Ciao Roberta, bentornata nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao Linda, vivo vicino Pescara, a 50 metri dal mare, in un posto tranquillo dove mi è possibile in ogni momento andare a passeggiare in spiaggia e a pensare alle storie che ho in mente. Riesco a farlo solo ogni tanto, però, perchè a 52 anni ho una vita molto piena, come madre di due ragazzi di 20 e 15 anni, insegnante nella Scuola media e Docente di Scrittura creativa e autobiografica presso una scuola di Pescara. Frequentemente mantengo rapporti con gli ex allievi e alunni, con cui continuo collaborazioni o che aiuto nella scrittura anche dopo la fine dei corsi. Tra gli hobby, direi che amo cucinare, andare alla ricerca di vecchie ricette della tradizione e provarle; poi leggere, anche se questo non lo vivo come un hobby, ma come parte della mia attività di scrittura e insegnamento.
Sei laureata in Lettere moderne, insegni Italiano nella Scuola secondaria e Scrittura creativa presso l’Associazione Artis di Pescara. Dove trovi il tempo per scrivere?
Di sera, dopo cena, fino a notte. D’estate è più semplice, ovviamente. Ho imparato a scrivere concentrandomi molto intensamente in poco tempo, perché nel corso della giornata, mentre faccio altro, vado rimuginando sulla scena successiva da scrivere e quindi quando apro il pc la sera so già come muovermi, a volte ho in mente proprio le frasi. E’ un procedimento che mi aiuta a ottimizzare il tempo, anche se ovviamente è faticoso e fa sì che io sia sempre con la testa tra le nuvole. Finora funziona!
Sei stata relatrice sulla Violenza di genere e sulla Scrittura terapeutica in diversi convegni. Parlacene.
Al Congresso Sil 2007, a Bari, ho portato la relazione di uno studio su sei scrittrici del Novecento (Annie Vivanti, Sibilla Aleramo e altre) che scrivono della violenza di genere nei loro romanzi; una ricerca che mi aveva appassionato e si è poi ricollegata con l’iniziativa di “Eva non è sola”, di cui dirò dopo. Circa la Scrittura terapeutica, si tratta di due momenti divulgativi intorno ai temi che trattavo nei Corsi universitari, tenuti per sei anni alla Facoltà di Psicologia di Chieti, dove insegnavo Scrittura creativa come “Strumento alternativo e complementare alla psicoterapia”. Ora, dall’anno scorso, tengo Corsi di scrittura autobiografica insieme ad una psicoterapeuta: una esperienza molto interessante!
Il mare che dista solo cinquanta metri da casa tua ti è mai stato d’ispirazione?
Tantissimo, soprattutto quando ho scritto “Perfetto blu”, in parte ambientato in Grecia e in Sicilia. È una cosa difficile da capire, forse, per chi non vive vicino al mare: io sono nata a Catania e vivo a Pescara da quando ero bambina; le mie giornate, anche d’inverno, hanno sempre avuto il mare come sfondo, tranne quando ho studiato a Bologna e per un breve periodo lavorato a Siena. È una presenza che impone i suoi odori, i suoi colori, le sue tipiche sensazioni in ogni stagione. Luogo di meditazione, di divertimento, di tregua dalle corse e dai ritmi della città. Credo che in "Perfetto blu" si senta molto l’importanza che ha per me. Non credo che riuscirei a vivere altrove, ormai!
Esordisci nel 1999 con l’antologia “Due estati a Siena”. Quanto è cambiata l’editoria da allora?
Molto, all’epoca non c’era ancora il self, non c’erano gli e-book. Io stessa, all’epoca, non pensavo di scrivere per scrivere; quella pubblicazione e la successiva “Margherita e gli altri”, nasceva come una raccolta di racconti con intento didattico, in una Collana per stranieri che imparavano l’italiano; quindi la parte creativa era marginale, essendo prevalente l’apparato didattico di esercizi e l’obiettivo di alfabetizzazione.
Hai partecipato e vinto alcuni concorsi di narrativa, i premi letterari aiutano a farsi conoscere?
