mercoledì 7 febbraio 2018

L'artista che c'è in te - INTERVISTA A DINO MARSAN



Ciao Dino, benvenuto nel mio blog. Tre aggettivi per descriverti.

Sicuramente sono TESTARDO, perché vado dritto fino in fondo nel perseguire un'idea o un progetto. Mi sento un SOGNATORE o, ancora meglio, un Alieno  perché ho sempre avuto una certa repulsione per la realtà in cui vivo. Infine, troppo ONESTO, considerando poi i tempi che corrono!

Il tuo esordio avviene nelgli anni ’70 con la Edifumetto. Quando si è acceso in te l’interesse per la grafica?

Come succede a tanti adolescenti, sono stato affascinato dal mondo del fumetto perché lo sentivo come una opportunità in più per esprimere la mia creatività e le mie storie fantasiose. Già dalle scuole medie, mi cimentavo nell'inventare personaggi e creare vignette o strisce per far divertire i miei compagni, magari con caricature ispirate ai professori più caratteristici. Crescendo un po', ma non abbastanza per la maggior età, ho intrapreso diversi viaggi in treno verso Milano, la grande metropoli. Prova ad immaginare un gracile e timido ragazzino di provincia che, carico di entusiasmo e una cartellina con il frutto del proprio lavoro, si addentra nella tana del gigante pensando di uscirne vincitore. Come potrai intuire, ogni volta me ne tornavo a casa con la coda tra le gambe per la delusione nel sentirmi dire: “non sei ancora pronto per collaborare con noi”. Ma la ferita si rimarginava velocemente e, proprio grazie alla mia cocciutaggine che non mi voleva perdente, ricominciavo da capo.

Di te dichiari: ‘Sono un autodidatta e vado fiero di questo, perché ciò che faccio nasce dalla più naturale delle attitudini che non si impara a scuola: La Creatività.’ Approfondiamo questa dichiarazione.

Il concetto è molto semplice, ciascuno di noi nasce con un patrimonio genetico che ha ereditato da chi lo ha concepito e, crescendo, incomincia a capire quali sono i parametri di questa sorta di eredità che maggiormente lo attraggono. Nel mio caso specifico, ho sempre avuto un'attrazione particolare per  le immagini, il disegno e il cinema. Ma, a differenza di tanti, ho sempre preferito non essere contaminato dagli agenti esterni riguardo la mia creatività.  Le mie doti le ho sviluppate autonomamente osservando gli altri ma cercando sempre di mantenere una mia identità. Non amo copiare e preferisco sacrificare un po' la tecnica e privilegiare il mio istinto. Ho conosciuto tanti disegnatori, ma quelli che ho apprezzato maggiormente per la loro originalità, erano autodidatti come lo sono io.  Amo dare un senso a ciò che faccio perché solo così riesco a sentirmi gratificato. La capacità tecnica diventa un fattore marginale.

Dal 1982 inizi a confezionare cover per diverse case editrici. Come nasce una tua cover?

Anche in questo caso mi sento molto orgoglioso della mia scelta creativa perché, quasi tutte le mie illustrazioni pubblicate, non mi sono state commissionate, ma sono state frutto della mia fantasia. Ovviamente, prima dell'immagine grafica, sviluppo un concetto che si trasforma quasi in in soggetto cinematografico. Devi sapere che dall'idea embrionale scatta l'imput per la mia fantasia che, mentalmente, ricama una vera e propria trama. Questa procedura naturale mi aiuta poi a dare forma al concetto iniziale. Poi, a seconda della scelta tecnica, il lavoro si svolge in modi diversi. Utilizzando le tradizionali tecniche dell'illustrazione, inizio abbozzando i soggetti a matita per poi colorarli utilizzando pennelli o aerografo. Scegliendo invece la strada digitale, mi limito a scansionare le bozze a matita per poi colorarle con appositi software o, se l'idea mi stimola in altro modo, mi cimento con la modellazione 3D.

Hai collaborato anche con case discografiche come la BMG Ariola, EMI e Full Time. Com’è stata questa esperienza? 

