martedì 9 giugno 2015

INTERVISTA A SIMONA DIODOVICH



Ciao Simona, bentornata nel mio blog, avevamo già avuto occasione di conoscerti come illustratrice e ora, con mio grande piacere, torni in veste di autrice. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Linda! Ma è un piacere essere tornata qui. Sono di parte se dico che io ti adoro? Eheheh, mi sa che in un’intervista non si dice… cosa devo dire di me… oddio, se dovessi descrivermi in tre parole ti direi: tenace, solare e imprevedibile, sono di sicuro i tre aggettivi che mi rispecchiano di più. Inutile dire che io sono e rimango una persona allegra, difficilmente mi arrabbio, sarà capitato tre volte in tutta la mia vita. Intendo però per cose serie eh… il mio entusiasmo è sempre a mille, secondo me è perché la mia parte bambina è molto sviluppata, non l’ho mai fatta morire con i problemi che la vita riserva a ogni persona. Sono tenace, maledettamente tenace, dove voglio arrivare arrivo. Non mi importa se ci metto tanto, non mi crea problemi se è difficile. Non posso percorrere la strada dritta e cioè quella semplice? Mi siedo e valuto le vie alternative, l’importante è che mi facciano arrivare dove voglio. Sono la regina delle vie alternative. Di solito ci si mette più fatica e impegno eh? Però i risultati poi si vedono nel tempo. Imprevedibile. Mamma mia, come non amo la noia, per cui in ogni mia azione, anche dal semplice uscire di casa e la strada da percorrere per arrivare in ufficio, evito la routine. Figuriamoci nel lavoro. Ecco, questa sono io. Casinista nata, mai vergognosa, imprevedibile e combattente.

Sei grafica pubblicitaria e vanti una percorso professionale di tutto rispetto: ventisette anni di esperienza. Dove trovi il tempo per scrivere e quando si è accesa in te la scintilla?

Io creo sempre. Quand’ero piccola creavo personaggi di mia fantasia. Una notte mi sono svegliata di colpo con una storia in testa. Era un pezzo del libro di Il mio nome è Carlie. Però la mattina dopo andai in ufficio, ricordo che ero veramente di corsa con le consegne e questa storia girava nella mia mente. Aprii un file in word e iniziai a dare corpo alla storia. Non avrei mai pensato di poter scrivere un libro. Il mio sogno è sempre stato quello di creare personaggi e storie per farne cartoni animati. Non avrei mai pensato di farlo e ora sono all’ottavo libro in due anni e mezzo.

Hai anche lavorato con la grande Alessandra Valeri Manera per Canale 5, per la Medusa. Hai proseguito come fumettista disegnando il Dottor Sorriso per la ‘Fondazione Garavaglia'. Parlaci di queste due esperienze.

La mia fortuna fu incontrare questa donna meravigliosa che faceva scattare sull’attenti tutte le persone che la circondavano per lavoro. Me compresa. Ho imparato molto da lei: professionalità, rispetto, puntualità e impegno. Potessi tornare indietro farei ogni passo di nuovo perché mi ha portato qui, in grado di gestirmi quattro tipi di lavoro differente, senza panico, senza ansia con un evviva agli imprevisti. Molte persone crollano con queste tre cose. Lei invece mi fece crescere con un “Sei di corsa perché te l’ho dato oggi il lavoro ma doveva essere fatto per l’altro ieri? Be’, ti siedi, e finisci in fretta tutto, con calma!” ergo: niente panico, non ti aiuta affatto.
Disegnare il Dottor Sorriso è divertentissimo, i disegni li ho inventati io, per cui ci vado a nozze, io non amo copiare il lavoro degli altri, ma da sempre, a parte lo stile giapponese, per cui è una meraviglia per me.

Di te dichiari: “Ventisette anni fa, quando iniziai la carriera nell’editoria, un mio collega mi paragonò a un uragano, una bomba pronta a esplodere con mille sentimenti e Cleopatra, in un disegno. Ecco, non c’è niente di meglio per descrivermi. Questa sono io.”. Approfondiamo questa dichiarazione.

