QUARTA: Dayla è poco più che una ragazzina quando il suo villaggio sulla costa dell’Africa Occidentale viene attaccato e messo a ferro e fuoco. I sopravvissuti al massacro sono ridotti in catene, percossi e condotti al mercato degli schiavi più vicino per essere messi all’asta come capi di bestiame e stipati nel ventre di quelle grosse navi dirette a nord.
Il destino di Dayla sembra segnato: deve essere venduta a una ricca famiglia della nobiltà Tudor. Grazie al suo spirito fiero la ragazza riesce invece a fuggire e a rifugiarsi sotto falsa identità all'abbazia di Whitby, nell'Inghilterra del Nord. In quel luogo magico e pieno di speranze, tra mille ostacoli, continue sorprese e incontri che la cambiano per sempre, la vita di Dayla si trova inestricabilmente legata a quella di una terra dilaniata da lotte per la successione, complotti e scontri per la conquista del potere. Ma dove forse c'è ancora spazio per un amore puro e incontaminato...
Il libro si apre con una nave che affronta il mare in tempesta. Voltiamo pagina e la scena si sposta in un capanno dell'abbazia di Whitby, nel Nord dell'Inghilterra. Siamo nel 1520 e una schiava, Dayla, confessa al Priore il travagliato viaggio che l'ha condotta sin lì, in attesa di essere venduta ai nuovi padroni. La ragazza ha alle spalle esperienze dolorose e scioccanti e il futuro, dinanzi a lei, si prospetta non meno mortificante. Dayla non ha più una famiglia, una casa e la dignità tenta di galleggiare tra le onde dello scontento. Sarà proprio il Priore, nella sua infinità bonta d'animo, a mostrarle l'unica possibilità di riscatto.
Dayla si travestirà così da ragazzo, assumendo l'dentità di Jim, e inizierà a lavorare nell'abbazia. Qui, incontrerà nemici ma anche amici sinceri come Frate Geremia, il gigante buono, scoprirà il sapore della vera amicizia e il potere dell'amore.
La strada che Dayla dovrà percorrere sarà ardua e mai prevedibile, capace di coinvolgere il lettore in un crescendo di tensione sino all'epilogo impensato e totalmente spiazzante.
'Non appena uscii all'aperto, il sole caldo del primo pomeriggio mi accarezzò la pelle recando una piacevole sensazione, ma allo stesso tempo ricordandomi la mia Africa ... malinconici ricordi riaffiorarono nella mia mente: il sole cocente colorava di rosso le cime delle dune in lontanaza mentre io e mia sorella scherzavamo, tornando a casa con le giare piene d'acqua in bilico sulla testa.'
"La schiava dei Tudor" è una storia che mi ha coinvolto e mi ha fatto divorare le ultime pagine, incapace di staccarmi, incapace di andare a dormire senza conoscere il destino dei suoi protagonisti.
Un pregio del romanzo è la caratterizzazione dei personaggi che, malgado a volte compiano scelte discutibili e forse un tantino fuori dall'ordinario, è completa.Il lettore si appassiona a ogni singolo personaggio grazie alla narrazione onnipresente. Ed è sempre un dispiacere separarsene.
"La schiava dei Tudor" è un romanzo corale che narra la storia di un intero villaggio, di un'intera comunità con i suoi pregi e difetti.
I punti di forza del romanzo sono la scrittura fluida e scorrevole che ti spinge a proseguire, che ti introduce tra le strade del paese, tra le navate dell'abbazia, giù nei suoi sotterranei a scovare segreti addormentati nel passato.
I temi dominanti sono: il mistero, l'identità, le maschere che siamo costretti a indossare, la differenza tra classi e gli scheletri che si nascondono dietro un abito talare.
'La grande costruzione, velata tra la nebbia mattutina, sembrava magicamente sospesa e, sulle grandi vetrate della chiesa, i colori brillavano e riflettevano la luce in tanti piccoli fasci dorati. L'intero corpo dell'abbazia risultava splendido e surreale ... dentro di sè sapeva che quella era la sua casa e che lì sarebbe vissuto e morto.'
Devo, però, aprire una parentesi per i lettori interessati all'acquisto del libro. Il titolo è la pecca più grande che ho trovato, non si confà con la storia, non c'entra granchè con le vicende narrate, fatta eccezione per l'ambientazione nell'Inghilterra di Enrico VIII. Dayla non è la schiava dei Tudor, è semplicemente una schiava che vive al tempo dei Tudor. Trovo sia una precisazione importantissima per quanti vorranno acquistare il romanzo. Se credete di immergervi in una storia che profuma di arazzi e di vicende snodate alla corte dei Tudor, questo non è certamente il libro che fa per voi! Se, al contrario, cercate un romanzo che risuoni delle atmosfere trovate ne "I plastri della terra" di Ken Follet, questo libro senza dubbio vi appassionerà.
'Il vento scompigiò i capelli di lei e fece volare via un petalo della rosa che stringeva nella mano come qualcosa di prezioso. Si fermarono a pochi passi dal burrone e rimasero in silenzio a contemplare l'infinita bellezza del mare azzurro e luccicante. Dietro, solo le loro ombre che si allungavano sull'erba; di lato il vento che sussurrava, davanti ai loro occhi il mondo in quel momento tanto piccolo parve al confronto delle loro mani unite.'
La Izzo ha intessuto una trama particolare che mischia intrighi, tranelli e passioni a segreti inconfessabili e, sullo sfondo, un'abbazia e l'immensità del mare.
Se amate le ambientazioni storiche e le storie ambientate in abbazie e monasteri, questo è il romanzo che fa per voi. Un romanzo con una scrittura contemporanea che sa far avvicinare varie tipologie di lettori.
Recensione pubblicata anche sul Blog Letterario La Gazzetta dello scrittore alla sezione Virginia's Room.
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