Ciao Lidia, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao a te e grazie per la magnifica accoglienza. Non è mai facile parlare di se stessi, ma posso riassumere il mio carattere dicendo che sono una persona schiva e idealista. I postumi di una grave malattia da bambina mi hanno un po’ condizionata e faccio fatica ad aprirmi
agli altri. Però agli amici che considero tali dedico tutta me stessa.
La laurea in ‘Lettere e filosofia’ e l’impiego presso una grande azienda di servizi, nell’ambito della selezione e formazione del personale. Quando si accende in te la scintilla della scrittura e dove trovi il tempo per scrivere?
La scintilla si accese già con la lettura del primo libro. Avevo una decina d’anni e mi capitò per le mani "Piccole donne". Folgorata dal personaggio di Jo March, per quel suo carattere indipendente
e fragile al tempo stesso, proprio come ero io, decisi che, come lei, avrei fatto la scrittrice. Poi vennero tante altre bellissime letture e il desiderio di misurarmi anche come autrice crebbe. Qualche anno dopo i miei zii mi regalarono una macchina da scrivere e da allora non mi sono più fermata. Il fatto di avere avuto allo stesso tempo tanti altri interessi, come la musica e la pittura, e
soprattutto un lavoro impegnativo che mi obbligava a usare la scrittura come strumento professionale, mi ha un po’ frenata
e fino
al 2004 la mia produzione può dirsi davvero scarsa. Ma negli ultimi anni, complice anche la
perdita di una persona molto cara, ho capito finalmente qual era la mia strada,
che scrivere poteva farmi felice e da allora sto cercando di recuperare.
Sei appassionata anche di chitarra e pianoforte. Quando conta la musica come fonte d’ispirazione per te?
Penso che conti molto, anche se all’inizio non ci ho fatto caso. Nel mio romanzo "I Colori del male", si parla proprio di pittura, quella degli Impressionisti, dai quali molto
spesso ho tratto ispirazione per i miei quadri. E ho scritto anche molti racconti legati alla musica. È successo casualmente, ripeto, però sto
prendendo seriamente in considerazione l’idea di fare della pittura e
soprattutto della musica un aspetto peculiare dei miei contenuti. Tra i lavori in cantiere ho,
per esempio, proprio un romanzo dedicato al rock degli anni ‘70.
Quali sono i tuoi autori preferiti e c’è qualcuno in particolare che consideri tua ‘Musa’?
Se dovessi fare dei nomi, direi Benni, King e Zafòn. Il mio ideale sarebbe mischiare questi tre stili.
Mi piace molto anche Moravia, anche se sembra passato di moda.
Il tuo libro preferito è “Odissea” di Omero. Un titolo insolito, perché?
Per me l’Odissea è il libro dei libri, ci trovi tutto, amore, avventura, intrighi, politica, fantasia, magari anche un po’ di horror. Ed è narrato in modo poetico. Non saprei trovare di meglio.
Nel 2004 esordisci con alcune poesie nell’antologia “Fermenti poeti italiani contemporanei” Vol.13. Cosa rappresenta per te la poesia?
La poesia è stato il mio primo approccio alla scrittura. Penso che capiti quasi a tutti, specialmente da adolescenti, cercare di mettere in versi le proprie aspirazioni e delusioni. Quel vomitare se stessi lieve o tragico che sia. Nella poesia non ci sono “storie” ma il mio mondo vero, i miei genitori,
i miei amori, l’amicizia, il lavoro, la politica, la critica ironica. Quando mi sento triste o delusa, butto giù qualche verso ed è come tornare a casa. Negli ultimi anni, poi, mi sono
messa a ristudiare le forme chiuse, che, come tanti altri, ritenevo superate da quelle
libere,
e
ho dovuto constatare, invece, come scrivere in metrica possa dare tantissime soddisfazioni. Ho scoperto che mi riescono bene soprattutto i sonetti alla Trilussa.
Successivamente ti dedichi a racconti e poesie che vengono poi inseriti in diverse antologie. Se dovessi consigliare agli esordienti come ci si approccia a un racconto, quale consiglio daresti?
Il racconto è una forma narrativa davvero difficile. Penso che l’ideale sia riuscire a raccontare una storia che intrighi e che appassioni in poche pagine. A me piace fotografare una situazione, come la scena di un film.
E un finale che sbalordisca e lasci pensare. Tuttavia non credo di poter essere io a dare consigli, visto che mi considero ancor meno che esordiente.
Nel 2013 esce la silloge “Lodi del corpo maschile”. Parlacene.
