Ciao Laura,
benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao
Linda! Innanzitutto grazie per l’invito.
Che
dire di me? Sono una sognatrice, disordinata e caotica. Amo la natura e il mio
lavoro e, dicono di me, che sono un maschiaccio, il che, per me, è un
complimento!
La laurea e
l’impiego come architetto e designer. Dove trovi il tempo per scrivere?
La
sera, nei fine settimana e in quello che in genere viene definito tempo libero,
ma che io in gran parte sfrutto per scrivere. Non ho la possibilità della
costanza giornaliera, ma non sono una persona con un’organizzazione rigida e
calendarizzata… quindi riesco a cogliere e approfittare di ogni momento o ritaglio
di tempo, che diventa quello buono per scrivere!
Tra le tue
passioni spicca la fotografia. Parlacene.
Ho
il ricordo di mio padre con la sua macchina fotografica, la borsa con tutti gli
obiettivi, le pellicole e tutti gli altri accessori. Quando ero bambina ne ero
affascinata. Dopo la sua morte l’ho ripresa in mano ed è diventata mia compagna
in ogni viaggio, gita o escursione.
Le
immagini per me sono serbatoi di ricordi. Ogni foto conserva gli odori, i
suoni, le sensazioni e le emozioni del momento in cui è stata scattata.
Due sono i Paesi
rimasti nel tuo cuore: la Scozia e l’Africa. Raccontaci qualcosa di più al
riguardo.
Il
viaggio in Scozia è stato un viaggio on the road con un amico. Era morta da
poco mia madre, e io avevo bisogno di riorganizzare la mia vita. Abbiamo affittato
un auto a Edimburgo e ogni giorno viaggiavamo fermandoci nei posti che ci
colpivano. Si dormiva negli ostelli, non avevamo prenotazioni e più di una
volta abbiamo rischiato di dover dormire in auto. Abbiamo evitato le grandi
città, visitando i piccoli paesini di pescatori, le scogliere e le immense spiagge.
E, naturalmente, i castelli e i suoi tanti ruderi. Ogni svolta della stretta
strada che serpeggiava nelle Highlands riservava particolari inaspettati:
animali, il rudere di una torre, un lago, un bosco. Quelle terre sono quasi
deserte e ancora incontaminate. E le poche persone che incontri sono di grande
cordialità e disponibilità.
In
queste terre ho ambientato la saga della Stirpe delle Lowlands: conservano
ancora quel qualcosa di magico per cui è facile vedervi delle creature come i
licantropi!
Che
dire invece dell’Africa?
È una terra che ti svela il vero volto della vita, quello che doveva essere il mondo all’inizio, cioè un paradiso. È un posto di contraddizioni, di assoluta povertà, ma che ha una profonda ricchezza che non si potrebbe mai quantificare in denaro.
È una terra che ti svela il vero volto della vita, quello che doveva essere il mondo all’inizio, cioè un paradiso. È un posto di contraddizioni, di assoluta povertà, ma che ha una profonda ricchezza che non si potrebbe mai quantificare in denaro.
Anche
questo è stato un viaggio on the road, con mio marito. Il nostro viaggio di
nozze. Quando dovevamo scegliere dove andare non abbiamo avuto dubbi: la
Tanzania. Anche qui, nessuna città, soltanto parchi: Lake Maniara, Serengheti, Ngorongoro, Tarangire. Si partiva
all’alba e si andava a “caccia” di animali. Ho scattato più di seimila
fotografie! Ma ogni cosa in quel posto era assolutamente meravigliosa e unica.
La luce, gli odori, l’aria… tutto ha un’altra prospettiva. Anche la caccia di
una leonessa in quel contesto non ha nulla di cruento: è la natura ed è giusto
così.
Di
sottofondo c’è il costante verso degli gnu che nella loro migrazione si snodano
lungo la pianura sino all’orizzonte. Ricordo ancora quel suono, così ritmico e
quasi ipnotizzante.
