Ciao Linda, innanzitutto grazie per avermi ospitato nel tuo blog. Un
piacere.
Su di me ho poco da dire. Sono un tecnico aeronautico, che vola più che altro con la testa. Scrivere è la mia passione più profonda. Ho iniziato tardi a prendere la penna, 25 anni, e avevo ancora un’idea abbozzata di ciò che significava. Mi piace cantare: mi metto davanti a Youtube e mi lancio. Forse i vicini mi lancerebbero volentieri fuori dalla finestra, ma questa è un'altra storia. E poi leggere. Con il tempo (e la vecchiaia) è diventata sempre più una mia fedele compagna di riflessioni e crescita.
Su di me ho poco da dire. Sono un tecnico aeronautico, che vola più che altro con la testa. Scrivere è la mia passione più profonda. Ho iniziato tardi a prendere la penna, 25 anni, e avevo ancora un’idea abbozzata di ciò che significava. Mi piace cantare: mi metto davanti a Youtube e mi lancio. Forse i vicini mi lancerebbero volentieri fuori dalla finestra, ma questa è un'altra storia. E poi leggere. Con il tempo (e la vecchiaia) è diventata sempre più una mia fedele compagna di riflessioni e crescita.
Quando si accende in te la scintilla della scrittura e
dove trovi il tempo per scrivere?
La scintilla mi si può accendere un po’ ovunque. Quando accade, sento
il bisogno pulsante di prendere un notes o anche un semplice foglio, poca
importa, in modo da annotare il flash per non dimenticarlo. Poi a casa lo
riporto sul pc. Il tempo? Tasto dolente. È dura facendo un lavoro a tempo
pieno. I fine settimana o, meno frequente, quando rientro dalla giornata
lavorativa.
Hai qualche
autore che consideri tua Musa e quanto c’è di loro nei tuoi testi?
Nessuno in particolare. Nel senso che mi sento di aver preso spunto da
vari autori: Stephen King, Kathy Reichs, anche Donato Carrisi, Robin Cook e Wulf Durn.
C’è, nel mio piccolo qualche barlume di stile.
Un aneddoto, sul romanzo che sto edificando: l’influenza dell’ultima
lettura "Il gioco di Gerald" mi sta avvolgendo e avverto il giovamento di
tale esperienza.
Alcuni lettori hanno evidenziato parallelismi tra il filone
esistenziale, il suo stile, e il mio "Destino crudele". Questo accostamento mi
ha inorgoglito moltissimo, sempre però mantenendomi ancorato con i piedi a
terra e capendo la strada ancora da percorrere per avvicinarmi anche soltanto a
questi autori. Una precisazione: qui le letture sono divenute 'bagaglio' dopo.
Singolare.
Hai partecipato
anche a diversi concorsi letterari tra cui ricordiamo “Gran Giallo Città di
Cattolica”, “La Giara” e “Il Festival delle Lettere” di Milano. Cosa ricordi di
queste esperienze? I concorsi servono a un autore?
Poco o nulla. I concorsi non hanno lasciato una traccia significativa
tra i miei ricordi. Sono stati esperienze da inserire e un modo per mantenere
vivo il filo della scrittura; non addormentare il cervello, tenendolo a riposo
da nuove storie.
Di te
dichiari: “Scrivere mi fa entrare in situazioni lontane dalla mia vita
quotidiana, essere chi desidero; posso ferire, combattere, deludere senza i rammarichi, il
dolore dell’esistenza reale.” Approfondiamo questa dichiarazione.
Nei miei romanzi non parlo di vite che abbiano anche solo lambito la
mia. E meno male aggiungo! Parlo di situazioni drammatiche, di esistenze anche
ai limiti. Mi piace calarmi in queste vesti (sarà morboso, forse anche
grottesco), abitare la mente quando è fuori controllo. Il tutto saltando dentro
e fuori dalla realtà senza scottature. Un modo per evadere dall’ordinario, per
quanto cruento.
Il tuo
esordio avviene nel 2010 con il romanzo “Destino crudele”, successivamente
uscito anche in seconda edizione. Di cosa si tratta?
