Oggi, per la rubrica Passi d'Autore, recensiamo il romanzo Il Bargello di Carlos Pérez Casas, traduzione a cura di Alice Croce Ortega.
Andiamo a conoscerlo nel dettaglio!
Silvia Camolese lo ha letto per noi!
SINOSSI: Aragona, inverno del 1134.
Estranei
al succedersi di re e corone, gli abitanti dei villaggi vivono le loro
semplici vite. L’inverno non porta solo il freddo e la fame, ma anche la
morte. Un gruppo di infami briganti, conosciuti come “gli albari”, si è
accampato nei pressi di Lacorvilla e progetta di attaccare il
villaggio.
Sancho il Nero è un povero carbonaio che cerca di
sopravvivere meglio che può. Non condivide l’entusiasmo dei suoi
compaesani all’idea di seguire il bargello nella lotta contro gli
albari; non crede nella vittoria né nell’uomo che ha giustiziato suo
padre. L’odio è reciproco, sono anni ormai che il bargello cerca un modo
di scacciare il carbonaio dal paese. A qualunque prezzo.
Nel bel
mezzo di questa lotta per la sopravvivenza, un misterioso cavaliere
arriverà al villaggio proclamandosi eroe e salvatore delle sorti del
villaggio, ma in realtà vuole appropriarsi di quello a cui alcuni
tengono di più. Cosa succederà quando scopriranno le sue intenzioni?
Come andrà con i briganti? E quale sarà il ruolo delle donne, decise a
non restare nell’ombra?
Il bargello Jimeno, addetto alla sicurezza, è un uomo piccolo e avido di potere che incita il popolo a difendersi, impugnando le armi. In opposizione, il carbonaio Sancho è contrario a questo dispendio di uomini ed energie. Tra i due non corre buon sangue, ma il bargello sembra avere la meglio, destinato a diventare, inoltre, il futuro Signore del Castello.
Un giorno, però, giunge Rafael al villaggio, un cavaliere che rivendica il titolo per sé. Ma chi è costui e quali sono le sue reali intenzioni? Cosa riserverà la sorte al Bargello e al villaggio di Larcovilla?
L’ambientazione è storica, e la vicenda si sviluppa in un piccolo villaggio del regno d’Aragona, tra la fine del 1134 e l'inizio del 1135. In questo contesto medievale, troviamo gli Albari, un gruppo di briganti senza scrupoli che si prepara ad assediarlo. Ci si sente calati perfettamente in un'epoca fatta di paura, forza, supremazia e coraggio; si tocca con mano il conflitto assieme alle ansie e alle difficoltà di un villaggio poco abituato al combattimento.
La caratterizzazione dei personaggi è perfetta.
Il bargello Jimeno è il protagonista maschile, anche se i personaggi che ruotano intorno a lui non si possono definire secondari. Capitano addetto alla sicurezza del popolo, è un uomo presuntuoso e ambizioso, nominato da don Yequera, anziano Signore del Castello, a diventare suo diretto successore. Di fronte al pericolo degli Albari, cercherà di dimostrare il proprio valore, spronando il popolo a combattere. Testardo e pieno di sé, ha una bassa opinione del genere femminile e rifiuta categoricamente l’aiuto e la presenza in battaglia della moglie e delle altre donne del villaggio. La sua visione della femmina è prettamente maschilista: obbedire al marito, occuparsi della gestione della casa e preparare il sidro per festeggiare la vittoria. Verso l'antagonista Sancho non nutre simpatia; già in passato si è macchiato di sangue innocente, ai danni del carbonaio, e non esiterà a tentare nuovamente di nuocergli, pur di conseguire i propri obiettivi. Nel suo percorso, dovrà affrontare parecchie insidie, una fra tutte: la comparsa di Rafael, cavaliere che aspira al comando del villaggio.
Sancho, detto il Nero, è il co-protagonista della vicenda. Carboniaio, soprannominato il Nero per il colore della pelle sempre sporca di carbone, è contrario all’idea di combattere e di coinvolgere gli impreparati villici. Pover'uomo, vedovo di una moglie definita strega per la bizzarra morte subita, è pieno di dignità, dedito al lavoro e degno di rispetto. Un personaggio, questo, in netto contrasto con Jimeno; il carbonaio odia il bargello per aver impiccato il padre, accusandolo senza prove nè testimoni, e avergli sottratto le terre, condannandolo così a una vita più misera. Dovrà, ancora una volta, difendersi dai suoi attacchi, ma non voglio svelare oltre.
