lunedì 28 aprile 2014

INTERVISTA A DEBORA BRUNI



Ciao Debora, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Linda, sono una “ragazza” di 43 anni nata in provincia ma adesso residente a Ferrara, città che adoro con tutti i suoi pregi e difetti. Sono sposata con l’uomo più bello del mondo e non ho figli per scelta. Mi sento sempre inquieta, in cerca di nuovi progetti e passioni a cui dedicarmi. Mi incuriosiscono le persone, i loro comportamenti, “leggere” fra le righe dei loro atteggiamenti, i retaggi culturali e antropologici a cui inconsapevolmente aderiscono. Giusto per farti un esempio, mi sono resa disponibile ad andare, in nome e per conto dell’azienda per cui lavoro, ad incontrare alcune classi delle scuole superiori per cercare di trasformare l’autobus una vera e propria community in cui gli studenti agiscano come attori principali. Insomma, cerco di tenere occupato il criceto che gira sulla ruota della mansarda (leggi: cervello! ;) )

Il diploma all’Istituto Magistrale e l’impiego come 'Conducente di Linea' sulla rete di trasporto pubblico urbana ed extraurbana del bacino di Ferrara. Dove trovi il tempo per dedicarti alla scrittura?

Tasto dolente questo! Sono rimasta molto “scossa” (in tutti i sensi e come in tanti) dal terremoto del maggio 2012 e ho sofferto per oltre un anno di insonnia. Scrivevo in quelle lunghe notti, ma passata l’insonnia ho finito il tempo. In realtà “scrivo” di continuo. Durante il noiosissimo turno di guida, mentre sono in coda o mentre aspetto che il semaforo diventi verde, osservo ciò che mi circonda, lo racchiudo in una bolla e ci gioco fino a fine turno, inventando trame, descrivendo personaggi inesistenti ma che magari sono nati da un dettaglio visto per strada o a bordo. Il vero nodo del “tempo della scrittura” è essere sempre stritolata tra le maglie della quotidianità, che mi lascia ben poco spazio per dare poi seguito a queste bolle creative.

Sei anche un’appassionata lettrice. Quali sono i tuoi autori preferiti e qual è il libro da cui non ti separeresti mai?

In realtà sono una lettrice compulsiva e anche un po’ “isterica” nelle scelte: vado da Feltrinelli e compro quello che c’è in sconto, quindi leggo veramente di tutto, anche cose terribili che faccio fatica a portare a termine. Adoro Pirandello, sul quale ho scritto una tesina alle superiori e grazie alla quale vinsi un viaggio premio in Sicilia. Mi piace molto Giorgio Faletti, che secondo me scrive e de-scrive quasi come fotografasse le sue trame e i suoi personaggi. Da lì al non separarmi mai da un libro il passo è veramente lungo. Di sicuro, durante il viaggio di un mese negli States che sto organizzando, “On the road” di Kerouac  verrà con me! Ricordo con tenerezza il primo libro che ho letto: il regalo della prima comunione di una cara amica di mia mamma, “Jolanda, la figlia del Corsaro Nero” di Emilio Salgari. Quel libro ha cominciato a farmi visitare posti lontani, a farmi vivere avventure impossibili e soprattutto a farmi capire che leggere è vivere, desiderare, sperare, sognare, soffrire, comprendere, immedesimarsi, andare in tempi futuri e passati, tornare al presente, essere uomo o donna, cambiare ruolo nella società.

Che coincidenza! Anch'io lessi il libro di Salgari da piccola e ne conservo un bellissimo ricordo. 
“L’ambizione è l’ultimo rifugio del fallito.” Questa tua citazione m’incuriosisce. Approfondiamola.

Probabilmente ho scelto questo aforisma per creare un alibi alle mie scelte di vita non sempre conformiste: avevo un lavoro ben pagato e con possibilità di carriera, ma che mi ha stancato. Ho scelto un lavoro “a cervello spento” e senza possibilità di miglioramento, “sconvolgendo” la tranquillità di amici e parenti andando apparentemente contro corrente. Quindi ho deciso che l’ambizione, la smania carrieristica, le arrampicate sociali e tutto quel che ne consegue non fanno per me. In realtà tutti quelli che si danno un gran daffare per scalare le gerarchie aziendali e lavorative mi fanno quasi pena.

Dal 2005, collabori con la rivista del Circolo dopo-lavoro-aziendale, come “inviata speciale”,  curandone  testie grafica. Di cosa si tratta?

E’ una rivista che circola nelle provincie di Bologna e Ferrara, ha una tiratura di 5.000 copie e viene distribuita a tutti i dipendenti TPER e alle “autorità” dei due territori (assessorati, uffici mobilità, enti locali, associazioni di categoria, ecc.) In questo spazio editoriale ho trovato il modo per raccontare, senza polemizzare e senza giudicare, la vita di chi quotidianamente guida un mezzo pubblico a chi lo fa e a chi, pur non facendolo, incide pesantemente su chi il mezzo lo guida e lo usa.