Certamente! Tramite un premio letterario ho conosciuto EEE di Torino, la casa editrice con cui ho pubblicato il mio primo romanzo, “Le foto di Tiffany”. In generale, all’inizio di questa carriera, partecipare ai premi fa da stimolo e dà utili feedback e rassicurazioni circa il proprio talento: è una fase importante, a mio parere.
Di rilievo è la tua partecipazione all’antologia “Eva non è sola”, contro la violenza di genere. Di che cosa si tratta nello specifico?
Presentata il 25 novembre 2016, è una raccolta di racconti e poesie sulla violenza di genere. Si tratta di un progetto dell’autrice rosetana Lorena Marcelli, con cui ho collaborato, formata da 23 racconti (tra cui il mio “Una questione di immagine”) e 7 poesie. Il ricavato delle vendite è stato devoluto a favore di tre Centri che si occupano di vittime della violenza di genere attraverso sportelli di ascolto, assistenza legale e psicologica: il Centro Provinciale Antiviolenza Donne La Fenice di Teramo, l’ Associazione Ananke di Pescara e la “Donatella Tellini” de L’Aquila. Abbiamo presentato l’antologia in vari luoghi, anche ad esempio presso il Liceo Classico di Pescara l’8 marzo scorso.
Nel 2015 esce il tuo primo romanzo “Le foto di Tiffany”. Daccene un assaggio.
[...] In alto nello schermo troneggiava il frontespizio di un sito di foto porno-soft. Il nome della testata non lasciava presagire nulla di simile (altrimenti avrebbe già intuito qualcosa), la grafica era sfumata ed elegante, ma le foto che incorniciavano la scritta lasciavano pochi dubbi, nonostante l’aura artistica che si tentava di trasmettere. L’immagine che si aprì al centro dello schermo la colpì come un pugno nello stomaco. Raffigurava se stessa, nuda e ripresa da dietro, inquadrando la schiena e le natiche; le si ghiacciò il sangue vedendo il suo viso, sia pure girato di tre quarti in una torsione delle spalle, con un’espressione di desiderio, lo sguardo illanguidito, un dito in bocca.
Tiffany si sentì mancare. Nella manciata di secondi successivi pensò che qualcuno volesse ricattarla; soprattutto si chiese chi mai avesse potuto farle quello scatto e dove, visto che una regola ferrea con i suoi amanti era sempre stata quella di non farsi mai riprendere il viso, nelle pur episodiche occasioni in cui qualcuno di loro aveva insistito per fotografarla. [...]
Nel 2017, segue “Perfetto blu”. Perché il romance?
Il mio secondo romanzo è pieno di sentimento, di sensazioni, colori, mare! Avevo bisogno di lasciar fluire quello che sentivo nel narrare, dare spazio all’animo, mio e dei personaggi. Credo di esserci riuscita: ancora adesso, quando leggo alcuni brani (quello ambientato nelle saline di Trapani, o quello in cui Giulio, protagonista maschile, va al concerto di Chet Baker) mi commuovo fino alle lacrime.
E, sempre nello stesso anno, pubblichi “Flora la pazza”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
La storia di Flora, una donna che vive a Napoli, ha quarant’anni e da sempre ha problemi psicologici dovuti ad una madre manipolatrice e un padre assente, che intreccia una relazione asimmetrica con Nino, che nel suo lavoro di chef e nell’usare la donna secondo il suo piacere trova un riscatto ai problemi di balbuzie e e di scarsa autostima. La storia con lui porta Flora all’acuirsi dei suoi disturbi: tormentata sempre più spesso da una Voce che la spinge a comportamenti autolesionisti e aggressivi, ferisce Nino e viene ricoverata in un ospedale psichiatrico. Qui Flora troverà la via per la guarigione, liberandosi dalla Voce, dai condizionamenti materni e dall’amore malato per Nino, in un percorso accidentato e faticoso ma vincente, che scioglierà i nodi del passato: l’adolescenza di Flora negli anni Settanta, quando l’abbandono del padre la lascia “ostaggio” della madre; i traumi della guerra che hanno segnato la madre per sempre e l’hanno resa egoista e instabile.
