questa passione, o meglio AMORE, per me, ma mi limiterò a dire che la maturità che ho raggiunto dai tempi del liceo ad oggi la devo in gran parte a questo mondo, che continuo ad adorare ed ammirare.

Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura e dove trovi il tempo per scrivere?

Ho cominciato a scrivere quando avevo circa… quindi o sedici anni, ora non ricordo di preciso. Scrivevo operette a tempo perso,  da piccoli racconti e romanzetti fino a commediole e tragedie, che ricalcavano le opere teatrali antiche. A diciassette anni cominciai a scrivere una sorta di Decamerone ambientato ad Ostia, nel quartiere dove vivo. Mi ero immaginato dei ragazzi della mia età (tra cui io stesso) che si raccontavano delle novelle e degli aneddoti di fronte a un falò in una fresca notte d’estate, dalle ultime luci del tramonto fino all’alba. Scrissi per mesi e mesi, e mi basai in parte su aneddoti che mi erano stati raccontati, in parte su leggende metropolitane legate al territorio ostiense e in parte su storie che mi ero inventato io di sana pianta. Tempo dopo, a causa dei troppi impegni, fui costretto a interrompere la stesura per un breve periodo. Quando, settimane dopo, rilessi quanto avevo scritto fino a quel momento, ritenni quell’opera sciocca e banale, e cancellai subito tutto ciò che avevo prodotto.Tutto.  Tentai anche di scrivere un Fantasy, ma anche in quell’occasione cancellai tutto dopo poco tempo.  Quando mi ritrovai a scrivere “La prigione di pietra”… lì fu diverso. In quell’occasione mi diedi un mantra, una sorta di parola d’ordine: “Non devo mollare, devo arrivare fino alla fine”. Quella perseveranza e quella tenacia fecero (possiamo dirlo, con il senno di poi) la mia fortuna!  
Per quanto riguarda il tempo che dedico alla scrittura: cerco sempre di trovarlo. Ci sono, come per tutti gli autori credo, periodi di massima ispirazione e fioritura della vena artistica che si alternano a periodi di “quiete”, ma cerco sempre di ritagliarmi un po’ di tempo che dedico alla scrittura: sulla metro, quando vado o torno dall’Università, il pomeriggio dopo pranzo, la sera prima di andare a dormire, o addirittura durante le notti insonni. Cerco sempre di trovare un po’ di tempo per scrivere. Quando sono ispirato o sento la necessità di scrivere, non c’è impegno che mi trattenga: devo subito mettere su carta (o su PC) quello che la mia mente produce!

Attualmente collabori presso KIM – International Magazine, in qualità di direttore della rubrica mensile “ANTE LITTERAM”. Di cosa si tratta?

Si tratta di una rubrica molto interessante, a mio dire: “ANTE LITTERAM” consiste in un’analisi  di quelli che sono i personaggi e gli eventi dell’attualità, che vengono affiancati, paragonati e confrontati con i protagonisti della storia antica. Ad esempio, nel primo numero di ANTE LITTERAM ho messo a confronto la politica nazionalista promossa da Trump e da Salvini con il Nazionalismo Romano rivendicato dalla figura di Catone il Censore, politico romano vissuto nel II secolo a.C. Il motto di questa rubrica è: “L’ATTUALITÀ LETTA CON GLI OCCHI DELLA STORIA. I PROTAGONISTI DELLE CRONACHE DEI NOSTRI GIORNI RIVISTI AL PASSATO, MENTRE I PERSONAGGI DELL’ANTICHITÀ VIVONO NELLA SOCIETÀ DI OGGI. POLITICI E SITUAZIONI CHE SI RIPETONO CON I LORO “CORSI E RICORSI.” In fin dei conti, è opportuno ricordare che “cambiano i giocatori, ma il gioco rimane sempre lo stesso”.

Collabori anche con Milena Edizioni in qualità di traduttore. Parlacene.

Si tratta di un progetto ancora non ben definito, che va sviluppato per bene, ma che piano piano sta prendendo piede e per il quale la Casa Editrice ha espresso un più che discretto interesse. Si tratta di una traduzione dal Greco Antico dell’ “Edipo Re” di Sofocle in dialetto napoletano. Da cosa nasce questa idea, apparentemente bizzarra? Dal fatto che l’Edipo Re rappresenta, da sempre, la più riuscita espressione del genio tragico dell’antica Grecia (in altre parole, la tragedia greca per eccellenza) mentre il dialetto napoletano ha avuto nei secoli un alto impiego nel genere teatrale, melodrammatico e macchiettisco. Voglio dimostrare, attraverso valide soluzioni letterarie, grammaticali e filologiche, che la lingua napoletana si sposa bene con quello che è lo spirito tragico greco. Ovviamente non è un’impresa facile… ma questo rende la cosa ancora più affascinante!

Dirigi una rubrica settimanale sul sito www.anticaeviae.com. Raccontaci qualcosa in più.

