Ciao Elisabetta, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa
di te.
Ciao a tutti e grazie
di ospitarmi sul blog; sono una persona semplice, sposata e mamma di 4 ragazzi.
Sono molto curiosa e riflessiva, paziente, con una grande immaginazione. Amo
stare in mezzo agli altri, osservo le cose e le persone attorno a me, prendo
spunto da tutto quello che mi colpisce e lo riverso nella scrittura. Adoro
leggere, guardare film e serie tv (cose mirate, non amo la tv di sottofondo in
casa), ascoltare musica e passeggiare. Non sono una gran cuoca, ma devo farlo
visto la famiglia numerosa che mi ritrovo.
La laurea in filosofia, l’impiego d’insegnante, un marito e
quattro figli. Dove trovi il tempo per scrivere?
Beh adesso non insegno
più, l’ho fatto solo per quattro anni. Si trattava di volontariato in un
seminario missionario. Ho smesso quando è arrivata la nostra terza figlia. In
realtà, il tempo per scrivere l’ho sempre trovato ed è una cosa di cui mio
marito si è sempre stupito: la mia tenacia. Quando i bambini erano piccoli
scrivevo mentre loro dormivano, o di sera su un vecchissimo pc che impiegava
un’eternità ad accendersi. E’ stato un bellissimo regalo quando mio marito e
mia sorella mi hanno comprato il primo portatile. Adesso scrivo tutti i giorni
un paio d’ore la mattina, mentre i ragazzi sono a scuola (in estate è più dura).
Due ore sono poche, però è come la goccia che scava la roccia: negli anni hanno
preso vita tanti romanzi, di cui gli ultimi sono su Amazon e Kobo.
Di te dichiari: ‘Nei miei libri ci sono amore, avventura,
caratteri decisi e scelte forti, ma anche umanità, realismo e fede’
Approfondiamo questa dichiarazione.
E’ semplice: sono una
persona credente e quando dipingo un personaggio, talvolta mi esce di lui anche
la parte spirituale. Questo perché per me corpo e anima sono inscindibili (come
dice Aristotele, ah ah). E’ così anche nella mia vita: sono due aspetti ugualmente
importanti. Ecco dunque che i miei personaggi hanno spesso dei risvolti in cui
emergono “problemi di coscienza” insieme a dubbi, incertezze, insoddisfazioni,
ma anche gioie, momenti felici… tutto quello che contraddistingue la vita quotidiana.
Credo che l’umanità di un personaggio sia riprodurlo esattamente come sarebbe
se fosse vivo, immaginandolo sotto tutti i suoi aspetti: in questo senso ne
esce un quadro realistico (spero), in cui ogni personaggio deve scontrarsi con
le gioie e i dolori di tutti i giorni. E’ per questo, ad es., che non amo molto
il chick-lit perché lì c’è l’iperbole, le situazioni sono tragicomiche e
portate all’eccesso; sono più vicini alla mia sensibilità il romance alla Jane
Austen, o il romanzo di formazione.
Hai collaborato su vari blog, magazine e siti con articoli,
recensioni e interviste. Quali di queste esperienze ti ha stimolato di più?
Ogni esperienza mi ha
lasciato qualcosa, ho conosciuto scrittrici e persone professioniste, cortesi e
disponibili, che mi hanno aiutato a crescere nel mio lavoro. Con alcune sono
tuttora in contatto e possono sempre nascere collaborazioni. Con i magazine è gratificante
vedere i propri racconti in edicola; come redattrice è bello scrivere un
articolo perché è un po’ come andare a caccia di tanti elementi e collegarli
insieme, in maniera approfondita. E poi si conoscono realtà nuove, stimolanti…
essendo io curiosa per natura, ho una mente sempre attiva!
La tua passione per la fantascienza ti ha portato alla
collaborazione con “Future Shock”. Parlacene.
E’ stata una delle mie
prime collaborazioni, che mi ha dato soddisfazione per la qualità degli
articoli e dei racconti pubblicati, e la professionalità dei colleghi
redattori. E’ una rivista cartacea, nazionale, che arriva in casa di centinaia
di lettori. E’ stato mio marito a farmi scoprire la science fiction e non ho
più smesso: leggo soprattutto i classici, e ogni anno scrivo almeno un
racconto. Poi recensisco libri, film, quello che mi colpisce.
Nel 2008 partecipi al Premio Nazionale Tabula Fati con il
racconto “La rovina” con il quale rientri tra i finalisti. Cosa ricordi di
questa soddisfazione?
Ah ah… non pensavo
minimamente di averlo superato, tanto che non mi sono più interessata. E’ stata
una cara amica a dirmi che il mio nome era nell’articolo apparso su Fantascienza.com
o qualcosa del genere, non ricordo più…
Nel 2010 esordisci con lo young adult “Il guardiano delle
menti”. Di cosa si tratta?