L'esperienza discografica è stata sicuramente positiva dal punto di vista dei contatti, perché ho avuto l'opportunità di conoscere alcuni personaggi del panorama musicale italiano come Lucio Dalla, Ron, Ivan Graziani, Francesco Guccini e lo storico gruppo del progressive anni 70 de Le Orme. Io, comunque, essendo nuovo del settore, sono riuscito a farmi pubblicare una serie di cover dedicate alla disco dance, pur essendo entrato nelle simpatie artistiche dell'allora Art Director della RCA, che prendeva il nome di Francesco Logoluso. Infatti, proprio in quel periodo (parliamo dei primi anni 90), la famosa casa discografica RCA italiana, veniva ceduta al gruppo editoriale tedesco Bertelsmann che, per mia sfortuna, decise di rivoluzionare l'azienda cambiando vari personaggi tra cui l'amico Logoluso, che aveva ormai raggiunto l'età pensionabile.  Ma il mondo discografico mi ha lasciato anche un po' d'amarezza perché ho capito che il dietro le quinte, non è così roseo come si mostra al pubblico, ma preferisco sorvolare su questo argomento. Vorrei solo ricordare la piacevole amicizia intrecciata con il grande Ivan Graziani che, più volte mi ha ospitato nella sua villa di Novafeltria in provincia di Rimini. Era un artista con grandi qualità, ciò nonostante, non ha mai avuto il successo che si meritava perché, seppur umile, era ben saldo nei propri principi e non è mai sceso a compromessi. Pensa che mi chiamava “maestro”. Per lui avevo sviluppato, insieme ad un'amica laureata in grafica ad Urbino, il progetto per la cover di un suo disco ma, nonostante il suo parere entusiasta, la cosa non andò a buon fine perché la casa discografica, optò per una soluzione fotografica.

E, dal 2000, partecipi a numerose mostre collettive e personali. Come nasce una tua opera?

In realtà, non essendomi considerato mai un artista puro, come pittore intendo, le opere che ho presentato nelle varie mostre, le ho sempre elaborate con le stesse procedure con cui ho realizzato le illustrazioni per i libri e le riviste. Posso solo aggiungere che, non amando le etichette e i vincoli ad un genere o  ad una tecnica, mi diverto a concretizzare i miei pensieri con la tecnica che al momento mi suggerisce il mio istinto. La cosa importante è che il messaggio che voglio lanciare, sia comprensibile a più persone possibile.

Nel 2005 hai fondato l'associazione culturale Impulseart. Di cosa si tratta?

L'associazione Impulseart è nata come portale d'Arte, atto ad ospitare artisti di tutto il mondo che, a quell'epoca, non erano in grado di avere un portale proprio. I miei soci e io offrivamo gratuitamente uno spazio agli artisti che volevano esporre le proprie opere in rete. Ci tenevamo che anche artisti minori o giovani, avessero l'opportunità di mettere in mostra il frutto della loro creatività. Per incrementare l'interesse, l'associazione iniziò ad organizzare concorsi on line a costo praticamente nullo, offrendo in cambio trofei, premi e visibilità agli artisti partecipanti. Visto il buon successo delle iniziative, io e i miei soci, iniziammo ad abbinare ai concorsi, eventi musicali  durante i quali, si svolgevano fisicamente sul palco, le premiazioni degli artisti distintisi maggiormente. Così, per una decina d'anni, l'abbinare concerti ai concorsi a tema, divenne una prerogativa d'Impulseart tanto che il portale, vantava oltre 5000 opere esposte e circa 400 artisti iscritti da tutto il mondo. Nel 2010, con il vicepresidente Umberto Milani, ho pubblicato il libro “Impulsi di Gloria” in cui abbiamo raccontato i retroscena organizzativi dei primi 5 anni di attività, raccogliendo tutto in una sorta di diario di viaggio. Nel 2015 per motivi ovviamente economici, Impulseart ha chiuso l'attività con un memorabile concerto tenuto al Teatro Nuovo di Ferrara nel quale si esibirono i "Wit Maatrix" (importante cover dei Pimk Floyd).

Nel 2014, partecipi alla realizzazione del video istituzionale “In volo con l'ippogrifo”, allo scopo di valorizzare il patrimonio culturale della città Estense. Parlacene.