Per ANTICAE VIAE, progetto culturale che si occupa di organizzare eventi legati alla ricostruzione e alla rievocazione storica di ambito greco, italico, etrusco e romano, scrivo una rubrica settimanale che si occupa di analizzare usi, costumi, usanze e tradizoni del mondo antico (principalmente parlo di usanze greche e romane, ma non mancheranno digressioni su Italici, Etruschi, Persiani, Egizi e altri popoli dell’Antico Mediterraneo).  Mi piace riportare alla gente le abitudini e la quotidianità degli antichi, spiegandoli in modo semplice e conciso, ma senza sottrarre loro quell’aura di rispetto e riverenza culturale che meritano. Dai cibi ai costumi, dalle usanze alle feste, gli approfondimenti sono di vario genere e sono soprattutto comprensibili a tutti. Per il momento li pubblichiamo sulla pagina Facebook di ANTICAE VIAE. In seguito, verranno aggiunti sul sito www.anticaeviae.com , come in una sorta di enciclopedia online.

E nel tempo libero svolgi l’attività di rievocazione storica. Daccene un assaggio.
Sono membro di ben tre associazioni di rievocazione storica e di archeologia sperimentale: la prima è la LEGIO II PARTHICA di Albano Laziale, un gruppo il cui scopo è quello di ricostruire e rievocare la costumistica e le manovre militari della Seconda Legione Partica, legione che seguì l’Imperatore romano Settimio Severo durante le campagne in Oriente (195-198 d.C.) la quale è da sempre legata, per storia e tradizione, al territorio di Albano. Il secondo gruppo di cui faccio parte è la LEGIO IX HISPANA di Carbognano, che invece ricostruisce le panoplie, l’artiglieria e le strategie belliche della Legione Nona Hispana, legione protagonista della conquista della Britannia nel 43 d.C. E poi c’è il gruppo di ANTICAE VIAE, di cui abbiamo già parlato sopra. Nei primi due gruppi vesto i panni di un legionario romano, sottoposto a quella che è la dura e marziale vita del soldato, mentre per ANTICAE VIAE sono diversi i ruoli che ho interpretato: l’ultima volta, all’inaugurazione del Museo dell’Agro Veientano di Formello, ero un sacerdote del culto di Marte, dio della guerra.              
Inutile dirlo, ogni ricostruzione, ogni panoplia e ogni oggetto indossato è il risultato di un preciso e mirato studio delle fonti, delle iscrizioni e dei rinvenimenti archeologici.

Il tuo esordio avviene nel 2016 con il romanzo storico “La prigione di pietra”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Una storia nella storia! Un romanzo storico, a mio dire, deve essere un’opera che sia in grado di inserire personaggi di finzione all’interno di un contesto storico ben definito, affiancandoli a personaggi ed eventi realmente accaduti. Ed è proprio seguendo questo principio che ho scritto “La prigione di pietra”. Al suo interno il lettore leggerà la storia di Archippide, giovane oplita (ovvero “guerriero scelto”) dell’esercito di Atene, che vuole partire per la Seconda Spedizione in Sicilia (415 a.C.) e imitare le gesta dei grandi eroi, quali Eracle e Achille, di cui ha sentito parlare fin da bambino. Ovviamente la guerra si rivela per quello che è: un’esperienza drammatica e angosciante che non regala niente, ma anzi leva via tutto ciò che si ha di più caro. Inoltre, l’intervento degli Spartani contro Atene (siamo infatti durante la Guerra del Peloponneso, 430-404 a.C.) non può che peggiorare le cose. Quello che si legge in “La prigione di pietra” è una storia di amore, amicizia, coraggio, speranza, ma anche di paura, dubbi, nostalgia e incertezza su quello che il futuro riserva ad ognuno di noi, proprio perchè la Pizia sacerdotessa di Apollo predice al protagonista Archippide una “prigione di pietra” che segnerà la vita del giovane guerriero.


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Qual è stato l’input per questo libro?

Un esame di Storia Greca. Mentre leggevo tra le pagine del manuale questa impresa degli Ateniesi, intervenuti nella guerra tra Segesta e Siracusa, nella quale intervennero gli Spartani (da sempre nemici giurati della polis di Atene) immaginavo nella mia testa migliaia di soldati che combattevano tra di loro, stretti e compatti nella falange, scontrandosi con scudo e spada. Eppure, sebbene questo sia un capitolo morto importante della storia dell’Antica Grecia (l’esito di questa spedizione ha radicalmente cambiato gli esiti della Guerra del Peloponneso e, di conseguenza, il destino della Penisola Ellenica) non è stato mai troppo considerato né dai romanzieri storici né dai registi di Hollywood, che hanno preferito raccontare eventi ben più noti, quale la Guerra di Troia, le Guerre Persiane e le conquiste di Alessandro il Grande. Da qui è nata l’ispirazione che mi ha spinto a scrivere un libro, nonostante la mia giovane età. Un’impresa difficile e molto più grande di me, in cui però ho sempre creduto. Il mio consiglio, seppur scontato e banale, è proprio quello di credere sempre in quello che si fa e nelle proprie potenzialità.

Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?

Il mio obiettivo principale è sicuramente raccontare una storia. Una storia che sia di gradimento del lettore, che lo emozioni, lo incuriosisca e lo affascini. Mi piace descrivere le scene e le situazioni a tutto tondo: adoro sottolineare cosa i protagonisti indossino, che emozioni provino, dove si trovino e con che tono di voce si rivolgano agli altri personaggi, per fare in modo che chiunque legga le pagine dei miei libri possa come ritrovarsi la scena di fronte ai propri occhi, e magari immaginarsi quanto lucide siano le corazze dei guerrieri e quanto affilate siano le loro armi. Mi piace anche raccontare e descrivere le battaglie, cosa che, a quanto mi sembra di capire, non garba a molti autori. Ma uno dei miei obiettivi principali è quello di raccontare LA storia. Voglio parlare dei Greci e dei Romani nella loro integrità e nella loro purezza, senza stravolgere gli eventi, senza romanzarli a mio vantaggio e senza interpretarli a modo mio, come fanno i registi dei grandi Kolossal di Hollywood. Voglio ricostruire gli ambienti, i costumi, le usanze e il modo di parlare così come i filologi, gli archeologi e gli storici ce li hanno tramandati. Se anche uno solo tra i miei lettori, dopo aver terminato la lettura del libro, deciderà di approfondire lo studio della storia e della letteratura greca, posso dirmi soddisfatto!

“La prigione di pietra” ha ottenuto la menzione d’onore di “Miglior Romanzo Storico” al Premio Letterario “Urbe Parthenicum”. Cosa ricordi di questa esperienza?

Sicuramente il momento che porterò sempre con me è quando scoprii di aver vinto tale menzione. Ero alle prove del mio coro, quando mi squillò il telefono per una notifica che mi era arrivata. Svogliatamente e nervosamente aprii il telefono, convinto che fosse qualche mio amico che aveva scelto l’occasione più scomoda per contattarmi. Ma quando sbloccai il telefono, vidi che era una mail inviatami dalla giuria della commissione, che prima di tutto si complimentava con me per la caratura dell’opera, per poi annunciarmi la vittoria di tale menzione. In un balzo mi slanciai fuori dalla porta della sala prove, e uscii in fretta e furia. Piansi dalla gioia come poche volte mi è capitato in vita mia. Chiamai subito Bruno, il mio migliore amico che da un anno vive a Torino, e gli raccontai la mia vittoria con una voce strozzata dalle lacrime; lacrime che si mischiavano alle sue risate e ai suoi più sinceri complimenti. Seguirono poi le congratuzioni di quella che all’epoca era la mia ex fidanzata e di tutta la mia famiglia, che prontamente avvertii. Purtroppo non potei andare a ritirare il premio, perché il giorno della premiazione coincideva con la Laurea di mia sorella, ma la giuria è stata così gentile a spedirmi il premio a casa, e colgo l’occasione per ringraziarli!

Hai qualche altro progetto in cantiere?

Certamente! Più di uno, a dire il vero: il primo è “La lancia e la croce”, romanzo storico la cui uscità è prevista per quest’estate, che seguirà le vicende di Quintus Cassius Longinus, centurione romano spedito in Giudea, una provincia romana vessata da due enormi problemi: da una parte la ribellione degli Zeloti, partigiani ribelli per nulla intenzionati a subire il dominio romano e creano di continuo sommosse e rivolte contro il prefetto Pontius Pilatus, dall’altra la presenza di un insolito e particolare personaggio, Yeshua Bar Yosef, un carismatico predicatore galileo meglio conosciuto come “Gesù di Nazareth” che viene ritenuto da tutti un individuo pericoloso.
Nel 2018 uscirà poi “Il tramonto degli eroi”, un romanzo ad argomento mitologico che racconterà le vicende dei più famosi guerrieri del ciclo troiano (Achille, Aiace, Ulisse, Agamennone etc…) proprio dopo la conquista della città di Ilio. Per la stesura di questo romanzo mi baserò sui pochi frammenti di cui disponiamo del Ciclo Epico Troiano (Etiopide, Iliou Persis, Canti Cipri etc…) sulla Crestomazia di Proclo, sui Posthomerica di Quinto Smirneo  e sulle tradizioni successive da Virgilio in poi. Inoltre, come già detto più sopra, continuerò a lavorare su “Edip’o rre”, la traduzione in napoletano della tragedia di Sofocle, nella speranza che da semplice progetto si evolva in una certezza che vedrà la luce al più presto!

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca la lupo!
Il piacere è tutto mio, cara Linda. Mi raccomando, lettori del blog, continuate a seguire questa bellissima, bravissima e talentuosa blogger e scrittrice. Un saluto a tutti.

Per seguire Michele  MICHELE PORCARO AUTORE


 Booktrailer

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