Qual è stato l’input per questo libro?
Soprattutto il desiderio di “tornare” a Napoli, dove la storia è ambientata e dove ci sono le mie origini: la mia famiglia viene da lì e lì ancora vivono i miei cugini. Soprattutto c’è la mia infanzia, il mio dialetto, che era poi quello dei miei genitori; Napoli è il teatro dei miei ricordi di infanzia e dei ricordi di mia madre, che era nata e cresciuta lì e aveva vissuto una fase intensa e tragica della storia della città: la Seconda guerra mondiale, le Quattro Giornate, raccontate nel romanzo. Volevo anche dare voce a mia madre, che ora non c’è più e che tanto mi ha trasmesso di quelle esperienze.
Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?
So di avere una scrittura che tende all’approfondimento psicologico: mi interessa in particolar modo il processo con cui ognuno diventa veramente e pienamente se stesso; il percorso di ognuno attraverso il dolore verso la rinascita, la riconquista della vita piena dopo la frustrazione, il trauma.
Quello che spero di trasmettere è quanto sia terribile, dolorosa, ma contemporaneamente splendida la vita, e come sia sempre e comunque fondamentale lottare per diventare quello che siamo destinati ad essere, seguendo la nostra vera essenza. Questo è il viaggio più affascinante per l’uomo e mi piace descriverlo nell’ambientazione colorata del mondo che ci circonda!
Hai pubblicato anche “Il piano B” una sorta di guida ai Lit-Blog. Perché questa idea?
L’idea è nata la scorsa estate, quando con 40 gradi e il condizionatore a palla lavoravo per la promozione di “Flora la pazza”, cercando blog da contattare per segnalazioni, recensioni, insomma tutta la trafila post-pubblicazione in cui l’Autore deve collaborare con la Casa Editrice. Passavo le giornate a cercare sul web indirizzi mail e numeri di telefono, talvolta con notevoli difficoltà! Parlando di questo con la mia amica e collega Lorena Marcelli ci è venuta l’idea di rendere proficuo questo lavoraccio e fare una pubblicazione per addetti ai lavori, di cui usufruire anche noi per le future campagne promozionali. Quindi abbiamo coinvolto anche Simona Colaiuda.
Sei un’autrice che ha lavorato con diverse case editrici, Big e non. Qual è la tua idea sul Self?
So che è un mondo variegato, in cui ci sono anche professioniste di tutto rispetto. Finora ho sempre pubblicato con Case editrici, innanzitutto perché sono pigra e piuttosto imbranata per quanto riguarda gli aspetti tecnici, tipo grafica, cover e altro, poi perché ho bisogno di relazionarmi a qualcuno nel mio lavoro di scrittura, avere un feedback che in qualche modo mi rassicuri e qualcuno con cui dividere le questioni organizzative. Ho provato finora a pubblicare in self soltanto, prima di Natale, “La marea” un racconto lungo. In definitiva, non ho nulla contro il self, ma temo che non sia per me!
Progetti in cantiere?
Terminare il romanzo che sto scrivendo, che nasce “sotto una buona stella”: affidato all’Agenzia Letteraria della bravissima Alessandra Bazardi, spero con il suo aiuto di farlo conoscere al maggior numero di lettori possibile, anche perché credo che le tematiche affrontate ( l’abuso su una ragazzina e la nostalgia per il tempo che passa e le storie che finiscono) lo meritino! Poi prendermi una pausa dalla scrittura e girare un po’ per far conoscere meglio i miei romanzi: ultimamente ne sono usciti diversi a distanza di poco tempo e non ho potuto dedicarmi per bene a ciascuno di loro!
Ho anche bisogno di raccogliere le idee per una prossima storia che è appena abbozzata, ma non voglio impormi tempi e scadenze.
Un piacere ospitarti nel mio blog, In Bocca al Lupo per tutto!