Questa opportunità è scaturita dal fatto che, proprio in quel periodo, avevo pubblicato il mio terzo libro fotografico dedicato alla mia città che s'intitola “Ferrara nell'occhio del gigante” dove il gigante, non era altro che un drone a cui era applicata una macchina fotografica. Il fotografo Andrea Samaritani, dopo aver visto la mia originale  pubblicazione, mi interpellò proponendomi di partecipare ad un importante lavoro commissionato dalla Provincia di Ferrara, che si sarebbe realizzato grazie ad una sovvenzione da parte dell'Europa nell'ambito di un progetto (progetto HerMan – Management of Cultural Heritage ) atto a valorizzare il territorio e le tradizioni di diverse città appartenenti all'Europa appunto. Dopo un incontro preliminare con Samaritani, decisi di accettare questa importante opportunità nella quale io, insieme all'amico e socio creativo Alessandro Bersanetti, ci dovevamo occupare delle riprese aeree con drone e delle grafiche in animazione 3D. L'idea di Samaritani (regista e fotografo del progetto), era quella di accompagnare i potenziali visitatori del territorio (dal Castello Estense fino alle Valli di Comacchio)  servendosi dell'ipotetico Ippogrifo frutto della fantasia dell'Ariosto. Il mio drone quindi fungeva da Ippogrifo che registrava, in volo, tutti i luoghi e i monumenti più caratteristici del territotio ferrarese mentre, grazie alla grafica 3D, il personaggio mitologico compariva fisicamente nei vari luoghi toccati dal racconto. Devo riconoscere che, nonostante alcune difficoltà organizzative, il lavoro finale è risultato di ottima qualità, sia tecnicamente che registicamente parlando. A me personalmente è servito per perfezionare il mio rapporto con il drone ma anche a scoprire realtà della mia terra che non conoscevo. (https://www.youtube.com/watch?v=VVCK2CCS6Jc)

Nel 2016, curi la regia e le scenografie dello spettacolo teatrale Mosaico d'Amore. Perché il teatro?

Diciamo che, pur essendo un timido per natura, la mia personalità è composta anche da una forte componente  egocentrica che spesso, prende il sopravvento. Recitare è sempre stato uno dei miei sogni nel cassetto  ma, avendo una pessima memoria, non ho potuto onestamente perseguire. Grazie però a Giuseppe Monteleone, un caro amico Attore, ho avuto l'opportunità di partecipare con piccole parti, in alcune rappresentazioni da lui dirette. Seguendo però i vari progetti da dietro le quinte, mi sono fatto un'idea di come gestire un progetto teatrale. Per me, che amo spaziare in tutti i campi in cui entra in gioco la Creatività, l'imput di una possibile regia di un soggetto da proporre in teatro, era una sfida che non volevo assolutamente perdere. Un giorno, la poetessa e pittrice Rita Mazzini (un'altra delle poche e vere amicizie che ho incontrato lungo il mio percorso artistico) mi propose un'idea da trasformare in evento teatrale: “Mosaico d'Amore”. L'idea di Rita era quella di fondere diverse discipline artistiche (poesia, grafica, fotografia, musica e recitazione) in una sorta di viaggio temporale  alla ricerca del sentimento puro dell'Amore, che l'essere umano sta inesorabilmente perdendo. Per me è stata una bellissima esperienza nella quale ho contribuito anche come grafico realizzando il manifesto e le animazioni con tecnica tridimensionale.

Vuoi lasciare qualche tuo contatto per gli utenti interessati a una possibile collaborazione?

Certamente!
EMAIL: marsandino@alice.it 
 FACEBOOK PROFILE: https://www.facebook.comdino.marsan        
                                                                                                        
Hai collezionato vari riconoscimenti nel corso degli anni, tra cui ricordiamo “Miglior artista di fantascienza”, e “Miglior illustratore italiano di fantascienza dell’anno”. I concorsi aiutano a farsi conoscere?

In linea di massima penso che, in qualche modo, possano avere una loro incidenza nella carriera di un artista, anche se spesso creano solo illusione  e dispendio inutile di denaro. Molti artisti si pagano la notorietà senza avere i meriti. Comunque, diciamo che i buoni risultati ai concorsi, servono sicuramente per implementare il proprio curriculum artistico.

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Stravolgendo il detto rispondo: Lunga vita al lupo! Ciao e grazie!


E ora scopriamo le sue opere:


 Dischi



Cover

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