Per prima
cosa, grazie mille per l’ospitalità, sono felice di essere qui con te e con
tutti voi!
Partiamo
dall’inizio. Vivo a Torino, ho un lavoro, un marito, una figlia e un cane che
si chiama Trappola. Leggere è da sempre per me un modo per entrare in altri
mondi, provare emozioni, essere “qualcun altro”, anche se solo per un po’. Il
libro è lo strumento ideale per immergersi in realtà alternative e viverle fino
in fondo. Più del cinema, perché un libro lascia maggiore spazio
all’immaginazione. Anche se il cinema lo amo moltissimo. Negli ultimi anni, a
mio parere, il massimo livello è stato raggiunto dalle serie televisive, alcune
delle quali sono davvero eccezionali. Prima di iniziare a scrivere ero capace
di trascorrere intere giornate a perdermi nelle mie serie preferite, adesso ho
molto meno tempo e non posso più farlo. Ma va bene così, perché ho finalmente
scoperto la mia grande passione, quella che inconsapevolmente ho cercato per
tutta la vita. Perché se leggere un libro è il modo migliore per sognare,
scrivendolo sei tu che dai forma ai tuoi sogni e questo è qualcosa a cui, da
quando l’ho provato, non potrei più rinunciare.
Sei
laureata in Lettere e lavori da molti anni come adattatrice di dialoghi per la
tv. Parlaci nel dettaglio di questa interessante attività. Hai qualche ricordo
speciale legato al tuo impiego?
L’adattatore
di dialoghi è un mestiere che quasi nessuno conosce. Ormai sono quasi vent’anni
che faccio questo lavoro e ogni volta che ne parlo con qualcuno scopro che
nemmeno si chiedeva come facessero le battute recitate in italiano a stare
sulla bocca di chi invece sta parlando inglese, o spagnolo, o qualsiasi altra
lingua. È normale, nemmeno io me lo chiedevo, prima. L’adattatore è quel
personaggio che lavora dietro le quinte – l’ultima ruota del carro, come ci
definiamo spesso scherzosamente con i colleghi – per prendere ogni singola
battuta, tradurla e provarla infinite volte finchè le A stanno sulle A, le O
sulle O e così via. E non è solo una questione di labiale. Spesso nella lingua
originale ci sono modi dire che in italiano non hanno alcun senso, allora noi
li trasformiamo in qualcosa che possa essere compreso nel nostro Paese.
È un lavoro
impegnativo, spesso stressante, ma anche gratificante, specialmente quando hai
la fortuna di lavorare con prodotti di qualità. A me non capita molto spesso,
più che altro adatto soap opera, qualche telefilm o cartone animato, ma anche
se il materiale di partenza non è mio si tratta sempre di scrivere. Questo
lavoro, inoltre, mi ha aiutata moltissimo nella mia carriera di scrittrice,
specialmente nella costruzione della struttura della storia – che non è molto
diversa in una soap o in un romanzo – e nei dialoghi, che sono la bestia nera
di molti scrittori. Io non faccio altro che scrivere dialoghi da anni, sono
partita avvantaggiata.
In tanti
anni si mettono insieme parecchi ricordi. Uno dei più belli risale al periodo
in cui adattavo “Terra Nostra”, una produzione brasiliana di grande qualità, a
mio parere. Mi era stato chiesto di comporre una poesia che in una delle
puntate il protagonista recitava fuori campo e il capo in persona mi aveva
fatto mille complimenti: una delle mie prime grandi soddisfazioni come autrice.
Tra le tue
passioni c’è la lettura, a questo proposito dichiari: ‘uno scrittore che non
legge è come un pilota di formula uno che non sa guidare’. Quali sono i tuoi
autori preferiti e ce n’è qualcuno che consideri tua “Musa”?
Gli
scrittori che hanno lasciato un segno nella mia vita di lettrice sono tanti e
di generi diversi, da Oscar Wilde a Tolkien, da Jane Austen e Charlotte Bronte
a Bulgakov, da Stefano Benni a Gabriel Garcia Marquez a Isabel Allende, e
chissà quanti ne sto dimenticando.
Per restare
all’interno del genere a cui appartengono la maggior parte dei miei romanzi, il
paranormal romance, non posso non citare Stephenie Meyer, che ha dato vita alla
figura del vampiro “romantico” che oggi spopola nel romance, e la grande J.R.