E
poi le persone. Il loro sorriso. Il sorriso dei bambini. Impolverati, senza
scarpe con vestiti variamente assortiti… il loro sorriso era vero e sincero.
Sapeva di felicità.
È
un luogo comune, ma esiste davvero il mal d’Africa. Quei posti ti restano nel
cuore lasciandoti una strana nostalgia.
Hai scritto
diversi racconti, pubblicati su blog letterari e dalla casa editrice Emma Books.
Come nasce un tuo racconto e, se dovessi dare un consiglio agli autori che
vogliono approcciarsi al genere, cosa suggeriresti?
Tutti
i racconti sono nati da uno spunto, un tema: la befana, il carnevale, le donne
e il lavoro, Matera… Poi arriva un’immagine o un personaggio e pian piano tutto
prende forma.
In
un numero limitato di battute devi riuscire a concretizzare una storia
completa, con personaggi che siano altrettanto definiti quanto quelli di un
romanzo. A volte è semplice, altre meno. Ci sono storie che mi accorgo che non
possono stare nei limiti di un racconto e allora le metto da parte, in attesa
di avere il tempo di raccontarle, ma altre invece sono nate per essere brevi.
Non so dirti se sia più complicato o più semplice scrivere un racconto o un
romanzo, credo che ogni autore trovi la sua forma per narrare, e ogni storia
detta i suoi tempi. Almeno, per me è così: sono loro o i loro protagonisti che decidono, dipende da
quanto hanno da raccontare.
A
chi vuole cimentarsi in questo genere posso soltanto dire di aprire il cuore e
lasciare che la storia che hanno dentro gli parli.
Nel 2012, pubblichi
il tuo primo romanzo “L’ombra della luna”, primo volume della saga "La stirpe delle Lowlnads", cosa troveranno i lettori al suo
interno?
È un paranormal
romance, con protagonisti i licantropi. Amo queste creature: unione di uomo e
animale, fortemente legati alla natura e all’istinto vivono i loro sentimenti
umani in maniera più intensa. Inoltre i lupi vivono in branchi, una struttura
sociale forte e solida in cui ognuno ha un ruolo nella gerarchia, ma anche il
più debole ha un valore.
Quali tematiche
affronti nel libro e quale messaggio hai voluto trasmettere?
Ogni
personaggio ha un suo background e porta con sé gli insegnamenti ricevuti e le
proprie esperienze. Ognuno di loro affronta un percorso di crescita personale
che lo porta spesso a mettere in discussione ciò in cui ha creduto fino a quel
momento. Non ci sono supereroi né guerrieri granitici intoccabili da ciò che
accade loro intorno: ciascuno sarà messo alla prova affinché possa trovare il
suo nuovo equilibrio e l’amore.
Le
donne sono protagoniste quanto gli uomini. I libri sono infatti sempre narrati
dai punti di vista dei due protagonisti – lei e lui. Non attendono che arrivi
l’uomo a salvarle, anzi, ne "L’ombra della luna", Alex è una guerriera e lei e
Michael si salveranno a vicenda.
Qual è stato
l’input per “L’ombra della luna”?
"L’ombra
della luna" è nato con Alex. Le immagini di lei, nell’arena, con le spade in
pugno, che lotta sono state l’inizio di tutto. La sua personalità, la sua
storia erano già lì, poi anche gli altri personaggi si sono definiti in maniera
sempre più chiara.
E nel 2013 pubblichi il secondo volume
“La luce della luna”, di cosa si tratta?
Qui viene approfondita la storia di Elena e Ty,
ma anche ciò che si muove nell’animo di
Christopher, dopo quanto è accaduto ne L’ombra della luna.
In
questo secondo libro ho portato un pezzo della mia terra. La protagonista è una
palermitana e parte dell’azione è spostata in Sicilia. Qui da noi c’è la
leggenda dei lupunari e quella delle “bestie” di Palazzolo Acreide, ma di
questo narrerò più in là!
Nel 2015 è poi
la volta del racconto “L’eredità”. Perché
il fantasy?
