Ciao Antonio,
benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Ho 67 anni e vivo nel paese in
cui sono nato, a Frattamaggiore (NA).
Cresciuto nell’indifferenza religiosa, scopro poi il Vangelo e nel 1974 divengo prete. Nel 1979, sospeso a divinis perché non
ritratto alcune pubbliche critiche ecclesiali, lascio il ministero, ma non la
Chiesa. Per sopravvivere, pur Specializzato in Teologia morale e Laureato in
Sociologia, nel 1980 lavoro come
operaio (con Diploma di Aggiustatore meccanico) in provincia di Varese. Vinto
un concorso a cattedre nel 1985, insegno Ragioneria (poi chiamata economia
aziendale) fino al pensionamento (2010)
nell’I.T.C.S. “Filangieri” del mio paese. Sposato dal 1981,
ho due figli. Amo la musica, suonare al pianoforte, viaggiare in
libertà (tipo ‘vagabondare’), passeggiare solitario tra boschi e ruderi storici,
la conversazione ‘impegnata’ ma non pesante. Anche il solo ‘pensare’ mi risulta
piacevole, poiché sto bene in compagnia, ma… non sto mai male da solo.
La specializzazione
in Teologia morale, la laurea in Sociologia e l’impiego come docente fino alla
pensione nel 2010. Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura?
Tra la tarda infanzia e la prima adolescenza ho cominciato
ad avvertire naturale, come naturale è un gioco a quell’età, la spinta a
‘fermare su carta’ quello che provavo, sperimentavo o osservavo, sia con brevi
descrizioni sia con rudimentali disegni fatti con pastelli a cera. Forse un
ruolo l’ha svolto mio padre che, analfabeta e reduce dalla seconda guerra mondiale,
spesso mi tratteneva raccontandomi in modo coinvolgente le avventure dei suoi
anni di guerra e prigionia.
Il tuo è un percorso
di vita molto particolare. Nel 1974 diventi un sacerdote, ma è una strada che
percorrerai solo per un periodo di tempo, prima di rinunciare all’abito. Vuoi
parlarci di questa importante trasformazione nella tua vita?
Da non
credente, scoperta poi la bellezza del Vangelo, fui spinto verso il sacerdozio
(oggi si dice ‘presbiterato’) dal desiderio di dedicare la vita a comunicare
agli altri la ‘Gioia’ che avevo scoperto. Mi preparai, e vissi, un sacerdozio
con stile di vita povero e alieno dagli aspetti burocratici ed economici e
dedicato prevalentemente a colloqui e confessioni; stile rinsaldato dall’inedita esperienza
d’amore ‘casto’ con una donna che era entrata nella mia vita con coraggio,
candore, rettitudine e senza subdoli calcoli ‘matrimoniali’. La fedeltà al mio sacerdozio
non diminuiva la mia naturale attitudine al pensiero libero e critico, che
m’indusse a pubblicare una lettera critica sul Papa su due quotidiani nazionali. Rifiutandomi di
ritrattarla, fui sospeso dal ministero. Ne seguì un ‘braccio di ferro’ che si
concluse con la mia uscita dai ‘quadri della gerarchia’, recandomi a lavorare
in fabbrica al Nord Italia. Dopo due anni, mi unii in matrimonio con la donna
che con tanto candore, rispetto e delicatezza era entrata nella mia vita.
Il tuo esordio avviene
nel 1995 con “Dialogo familiare sul senso della vita” (Edizioni Scientifiche Italiane) scritto in collaborazione
con tua moglie. Di cosa si tratta?
Si tratta di una lunga lettera- dialogo tra genitori e figli
su una domanda generalmente rimossa. “Perché esistiamo?”
L’inizio, è appunto: "Cara Ezia, avevi tre anni e mezzo quando,
seduta sul tuo vasino azzurro, ci chiedesti all’improvviso:’ Babbo, mamma, ma
noi perché sistiamo(= esistiamo)?"
Il libro, in poco più di 80 pagine,
presenta agilmente alcune risposte, da quella del Buddismo a quelle di
pensatori atei o agnostici come Brecht, Feuerbach, Freud, Sartre, Camus,
Russel, soffermandosi, poi, sulla risposta cristiana, comunicata nei suoi
elementi essenziali (senza alcuna pesantezza ‘catechistica’) e con
atteggiamento di profondo rispetto verso le diverse opinioni, al solo fine di
favorire una qualsiasi libera scelta, purchè ‘pensata’.
Nel 1999 segue la
raccolta “Eutanasia per un credente”(Edizioni Scientifiche Italiane). Daccene un assaggio.
Nel primo racconto, che dà il titolo al libro, mi
‘proiettai’ nella situazione di un malato terminale, descrivendone il modo in
cui viveva e ‘pensava’, da credente critico, la sua fatale malattia.