Un romanzo di fantascienza per ragazzi edito dalla 0111 Edizioni. E’ stato il mio libro d’esordio, ero molto contenta. Finalmente i lettori potevano comprare un mio romanzo senza che fossi io a venderlo direttamente (prima li stampavo in tipografia o su Lulu). La fantascienza è complessa da scrivere perché bisogna coniugare fantasia e verosimiglianza: qui narro l’incontro di un cyborg-agente segreto e di una studentessa di nome Ranja. S’innamorano, ma la loro storia è subito a rischio perché l’atmosfera terrestre sta per essere minacciata da gas tossici, cui solo i robot possono sopravvivere. Il ragazzo-cyborg, aiutato da Ranja e dal padre di lei, correranno una corsa contro il tempo per restituire all'umanità la speranza di vivere. Ho cercato di approfondire la relazione tra i due, e le implicazioni che ne derivano. Il robot si considera umano, mentre la ragazza gli fa notare che è stato “assemblato”, non ha la libertà che contraddistingue gli uomini. Ma è davvero solo la libertà che contraddistingue l’essere umano dagli animali? O è invece la capacità di amare?
Nel 2012 pubblichi il primo volume della saga "Heaven
in Love", dal titolo “Sorpresa da un angelo”. Daccene un assaggio.
Un estratto? Ok. E’ la
storia di un angelo che scende sulla terra per aiutare la ragazza che protegge.
Un po’ come gli angeli di Wim Wenders ("Il cielo sopra Berlino"), il protagonista
scopre che essere umano è meraviglioso e “pesante” al tempo stesso, e alla fine
se ne andrà, sopraffatto dal quasi fallimento della sua missione (mancano i
capitoli finali, non faccio spoiler!). Delle lettrici dopo aver letto il
romanzo mi hanno detto di aver rivisto in dvd "City of angels" con Nicholas Cage,
un altro film che richiama il mio libro. Ecco un momento in cui Nathanael
racconta a Benedetta qualcosa di sé (è narrato in prima persona da lei). E’
lungo ma rende l’idea:
[...] «Cosa
facevi prima di essere spedito a sorvegliarmi?»
Nat arcuò
un sopracciglio. «Prima che tu nascessi?»
Non mi
ero mai posta il problema. Ora, chissà perché, mi veniva in mente.
«Mai
sentiti i cieli di dantesca memoria?»
«Vagamente.
Si fanno in quinta superiore, quindi l’anno prossimo. Vuoi dire che te ne stavi
nel tuo a trastullarti in compagnia di altri angeli?»
«Detto
così suona ridicolo.»
«Sentiamo.
Da quale cielo discendi?» Ero davvero curiosa.
Si fece
serio. «Il primo. Il cielo della Luna.»
«Che
figata!»
«Modera
il linguaggio!» sospirò spazientito.
Questa
volta fui io a sbuffare. «Come si sta lassù?» mitigai.
Nat ci
pensò, tamburellando con le dita sul volante. Guidava lentamente per non
correre il pericolo di slittare con le ruote sull’asfalto ghiacciato.
«Si sta
bene…» Ma l’esitazione con cui lo disse mi indusse a credere che non fosse
proprio così.
«Vuol
dire che il Paradiso è proprio come lo descrive Dante? Con tutti quei cieli che
girano in tondo, e dentro cui stanno i beati?»
Nat
rise. «No, è solo un modo di narrare qualcosa che per l’occhio umano è
indescrivibile. Però ti assicuro che su, in Paradiso, ci è piaciuto molto il
poema di Dante, ed effettivamente noi angeli siamo suddivisi secondo una rigida
gerarchia celeste.»
«E
ciascun grado occupa un cielo dantesco…»
«Pensa
quello che vuoi: il Paradiso è inenarrabile. Se l’idea dei cerchi di aiuta,
allora va bene.»
«Tu sei
nel più basso. Non ti dispiace?»
Sul
volto di Nat apparve un sorriso dolcissimo. «Come potrei dispiacermi di
qualcosa che ha pensato per me il mio Creatore fin dall’inizio dei tempi? Non
potrei mai. Non ne sarei capace.»
«Ho
capito. E com’è stare qui sulla terra? Con un corpo?»
Adesso
il sorriso di Nat si spalancò, rivelando una gioia profonda. «Sono felicissimo
di essere qui con te. Visibile. Vedi,
ho riflettuto parecchio su cosa significhi possedere un corpo.»
«E…?»
«Significa
familiarità, vicinanza. Potersi toccare. Non so se puoi capire… la mia vita
come puro spirito era colma, sazia, non mi mancava nulla; però con il corpo,
con questo corpo, ho fatto esperienza
della gioia che procurano le piccole cose quotidiane. Ti ho custodito per
diciassette anni, ora finalmente posso guardarti, toccarti, parlarti e… e non
mi basta mai», ammise con un certo imbarazzo. «Posso servirti meglio con il
corpo, e sinceramente fa male anche a me il pensiero che dovrò separarmene… se
solo potessi restare…» mormorò come stesse pensando ad alta voce.
«Vuoi
dire che potresti fermarti?»
Era la
prima volta che sentivo dalle labbra di Nat questa possibilità. [...]
Nel 2013 pubblichi il romance "Un matrimonio davvero
speciale", con il quale ha riscontrato un discreto successo. Perché il romance?
