lunedì 4 marzo 2019

INTERVISTA A ANDREA LAPROVITERA


Ciao Andrea, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Linda e grazie per avermi ospitato sul tuo blog, per prima cosa faccio un saluto a tutti i tuoi lettori e mi presento velocemente. Sono Andrea Laprovitera, ho 47 anni (giovane dentro), nato e residente a Orvieto nella verde Umbria, da sempre appassionato e onnivoro lettore. Interessato all'arte in generale, al cinema, alla pittura, al fumetto e al teatro, mi piace leggere (e vedere) cose che emozionano. Da qualche anno ho provato a diventare anche autore, scrivendo racconti brevi (genere che mi piace moltissimo) e soggetti e sceneggiature per graphic novel, il mio primo amore da lettore. Sembra che i miei lavori siano piaciuti e allora, non ho più smesso.

Sei redattore/autore per la rivista Mastro Pulce. Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura, e dove trovi il tempo per scrivere?

La voglia di scrivere è, probabilmente, nata in me insieme a quella di leggere, perciò dovrei considerarla congenita, solo che si è manifestata molto avanti con gli anni, infatti la mia “carriera” di scrittore nasce intorno ai 30 anni, prima non ci avevo mai pensato davvero. 
Il tempo per coltivare questo piacere lo “rubo” incastrando i doveri familiari e di lavoro come meglio posso, cercando di far funzionare tutto quanto. Ci sono periodi che non riesco a scrivere molto, sempre per mancanza di tempo, ma anche in quelle circostanze non smetto mai del tutto.

Esordisci nel 2008 con “Lost Paradise” un fumetto sci-fi. Perché il fumetto?

La fantascienza è un genere che mi piace molto, nelle sue varie incarnazioni distopiche e ucroniche (basta pensare a Dick, Asimov, Matheson ecc…) e, in quel momento, ero in contatto con l'editore Salvatore Taormina che pubblicava fumetti di genere avventuroso con un occhio particolare alla fantascienza e al fantasy. Proposi il mio soggetto e, da lì, iniziai.

Nello stesso anno arriva anche il romanzo “Il Maestro”, cui fanni seguito altri libri, tra cui una biografia di Augusto Imperiali. Sei appassionato di biografie?

Non necessariamente, le biografie “chiuse” in se stesse non mi attirano, però ciascun lavoro che ho fatto, mi ha dato moltissimo. Faccio l'esempio di Bartali, lavoro recente che ho fatto sempre per la Becco Giallo editore, mi ha permesso di scoprire l'uomo dietro lo sportivo e di mettere insieme anche parte della storia d'Italia nel periodo post seconda guerra mondiale. La stessa cosa per Augusto Imperiali. Bene le biografia, ma non fine a se stessa. Deve sempre raccontare, oltre al personaggio, la persona, altrimenti non mi interessa, e il tutto deve essere contestualizzato. Allora sì che una biografia diventa qualcosa di più di un semplice susseguirsi di date.

Tra le tante pubblicazioni, ricordiamo “Il treno” romanzo grafico per Rizzoli-Lizard. Di cosa si tratta?

È forse uno dei lavori a cui tengo maggiormente. Difficile riassumere tutto in poche righe. Ci sono tre giovani (due ragazzi e una ragazza) che si conoscono e si frequentano a Roma nelle aule universitarie nel 1968, mentre tutto il mondo sta cambiando. Faranno delle scelte, umane e politiche, che li allontaneranno in maniera definitiva. Le loro strade si riuniranno il 2 agosto del 1980 a Bologna, alla stazione, il giorno della strage. In mezzo ci sono gli eventi che hanno segnato la nostra storia recente: il maggio francese, l'allunaggio dell'Apollo 11 nel luglio del 1969, Woodstock, gli scioperi, Pasolini, valle Giulia ecc…

Hai scritto alcuni libri destinati ai ragazzi. Quanto, questo genere di narrativa, è complesso rispetto a quella per adulti?

