lunedì 19 febbraio 2018

Recensione in Anteprima + Intervista - LA STRADA PER LA FELICITA' di Silvia Mango



Oggi, per la rubrica #PassiDAutore, ospito l'autrice Silvia Mango, in occasione dell'uscita del suo nuovo romanzo dal titolo "La Strada per la Felicità".




Andiamo subito a scoprire cosa ne pensa Dania Francella, che l'ha recensito per noi in Anteprima.






SINOSSI: Superati i trent'anni, Magnolia ha smesso di sognare. Anche se vive in un quartiere residenziale di Torino con un marito ricco e famoso, la sua vita è completamente infelice. Alice, la loro bimba di sei, anni presenta una grave forma di disabilità degenerativa agli arti inferiori e Alberto è freddo, cinico ed egocentrico, insensibile a qualsiasi richiesta di Magnolia. Dopo l'ennesimo litigio, la donna decide che è arrivato il momento di prendere in mano le redini della sua vita e parte insieme a Alice alla volta del Salento dove esiste una tenuta in cui si pratica l'ippoterapia, preziosa per la malattia della bambina. Come temeva - o sperava - non appena arrivano a destinazione, Magnolia ritrova Ettore: lui è il suo primo amore, il ragazzo conosciuto vent'anni prima durante una vacanza estiva con i genitori e che le ha fatto scoprire l'amore: quello vero e che non si è mai sopito. È chiaro fin da subito che tra i due pulsa ancora qualcosa di molto forte, ma non sarà affatto semplice ricucire uno strappo profondo durato vent'anni, con i fantasmi che riaffiorano, ghermendoli pericolosamente e un marito che non accetta di essere stato lasciato da sua moglie.










RECENSIONE



A trentacinquenni, Magnolia si accorge di non vivere la vita che avrebbe voluto. Scelte fatte e subite  l’hanno portata a ritrovarsi prigioniera di un presente che le va stretto e di un futuro senza speranza. Della ragazza curiosa, solare e romantica non è rimasto nulla; ora, è una donna repressa e ignorata. 
L’unico raggio di luce, tra un matrimonio infelice con Alberto e un lavoro che non le piace, è Alice, sua figlia; la bambina, però, soffre di una rara forma di paralisi cerebrale. Questo contribuisce ad allontanare Magnolia e Alberto: lei nutre speranza e cerca soluzioni che possano far vivere al meglio la sua bambina, mentre il marito pare rassegnato.
La donna, esasperata e su consiglio di una life coach, decide di condurre la figlia nel Salento, in una tenuta dove si pratica l’ippoterapia, sorda al disaccordo del marito.
Per entrambe sarà un viaggio alla scoperta di loro stesse, tra segreti annidati nel passato e amori mai sopiti.
Cosa le attende in quella magica terra? E il futuro cosa riserva loro?

L'ambientazione contemporanea si divide tra Torino e il Salento, con pennellate ad hoc che ci mostrano due lati di una stessa medaglia. Particolare la contrapposizione tra la grigia Torino, che diventa quasi prigione, e il colore del Salento, dove la vita di Magnolia e Alice si tinge di calore.
La scrittura di Silvia è scorrevole e coinvolgente, moderna e raffinata.
La caratterizzazione dei personaggi è convincente. Ho apprezzato particolarmente Ettore e Andrea, perché entrambi sono la scintilla che permette a Magnolia di crescere e di imparare ad affrontare la vita. Andrea con leggerezza, severità e dolcezza; Ettore con tenacia e amore. 
Le caratteristiche caratteriali sono analizzate accuratamente e, per il lettore, è facile immedesimarsi e provare empatia per la protagonista.

 




'Lo volevo con tutta me stessa. Volevo sentire le sue labbra sulla mia pelle, i suoi baci stravolgermi l’anima. Volevo i suoi occhi su di me come se fossi stata la ragazza più bella del mondo, le sue mani che mi accarezzavano, come se non avesse mai sentito seta più pregiata. Volevo essere il suo tesoro più prezioso e desiderato. Volevo che mi trovasse e mi reclamasse come sua per sempre.'







Questo libro affronta tematiche difficili, ma lo fa con leggerezza, rendendole accessibili a tutti, senza mai banalizzare. Il percorso interiore di Magnolia è descritto accuratamente, senza risultare pedante.  Le scene di sesso sono delicate e prive di volgarità, ma ricche di passione.
È un romanzo di crescita e consapevolezza, d’amore e di odio, di coraggio, ma soprattutto di speranza. Proprio su quest'ultima tematica vorrei soffermarmi: la speranza di una madre che non si arrende alla malattia della figlia; la speranza che, nonostante il destino avverso, può esservi uno spiraglio di felicità.
Il messaggio che attraversa le pagine è quello relativo al riscatto che giunge attraverso l’amore di una madre per una figlia, ma anche di un uomo verso una donna e, soprattutto, l'amore verso se stessi.
Consigliato a chi ancora non conosce la penna di Silvia Mango, agli amanti dei romanzi introspettivi e dei romance, delle storie di formazione al femminile e dei contemporanei che non rinunciano a tematiche importanti e attuali.