Insieme alla
fantascienza e al young adults, è l’altro genere in cui mi sento a mio agio.
Anzi, è il genere che preferisco. Sono nata come lettrice di romanzi rosa e storici,
le mie scrittrici del cuore sono Jane Austen, Charlotte Bronte, Elizabeth
Gaskell, Irene Nemirovsky, Paullina Simons… quando scrivo romance sono
perfettamente a casa.
Nel 2014 esce il racconto “Inferno sola andata. Un racconto
di vita in Centrafrica” i cui proventi sono dati in beneficenza
all'associazione Jango Be Africa. Perché questa scelta?
Volevo fare qualcosa
di concreto per aiutare gli altri, con una cosa di cui sono capace: la
scrittura. Mi aveva colpito tantissimo la vicenda del rapimento delle
studentesse nigeriane ad opera di Boko Haram. Ho fatto delle ricerche e ho
scoperto che in Centrafrica la situazione era altrettanto dura, tuttora c’è una
guerra civile di cui si parla pochissimo. Ho mandato delle mail per chiedere a
missionari del posto una collaborazione, e uno mi ha risposto. Da lì è nato il
racconto, i cui proventi li devolvo per intero. E’ un racconto realistico, la cosa più difficile che abbia scritto.
Nel 2014 segue anche il secondo appuntamento della saga "Heaven
in Love", con il romanzo“Nascosto
ai tuoi occhi” e, nel 2015, esce il capitolo conclusivo “Together”. Cosa
troveranno i lettori al suo interno?
E’ una saga che mi ha
portato via quasi cinque anni di lavoro. Il primo romanzo è un classico urban
fantasy, avevo in mente la saga di "Twilight" (e simili) ma volevo scrivere
qualcosa con gli angeli; è un libro in cui ci sono una bella storia e bei
dialoghi. All’inizio finiva tutto lì, ma poi è piaciuto e le lettrici mi hanno
chiesto un sequel: lì ho iniziato a chiedermi come si sarebbe trovato un
angelo, una volta divenuto umano al 100% (secondo romanzo) e così ho virato al
romanzo di formazione di stampo classico. Il mio personaggio maschile è
tormentato, deve scoprire la sua nuova natura, deve capire cosa vuole raggiungere
nella vita e se gli interessa ancora stare con Benedetta. Il terzo è un romance
classico: finalmente si sono rimessi insieme e, dopo varie vicissitudini,
arriveranno al coronamento della loro storia d’amore.
Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?
E’ una trilogia in cui
vorrei trasmettere un messaggio positivo: che la vita è bella (ah ah, sembra il
film di Benigni) e che le prove si possono superare, grazie anche all’aiuto del
soprannaturale, per chi ci crede (tante lettrici mi hanno ringraziato per aver
dato “corpo” ai tre arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele, presenti
soprattutto nel secondo e terzo romanzo). Con questo non voglio dire che i
protagonisti da soli non combinano nulla di buono: la forza per superare le difficoltà
devono trovarla dentro di loro, ma qualche volta un aiutino fa comodo.
Sei membro dell’associazione EWWA. Di cosa si occupa nello
specifico e consiglieresti l’associazione alle tue colleghe?
L’ho già consigliata,
e con successo! Mi piace perché si tratta di un’associazione rivolta a donne
che lavorano nell’ambito dell’editoria: autrici, grafiche, traduttrici, libere
professioniste, agenti letterari, editrici. Il bello è che c’è davvero uno spirito
di collaborazione e aiuto reciproco, si respirano positività, energia, voglia
di darsi una mano e di mostrare che la narrativa femminile, anche rosa, non è
di serie B (o ancora meno), ma ha un suo intrinseco valore come proposta per le
lettrici di oggi.
Con l’associazione partecipi all’antologia “Italia: terra
d’amori, arte e sapori” con il racconto “Tre”. Di cosa si tratta?
Una donna separata da
poco, che torna nella sua città (Verona) per una ricorrenza familiare. E’ un
racconto sulle coincidenze: lei vorrebbe trovare la forza per uscire da una
situazione che la deprime, per caso incontra un’amica che non vedeva da
tantissimo tempo, parlano, da cose nasce cosa e intuisce che questa nuova
amicizia potrebbe essere l’inizio di una rinascita interiore.
E partecipi anche all’antologia culinaria promossa da EWWA
dal titolo “Ricette dall’Italia: terra d’amori, arte e sapori” con la ricetta
“Risotto all’isolana”. Parlacene.
E’ uno dei miei piatti
preferiti, sono nata ad Isola della Scala, la terra dei risotti! Come potevo
non scrivere una ricetta simile?
Hai qualche progetto in cantiere?
Un nuovo romance,
dovrebbe uscire ad ottobre. S’intitola “Il mio adorabile nemico” ed è
ambientato nel mondo della moda, un’altra mia passione.
E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al
lupo!
Grazie a te!
Per seguire Elisabetta ELISABETTA MODENA - AUTRICE
E' davvero una ricchissima intervista, m'è piaciuto un sacco farla, grazie Linda! E grazie a tutte quelle che la leggeranno!
RispondiEliminaGrazie mille a te carissima <3
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