Ahahah, oh mamma.
insomma, io in un anno metto fuori quattro libri, corretti, impaginati da me, con la cover fatta da me, versione epub e mobi fatta da me, mentre disegno, inchiostro e confeziono lavori di grafica e nel frattempo creo libri per l’anno dopo, forse per gli anni dopo, ho molte amiche, amici, ho molti hobby, una famiglia a cui dar retta, una gatta, la nonna da chiamare tutti i giorni, pubbliche relazioni normali e leggere, film, telefilm etc…  sempre allegra, potrei essere un carica batteria vivente sempre su di giri ed entusiasta di ciò che faccio: come la definiresti una persona del genere?  Sono un uragano, ma per davvero. I miei sentimenti non vengono mai nascosti, troppo spreco di energie, io faccio e dico quello che mi sento, sempre nel rispetto delle altre persone, e se questo significa che ho voglia di parlare con perfetti sconosciuti per strada o ballicchiare al semaforo stai pur certa che io lo faccio. Cleopatra, be’ per via degli occhi incantatori. Quindi il mio collega aveva più che ragione. Mi disegnò anche versione ariete che correvo come una pazza. Aveva ragione anche in questo. Nella mia agenda, dopo 27 anni, ci sono ancora quei disegni. Con l’età più matura non mi sono placata per niente. Questa la si potrebbe definire una tragedia, ahahah.

Un’altra frase che amo è la seguente: “Io vivo di ciò che mi fa felice”. Parlacene.

Be’, con tutte le difficoltà che consiste una carriera come la mia, il mio desiderio era di inseguire questa strada e io l’ho fatto, sono felice di questo. Faccio ciò che voglio così non vivo di SE o MA, o i terribili MA SE IO AVESSI FATTO FORSE… no, ho fatto esattamente ciò che volevo io nella vita. Con tutti i sacrifici che ci girano intorno, con tutte le lacrime per le porte sbattute in faccia, ho fatto quello che desideravo. Non c’è persona più contenta di me a questo mondo. E alla fine, quando si è così, nulla è un sacrificio, nemmeno lavorare così tanto, creare e correre dietro tutto.

Sei una grandissima appassionata di Anime e Manga. Hai mai pensato di scrivere proprio di questo in uno dei tuoi romanzi?

Quando avevo 18 anni creai la sceneggiatura di un cartone animato. Avevo i personaggi, avevo tutto. Ogni mio libro più essere trasformato in fumetto. Credimi, ci ho pensato eccome. Solo che per ora, ho elaborato un progetto “strano” per Natale. È l’unica cosa che posso dire per ora.

Nel 2012, esordisci con il romanzo “Il mio nome è Carlie” appartenente alla saga “Deathless”. Daccene un assaggio.

Eccolo, la mia piccola Carlie, il primo libro. Nel bene e nel male, non si scorda mai, è come il primo amore.

[...] Alle mie spalle vidi un’ombra seguirmi. Accelerai il passo. Il cuore cominciò a martellare nel mio petto. Il respiro si fece più affannoso, non volevo mettermi a correre, ma il riflesso incondizionato fu quello di aumentare il passo sempre più frettolosamente.
Per quanto pensassi d’essere solo troppo agitata, che tutto ciò era un nonnulla, non potei far a meno di vedere che la figura alle mie spalle manteneva il passo proprio come me.
Così aumentai la mia andatura, ora mi sembrava di essere un maratoneta. Mi era scappata persino la voglia di voltarmi per vedere se era ancora dietro di me, oppure aveva guadagnato terreno.
Svoltai e, per il tempo in cui lui non mi vide, feci una corsetta, per poi decelerare quando, voltandomi per un solo secondo, lo vidi dietro di me.
Ero senza fiato, le caviglie cominciavano a dolermi per lo sforzo di camminare velocemente, il cuore martellava troppo, e io non sentivo più nemmeno i passi. Era probabile che, fra pochi secondi, mi sarei messa a correre all’impazzata.
Era un periodo brutto, perseguitata a scuola, piena di fobie, mi credevo pedinata persino in centro Milano, forse stavo rasentando la paranoia. I passi dietro aumentarono in concomitanza con i miei.
Ok, non stava facendo solo la mia stessa strada, facciamocene una ragione, dovevo trovare presto una soluzione.
Avevo persino smesso di respirare pur di sentire i passi dell’estraneo alle mie spalle.
  «Carlie» una voce a me familiare, seppur odiosa, mi richiamò trascinandomi fuori dalla mia angoscia, che ormai aveva invaso il mio cervello.
Mi scocciava terribilmente girarmi verso di lui, ma la paura superò la mia rabbia e mi voltai verso il suo richiamo. Le caviglie gridavano dal dolore. Mi sembrava che bruciassero per lo sforzo. Al mio fianco, poco più in là alla mia destra, c’era Cedric con le braccia conserte appoggiate a una macchina. Sembrava rilassato, come se fosse la cosa più naturale del mondo aspettarmi lì e parlare tranquillo. Bello come un Dio, un accenno di sorriso ironico dipinto sulle labbra.
Gli occhi sempre freddi e acuti.
  «Che c’è?» esclamai stizzita. Al diavolo il fatto che in quel momento poteva essere il mio salvatore e il tizio alle mie spalle si era fermato nel sentirlo vicino a me.
  «Che c’è cosa?» finalmente si degnò di guardarmi.
  «Intendo dire: cosa vuoi da me? Cosa ci fai qui» un po’ esasperata.
In lontananza sentii i passi frettolosi dileguarsi nella notte. Anche Cedric sostò, per un attimo, con lo sguardo verso il punto in cui io avevo sentito i passi allontanarsi. Poi, con lentezza, ritornò a guardare me. [...]