"L’eredità"
parla delle origini, di come nacquero clan e branco. Ma anche dei loro
antagonisti. Parla
di onore, di dedizione e dell’affetto che lega due fratelli.
La
scelta del fantasy è stata un prolungamento naturale delle mie letture. Ho
sempre amato questo genere, poi, con "Twlight", ho scoperto il paranormale che mi
ha incuriosito per questa commistione di realtà e immaginazione, da qui il
passo a cominciare a scriverne è stato breve!
Sei membro
dell’associazione EWWA, di cosa si occupa nello specifico e la consiglieresti
ai tuoi colleghi?
L’associazione
nasce sulla scia del Women’s Fiction Festival di Matera e delle associazioni
americane di scrittrici femminili. È una grande comunità che comprende autrici,
blogger, traduttrici e quant’altro ruota intorno al mondo della scrittura. Ci
si aiuta, ci si sostiene, si fanno convegni e corsi e molte altre attività
legate alla narrazione e non solo.Io
mi occupo degli eventi in Sicilia. È stata una bellissima esperienza: abbiamo
organizzato eventi che intrecciavano alla scrittura altre arti – come il disegno – o discipline – come la
psicoterapia. Perché il narrare è qualcosa di insito nell’uomo stesso.
Lo
abbiamo anche fatto diventare un gioco, presentando La luce della luna con una
partita di gioco di ruolo, e interpretazione, con la lettura dei racconti della
prima antologia EWWA.
È
un modo per fare rete, e non posso che consigliarlo a tutte le colleghe.
Partecipi alla
prima antologia dell’associazione “E dopo Carosello tutte a nanna” con il racconto “Autostrada Palermo
– Capaci”. Di cosa si tratta?
Il
tema dell’antologia era 'mamma rai'. Ho scelto di raccontare un evento che è
rimasto impresso nella mia memoria e che ha cambiato il mio modo di vedere le
cose. Un evento che ha scosso l’Italia intera e che è ancora vivo negli animi
tutti: la strage di Capaci. La scrittura è intrattenimento, ma può anche esaminare
temi importanti, e così, anche se in punta di piedi, ho voluto parlare di
qualcosa che sta a cuore di molti. Per non dimenticare.
E con il
racconto “Il mio compito” partecipi anche alla seconda antologia “Italia: terra
d’amori, arte e sapori”. Parlacene.
È
un racconto breve, intimo, ma anche universale. La protagonista può essere
ciascuno di noi e il suo dolore quello di qualsiasi persona, così come la
speranza e la consapevolezza di non essere soli. Spero che arrivi questo a chi
lo leggerà.
La tua ricetta
“Il gelo di mellone” viene inserita nell’antologia EWWA dedicata ai sapori
d’Italia dal titolo “Ricette dall’Italia: terra d’amori, arte e sapori”. Raccontaci qualcosa.
Il
gelo è una ricetta tipica palermitana. Sa di estate, di sole, di mare, di
famiglia, di amici, di gioia.
Non è una gelatina, la consistenza è più simile a quella di un budino. E il “mellone” è l’anguria, che accompagna le nostre estati da sempre: non manca mai sulle nostre tavole.
Non è una gelatina, la consistenza è più simile a quella di un budino. E il “mellone” è l’anguria, che accompagna le nostre estati da sempre: non manca mai sulle nostre tavole.
È
una ricetta legata al passato: mi ricorda mia nonna e le riunioni familiari
della domenica, ma anche il presente, con la gara di gelo che ogni anno
organizziamo con gli amici ed è un momento di gioioso convivio (io faccio
l‘assaggiatrice, il cuoco è mio marito!).
Hai qualche
altro progetto in cantiere di cui vuoi metterci a parte?
Al
momento lavoro a due progetti: il terzo libro del "La Stirpe delle Lowlands",
quello su Christopher, e un racconto per
la collana 'cocktail' della Emma Books. Ma non posso dare altri dettagli!
E’ stato un piacere
ospitarti nel mio blog, in bocca al lupo!
Grazie!
grazie di cuore Linda! <3
RispondiEliminagrazie mille a te <3
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