Sono tante le figure di spicco che ruotano intorno ai due personaggi principali. Abbiamo Arlena, moglie del bargello in avanzato stato di gravidanza, tenace e indomita; spesso si scontra col marito per rivendicare il proprio ruolo all’interno del villaggio e della battaglia. Dotata di una mente acuta e modi gentili, riuscirà a coinvolgere, insieme alla sorella del bargello, tutte le donne del villaggio e risolvere, con astuzia, una situazione data per spacciata.
Da ultimo, ma non meno importante, c'è Rafael; cavaliere d’inverno, crociato alla corte di Federico contro i maomettani, è un uomo noto per i comportamenti tutt’altro che virtuosi. Accompagnato dal suo fedele scudiero Toas, giunge al villaggio proprio nel momento di maggior bisogno e aiuterà gli abitanti a combattere contro gli Albari, rivendicando il proprio ruolo di erede ufficiale.
[...] - Sono faccende di poco conto - tagliò corto Jimeno. - Un uomo potrebbe fare tutto quanto ma il suo tempo è troppo prezioso per queste cose. Ci sono cose più importanti.
- Come giocare ai soldatini? Anche una donna potrebbe farlo!
Jimeno raddrizzò la schiena. - Vi mancano le palle.
- Ce le abbiamo più grosse. Si chiamano tette.
All'inizio Jimeno fece una faccia scandalizzata, ma si ricompose subito e assunse un'espressione sdegnosa. - Non sono tutte grosse.
Bisognerebbe vedere le palle di qualcuno - replicò Arlena.
Il testo è dinamico, i personaggi sono tutti identificati da un carattere forte, e ciascuno domina il racconto a modo proprio, diventando protagonista della vicenda. Le scene di battaglia sono a tratti crude, ma mai sanguinolente. Si svolgono sempre in un contesto di freddo estremo, in cui i colori che vengono percepiti sono il bianco della neve e il rosso del sangue, che si riversa su di essa in un silenzio rotto solo dalle urla di dolore, per i colpi ricevuti.
L’autore ci porta con sé in un clima di povertà, invidia, voglia di riscatto e supremazia, senza lasciarci mai intendere dove ci condurrà. Ci accompagna nelle motivazioni più profonde che muovono ciascun personaggio a fare determinate scelte, giuste o sbagliate che siano.
Le tematiche trattate sono: la sete di potere, la vendetta, la violenza, la guerra, la lotta per la supremazia, il coraggio, la dignità e la figura della donna decisa a non soccombere, di fronte ai falsi stereotipi di una società gretta e ottusa.
È un racconto contestualizzato in un povero villaggio del Medioevo spagnolo ma che sembra, per molti versi, tristemente contemporaneo. I sentimenti, le pulsioni, il desiderio di rivalsa e la smania di supremazia, che zittisce la coscienza, sono gli stessi di questo ventunesimo secolo. La pretesa di considerazione e di rispetto da parte delle donne del villaggio è paragonabile a molte situazioni presenti ancora nella nostra epoca. Il messaggio forte e chiaro di questo divario uomo/donna sembra ancora non essere stato superato, nonostante i progressi.
Consigliatissimo agli amanti dei romanzi storici, a chi predilige i libri con ambientazioni medievali e i volumi che parlano di coraggio, lotta, eroi ed eroine.
Un libro scorrevole, dal finale inaspettato, che lascia letteralmente senza fiato!
Silvia Camolese
(Editing a cura di Linda Bertasi)
IL VOTO DI SILVIA
Silvia Camolese nasce a
Verona, fin da piccola ha sempre preferito esprimersi attraverso la
scrittura e, per questo, è sempre stata un'appassionata lettrice.
Laureata in Lettere e Filosofia, lavora come impiegata presso un ufficio acquisti, collabora con il Web-Site Serie da leggere, in qualità di correttrice di bozze, e con il Web-Site Ermacora nuovi confini digitali, in qualità di redattrice.
Predilige i noir, i romance e i drammatici introspettivi, i romanzi
psicologici ; i suoi autori preferiti sono Patrick McGrath e Peter
Cameron. Non ama gli horror.
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