Non è più complesso, ma richiede un'attenzione particolare. C'è una maggiore ricerca nell'uso delle parole che devono essere più semplici, ma allo stesso tempo, trasmettere le stesse cose. I concetti devono essere espressi in maniera chiara, ma non per questo banale, anzi bisogna solleticare la curiosità e l'attenzione. Ai bambini si può raccontare tutto e parlare di qualsiasi argomento, ma bisogna farlo con leggerezza, loro hanno la sensibilità giusta per recepire il messaggio inviato.

Dove nasce la tua ispirazione?

In qualsiasi modo, luogo o tempo. L'ispirazione, l'idea, può essere un'immagine vista per caso, un articolo storico, un sogno, un frammento di dialogo ascoltato tra due sconosciuti che stanno semplicemente viaggiando insieme a te sull'autobus. Basta poco per innescare la curiosità e costruire, intorno a quell'unico elemento, una storia fatta di personaggi e situazioni. È una dote che si affina nel tempo, è la capacità di rimanere in ascolto...

Sei stato anche finalista al Premio Boscarato, nella sezione “Miglior sceneggiatore Italiano”, nel 2009 e nel 2013. Quanto i concorsi aiutano a farsi conoscere?

In realtà, servono più per mettersi in gioco. Il partecipare a un concorso, ti obbliga a rispettare delle regole, prima di tutto quella della scadenza per consegnare l'opera. È un piccolo esame in cui, prima che lo facciano gli altri, siamo noi stessi a giudicare la nostra costanza e preparazione, quanto ci siamo impegnati e se meritiamo davvero. Tutto questo ci fa comunque crescere.

Nel 2018 esce “Il bullismo spiegato ai bambini”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Troveranno una storia che parla ai bambini attraverso i bambini stessi, una figura di adulto che non giudica e non si fa arbitro, ma si pone allo stesso livello (per il personaggio adulto, il giardiniere Alfredo, mi sono ispirato al grande attore Peter Sellers nel film “Oltre il giardino”, chi non lo ha visto lo recuperi) e qualcosa su cui riflettere. Alla fine ci dovrebbe essere anche lo spazio per una risata o, almeno, per un sorriso. 


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Qual è stato l’input per questo libro?

L’input nasce dall’editore, la Becco Giallo, che sta portando avanti, in maniera meritoria, una serie di libri illustrati (non fumetto quindi, ma vere storie illustrate) rivolti ai più giovani con tematiche importanti. Sono già usciti libri che trattano della Shoah, dell’immigrazione, della mafia, ecologia… in questo filone mi sono inserito io con il bullismo.

Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere? 

Per quanto riguarda il libro sul bullismo, ho cercato di strutturare la storia in maniera semplice, pochi protagonisti funzionali al tema e un elemento (il giardiniere già citato in precedenza) che potesse armonizzare il tutto. Spero di essere riuscito a trasmettere il messaggio che, di per sé, è piuttosto semplice. Il bullismo è una cosa brutta da scartare e superare e, come dico io in uno slogan che ho creato proprio per questo motivo, “parlarne oggi per non parlarne più domani”.

Hai qualche autore che consideri tua Musa?

Non ho Muse particolari, come detto, ho letto di tutto spaziando tra i generi più vari. Quotidiani, fumetti, classici della letteratura, anche poesie e saggi, psicologia e narrativa, graphic novel e romanzi indipendenti. Tutto questo ha formato la mia base, ma non riesco a dare un'identità precisa alla mia voglia di raccontare, tutti hanno contribuito e a tutti sono debitore. Ho di sicuro degli autori preferiti, sia nella letteratura che nel fumetto, ma non credo di ispirarmi a nessuno in particolare.

Progetti in cantiere?

Tanti, forse addirittura troppi, visto il poco tempo a disposizione. Ho una nuova storia (sempre biografica, ma come piace a me) in cantiere con la Becco Giallo Editore, poi due lavori storici con Edizioni Segni d'Autore, quindi un lavoro più personale che sto cercando di portare in Francia, dove ho già pubblicato nel 2009… insomma tante cose da fare e poco tempo, ma è il genere d'impegno che mi piace.

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Crepi il lupo. Ovviamente il piacere è stato mio, carissima Linda. A presto e… buone letture.

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