venerdì 16 ottobre 2020

Segnalazione - SE POI ME NE PENTO? di Laura C.

Oggi, vi presento il romanzo di Laura C., dal titolo Se poi me ne pento?
Andiamo a conoscerlo meglio!
 
 


SINOSSI: Laura ha trent’anni e conduce un’esistenza al limite dell’isolamento. Ha deciso che vuole una vita – e non solo un lavoro – senza contatto con il “pubblico”. Redige articoli in smart working e ama scrivere romanzi, ma ultimamente preferisce contemplare i suoi libri sugli inetti. Le convenzioni sociali la soffocano, l’ansia è la sua peggior nemica, una massa fluttuante che le ripete con voce stridula: “Sei una nullità!”. Nelle sue memorie echeggia il mito degli anni ‘90, il periodo spensierato. Durante la giornata, trae beneficio dall’ascoltare i brani del suo cantautore preferito, Geb, un amore platonico; tanto quello tangibile l’ha solo delusa.

Punto di riferimento è la sua mamma premurosa, ma è tempo per Laura di badare a se stessa e al nuovo appartamento.
Esce solo il sabato per fare la spesa, portandosi dietro quello che la sua migliore amica definisce “il carrello da vecchia”. Ginevra, infatti, prova a rigettarla nella mondanità, ma Laura è un’estimatrice di outfit come pigiami ingombranti e pantofole di peluche, insofferente alle discoteche. Si sente goffa, pensa di aprire un canale YouYube per diffondere i migliori tutorial su Come fare tutto male, mentre rigetta l’aggressività che riscontra nei social network.
Di ritorno da una spedizione al supermercato, durante la quale ha comprato uno spray anti-insetti al posto del deodorante, si imbatte in una visione... Un ragazzo biondo, dagli occhi blu, un angelo custode sceso in Terra: è Geb! Ma no, quel tipo magari gli assomiglia, infatti si presenta come uno psicologo e le propone una terapia a punti che dovrebbe consentirle di ritrovare se stessa e un sano equilibrio. Potrà anche aggiudicarsi il premio in palio per i pazienti guariti: un viaggio a caccia dell’aurora boreale!
Dopo la proposta, il “finto” Geb (come Laura lo definisce) si aggiudica una strigliata, ma continuerà a insistere e lei finirà con l’intraprendere il percorso.
Partecipare alla vita, mitigare le sofferenze, trovare la serenità, magari anche l’amore, sono bugie peggiori della gomma blu che cancella la penna o traguardi realmente conseguibili?

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[...]
Era un tardo pomeriggio di ottobre. La pioggia cominciò a scrosciare fragorosa, ne percepivo il profumo e la freschezza dalla mia camera. La finestra era aperta, la raggiunsi per chiuderla. Poco prima, sul letto, qualche goccia invadente mi aveva addirittura colpito, deconcentrando la mia contemplazione del nulla e facendomi strizzare gli occhi.

Nell’alzarmi, lo sguardo mi si era inevitabilmente scontrato con il palazzone del vicolo che avevo di fronte, a pochi metri. Eccolo lì, immobile e imponente, strutturato su quei tristi mattoni marroni, una muraglia che mi sottraeva la vista del cielo, un blocco che mi inglobava, imprigionando finanche la fantasia. La sfuriata acquosa e trasparente di madre natura lo stava bagnando, i passanti ai suoi piedi drizzavano gli ombrelli colorati – gli scettri della salvezza – avanzando il passo frenetici. Sì, pioveva, e allora? Tanto meglio per me che ero a casa, come sempre. Chiusi la finestra e disegnai un cuore sul vetro, come da bambina. Il rosa principesco della mia stanza avrebbe potuto ingannare i visitatori estranei, suggerendo che fossi ancora una ragazzina, ma i trent’anni appoggiati sulle mie spalle li sentivo tutti, forse ne avvertivo quasi il doppio. Tuttavia il problema non si poneva, non avrei mai aperto la porta a visitatori estranei.

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