Nel chiedersene
il perché, il malato si diceva: "A volte anche Dio sembra tacere. Sì, quel Dio
in Cui credo e al Quale, tuttavia, non manco di chiedere ragione del suo
operato, dell’universo da lui creato e dell’immane sofferenza senza speranza
distribuita in ogni angolo della terra; sofferenza generale resa molto più
penetrante da quella mia personale. Per ricordarmi che tale problema è, su
questa terra, al di là delle umane possibilità d’indagine, Egli sembra dire
anche a me, come al fiero, ribelle e,
nonostante tutto, obbediente profeta Giobbe: ”Dov’eri tu, quando Io fondavo la
terra? Dillo, se sei tanto intelligente!”(Gb.38,4). E suggestivo e solenne cade
su di me il Suo monito: ”Giungerai fin qui e non oltre, e qui s’infrangerà
l’orgoglio delle tue onde!" (Gb.38,11).
Nel 2008 pubblichi
“Dio al di là della gerarchia” e nel 2013 “Flash su facebook su versetti
biblici” con ilmiolibro.it. Com’è stata l’esperienza di quest’ultima
pubblicazione?
Con ‘ilmiolibro.it’ fu pubblicato “Flash su
facebook su versetti biblici”, cioè una raccolta di brevi e agili riflessioni
su versetti biblici, destinate prioritariamente a lettori abituati a scorrere
velocemente le pagine in rete, formando una sorta di 'vademecum' le cui brevi
note, con un naturale e non ricercato effetto spiazzante, possono ulteriormente
lievitare nella mente e nel cuore del lettore.
E’ un’esperienza di
pubblicazione che feci in via sperimentale quasi ‘in sordina’, quasi per voler
velocemente vedere stamparti sia i flash, sia una serie di ‘reazioni’ spontanee
e critiche formulate in rete da amici ed estimatori. Sperimentai sia ‘comodità’
e facilità di pubblicazione, sia i soliti limiti circa la fase della
distribuzione, oltre al fatto che la
formazione del prezzo prevede un meccanismo che conduce a prezzi di copertina
alquanto alti.
Nel 2015 pubblichi
“Il prete e la rosa”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
I lettori troveranno la storia tra un prete e una donna fine e delicata oltre che bella, disposta ad amarlo castamente e a distanza nel rispetto della di lui lealtà sacerdotale; un rapporto iniziato come casto ma non platonico, bensì rispettosamente tenero e struggente, che non disturba ma potenzia lo stesso slancio sacerdotale e lo stile 'evangelico' e non burocratico-professionale del suo ministero. Un autorevole gesuita, consultato in merito, anche sulla base del loro carteggio, riconosce la 'legittimità teologica' di tale rapporto, pur sottolineandone pesantemente l'impossibilità nel proseguirlo, e spingendo pesantemente la donna a troncare quell’inedita relazione affettiva. Ciò non scoraggia la donna che, con candore, determinazione e rettitudine, in nome dell’Amore continua a ‘sfidare’ quello che è ritenuto impossibile.
Quali tematiche
affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?
E’ un libro nel quale si
respirano armonicamente insieme tenerezza, passione e spiritualità e presenta
una non programmata carica contestativa
verso il pregiudizio secondo il quale una relazione affettiva ‘divide’ il cuore
di un prete. Ne deriva indirettamente, anche se con forza, la forza, appunto
della vita ‘vissuta’ contro le norme astratte, una contestazione della norma
sull’obbligo del celibato dei preti nella Chiesa Cattolica occidentale. Altra caratteristica di tale contestazione è che essa
è generalmente assorbibile all’interno
della critica al generale ‘autoritarismo’ e ‘stile di vita’ ecclesiale, che
favorisce il conflitto con la Gerarchia verso la fine della vicenda.
Il libro
presenta anche un amore (tutt’ora ‘primaverile’ dopo quarant’anni) inteso
non come prodotto di reciproco consumo, o vissuto con atteggiamento di soci di
una società, ma concepito come il ‘sentirsi due in uno’, che costituisce il
‘sogno’ dormiente, ma mai morto, che alberga nel cuore di molti anche nel
rassegnato e disincantato mondo contemporaneo.
Qual è stato l’input
per questo libro?
L’input per questo libro deriva da un dato di fatto: la
nostra inedita storia affettiva, finchè ho esercitato il ministero, si esprimeva
prevalentemente mediante biglietti e lettere che ci scambiavamo e il cui susseguirsi tracciava come una linea
della storia. La loro rielaborazione in terza persona in forma di ‘romanzo’ (ma
è storia vissuta!) è sfociata nel libro ‘Il prete e la rosa’ , da anni nel
cosiddetto ‘cassetto’, e che ho deciso di pubblicare sia perché a ciò esortato
dall’editore che per caso mi aveva scoperto in internet, sia perché spinto quasi da un senso di
responsabilità umana ed ecclesiale verso quanti continuano a vivere in prima
persona la ‘problematicità’ della norma
del celibato obbligatorio, oltre che per fornire concreti e ‘vissuti’ elementi
di riflessione sia ai semplici fedeli, sia a quanti nella Chiesa hanno
responsabilità istituzionali.
