Ciao Lisa, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Sono “uno, nessuno e centomila”, come il personaggio del romanzo di
Pirandello. Sono laureata in Conservazione dei beni culturali, quindi “nasco”
come archeologa, ma durante la laurea ho iniziato a scrivere alcuni articoli
per un giornale di Imola, nel quale poi sono stata assunta. Da semplice
giornalista sono diventata redattrice e poi caporedattrice, ma il mio grande
amore era un altro: l'insegnamento. L'avevo già capito durante la laurea,
quando per guadagnare qualche soldo, facevo visite guidate alle scolaresche
all'interno della Rocca Sforzesca di Imola. Oggi ho 36 anni, sono docente di
Lettere alle medie e scrivo per passione.
La laurea in Conservazione dei beni culturali e il lavoro
come professoressa di italiano, storia e geografia. Quando si è accesa in te la
scintilla della scrittura?
Quando lo dico sembra una bugia, ma la verità è che si è
accesa tardi, perché... fino ai 18 anni odiavo scrivere. Alle elementari e alle
medie vivevo il giorno del tema come un piccolo incubo, mentre ho sempre
adorato leggere. Io penso che la scrittura sia solo in minima parte un dono
innato, per il resto va coltivata, insegnata e praticata. Un articolo alla
volta ho capito che scrivere era bello e apriva mille porte. A un certo punto
della mia vita, a 32 anni suonati, ho trovato per strada anche la chiave della
narrativa e da lì è iniziata l'avventura che sto ancora vivendo.
Sei anche archeologa e hai partecipato personalmente ad
alcuni Scavi. Parlacene.
Quando parlo ai miei studenti degli scavi a cui ho partecipato,
per farli divertire, dico loro che correva ancora l'era giurassica. In realtà,
il primo risale “solo” a sedici anni fa, ma per loro è tantissimo (non erano
nemmeno nati). Io avevo vent'anni e scavare la domus di Suasa, vivendo in un appartamento con altri studenti fu
un'esperienza incredibile. Trovammo una tomba con due persone inumate
all'interno. Per giorni mi sono chiesta chi fossero e quale vita avessero
vissuto. La scrittura e la narrativa mi portano a creare le risposte che
l'archeologia da sola non mi può dare. Nel 2003 scavai una strada glareata,
dove trovammo piccoli tesori persi oltre 2000 anni prima, per esempio un dado
truccato. E nel 2004 chiusi la mia parentesi archeologica con il durissimo
scavo del porto di Classe. Agli scavi sono legati ricordi ed emozioni che
rimarranno sempre nel mio cuore.
Sei stata anche guida al Castello Sforzesco di Imola. La Storia quanto ha influenzato la tua carriera letteraria?
Tantissimo. Adoro la storia e mi piace immergermi in
essa, colmare con la ricerca e l'intuizione i buchi rimasti. Quando facevo i
laboratori e le visite guidate ai bambini nella Rocca di Caterina Sforza, mi
accorgevo che si sapeva tanto di lei, del suo figlio più famoso, Giovanni dalle
Bande Nere, ma nulla di Bianca, l'unica figlia femmina. Per giorni mi sono
chiesta come doveva essere stata la sua vita. Piano piano ho iniziato a
recuperare tutti i pezzi che mi servivano per il puzzle su Bianca e Caterina
che volevo comporre. “Il serpente e la rosa” è nato prima nella mia mente e
poi, nel 2015, su carta.
Sei anche autrice della commedia teatrale “Troppo incinta”
che, nel 2012, fu finalista al Concorso Nazionale Avanti Attori. Cosa ricordi
di questa esperienza?
La sua genesi fu particolare. Nel 2010 nacque Davide, il
mio primo bimbo e i primi mesi furono difficili perché non dormiva mai. Ma
proprio mai. Una delle mie migliori amiche stava vivendo la stessa esperienza –
anche lei aveva avuto un maschietto tre mesi prima – e organizzò un workshop
teatrale con un'attrice, Reina Saracino, e una psicologa, Erika Agresti. Noi
genitori ci mettevamo in cerchio con i bambini in mezzo e parlavamo delle
nostre esperienze a mo' di alcolisti anonimi (più o meno le occhiaie erano
quelle). A un certo punto passammo dalle parole alla scrittura. I miei pezzi e
quelli della mia amica Elena vennero scelti e costituirono il copione della
commedia “Troppo incinta”. Arrivò finalista al concorso nazionale “Avanti
attori” e piacque a Franca Rame, che poi volle l'attrice Reina Saracino in un
suo lavoro. Due grandi soddisfazioni.
Parlando della tua professione, gli studenti come si avvicinano alla Storia? Come riesci a coinvolgerli?