Dania Francella
(Editing  a cura di Linda Bertasi)



IL VOTO DI DANIA





INTERVISTA ALL'AUTRICE:




Ciao Silvia, benvenuta nel mio blog. Scrivi sotto pseudonimo, perché questa scelta letteraria?

Buongiorno Linda e grazie per l’ospitalità.
Scherzando dico sempre che Silvia Mango è il mio “pseudo pseudonimo”. Mango, infatti, è il cognome di mio marito, adottarlo per firmare i miei romanzi è stato un po’ un voler ringraziare lui che è stato il primo, e per molto tempo anche l’unico, ad aver avuto fiducia nella mia scrittura.

A proposito del tuo ultimo romanzo "La strada per la Felicità", cosa troveranno i lettori al suo interno?

Troveranno una bambina, Alice, nata con un grave deficit cerebrale, che la obbliga a usare stampelle e sedia a rotelle per muoversi; un padre egocentrico, avvocato di successo, interamente assorbito dalla sua carriera, che non ha voglia né tempo di credere ai miracoli; e soprattutto troveranno Magnolia, una donna, una madre, che non smette di lottare contro l’indifferenza che la circonda, pur di donare una speranza concreta a sua figlia e, in definitiva, a se stessa.
Con “La strada per la Felicità” ho voluto tratteggiare una storia in cui l’amore – per la figlia, per sé, per un altro uomo – sorregge incessantemente le fila. Dall’iniziale rinuncia alla felicità, in nome di un matrimonio dal forte sapore conformistico e borghese, Magnolia, mossa da un insopprimibile desiderio di pienezza e di vita, riesce ad abbandonare le sue rassicuranti abitudini e le false certezze, per intraprendere, insieme con la sua piccola, un percorso diverso alla volta di un nuovo orizzonte, assai distante dalla natia Torino. Questo percorso le schiuderà prospettive inimmaginabili, risuonando in lei col richiamo di una meravigliosa, ma tragica, avventura giovanile e con la forza solare e sensuale che si sprigiona dalle campagne e dal mare del Salento.

Da Torino al Salento, perché queste particolari ambientazioni?

Mi piace ambientare le mie storie nei luoghi che amo. Torino è la città in cui sono nata e dove ho vissuto quando studiavo all’Università. A dispetto dell’immagine con cui è stata dipinta per anni, è una città estremamente vitale e in continuo movimento che nel romanzo descrivo così: “Torino ti incanta, è seducente e altera, più elegante e anticonformista di una sovrana capricciosa”. Mentre il Salento è una terra selvaggia dove la Natura la fa ancora da padrona, coi suoi ritmi e quel tipo di laboriosità, manuale e paziente, nell’assecondarla. Mi attirava l’idea di un cambio di prospettiva nella vita della protagonista, e sarà proprio nel Salento che Magnolia si sentirà di nuovo viva, forte e felice.
In fin dei conti, il romanzo sembra dire che noi siamo ciò a cui apparteniamo, anche senza saperlo. È in quel luogo interiore che il nostro cuore pulsa più forte.

Qual è stato l’input?

Anni fa fui spettatrice di una scena che ancora ho davanti agli occhi. Ero al supermercato e una donna stava spingendo la figlia, appena una bimbetta, su una sedia a rotelle, quando inavvertitamente con una ruota andò a urtare contro uno scaffale, facendo cadere alcuni prodotti. Mi chinai ad aiutarla e in quel momento ci scambiammo uno sguardo. Fu questione di un attimo: vidi tutta la sua solitudine, la sua stanchezza, lo sfinimento nel portare avanti una battaglia che sembrava fosse soltanto sua e mi accorsi di quanto fosse giovane e bella nonostante la vita l’avesse già messa così a dura prova.
Per giorni pensai a quella donna, a quale potessero essere le sue giornate ed è stato così che poco alla volta prese forma dentro di me l’idea di questo romanzo. Le diedi un nome: Magnolia, il nome di un fiore delicato, la cui pianta, però, è forte e robusta perché è esattamente così che l’ho immaginata.

In “La strada per la Felicità”, tratti l’ippoterapia. Parlacene.