Ward, maestra assoluta. Ma anche se "Twilight" e "La Confraternita" hanno
probabilmente in qualche modo influenzato il mio modo di approcciarmi al
genere, non credo di avere una vera e propria Musa. I miei Principi sono nati
dalle storie che mi sono sempre raccontata nella mente, fin da ragazzina, come
una sorta di favola della buonanotte.
Nel 2012
esordisci con il primo volume della saga “Principi Azzurro Sangue” dal titolo
“Kyler”. Di cosa si tratta?
Kyler, il
protagonista del primo romanzo della serie, è un vampiro. Una creatura che, più
ancora che dalla sua necessità di bere sangue per vivere è reso disumano dalla
sua immortalità. Ma l’umanità non è scomparsa del tutto e non esiste nulla di
più forte dell’amore per riportarla a galla.
Ho scelto
di scrivere di vampiri perché queste creature mi hanno sempre affascinata
moltissimo, anche quando in letteratura c’erano solamente vampiri “cattivi”.
Quando è nato non sapevo ancora che “Kyler” fosse il primo di una saga, il
romanzo doveva essere autoconclusivo, e in effetti in qualche modo lo è. Ma poi
sono arrivati tutti gli altri personaggi, e non sono più riuscita a smettere.
Nel
febbraio 2013 esce il romance “Qui per te”. Daccene un assaggio.
“Qui per
te”, anche se è uscito per secondo, in realtà è il primo libro che ho scritto.
Un giorno mi sono detta: “Ok, proviamo a sederci al computer e vediamo che cosa
viene fuori”. È venuto fuori un romance contemporaneo che è, a tutti gli
effetti, una sorta di bignami dell’amore
secondo Paola Gianinetto. Una delle tante versioni della fiaba di Cenerentola,
la mia. Ci sono dentro tutti i sogni a occhi aperti che ho fatto da quando sono
diventata abbastanza grande, è una storia d’amore leggera ma anche un po’
commovente, fa un po’ ridere e un po’ piangere, lui è l’uomo ideale e lei la donna
che in qualche fase della nostra vita la maggior parte di noi ha voluto essere.
Credo di essere molto cresciuta stilisticamente da quel primo romanzo, ma non
lo rinnegherò mai e avrà per sempre un posto speciale nel mio cuore.
E nel
maggio dello stesso anno pubblichi il secondo volume della saga “Principi
Azzurro Sangue” dal titolo “Patrick” seguito in dicembre dal terzo capitolo
“Liam”. Perché una saga?
Come dicevo
prima, non ho potuto resistere. Mentre scrivevo “Kyler” gli altri personaggi
prendevano vita attorno a lui, chiedevano a gran voce che raccontassi la loro
storia. E così è stato. Principi Azzurro Sangue, d’altra parte, è un’unica
grande storia, anche se ogni libro si concentra su uno dei personaggi, sul suo
personale modo di affrontare l’immortalità e il ritorno alla vita tramite
l’amore.
Nell’estate
del 2015 esce la novella ispirata alla saga dal titolo “Blu oltremare”. Curiosa
la tua idea di associare i vampiri al “Principe Azzurro”. Parlacene.
“Blu
oltremare” è una novella breve dedicata a Kevin, uno dei personaggi secondari
che è stato molto amato dalle lettrici e anche da me. Non sopportavo l’idea di
lasciarlo senza una storia.
Il vampiro
è un archetipo, come il Principe azzurro delle fiabe. Qualcosa che fa parte da
sempre del nostro immaginario. Fonderli insieme mi è venuto naturale, perché il
vampiro può essere il male in persona, ma anche una creatura incredibilmente
potente e diabolicamente affascinante, più di qualsiasi umano, a mio parere. In
più, il lieto fine nei miei libri è eterno davvero: i miei personaggi vivono
per sempre felici e contenti nel vero senso della parola. L’amore che dura per
sempre. Non c’è nulla di più romantico.
Nel
novembre 2015 arriva il quarto appuntamento con la tua saga con il romanzo
“Aidan”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Aidan, il
bellissimo barista biondo del Tiresia, è presente nella saga fin dal primo
libro e fin dall’inizio è stato molto amato. È il personaggio più ironico, più
scanzonato, apparentemente meno oscuro anche se, come lui stesso sostiene:
“nessuno della mia specie è del tutto immune alla cattiveria”, nè all’oscurità.
