Ciao Lucia, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di
te.
Sono siciliana di Caltanissetta, centro della Sicilia. Ho 55
anni, sono sposata, madre di due giovani donne e di un giovane uomo, e nonna di
una bimba di 7 anni che si chiama Gioia. Amo le piante grasse, salvare le
piante che la gente ha deciso di buttare, adoro i gatti, ne ho due. Leggere è
un amore bambino che mi rapisce e mi rende felice. Dipingo e adoro i quadri
materici. Amo l’inverno, e narrare non è una passione, ma la linfa della mia
stessa esistenza.
Sei laureata in Lingue Straniere e ricercatrice in Scienze
Cognitive. Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura e dove trovi
il tempo per scrivere?
Scrivere in modo continuo e con lo scopo di pubblicare, lo
faccio dal 2000 quando partecipai al primo concorso letterario della Val da
Osta vincendolo, ma ho sempre narrato, e i miei quaderni di scuola elementare lo
dimostrano. Per i miei figli, scrivevo favole e raccontini.
Il tempo dello scrivere è la mattina prestissimo, la sera
dopo cena, invece della tv, e in ogni momento ci sia tempo a sufficienza per
sedersi e narrare.
Ti sei distinta in diversi premi letterari, quanto i
concorsi aiutano l’autore a farsi conoscere?
Non lo aiutano a farsi conoscere, ma solo a farlo crescere. A meno che non vinci un grosso concorso letterario a livello nazionale, non c’è
speranza di essere “visti”.
Come nasce la tua ispirazione?
Di solito sono stimoli dall’ambiente, da ciò che vivo,
leggo, incontro, vedo, sento, mi viene detto, incontro. Prima di tutto nasce il
titolo e poi la storia che nasconde.
Hai autori che consideri tue Muse?
Gli scrittori europei dell’800 e del primo ‘900,
soprattutto il Verismo, per i contemporanei sono onnivora, leggo tutto in
cerca di muse.
Sei redattrice del blog Mangialibri. Di cosa ti occupi nello
specifico?
Recensisco romanzi e saggi, soprattutto di scienze cognitive,
letteratura e storia. Evito gli horror che mi terrorizzano, ma poi leggo tutto,
proprio tutto, e recensisco con amorevolezza e pazienza, ma anche con rigore.
Nel 2003, esordisci con il romanzo “Lungo il cammino”,
vincitore del Premio Cimitile. Di cosa si tratta?
“Lungo il cammino” è un romanzo di crescita, ambientato in
Sicilia, la cui protagonista è Maddalena e il suo percorso per costruirsi come
donna attraverso le esperienze, i luoghi, gli amori, le sofferenze.
Tra i tuoi romanzi, ricordiamo “200 giorni”, romanzo sulla
dislessia, notato anche dalla casa cinematografica Sharada film s.r.l. Lasciacene
un assaggio.
“200 giorni” racconta la storia di Lorena che ha 16 anni sia
nelle sue esperienze scolastiche, piccolo mondo dove sono tanti gli incontri,
le esperienze, le difficoltà; sia nella sua
vita familiare, anche questa microcosmo in equilibrio fragile.
Lorena ha
Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), ma ne ha fatto una risorsa per sé e
per gli altri. Il romanzo è stato scritto per divulgare conoscenza sui DSA, per
dare chiavi di lettura sul funzionamento cerebrale di un DSA, le sue
peculiarità e i punti di forza su cui puntare la didattica, lo studio e la vita
stessa. L’ho scritto dal mio particolare
punto di vista: da cognitivista e studiosa di neurobiologia della lettura, da
insegnante, da madre di dislessici e da dislessica a mia volta.
Nel 2019, esce “L’amore brucia come lo zolfo”. Cosa
troveranno i lettori al suo interno?
Una storia d’amore
struggente ambientata in Sicilia al tempo delle miniere di zolfo, tra la fine
dell’800 e il primo ‘900, al tempo dell’Unità d’Italia. Una storia vera che ho
conosciuto quando ero ragazza e che parla d’amore, di morte, di sogni,
desideri, di scelte ardite e di una giovane donna che non si arrende al
destino, ma lo cavalca per salvare ciò che di più caro ha una madre.
Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?
Il centro di tutte le mie narrazioni è la donna, eroina del
quotidiano che sa affrontare la vita e le sue sfide più difficili, trovando
strade incomprensibili ai più, uniche e che possono cambiare il male in bene.
Qual è stato l’input per questo libro?
La storia vera di Cecilia, raccontami da un familiare che la
conosceva. Volevo riscattare la sua memoria. Cecilia ha fatto la scelta che
molte donne sono costrette a fare per salvare chi amano, donarli ad altri
perché diano loro una vita migliore.
Perché il romanzo storico?
Perché è la mia prima passione, il mio more grande. Sono
un’esterofila del tempo, adoro sapere come è stata l’umanità nel passare dei
secoli.
Il tuo pensiero sul Self Publishing?
Si trova di tutto, cose pessime, esercizi di stile,
tentativi di scrittura, ma anche ottimi testi che non hanno ancora visibilità,
quel mondo sepolto e nascosto di ottimi scrittori e scrittrici che vivono
lontano dai centri editoriali e che devono fare tanta strada per farsi
conoscere.
Progetti futuri?
Ho appena terminato un altro romanzo storico “Hortensia”,
ambientato in Sicilia dal 1939 al 1943, e una delle tematiche di sfondo è la
spagiria, che vorrei provare a proporre a case editrici che pubblicano storici e
a farlo partecipare a premi importanti, niente autopubblicazione. Sto lavorando
a un altro romanzo imbevuto di storia degli anni ’80 che spero di finire prima
di Natale, quello andrà in auto pubblicazione.
È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!
Grazie per la tua attenzione e per lo spazio che mi hai
donato. Seguo il tuo blog da molto tempo
e continuerò a farlo.
Per seguire Lucia LUCIA MARIA COLLERONE
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