Nel maggio 2013, esordisci con la raccolta di racconti “Linea Circolare – Vizi e virtù del grande popolo dei trasporti pubblici”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

I lettori troveranno i “migliori”  (migliori secondo il mio editore!) racconti usciti sulla rivista di cui sopra e anche tanti inediti. E’ una mia parziale biografia, in sostanza trenta “scatti fotografici” che narrano del piccolo mondo di chi ha un piccolo ruolo in un piccola città. 


https://www.facebook.com/DeboraBruniLineaCircolare?fref=ts



Com’è nata l’idea per questa raccolta e quali tematiche affronti?

L’idea è nata per caso: il solito “un amico di un amico conosce un editore di Ferrara” con tutti gli et cetera conseguenti. 
Le tematiche, pur con spirito ironico e apparentemente semplice, sono tante: dal disagio sociale di chi porto in giro, alla complicità di un attimo con un utente sveglio, all’amore per la mia città che percorro in lungo e in largo, alla passione per la natura. Credo che un lettore distratto possa scambiarlo per un libro sciocco, ben diverso dall’essere un libro semplice!

Il tuo edito ha riscosso molta curiosità. Tra le varie presentazioni, quella tenuta alla Libreria Feltrinelli di Ferrara ha visto la partecipazione, come accompagnatore musicale,il noto Andrea Poltronieri. Raccontaci di quest’esperienza.

Come suggerivo prima, mi piace uscire dai soliti percorsi e anche per le presentazioni è stato lo stesso, con la complicità del mio editore che praticamente mi da il via libera su tutto. La direttrice di Feltrinelli Ferrara è una mia conoscente e buona amica di Poltro. Non ha fatto altro che abbinare due momenti promozionali in uno: mentre Poltro leggeva (peraltro caratterizzandolo molto bene) brani del mio libro, pubblicizzava anche il suo cd appena uscito. In questo modo ho potuto “sfruttare” una celebrità locale a costo zero.

“Linea Circolare” è entrato anche in carcere per l'incontro con l’autrice “Dietro le sbarre”. Parlacene. 

E’ stata una esperienza intensa, di cui faccio fatica a riparlare senza farmi scappare il magone.

Alle ore 9,15 mi presento in guardiola, mi fanno firmare una autocertificazione, mi requisiscono i telefonini, fotocopiano un mio documento di identità, perquisiscono la borsa.

Arrivano le educatrici, arriva un agente di polizia penitenziaria, arriva Licia Vignotto, arriva Luisa Martini della biblioteca Bassani di Barco, arriva Maria Fadda dell’associazione “Amici della Biblioteca Ariostea”, arriva la mediatrice culturale. Insomma il “parco esterni” è completo e partiamo. Porte che si chiudono dietro di noi, porte che mai contemporaneamente si aprono davanti a noi. Decliniamo cognome e numero di tessera visitatore all’ennesimo posto di guardia. E poi siamo dentro.

L’area pedagogica è brutta, squallida e poco accogliente. Poi noto i poster e capisco: è un modo per far sembrare questa zona diversa dalle altre; il risultato estetico lascia a desiderare ma apprezzo il tentativo.

Ci accomodiamo noi esterni, poi arrivano i detenuti. In una processione di “Buongiorno” che mi ricorda tanto la disciplina imposta dalla mia anziana maestra delle scuole elementari, prendono ordinatamente posto.

Non resisto: li scruto e cerco i segni della colpa, del peccato, del rimorso, della cattiveria innata. Non li trovo.

Dopo un inizio un po’ legnoso l’atmosfera si rasserena, mi crogiolo nel calore di avere davanti dodici veri lettori del mio libro. Hanno appunti, riferimenti, citazioni. Mi inorgoglisco!

Neppure le poche critiche negative, peraltro sollecitata da me e ben motivate, riescono a scalfire l’emozione che mi provoca “subire” il giudizio di uomini che dei giudizi altrui devono avere una ben strana opinione.

Mi chiedono dettagli tecnici sugli autobus, mi chiedono perché ho scelto di fare l’autista, mi chiedono perché scrivo, mi chiedono come mi è venuta l’idea di pubblicare un libro, mi chiedono se quando lavoro percepisco situazioni di pericolo, mi chiedono talmente tante cose che non ricordo né le risposte né le domande, con buona pace del mio proposito di prendere appunti.

Dopo quasi due ore di colloquio proficuo e a tratti allegro l’incontro ha termine.

L’ultimo intervento in extremis mi lascia senza fiato: “Fuori non ho mai letto un libro. Adesso leggo e ho cominciato a scrivere dieci, anche quindici pagine al giorno. Quando scrivo sono libero”

Non resisto e porgo la mano a queste persone che hanno, seppur forzatamente, aperto il loro mondo ad una “di fuori” e che con modi un po’ scarni ma educatissimi e rispettosi delle regole mi hanno accolto.

