venerdì 29 maggio 2015

LA VENDETTA DI DIO di Cristian Rossi

Oggi vi presento un romanzo che mi ha toccato e che ho letto davvero con piacere, un romanzo forte che tratta argomenti spinosi. Oggi parliamo de "La vendetta di Dio" di Cristian Rossi, autore che ho già avuto il piacere di ospitare nel mio blog.








SINOSSI: Città del Vaticano, giugno 1980. In una stanza preclusa agli sguardi altrui, il Santo Padre è sul letto di morte, circondato da suore piangenti. Padre Gabriel, segretario del Pontefice, prega per lui tra le lacrime. Un salto indietro nel tempo: è il 1944 e Padre Gabriel è un giovane prete appena giunto in Italia per prendersi cura degli orfani della guerra. Sin dal giorno del suo arrivo, gli diviene chiaro quanto sia arduo e pericoloso il suo compito: custodire bambini figli di ebrei, e dunque di ricercati, è un reato e i soldati tedeschi non aspettano altro che una scusa per compiere efferati omicidi. Malgrado la sua fede incrollabile, Padre Gabriel non può che chiedersi: dov’è Dio quando il male serpeggia sulla Terra? Come può permettere la morte dell’innocenza?
Un romanzo crudo e sincero che riporta alla luce gli orrori delle guerre mondiali, il dolore, l’odissea di una madre alla ricerca del proprio figlio, il senso d’impotenza dell’uomo dinanzi alla propria autodistruzione. Una narrazione scorrevole e commovente che apre il cuore e che, pur con ferrea lucidità, non cede nulla della sua intima tenerezza.






CITTA' DEL VATICANO 1980. Padre Gabriel assiste alla morte per cause naturali del Santo Padre, i suoi occhi commossi non riescono a trattenere il dolore per la fine del religioso e la memoria riavvolge la bobina del tempo, riportandolo a una sera di metà settembre in un orfanatrofio di Parigi.
Sono le ore 21.00 quando Padre Gabriel riceve una telefonata che cambierà tutta la sua vita, l'uomo infila pochi abiti in valigia e si prepara a raggiungere Milano per ordine del Vescovo: vivrà nel convento di Santa Maria e si prenderà cura dei bambini che vi alloggiano, per lo più ebrei sfuggiti ai nazisti.
Il viaggio verso il convento sarà imbrattato dalla violenza dei tedeschi che imperversano nel 1944 e, quello che appare un incarico come tanti, è destinato a tingersi d'orrore.
Il sacerdote si ritroverà in un convento precario, osteggiato dai nazisti, e s'imbarcherà in un avventura pericolosa con compagni di viaggio inaspettati, il suo scopo è preservare delle anime innocenti e condurle in salvo, ma siamo nel 1944, c'è la guerra e l'egemonia nazista non risparmia nessuno, nemmeno i bambini.






'Fissava i loro occhietti spenti nei quali non riusciva più a intravedere la gioia di vivere, di giocare, la spensieratezza tipica di un bambino della loro età.'







L'ambientazione la fa da padrone, il lettore viene trascinato sin dalle prime pagine in una clima di dramma e impotenza, quasi un preludio a ciò che lo aspetta tra le pagine. Viaggiamo assieme al protagonista tra Milano e Roma e assistiamo a scenari che sconvolgono e inquietano.
La caratterizzazione dei personaggi è ben fatta, l'idea di utilizzare dei bambini innocenti in contrapposizione al delirio della guerra è certamente azzeccata. Teniamo per mano delle creature cresciute troppo in fretta, costrette a maturare per colpa di un conflitto che cambia le persone, che ne annienta e dilania l'animo.
Ho amato la figura di padre Gabriel, un uomo prima che un sacerdote, incapace di resistere alla violenza, un uomo il cui Credo vacilla di fronte al Male. Ho apprezzato particolarmente la figura di Mark, una mosca bianca nel branco, e come lui ve ne sono tanti altri come Markus, come Giorgio, il partigiano: uomini-eroi che non hanno paura di mettere a repentaglio la propria vita per salvare vite innocenti, per ribellarsi ai soprusi del potere.
E come non adorare la figura di Carla? Una madre costretta a vivere senza il proprio figlio, costretta a subire le più basse nefadezze umane, costretta a prostituirsi, a umiliarsi, alternandosi tra campi di concentramento a squallide stanze da letto in compagnia dei suoi carnefici. Ma Carla è una madre e il coraggio di una madre può sconfiggere tutto, persino la guerra.
Mi ha molto colpito la caratterizzione di quest'ultimo personaggio da parte dell'autore, mi ha stupito come un uomo sia riuscito a entrare così nel profondo dell'animo femminile, a vivere la violenza sessuale in maniera così intima. Non è semplice e non è da tutti.






'Chiuse gli occhi: le apparve l'immagine di suo figlio che saltellava nei campi e lei con suo marito che passeggiavano sulla stradina sterrata che portava al convento. Poi un'ombra, un colpo profondo, un urlo. Gli occhi le si riempirono di lacrime che iniziarono a scorrerle come rivoli di acqua sul suo volto. Riaprì gli occhi. Sullo specchio si riflettè un'immagine diversa in cui Carla non si riconobbe.  In un raptus di rabbia la donna allontanò lo specchio dalla sua vista facendolo cadere a terra. All'impatto col suolo lo specchio di frantumò in mille pezzi così come era accaduto ai suoi ricordi e alla sua vita.'








Ci sono molte scene raccapriccianti nel romanzo, scene di forte impatto visivo ed emozionale, la guerra non è mai delicata e in questo l'autore ha reso alla perfezione la situazione che vivevano in quegli anni: morte, distruzione e bestialità hanno contraddistinto quell'epoca, il dramma si teneva per mano con la paura e a fare da collante c'era l'incognita che non ci fosse un domani. 
Le tematiche trattate sono: la guerra, la paura, la maternità, il coraggio, la religione vista come ultimo baluardo alla ferocia umana e le condizioni invivibili dei campi di lavoro tedeschi.
La contrapposizone tra Dio e Demonio, tra Bene e Male, tra bambini e carnefici è geniale e offre molti spunti di riflessione su uno dei capitoli più bui della Storia.






'Questo è il nostro ultimo viaggio. Da quando siamo saliti su questo treno siamo tutti uguali. Questo è il viaggio che ci porterà alla morte. Abbandoni ogni speranza di ritornare, ma una cosa non abbandoni mai: i ricordi. Li tenga sempre con sé, stretti vicino al cuore e vedrà che anche la morte le farà meno paura.'






"La vendetta di Dio" è la storia di un uomo di Chiesa e della sua missione per salvare delle anime innocenti che non dovrebbero mai vivere gli orrori di un conflitto, è una storia di eroi e di coraggio perchè sotto un cielo costellato dalle bombe siamo tutti uguali, anche i nostri nemici. 
Questo romanzo è un incentivo al perdono e all'espiazione, è una ricerca dei buoni sentimenti che contraddistinguono l'animo umano e ci insegna una preziosa morale: il Male è destinato a cadere e la mano di Dio è sempre pronta a sorreggerci.
Il libro di Cristian Rossi racconta la storia di uomini che non hanno perduto la propria fede, siano essi sacerdoti o soldati, è una celebrazione della speranza, perchè la fede alberga in noi bisogna solo trovare il coraggio di afferrarla e lasciarsi guidare da lei.
Consigliatissimo! 

'Non siamo tutti figli dello stesso Dio?'





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