Nel 2013, esce il secondo volume “Sangue Perenne” e, nel 2014,  “Il re dei demoni”. Parlacene.

Quando io inventai "Il mio nome è Carlie", non pensavo minimamente che avrei avuto un cervello che lavorava a mille sui libri, ancora non avevo finito di scrivere il primo che la mia mente aveva creato tante di quelle cose con Carlie che alla fine mi sono ritrovata in mano il plot di altri otto libri, spin off, e racconti tutti incentrati su questo mondo di Carlie. Non è stato difficile per niente, anche perché sono talmente tanti i personaggi che girano intorno a lei… come ho detto sopra, il primo amore non si scorda mai. Sono passati anni, io fra poco metto fuori un altro libro della saga Deathless e non sono nemmeno a metà del progetto. Con "Sangue Perenne" ho sconvolto le lettrici. Mi sono aggiudicata la nomea di Stronza, Sadica, Bastarda e Imprevedibile. Non posso che dar loro ragione, sconvolgo ogni loro idea sui miei libri. Quando è uscito "Il re dei demoni" ho solo confermato di essere davvero tale tipo di scrittrice, e francamente, ne sono molto orgogliosa: era peggio se dicevano che i miei libri erano scontati e noiosi.

Sempre nel 2014 esce anche l’antologia di racconti horror-fantasy “ Hunters” e il fantasy new-adult “The Queen”. Perché proprio il fantasy?

Amo il fantasy. Amo i telefilm. "Hunters" sembra la versione libresca di "Supernatural", sebbene differente. "The Queen" potrebbe essere un cartone animato o quei film di James Cameron. Mi sono creata un mondo con "The Queen" e l’ho descritto nei minimi particolari, senza tediare, come se davanti a me ci fosse una tavola di disegno. Ogni piccolo tratto a matita era decantato nel libro. Quando scrissi "The Queen" lo definii il mio preferito in assoluto, quanto amo io Riley Tucher. Ma ora? Con otto libri? Comincio a non capire più quale delle mie creature mi porto nel cuore più delle altre. Mah. Succede a tutti, vero?

Prosegui poi con la saga romantica-sportiva “Hampton” con il primo volume dal titolo “HHS-Hampton High School”.  Perché la scelta delle saghe?

Quando creai "Hampton High School", uno, non volevo scrivere nulla quel sabato, due non doveva essere una saga. Ma poi le mie amiche mi hanno torturato per avere il seguito ancora prima che uscisse questo, perché lo avevano letto in anteprima. E loro sanno che mi basta dire Ci penso un attimo, e trovo l’idea. E siccome tutta l’editoria italiana era più incentrata sull’erotico, be’, è stata una mia sfida andare contro corrente e scriver un romanzo sportivo. In ogni caso in un week end avevo l’intero plot del libro. C’è un duro lavoro dietro, perché mi sono dovuta documentare su ogni aspetto del football americano. Schemi, giocatori, ruoli, gerghi… un peccato lasciare solo un libro e basta. A luglio esce il terzo, l’ultimo e io piangerò. Abbandonare i miei personaggi che, per un anno hanno vissuto nella mia mente, è una tragedia per me.

E segue il secondo volume “HUP – Hampton University Pirates”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Ah, oddio, oltre alla storia d’amore che io ribalto lasciando di stucco le lettrici, e dei vari passaggi di partite, c’è un messaggio di fondo molto importante: non sempre è il sangue a legare delle persone per tutta la vita. C’è solo amore. Per cui tre ragazzi, che poi non erano amici all’inizio del libro, negli anni si vogliono così bene che diventano una famiglia, i figli sono nipoti, e loro vengono chiamati zii. Sono una romanticona. La mia amica ha tre figli maschi che mi chiamano zia. Ovviamente io non lo sono per davvero, ma sono cresciuti con me, per loro sono zia, può fermarmi dal non avere il loro stesso sangue? Ecco, il mio concetto di famiglia allargata, senza legami effettivi ci si può voler bene come una famiglia.


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Come nasce l’idea per questo romanzo?