Mi è
piaciuto moltissimo scrivere di lui: adoro la sua ironia, il suo modo di
affrontare l’eternità giorno per giorno, come se non ci fosse un domani. E ho
amato molto anche la protagonista femminile che, secondo me, è la meglio
riuscita finora. Per qualche motivo, mi pare che Phoebe sia davvero l’”unica”
per lui.
Qual è
stato l’input per questa saga?
L’unione
tra due delle mie grandi passioni: la figura del vampiro immortale e le storie
d’amore.
Quale
messaggio vuoi trasmettere e quali tematiche affronti?
Il
messaggio che sottende tutta la saga è sempre lo stesso: l’amore può essere più
forte di tutto. Delle differenze, dell’oscurità, dell’incapacità di trovare un
posto nel mondo. Una delle tematiche affrontate nei miei romanzi che trovo più
affascinante e con la quale mi piace confrontarmi è quella dell'immortalità.
Vivere per sempre è un concetto estraneo ai mortali, non possiamo sapere che
cosa significhi, quali siano le implicazioni di una realtà che se da una parte
apre prospettive infinite, dall'altra è incredibilmente difficile da
affrontare. Ognuno dei miei personaggi scende a patti in modo diverso con la
propria condizione di immortale, la accetta o la rifiuta, e porta su di sé gli
inevitabili segni dello scorrere del tempo. Ciò che li accomuna è il confronto
con il potere salvifico dell'amore, che mi piace vedere come qualcosa in grado
di donare una ragione di vita, per sempre.
Definisci la
saga “Principi Azzurro Sangue” una raccolta di favole per adulti che si fonda
su un principio di Gianni Rodari: “La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi”.
Approfondiamo questo concetto.
Adoro le
fiabe, trovo che ancora oggi siano il più alto esempio di costruzione di una
storia. Dentro c'è tutto quanto: i conflitti e i tentativi per superarli, le
prove, gli errori, il confronto con se stessi e con il resto del mondo. Mi piace pensare ai miei libri come delle
fiabe, perchè in fondo è proprio questo che sono: racconti fantastici nei quali
i personaggi lottano e si mettono alla prova per raggiungere l'obiettivo che,
alla fine, è lo stesso per tutti: la felicità. Credo che sognare sia
fondamentale, da bambini come da adulti, e spero che i miei romanzi regalino a
chi li legge almeno una parte dell'emozione che provavo quando da piccola mi
raccontavano "Cenerentola", o "La Bella e la Bestia".
Sei membro
dell’associazione EWWA. Di cosa si occupa nello specifico e la consiglieresti
alle tue colleghe?
EWWA è un'associazione
di donne che scrivono, in ogni campo: comprende scrittrici, giornaliste,
traduttrici, blogger e anche persone che semplicemente amano la scrittura. Il
principio in base al quale è stata pensata dalle socie fondatrici è quello
della rete, della solidarietà, dell'unirsi per essere più forti insieme. Il
mondo dell'editoria non è facile, è pieno di insidie e di delusioni, e spesso
capita che un esordiente non abbia la forza per rimanere a galla da solo.
Entrare in EWWA è un modo per non essere sole, per confrontarsi con persone che
hanno la tua stessa passione, che mangiano e respirano libri, come te. Per
chiedere consigli, imparare partecipando a workshop e seminari, sentirsi parte
di qualcosa. Il concetto che portiamo avanti in EWWA è che chiudersi nel
proprio orticello non potrebbe essere più sbagliato, così come lasciarsi
prendere dall'invidia per chi ce la fa. Perchè siamo convinte che il successo
di una sia un passo avanti verso il successo di tutte.
Hai
partecipato all’antologia EWWA “E dopo
Carosello tutte a nanna” con il racconto “Un giorno verrò a prenderti”.
Parlacene.
Il tema
dell'antologia è la grande mamma RAI, i suoi programmi vecchi e nuovi e quello
che hanno significato per il nostro Paese e per ognuna di noi. Io ho scelto di
raccontare di un programma che da bambina mi terrorizzava e che forse proprio
per questo è rimasto impresso più di altri nella mia memoria. Belfagor, il
fantasma del Louvre. "Un giorno verrò a prenderti" è la storia di me
bambina, delle emozioni che provavo allora e che non ho mai dimenticato. La
paura, l'attrazione, il gusto del proibito. Credo che quelle emozioni, in
qualche modo, abbiano a che fare con quello che sono oggi, perchè ogni piccola
o grande esperienza che viviamo ci rende ciò che siamo.