Ascolto rapita il racconto del detenuto-bibliotecario che mi spiega come il suo lavoro di “quando era fuori” lo aiuti nell’immane opera di catalogazione che sta portando a compimento ora.

Dopo un'esperienza che umanamente non posso che definire positiva, esco dal carcere di Ferrara. Ho presentato "Linea Circolare" ad alcuni reclusi. Il successo di partecipazione attiva dei detenuti mi permetterà di essere una “apripista” per altre presentazioni di autori che vorranno entrare in questo strano mondo.

Ho trovato persone disponibili ad ascoltare, con un vivace senso critico e con un inspiegabile – per me - senso dell'umorismo e dell'autoironia.

Ho trovato persone che hanno sbagliato e che stanno pagando, ma lo stanno facendo consapevoli che il loro lavoro in carcere potrà essere utile anche ad altri.

Ho trovato guardie carcerarie con volti truci o con volti aperti e sorridenti, ma sempre consapevoli dell’onere della loro mansione.

Ho trovato educatrici che lavorano con i detenuti per offrire loro una opportunità che forse prima non hanno saputo o voluto cogliere.

Ho trovato persone che vivono in un non-luogo che concede a noi "fuori" la falsa certezza che i cattivi siano dentro.

Ho trovato persone!

E un’altra presentazione insolita è stata quella di Pontelagoscuro, dove la ProLoco ha organizzato letture tratte dai tuoi racconti addirittura sopra una corriera. Unincontro particolare e molto stimolante. Dacci un assaggio di quella serata.

A Pontelagoscuro è stato magnifico: dopo un oltre un mese di tentativi TPER, per fumose motivazioni burocratiche, non mi consente (neppure pagando) di usare un autobus. Mi tocca noleggiarlo dalla concorrenza privata! Arrivo in piazza Ponte, corriera parcheggiata, autobus illuminato da faretti, i volontari della proloco al lavoro sul vin brulè… insomma tutto perfetto. Giovanni Pecorari, presidente della ProLoco, si dedica alla lettura: è un istrione nato, in assoluto il lettore che preferisco. La corriera traballa mentre il pubblico (che la riempie del tutto) ride grazie all’interpretazione di Giovanni. Credo di essermi meritata la cittadinanza onoraria di Pontelagoscuro che tutti scambiano per periferia di Ferrara, ma che invece mantiene tutte le caratteristiche di un paesino di provincia.

Alcuni racconti sono stati tradotti anche in braille e letti da alcuni non vedenti durante la cena di gala dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti della provincia di Ferrara. Cosa ricordi di quell’esperienza?

In realtà sono stati tradotti solo due racconti che hanno come protagonisti due dei non vedenti che portiamo in giro in autobus. 
Uno di questi, Marco Trombini è un caro amico che conosco da più di vent’anni: è stato mio allievo, mi compagno di sindacato, mio passeggero… Insomma una presenza costante nelle mia vita. Marco è anche il presidente dell’Unione Ciechi di Ferrara, si è occupato della traduzione in braille, ha organizzato questa serata e ha trovato i due lettori dei miei racconti. Vedere le loro mani correre veloci e sicure su quei puntini in rilievo, sentire uscire le mie parole da persone che non conoscevo ma che mi hanno accolta come una di casa…  Veramente emozioni forti. E poi la serata si è chiusa con la mia solita boutade di goffaggine: accompagnando una coppia di non vedenti al binario in stazione per prendere il treno chi può essere franata rovinosamente giù per le scale? Ovviamente io, non certo i cosiddetti “disabili”!

Hai qualche altro progetto in cantiere di cui vuoi metterci a parte?

Per adesso mi accontento di promuovere il mio libro in giro per Ferrara e, perché no, anche nelle città limitrofe. Il prossimo evento sarà un AperiLibro, quindi prosecco e stuzzichini mentre si chiacchiera del mio testo. Poi spero in settembre di presentarlo al Liceo Carducci, la mia vecchia scuola magistrale. In programma anche un tè letterario, gestito da una associazione culturale di cui fa parte le mia profe di latino (per la serie “A volte ritornano”). E magari negli States potrei conoscere un editore interessato alla traduzione. Cito James Bond: mai dire mai! A parte questo, sto cercando il tempo di lavorare a quello che in realtà è il mio primo libro, ma che se vedrà mai la tipografia sarà destinato ad essere il secondo: un lavoro molto più intimo, faticoso, introspettivo e a tratti cattivo, ben diverso da quello già pubblicato.

E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog, in bocca al lupo per il tuo lavoro!

E’ stato un onore per me stordire i lettori del blog con le mie parole! Crepi il lupo, ma solo se cattivo!


Per seguire Debora  DEBORA BRUNI "LINEA CIRCOLARE"




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