Una bellissima iniziativa di Vibrisse, il blog di Giulio Mozzi, con l‘intenzione di raccogliere vari componimenti poetici, prevalentemente nelle forme chiuse del sonetto, della canzone, eccetera, per descrivere ed esaltare le varie parti del corpo del maschio. Pare, infatti, che fino ad allora, si fosse lodato sempre
e solo
il corpo femminile. Hanno partecipato in tanti, poeti veri e dilettanti, e molti con più di un componimento. Un divertimento assoluto che alla fine Giulio ha raccolto in un testo digitale. Le mie
dediche sono state per l’ascella, il petto, il dopobarba.
E nel 2014, esordisci con il tuo primo romanzo “I colori del Male”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
I lettori troveranno tre storie in una. Il racconto di un’esperienza fuori dal comune di un ragazzino di undici anni, Milo, che ha perso la madre e va a passare le vacanze dal nonno; la descrizione dei suoi sogni, quelli in cui, cercando di incontrare la madre, Milo si imbatte invece nella visione di fatti orribili; la storia di certi quadri “maledetti” , collegati a
misteriose morti che avvengono durante importanti episodi storici. I tre aspetti sono, ovviamente, collegati tra loro e non mancherà un finale da brividi.
Quale messaggio vuoi trasmettere?
Il messaggio è uno e breve. Il male si serve della cupidigia umana per affermare il suo potere.
Ci sono troppi che compiono delitti e
cattiverie solo per arricchirsi e per acquisire fama e visibilità. E in
questo comportamento che non guarda in faccia a nessuno scompare ogni segno
d’umanità. Ecco, vorrei che si riflettesse su questo.
Qual è stato l’input per questo romanzo?
L’idea mi è venuta leggendo di una leggenda che riguardava dei bambini dipinti in un quadro. A questo ho subito collegato un'ipotesi narrativa che amo molto ritrovare sia in letteratura che nei film: le cose non sono mai come sembrano,
attenti a guardare negli occhi di ci sta di fronte per capire la sua vera
natura.
Sempre con “I colori del male” partecipi al Torneo Letterario ‘Io Scrittore’, indetto da GeMS e rientri nella rosa dei finalisti. Consiglieresti questo torneo agli esordienti?
Sì, lo consiglio, ma non solo agli esordienti. Il torneo si è rivelato, al di là del bene e del male e dei vari punti di vista, una palestra incredibile. È dura
scoprire che gli altri non ci vedono come vorremmo, ma è proprio questo che
porta una crescita. L’anonimato dei partecipanti consente qualche scorrettezza, è vero, ma dà anche la possibilità di dire e
conoscere la verità. Imparare dalle critiche positive o negative è fondamentale, al di là
della malafede, che, comunque, è facile da individuare. Posso anche testimoniare che nell’edizione appena conclusa, hanno vinto due testi che mi erano capitati in
lettura e ai quali avevo dato un voto molto alto. Per me, quindi, meritavano davvero. Certo, ci vuole anche un pizzico di fortuna, ma io partecipo al
torneo soprattutto e perché mi permette di avere dei lettori in anteprima e dei giudizi su quello
che scrivo, e non certo perché penso di poter vincere tra le migliaia di partecipanti, sarebbe una illusione. Ripeto, il Torneo
dovrebbe essere imposto anche ad alcuni autori contemporanei che dico io, affinché potessero fare un bagno di
realtà.
Nel 2014 esce anche “ La Serra trema”. Daccene un assaggio.
"La Serra trema" è horror puro, un genere a cui sono molto affezionata e che mi piace scrivere, a parte lo splatter, che invece non amo. Il mio racconto parla di una giovane coppia che arriva in un agriturismo durante un terribile momento di siccità. Niente di più semplice e terrificante.
Hai qualche altro progetto in cantiere di cui vuoi metterci a parte?
I progetti (come i sogni) sono parecchi, ma quello a cui in questo momento tengo molto riguarda la Factory Editoriale I Sognatori, della quale faccio parte da quasi due anni. Siamo un gruppo di scrittori che, guidati da un editore coraggioso,
cerca
di sviluppare un nuovo stile di editoria, in cui ci sia maggiore collaborazione tra le parti e scelte condivise. Anzi, vorrei invitare
tutti gli amanti della lettura a visitare il nostro sito, perché questo progetto merita supporto. Per I
Sognatori sto scrivendo una raccolta di racconti molto particolari, temi sociali con lo sguardo rivolto al trilling e al grottesco.
E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!
Grazie a te, Linda, è stato un onore e un piacere.
Per seguire Lidia I COLORI DEL MALE
Grazie per la bellissima intervista, Linda. Come sempre hai dimostrato grande capacità e amore per il tuo lavoro. È un onore far parte di questa galleria di scrittrici.
RispondiEliminaE' un onore per me averti qui <3
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