Diversamente dalle cure tradizionali, di carattere, diciamo, passivo, alla base di questo trattamento c’è la consistente possibilità di suscitare nei piccoli pazienti una forte spinta motivazionale che li stimola a diventare protagonisti, questa volta attivi, della terapia. Il desiderio di «far muovere il cavallo» fa sì che essi eseguano volentieri le azioni riabilitative indicate dal terapista.
In poche parole, i bambini cavalcando eseguono inconsapevolmente esercizi propedeutici al miglioramento delle loro problematiche. Inoltre, è un trattamento gratificante dal punto di vista psicologico, dato che facilita l’emergere di abilità residue nel paziente ed estende i suoi benefici anche alla sfera familiare e sociale. Non dimentichiamo che i bambini come Alice, la piccola protagonista, sono molto sensibili: percepiscono gli stati d’animo e i giudizi delle persone che li circondano e ciò influisce sul loro umore e sul loro desiderio di apprendere e relazionarsi con gli altri. Insomma, l’ippoterapia rafforza l’autostima, i bambini si sentono più autonomi e più forti.
Era un messaggio che volevo trasmettere in questo romanzo, i bambini possono e devono vivere con fiducia, nonostante tutto.

Affronti anche l’argomento di una malattia degenerativa infantile. Temi forti e attuali. La scrittura può essere considerata terapia?

Al di là del valore terapeutico che in alcuni casi può avere la scrittura, credo fermamente che qualsiasi processo creativo, dalla scrittura appunto a che so realizzare coloratissime torte coreografiche o ridare vita a una vecchia sciarpa con bottoni e nastrini (non è necessario essere degli artisti o vivere di arte), possa arricchire le nostre giornate dando loro un senso più profondo, perché solo in questo modo nutriamo la parte più istintiva di noi stesse.
Magnolia per lungo tempo ha messo da parte la sua passione per la creta e, solo quando finalmente riprende in mano un panetto di argilla, realizza quanto la sua vita sia divenuta arida senza quel particolare nutrimento che solo il creare qualcosa dà.

Tre aggettivi per definire il tuo romanzo?

Sincero. Toccante. Coraggioso.

Tre buoni motivi per leggere questo nuovo libro?

È un romanzo sul coraggio di cambiare, sulla potenza salvifica della radicalità di certe scelte, sulla tenacia dell'amore e della speranza di chi non sogna necessariamente castelli e principi azzurri ma, dopo aver smesso a lungo di sognare, si riappropria del proprio diritto di desiderare e pretendere la felicità di una vita normale.
Magnolia e sua figlia Alice sono eroine di questa normalità, del diritto-dovere di non rassegnarsi mai ma di credere che il futuro sia un bel posto in cui vivere.

Vuoi lasciare un assaggio del tuo libro?

Volentieri. È il momento in cui Magnolia realizza per la prima volta che la speranza di un nuovo inizio è sempre possibile: non nonostante, ma proprio grazie e attraverso una difficoltà che appariva insormontabile.

[...] Avrei potuto continuare a vivere in apnea, esercitandomi a stare per lunghi periodi senza ossigeno, facendomi bastare una boccata d’aria ogni tanto, tossendo, percuotendo il corpo quel tanto che bastava per ricordarmi che ero ancora viva. Dopotutto, l’avevo fatto per tanti anni, ma qualcosa nel meccanismo era cambiato. Un po’ come quei quadri astratti tridimensionali che passi ore a fissare per scoprire l’immagine che nascondono e poi, senza capire cosa sia successo, per merito di un cambio di prospettiva, di un riflesso sul vetro, di qualcosa che anche se riprovi non riuscirai più a ripetere, magicamente riesci a capirli.
L’immagine salta fuori con tutta la sua potenza.
Ecco, qualcosa di simile.
Ho pensato a me stessa.
In altre parole, per la prima volta, ho avuto voglia di fare qualcosa per me. [...]

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Il piacere è stato mio, grazie e viva il lupo!









Dania Francella nasce nel 1981.
Lettrice compulsiva, nel corso degli anni ha letto quasi tutti i generi letterari: dalla mitologia ai saggi storici, dalla narrativa contemporanea alle biografie, dai legal thriller ai libri d'inchiesta, dai classici ai romance.
Ottimista, sognatrice, romantica e, forse,  troppo empatica. Ama il mare, la montagna e le città d'arte, il calcio, il classic rock, Ligabue, Gaetano e De Andrè; fan appassionata della saga di Star Wars e dei supereroi. 
La sua è una lettura attenta al dettaglio, difficilmente qualcosa le sfugge e le sue recensioni sono sempre accurate e dedite a evidenziare i pregi del testo e dell'autore.

3 commenti:

  1. Ragazze che dire? Mi avete fatto venire la pelle d'oca! Grazie Dania per la bellissima recensione, non immaginavo tanto! Sono davvero felice che sia piaciuto, felice che il messaggio che volevo trasmettere è stato accolto con il cuore. E grazie a Linda per l'intervista e per lo spazio e il tempo che mi ha dedicato.
    Silvia M.

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  2. Bellissima intervista e recensione!

    [Calliope Servizi Editoriali]

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