Segue il
secondo progetto letterario EWWA con l’antologia “Italia: terra d’amori, arte e
sapori” in cui realizzi il racconto “Più in alto di tutti”. Di cosa si tratta?
"Più
in alto di tutti" è la storia di una piccola tifosa del Toro e del suo
pellegrinaggio insieme al nonno sulla collina di Superga, dove è sepolta la
gloriosa squadra del Grande Torino. E' la tragedia - crudele, violenta,
inaccettabile - vista con gli occhi di una bambina che sente che i campioni di
un tempo sono ancora vicini a lei e sogna di diventare quello che loro sono
stati: degli eroi.
La
protagonista del racconto è mia figlia Matilde. È davvero salita a piedi fin
lassù, ha davvero provato tutte quelle emozioni che sembrano persino troppo
grandi per un cuore così piccolo. Ogni volta che lo rileggo, lo confesso, non
riesco a trattenere le lacrime.
Tu nasci
con Emma Books e tutti i tuoi lavori hanno questo marchio editoriale. Cosa ne
pensi del self-publishing tanto di moda ultimamente?
Ultimamente
si sente parlare moltissimo di self-publishing e anche di autori
"ibridi", che pubblicano cioè sia con case editrici che in modo
autonomo. Oltreoceano questa è una pratica ormai ampiamente abbracciata anche
da autori molto famosi, ricordo che a Matera, al Women's Fiction Festival, le scrittrici
americane ne parlavano già anni fa. In Italia il fenomeno sta iniziando a
diffondersi solo ora e penso che ci vorrà ancora un po' di tempo prima che
anche qui diventi la norma, ma io credo moltissimo nelle possibilità
dell'autopubblicazione e specialmente nell'essere autori ibridi.
Sono felice
di pubblicare con Emma Books, stimo profondamente la direttrice editoriale
Maria Paola Romeo, che ormai è diventata un'amica, e tutte le mie colleghe.
Emma è un po' come Ewwa, una grande famiglia. Ma questo non significa che un
giorno, se e quando se ne presenterà l'occasione, io non possa tentare altre
strade, come quella del self-publishing. Non perchè non stia bene dove sto, ma
perchè credo che sia giusto sfruttare appieno tutti gli strumenti a nostra
disposizione, percorrere tante strade, aprirsi a possibilità sempre nuove.
Sempre, ovviamente, nel totale rispetto degli altri.
Hai qualche
altro progetto in cantiere?
In effetti
sì. Ho un romanzo che tengo in caldo da un po' e che presto vedrà la luce. Per
ora non posso dire molto, ma non fa parte della saga "Principi Azzurro Sangue" e
non è un paranormal, ma un romance contemporaneo. Poi ho cominciato il quinto
libro dei Principi, che già mi sta prendendo moltissimo. Insomma, i progetti
sono tanti, quello che manca è il tempo, ma quando si ama davvero qualcosa un
modo si trova sempre.
E’ stato un
piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!
Grazie
infinite, in bocca al lupo anche a te e tanti tanti auguri a tutti per uno
splendido anno nuovo! Pieno di libri, ovvio.
Per seguire Paola PAOLA GIANINETTO
Per seguire Paola PAOLA GIANINETTO
Grazie ancora, Linda, per l'opportunità che hai concesso a me e a tutte le autrici Ewwa di far conoscere qualcosa di noi. Uno splendido esempio di solidarietà, il principio a cui si ispira la nostra associazione!
RispondiEliminaGrazie a te carissima Paola, un onore per me ospitarti e essere una EWWA <3
EliminaBella intervista, Alice! (nb per me Paola, e lei lo sa, è una moderna versione di Alice nel Paese delle Meraviglie), mai scontata o banale. Quello che hai detto di Ewwa esprime quello che pensiamo tutte noi che ci crediamo. E poi, sai i che sono una fan dei tuoi principi e aspetto con ansia il prossimo! :)
RispondiEliminaConcordo Elisabetta, Paola è splendida <3
EliminaDai, che così mi imbarazzo...:)Grazie ragazze e sempre forza Ewwa!
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