È un dramma adolescenziale. Il protagonista, Max Di Marco, ha compiuto
da poco i suoi diciotto anni. Cresciuto in un ambiente familiare in cui la
figura del padre era assente, è spesso scontroso e respinge chi dimostra di
tenere a lui. Oltre a questo dovrà fare i conti con un dramma che si ripete,
con la cecità della vita che talvolta, arida, dilania l’esistenza. Attorno a
questa drammatica vicenda ruotano l’amicizia, l’amore: i suoi amici e il suo
rapporto travagliato con Amanda, di cui è innamorato; la madre, Teresa, a cui
vuole molto bene. Los Angeles fa da sfondo.
Nel 2012
pubblichi il thriller “Quando cala il buio”. Daccene un assaggio.
Allora vi
propongo un estratto.
[...] Si lava le mani di fretta ma il
volto è incredibilmente rilassato, per nulla toccato da ciò che ha appena
fatto. Indifferente. Mette un paio di guanti in lattice, ripulisce l’arma,
lavandola e asciugandola a fondo. Controlla gli abiti per appurare se è
macchiato di sangue. Il suo volto si mostra ora nello specchio. Lo guarda quasi
con rimpianto. Inizia a togliere brandelli di posticcia pelle umana,
evidenziando così profondi segni che gli deturpano il viso, la conseguenza di
un gioco perverso a cui gli imposero di partecipare, era lui infatti l’oggetto
di scherno. Da allora odia i suoi coetanei e il rancore crebbe nei confronti
dei bambini, degli adolescenti. La sua vita non fu più la stessa, denigrato ed
emarginato.
“Mi hanno trasformato in un
mostro”, rimugina furente.
Osserva ancora le sue
deturpazioni per qualche lungo minuto, massaggiandosi le gote lentamente, gli è
tuttora incredibile il fatto di non provare alcun dolore a quel tocco. [...]
E nel 2015
esce il prequel “Anima dannata”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Vi troveranno la vita del serial killer che ha perseguitato i giovani
e ingenui protagonisti del primo thriller "Quando cala il buio". Tutta la sua esistenza costellata di odio e
di paura. Fino al momento in cui esploderà. Ma lo farà a più riprese. Buona
lettura!
Quali
tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere nel libro?
Affronto il tema del degrado psicologico, la patologia del disturbo
dissociativo di personalità che può arrivare a estreme conseguenze, spesso
determinato da vicissitudini traumatiche.
Non esiste un messaggio celato o più marcato. Io racconto una storia. La
deviata impronta educativa che definisce i comportamenti schizoidi e li
traghetta per mano ed è rea di ciò che possiamo diventare, quando si spinge al
limite (ma anche meno), è l’unico monito che mi sento di manifestare come
messaggio.
Qual è stato
l’input per “Anima Dannata”?
Il lettore. È il lettore che mi ha spinto a scrivere questo prequel. E
gliene sono grato. Mi ha fatto crescere come autore e quindi gli devo molto.
Il thriller
sai come gestirlo e sai come innestare la “paura” nel lettore. Come nasce
questa tua attitudine?
Grazie per il complimento! Sensazioni, il modo di interpretare ciò che
potrebbe accadere; la metrica che sviluppa uno stile, ne delinea gli effetti e
le suggestioni. Basta con queste frasi sconnesse. A volte non lo so neppure io!
Hai
sperimentato sia il self-publishing che la casa editrice. Quale preferisci tra
loro?
Sono diversi. Ho detto una banalità, lo so. Preferisco la casa
editrice, anche se mi è stata utile l’esperienza self publishing. Mi ha fatto
crescere, però l’ho trovata pesante, per alcuni intoppi personali. Forse dovrei
ripeterla, ora che conosco meglio come funziona. E, in effetti, ti dà più
autonomia. Insomma il futuro è incerto e la preferenza resta ambigua per me: entrambi
hanno pregi e difetti.
Hai qualche
altro progetto in cantiere?
Il terzo capitolo di "Quando cala il buio – Anima dannata". Ho
iniziato a lavorarci. Stay tuned!
È stato un
piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!
Anche a me ha fatto piacere essere qui, grazie ancora per
l’ospitalità. E viva il lupo!
Un 'in bocca al lupo' anche a te!
Per seguire Massimiliano QUANDO CALA IL BUIO E POI? LA STORIA - MASSIMILIANO BELLEZZA
Buongiorno Linda. Grazie ancora per il tempo che mi hai dedicato! A tutti,una piacevole lettura.
RispondiEliminaUn saluto!
Grazie a te <3
Elimina