Gli studenti si avvicinano alla storia se la si fa
rivivere davvero. Devono immedesimarsi nei personaggi che l'hanno fatta e “assaporare”
le loro vite. Io faccio conoscere i loro sentimenti, i loro pensieri, ma
racconto anche mille curiosità, aneddoti e storie, perché solo così ci si può
appassionare. Quest'anno, oltre ai miei ragazzi delle medie, ho avuto anche
venti ragazze del Ciofs (indirizzo estetiste e parrucchiere). Ho raccontato
loro la vita di altrettante donne e mostrato loro i volti. In laboratorio hanno
riprodotto il trucco e le acconciature di Cleopatra, Maria Antonietta, Cocò
Chanel, Evita in modo impressionante, perché si erano davvero immedesimate
nelle grandi donne del passato.
Nel 2015, esordisci con il romanzo storico “Il serpente e la
rosa”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
La storia di Caterina Sforza e di sua figlia Bianca
Riario. All'inizio del romanzo Caterina è una donna sicura, amante della caccia
e della politica, tanto quanto Bianca è fragile e amante dell'arte. Gli eventi
porteranno Caterina a vedere il mondo con più sfumature e Bianca a crescere. In
questo verrà aiutata dai due personaggi a cui più mi sono affezionata: Leonardo
da Vinci e Leone Cobelli. E' stato bello dipingerli, dare loro pennellate di
genialità e saggezza.
Qual è stato l’input per questo libro?
Io adoro scrivere romanzi e racconti che hanno come
protagoniste delle donne, meglio se trascurate dalla storia tradizionale. In
questo caso volevo scrivere di Bianca, l'unica figlia femmina degli otto avuti
dalla famosissima Caterina Sforza.
Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?
La terza protagonista del romanzo è l'arte, e uno dei
messaggi che passano dal romanzo è che non è con le guerre che si può
conquistare l'immortalità, ma con l'arte e la bellezza. Alla fine lo capisce
anche Caterina Sforza, tanto che alcuni sostengono che si sia fatta ritrarre
dal grande Leonardo da Vinci e che il volto della Gioconda sia, in realtà, il
suo. Io ho fatto mia la teoria della famosa storica dell'arte Magdalena Soest.
L'altro grande messaggio all'interno dell'opera è quello di non avere
rimpianti, perché la vita è breve e va vissuta al meglio delle proprie
possibilità.
Questo romanzo ha vinto diverso premi letterari, senza
dimenticare anche il Premio Verbania for Women, dove ti sei distinta con due
tue opere “Una Luce tra le Bande Nere” e “La Rosa nel Deserto”. Quanto i concorsi
aiutano l’autore a farsi conoscere?
Difficile rispondere a questa domanda. Paradossalmente,
penso che più che a farmi conoscere i concorsi letterari, finora, mi abbiano
aiutato ad arrotondare lo stipendio. Dal momento che per me non è facile e
istintivo scrivere, ho deciso di partecipare solo a pochi concorsi, in
particolare a quelli che hanno premi in denaro. Ho iniziato con il Verbania for
Women a marzo 2017 e da allora, in un anno, ho guadagnato solo in concorsi per
racconti 2.500 euro. Le case editrici, però, non hanno certo iniziato a
sgomitare per il thriller che ho pronto e che è arrivato tra i primi 300 a
IoScrittore 2017.
Nel 2017, esce anche “Cento passi di donne”. Romanzo Vs. Antoligia, chi la vince?
Io amo il romanzo, ma ultimamente mi danno più
soddisfazioni i racconti, quindi anche con questa domanda mi trovo in
difficoltà. Secondo me, una delle cose belle della scrittura è proprio la
possibilità di non provare una sola strada. “Cento passi di donne”, per
esempio, è una raccolta di biografie e a me è piaciuto affrontare questa nuova
sfida.
Il tuo pensiero sul self publishing?
Non l’ho mai provato, quindi per ora posso solo dire che
mi affascina e mi fa paura allo stesso tempo. Mi piace l’idea di poter
scegliere la copertina, il titolo e il costo del libro, ma temo anche che
alcune persone possano non scegliere il mio romanzo solo perché non è mai
passato al vaglio di un selezionatore all’interno di una casa editrice.
Perché il romanzo storico?
Perché nel romanzo storico ci può essere una trama
avvincente, ricca di colpi di scena, di momenti coinvolgenti e di enigmi, come
ho cercato di fare ne “il serpente e la rosa”, ma anche qualcosa di più. Se non
c’è ricerca storica tutto il bellissimo castello di carte costruito crolla a
terra. La sfida di coniugare invenzione e precisione mi appassiona.
Hai qualche altro progetto in cantiere?
Ho appena finito di scrivere un romanzo storico su
Giovanni dalle Bande Nere, il figlio più famoso di Caterina Sforza. Non è il
seguito de “Il serpente e la rosa”, perché io non amo i sequel, ma il periodo
storico rimane il Rinascimento. Da un mesetto è in fase di editing.
È stato un grande piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al
lupo per tutto!
Per seguire Lisa LISA LAFFI
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