lunedì 9 aprile 2018

INTERVISTA A LISA LAFFI


Ciao Lisa, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Sono “uno, nessuno e centomila”, come il personaggio del romanzo di Pirandello. Sono laureata in Conservazione dei beni culturali, quindi “nasco” come archeologa, ma durante la laurea ho iniziato a scrivere alcuni articoli per un giornale di Imola, nel quale poi sono stata assunta. Da semplice giornalista sono diventata redattrice e poi caporedattrice, ma il mio grande amore era un altro: l'insegnamento. L'avevo già capito durante la laurea, quando per guadagnare qualche soldo, facevo visite guidate alle scolaresche all'interno della Rocca Sforzesca di Imola. Oggi ho 36 anni, sono docente di Lettere alle medie e scrivo per passione.

La laurea in Conservazione dei beni culturali e il lavoro come professoressa di italiano, storia e geografia. Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura?

Quando lo dico sembra una bugia, ma la verità è che si è accesa tardi, perché... fino ai 18 anni odiavo scrivere. Alle elementari e alle medie vivevo il giorno del tema come un piccolo incubo, mentre ho sempre adorato leggere. Io penso che la scrittura sia solo in minima parte un dono innato, per il resto va coltivata, insegnata e praticata. Un articolo alla volta ho capito che scrivere era bello e apriva mille porte. A un certo punto della mia vita, a 32 anni suonati, ho trovato per strada anche la chiave della narrativa e da lì è iniziata l'avventura che sto ancora vivendo.

Sei anche archeologa e hai partecipato personalmente ad alcuni Scavi. Parlacene.

Quando parlo ai miei studenti degli scavi a cui ho partecipato, per farli divertire, dico loro che correva ancora l'era giurassica. In realtà, il primo risale “solo” a sedici anni fa, ma per loro è tantissimo (non erano nemmeno nati). Io avevo vent'anni e scavare la domus di Suasa, vivendo in un appartamento con altri studenti fu un'esperienza incredibile. Trovammo una tomba con due persone inumate all'interno. Per giorni mi sono chiesta chi fossero e quale vita avessero vissuto. La scrittura e la narrativa mi portano a creare le risposte che l'archeologia da sola non mi può dare. Nel 2003 scavai una strada glareata, dove trovammo piccoli tesori persi oltre 2000 anni prima, per esempio un dado truccato. E nel 2004 chiusi la mia parentesi archeologica con il durissimo scavo del porto di Classe. Agli scavi sono legati ricordi ed emozioni che rimarranno sempre nel mio cuore.  

Sei stata anche guida al Castello Sforzesco di Imola. La Storia quanto ha influenzato la tua carriera letteraria?

Tantissimo. Adoro la storia e mi piace immergermi in essa, colmare con la ricerca e l'intuizione i buchi rimasti. Quando facevo i laboratori e le visite guidate ai bambini nella Rocca di Caterina Sforza, mi accorgevo che si sapeva tanto di lei, del suo figlio più famoso, Giovanni dalle Bande Nere, ma nulla di Bianca, l'unica figlia femmina. Per giorni mi sono chiesta come doveva essere stata la sua vita. Piano piano ho iniziato a recuperare tutti i pezzi che mi servivano per il puzzle su Bianca e Caterina che volevo comporre. “Il serpente e la rosa” è nato prima nella mia mente e poi, nel 2015, su carta.

Sei anche autrice della commedia teatrale “Troppo incinta” che, nel 2012, fu finalista al Concorso Nazionale Avanti Attori. Cosa ricordi di questa esperienza?

La sua genesi fu particolare. Nel 2010 nacque Davide, il mio primo bimbo e i primi mesi furono difficili perché non dormiva mai. Ma proprio mai. Una delle mie migliori amiche stava vivendo la stessa esperienza – anche lei aveva avuto un maschietto tre mesi prima – e organizzò un workshop teatrale con un'attrice, Reina Saracino, e una psicologa, Erika Agresti. Noi genitori ci mettevamo in cerchio con i bambini in mezzo e parlavamo delle nostre esperienze a mo' di alcolisti anonimi (più o meno le occhiaie erano quelle). A un certo punto passammo dalle parole alla scrittura. I miei pezzi e quelli della mia amica Elena vennero scelti e costituirono il copione della commedia “Troppo incinta”. Arrivò finalista al concorso nazionale “Avanti attori” e piacque a Franca Rame, che poi volle l'attrice Reina Saracino in un suo lavoro. Due grandi soddisfazioni.

Parlando della tua professione, gli studenti come si avvicinano alla Storia? Come riesci a coinvolgerli?