Anni fa, quando pubblicai il mio primo libro un mio amico, o per lo meno io lo pensavo tale, mi disse, indispettito dal fatto che io riuscii a pubblicarlo “ti lascio la gloria di quei quattro libri che puoi vendere”, ci rimasi molto male e allo stesso tempo mi venne da ridere. Quel famoso sabato guardai Keanu Reeves nel film “Le Riserve” e lui alla fine disse, prima di finire la partita, “La gloria dura per sempre, non credete a chi vi dice il contrario”. Due secondi dopo avevo in mano un foglio e la domenica sera era finito il plot. Come si usa dire? Non tutto il male arriva per nuocere.

Quale messaggio hai voluto trasmettere al lettore e quali tematiche affronti?

Io non pretendo di insegnare nulla. Vivo di emozioni e cerco di metterli in ogni scritto. Non affronto tematiche difficili, perché vorrei che la gente leggesse i miei libri per togliersi dalla mente le brutture della vita ma che, leggendoli, impari qualcosa sì. Esistono vari modi di affrontare gli eventi nella vita, il migliore è usare il cuore, si fa sempre la scelta giusta. Almeno per me. Non si recrimina nulla se è il cuore a scegliere. Si ha più volontà, più coraggio, più determinazione. Credo che, insieme ai mille sentimenti amplificati nelle storie, troverai la forza del cuore in ogni azione dei protagonisti.

Nel 2015, esce anche il romanzo rosa “Masquerade”. Dacci qualche dettaglio.

Masquerade è un po’ particolare. Racchiude il mio sogno, la pubblicità dei miei libri, un omaggio alle lettrici che hanno recensito i miei libri precedenti, un omaggio agli artisti in generale e al mio attore preferito. Butta tutto in un calderone, ed è venuto fuori questo. Romanzo d’amore/chick lit.

[...] Davanti al locale c’erano parecchi fotografi. Myra si spaventò. Non era da lei, non era così fragile, ma non aveva mai visto quella calca di gente che aspettava solo che scendessero dall’auto. Jeremy le baciò le nocche della mano destra.
  «È tutto a posto, scendo prima io. Tu stammi vicina, ok?»
  «Ok.»
Lui la fissò. Avvicinò le sue labbra a quelle di lei. Così vicino da sentirne persino il calore che emanava il suo fiato «Andrà tutto bene. Si è sparsa la voce del film, della relazione, di tutto. Ricordi?»
I suoi occhioni verdi annuirono tremando di paura «E se dico qualcosa di sbagliato? Io non sono pratica in queste cose.»
  «Parlo io. Tu sorridi e se la domanda non ti piace, rispondi No comment. Sono abituati a questo genere di risposte.»
Annuì, questa volta più decisa. Jeremy scese dalla macchina, dopo aver pagato e, voltandosi verso di lei, le allungò la mano. Lei l’afferrò come se fosse un’ancóra di salvezza.
  «Signor Knight è vero che è fidanzato con la scrittrice del prossimo film di Sperlong?» domandò a bruciapelo un giornalista appena si voltò verso l’entrata del locale.
  «Sì, certo» fece segno a Myra «Myra è meravigliosa. Un cuore così vale la pena di farlo entrare nella propria vita.»
  «Signorina Wheston come mai il suo protagonista del libro non ha le fattezze del suo fidanzato? Era più carina come promozione del film.»
Sentì la mano di Jeremy stringerla per infonderle tranquillità. «Non conoscevo ancora Jeremy. Ma non è detto per il futuro. Io continuo a scrivere libri. Magari è nel prossimo» si allungò in un sorriso sincero, o almeno lo sperò, il suo cuore batteva fortissimo. Era agitata, ma non voleva mostrarlo.
Con la mano sinistra cercò il corpo di Jeremy. Una sola mano stretta a lui, in quel momento, non le bastava a donarle la forza di stare in piedi di fronte a quella folla. [...]

Hai qualche altro progetto in cantiere?

Eccome, io creo sempre. A Luglio metterò fuori "HUL-Hampton University Life", fine della saga Hampton. A ottobre/novembre sarà la volta del prequel di "Deathless" e ho una sorpresina per Natale. Inutile dirti che io ho quasi finito uno dei tre libri che metterò fuori l’anno prossimo e non ho idea di quante altre idee abbia creato che ora stazionano nella mia cartelletta. Più il lavoro normale, direi che sono piena fino alla fine dell’anno. Puoi dirmi che sono matta adesso.

E’ stato un onore ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!

Linda, il piacere è sempre il mio. Sono stra-felice di essere stata qui con te, la tua dolcezza è incredibile. Sono orgogliosa io di conoscerti. Ti abbraccio forte.


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