Possiamo dedurre che
la tua vocazione non si è estinta, ma ti è stata d’ispirazione per i tuoi
romanzi?
Possiamo dire che la mia ‘vocazione’, intesa come passione
diretta all’annuncio della Gioia del Vangelo, è più viva che mai, avendo solo
cambiato ‘canale espressivo’, nel senso che non si esprime mediante il ruolo
istituzionale e ufficiale del ministero presbiterale, ma ispira, anima e
impregna di sé il mio stile di vita e il mio atteggiamento nel fare tutto
quello che ho fatto e faccio nella mia vita quotidiana, dal rapporto con gli
alunni al rapporto con quelli che occasionalmente si rivolgono a me per
problematiche umane, ecclesiali e di
fede: e, ovviamente, alimenta in profondità
il mio continuo ‘pensare’ e il mio scrivere.
Hai altri progetti in
cantiere?
Ho qualche inedito, tra cui una raccolta di poesie, ma non
ho alcuna ‘voglia’ di pubblicare altro, anche perché ‘stanco’ delle difficoltà
e dei ‘muri di gomma’ che un autore sconosciuto, indipendentemente dal suo
oggettivo valore, incontra nella divulgazione e distribuzione ‘concreta’ delle
sue opere. In verità, anche il libro "Il prete e la rosa", pronto da anni,
ero orientato a che fosse pubblicato postumo, finchè mi ha spinto a
pubblicarlo, come già più su ho detto,
un editore e un senso di responsabilità umana ed ecclesiale; e, dato il
positivo effetto psicologico-emotivo-ecclesiale che ha avuto sia sulla
protagonista, sia su molti amici e sconosciuti, sia su alcuni ‘vertici ecclesiali,
sono contento di averlo pubblicato, anche se la sua vicenda editoriale si fosse
fermata alla prima presentazione del libro avvenuta nel settembre scorso.
Grazie a te per questa agile, preziosa e ben congegnata
opportunità.
Per seguire Antonio ANTONIO ANATRIELLO
ANTONIO ANATRIELLO: Fin dal primo contatto con la giornalista e scrittrice Linda Bertasi mi ha colpito il suo stile agile e veloce, al punto da poter sembrare ‘sbrigativo’, mentre è solo frutto, un tale stile, di grande duttilità, concretezza e competenza professionale, riuscendo a coniugare la profondità dei contenuti con la leggiadria della lettura.
RispondiEliminaHo letto l’intervista quasi col ‘distacco’ tipico di un lettore estraneo (chi mi conosce sa che non mi manca la maturità e rettitudine a ciò indispensabile) e non è certo per narcisistico autocompiacimento se ho visto descritti in modo sinteticamente pregevole una serie di elementi utili a dare, all'eventuale lettore dell'intervista, un'idea del protagonista, e dei suoi libri, atta a stimolare il desiderio di approfondirne la conoscenza. E penso senza dubbio che il merito maggiore sia delle stimolanti e ben congegnate domande della giornalista, che mi hanno quasi 'costretto' a elaborare chiare e sintetiche risposte. Non posso che essere grato all'autrice dell'intervista...
Grazie mille, sono onorata di un simile commento. Grazie per l'intervista e buon lavoro!
EliminaGIUSEPPE SAVIANO: resto sempre incantato quando ti sento raccontare, anche se in sintesi, passi molto belli della tua vita!
RispondiEliminaGab Oraccav : leggendoti, sento la tua voce!
RispondiEliminaHo ricondiviso, però, con i miei amici
Adrian Calvo: Caro Prof, ho letto l'intervista. Grazie per la tenerezza che mi ha suscitato per i ricordi che ho come Prof e come uomo. Le auguro sempre il meglio...mi ha insegnato tanto, purtroppo le cose si capiscono poi col passare del tempo...
RispondiEliminaNelio Palladino: Sei una gran bella persona Antonio....godi della mia illimitata stima da ormai molto tempo!
RispondiEliminaFaiola Angelo: Ho letto certamente i tuoi libri...ma di te, amico mio, ho una conoscenza pluridecennale. La tua amicizia e', da sempre, uno dei miei vanti.
RispondiEliminaMarilena D'Angiolella: Un'intervista bellissima!! L'ho letta con gioia!
RispondiEliminaDario Franzese: Bellissimo..... Sei un grande!
RispondiEliminaTonino animo nobile colto e sincero. Gennaro Del Prete fratellogennaro. Rocchi Rocco
RispondiEliminaGiuseppe Maiello, giornalista: "Sintetica, chiara, efficace,ottima intervista. Sintetizzare tutto non è facile."
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