Gli studenti si avvicinano alla storia se la si fa rivivere davvero. Devono immedesimarsi nei personaggi che l'hanno fatta e “assaporare” le loro vite. Io faccio conoscere i loro sentimenti, i loro pensieri, ma racconto anche mille curiosità, aneddoti e storie, perché solo così ci si può appassionare. Quest'anno, oltre ai miei ragazzi delle medie, ho avuto anche venti ragazze del Ciofs (indirizzo estetiste e parrucchiere). Ho raccontato loro la vita di altrettante donne e mostrato loro i volti. In laboratorio hanno riprodotto il trucco e le acconciature di Cleopatra, Maria Antonietta, Cocò Chanel, Evita in modo impressionante, perché si erano davvero immedesimate nelle grandi donne del passato.

Nel 2015, esordisci con il romanzo storico “Il serpente e la rosa”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

La storia di Caterina Sforza e di sua figlia Bianca Riario. All'inizio del romanzo Caterina è una donna sicura, amante della caccia e della politica, tanto quanto Bianca è fragile e amante dell'arte. Gli eventi porteranno Caterina a vedere il mondo con più sfumature e Bianca a crescere. In questo verrà aiutata dai due personaggi a cui più mi sono affezionata: Leonardo da Vinci e Leone Cobelli. E' stato bello dipingerli, dare loro pennellate di genialità e saggezza.


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Qual è stato l’input per questo libro?

Io adoro scrivere romanzi e racconti che hanno come protagoniste delle donne, meglio se trascurate dalla storia tradizionale. In questo caso volevo scrivere di Bianca, l'unica figlia femmina degli otto avuti dalla famosissima Caterina Sforza.

Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?

La terza protagonista del romanzo è l'arte, e uno dei messaggi che passano dal romanzo è che non è con le guerre che si può conquistare l'immortalità, ma con l'arte e la bellezza. Alla fine lo capisce anche Caterina Sforza, tanto che alcuni sostengono che si sia fatta ritrarre dal grande Leonardo da Vinci e che il volto della Gioconda sia, in realtà, il suo. Io ho fatto mia la teoria della famosa storica dell'arte Magdalena Soest. L'altro grande messaggio all'interno dell'opera è quello di non avere rimpianti, perché la vita è breve e va vissuta al meglio delle proprie possibilità.

Questo romanzo ha vinto diverso premi letterari, senza dimenticare anche il Premio Verbania for Women, dove ti sei distinta con due tue opere “Una Luce tra le Bande Nere” e “La Rosa nel Deserto”. Quanto i concorsi aiutano l’autore a farsi conoscere?

Difficile rispondere a questa domanda. Paradossalmente, penso che più che a farmi conoscere i concorsi letterari, finora, mi abbiano aiutato ad arrotondare lo stipendio. Dal momento che per me non è facile e istintivo scrivere, ho deciso di partecipare solo a pochi concorsi, in particolare a quelli che hanno premi in denaro. Ho iniziato con il Verbania for Women a marzo 2017 e da allora, in un anno, ho guadagnato solo in concorsi per racconti 2.500 euro. Le case editrici, però, non hanno certo iniziato a sgomitare per il thriller che ho pronto e che è arrivato tra i primi 300 a IoScrittore 2017.

Nel 2017, esce anche “Cento passi di donne”. Romanzo Vs. Antoligia, chi la vince?

Io amo il romanzo, ma ultimamente mi danno più soddisfazioni i racconti, quindi anche con questa domanda mi trovo in difficoltà. Secondo me, una delle cose belle della scrittura è proprio la possibilità di non provare una sola strada. “Cento passi di donne”, per esempio, è una raccolta di biografie e a me è piaciuto affrontare questa nuova sfida. 

Il tuo pensiero sul self publishing?

Non l’ho mai provato, quindi per ora posso solo dire che mi affascina e mi fa paura allo stesso tempo. Mi piace l’idea di poter scegliere la copertina, il titolo e il costo del libro, ma temo anche che alcune persone possano non scegliere il mio romanzo solo perché non è mai passato al vaglio di un selezionatore all’interno di una casa editrice. 

Perché il romanzo storico?

Perché nel romanzo storico ci può essere una trama avvincente, ricca di colpi di scena, di momenti coinvolgenti e di enigmi, come ho cercato di fare ne “il serpente e la rosa”, ma anche qualcosa di più. Se non c’è ricerca storica tutto il bellissimo castello di carte costruito crolla a terra. La sfida di coniugare invenzione e precisione mi appassiona.

Hai qualche altro progetto in cantiere?

Ho appena finito di scrivere un romanzo storico su Giovanni dalle Bande Nere, il figlio più famoso di Caterina Sforza. Non è il seguito de “Il serpente e la rosa”, perché io non amo i sequel, ma il periodo storico rimane il Rinascimento. Da un mesetto è in fase di editing.

È stato un grande piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!

Per seguire Lisa   LISA LAFFI


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