martedì 10 novembre 2020

INTERVISTA A ADUA BIAGIOLI SPADI

Ciao Adua, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Buongiorno, e grazie per l’ospitalità nel blog, ne sono lieta e onorata. Qualcosa di me, be', vivo a Pistoia da sempre, mi interesso alla cultura e amo molte cose che hanno a che vedere con la creatività. Tutte le espressioni artistiche che racchiudono bellezza, classicità, originalità. Amo leggere e ascoltare, amo la natura, il silenzio e il mare. Amo molto e odio qualcosa. Amo la poesia che è vita. Odio molte cose che purtroppo fanno parte dell’umano. In questo momento, sto guardando il cielo e sono felice di poterlo vedere. Mi sto predisponendo sempre di più a una certa filosofia di vita, che mi parla di quanto sia importante vivere giorno per giorno, senza troppe illusioni e senza rimorsi.

Il diploma al Liceo Artistico e l’impiego come Operatrice Culturale. Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura e dove trovi il tempo per scrivere?

Uno dei miei sogni, quando studiavo in vista di questa specializzazione, era quello di far rivivere il cinema nei piccoli borghi di collina e di montagna, stilai un vero e proprio progetto per la tesina, perché avrei voluto far rivivere la bellezza del cinema dove questa non la si vive più. In genere, ho sempre disegnato e mi sono dedicata alla pittura, e la poesia è maturata in anni giovanili, quasi in parallelo, quando mi decisi di intraprendere il liceo artistico. In quella fase di passaggio, che per quanto riguarda me adolescente, non avevo ancora chiaro cosa volessi davvero dagli studi che mi accingevo a intraprendere, nacque la vertebra poetica della mia spina dorsale. Sono felice che molti giovani oggi, invece, abbiano le idee molto più chiare di quando toccò alla mia generazione fare questo passo, che allora non immaginavo quanto potesse essere importante per il futuro.
Socia di importanti accademie letterarie, sei annoverata sul sito Italian Poetry.

Il mio tempo per scrivere è in ogni momento, in cui sento di non dover perdere quello che sta cercando di venire alla luce. In ogni caso, la sera, è il momento in cui il tempo lo faccio davvero mio; mi fermo e smetto di correre, al servizio della poesia.

Socia di importanti accademie letterarie, sei annoverata sul sito Italian Poetry. Parlacene.

Diciamo che amo le associazioni culturali attive, le radio che parlano di cultura, le voci che leggono poesia, le accademie che la fanno vivere, come alcune accademie fiorentine che amo frequentare. Diventa anche un momento in cui ritrovarsi e scambiarsi voce e stile, emozione e novità. E amo i blog culturali che intendono divulgare letteratura, nuove voci e poesia. Italian Poetry è stata una bella prova per me, fra le più difficili, perchè il mio percorso è ancora lungo, lo definirei sempre all’esordio; non ho molte pubblicazioni in essere, e quelle che ho, le ho divulgate con fatica e costanza, amore e passione, per quanto ho potuto. La poesia, nel mio sentire, è un qualcosa di talmente profondo che non ha nulla a che vedere con un lavoro, necessita di momenti interiori e silenziosi, di stacchi e di ritorni, che hanno bisogno di spazio, di tempi lunghi, di allentamenti e di riallacciamenti con le proprie esperienze, con il legame temporale ed emozionale, con gli eventi che la vita impone e pone di fronte. Dunque non è un lavoro di cottimo, né una corsa per raggiungere la linea di traguardo, né una forzatura; si compie quando qualcosa si è adempiuto dentro di me. Quando qualcosa è divenuta pronta per respirare e uscire.

Fai anche parte del Poetry Sound Libriry Map, per la diffusione e la promozione del patrimonio culturale della poesia. Perché proprio la poesia? Cosa ti affascina?

Sì, è una bella cosa questa originalità del mappare in una carta geografica tutte quelle voci di poeti contemporanei che hanno la stessa passione e lo stesso amore. La poesia mi affascina, perché mi sceglie ogni volta che voglio prendere una direzione. É naturalmente viva e mi ricorda dove stanno le cose buone, la bellezza da cogliere anche quando tante cose vanno male, o vorresti fossero diverse. Diciamo che la poesia è la mia stella polare, un respiro naturale, preferisco dire così che darne una definizione, che poi credo non ci sia. Della poesia mi affascina il suo innato esserci e quel particolare modo di esistere, quella sintesi e quella luce che dona alcuni sensi in più, che ti fa vedere e ascoltare diversamente, anche se tale sensibilità porta a soffrire.

Dove nasce la tua ispirazione?

L’ispirazione nasce da quello che ho sempre visto intorno a me. Da quello che ho potuto toccare, annusare, vedere. Dalle cose semplici, dalla radice di un albero, dalla trasparenza dell’acqua. Credo sia questo, in grande sintesi, il seme dell’ispirazione. La mia.

Sei apparsa in numerose pubblicazioni antologiche nazionali e internazionali. Raccontaci di questa esperienza.

Le antologie sono state le prime forme di raggruppamento di voci, a cui ho voluto guardare e che tuttora mi affascinano, se i contenuti sono interessanti e sono mosse da interessi importanti, che ci accomunano umanamente. É anche questo un volere entrare a far parte di quelle voci, che poi è una sola, di voler far parte di un bene comune da salvaguardare. Un’esperienza che, secondo me, non andrebbe lasciata ma ogni tanto ripercorsa negli anni, quando le esperienze cambiano, i tempi e gli eventi anche, la società pure, e noi dobbiamo rappresentarla con la nostra voce sempre nuova, ma che porta il nostro nome, il nostro sentire. Iniziai per caso a partecipare e, ora, mi accorgo che, quando decido di voler far parte di questo tipo di progetto, è sempre una decisione pensata e ponderata. Un’esperienza che contribuisce a farci crescere.

 Esordisci nel 2015, con L'Alba dei papaveri. Di cosa si tratta?

L’Alba dei papaveri è una raccolta di sessantanove poesie che vogliono parlare di un modo, il mio, di sentire l’amore, la vita, l’identità dell’essere. Che poi in certe sensazioni vi si ritrovano tutti, sono pienamente condivisibili. Poesie che vogliono dire "ecco, ci sono e sono così", con tutta la semplicità, la schiettezza e il coraggio di esporre un pensiero che, fino a quel momento, non avevi pensato di esternare. Il papavero lo adoro, perché è rosso, perché cresce nei luoghi più impensabili, nascosti e, talvolta, aspri, rendendoli umanamente ricchi di significato. L’idea di raccoglierlo con le mani, che poi è il simbolo della copertina del libro, la trovavo perfetta per l’uscita del primo mio libro. In fondo si tratta sempre di un’alba; ogni volta che pubblico, penso esattamente le stesse cose, con speranza e fiducia.

Segue Farfalle,  un libro d’Arte e Poesia a tiratura limitata. Lasciacene un assaggio.

Bene sì, Farfalle è un dono, così lo considero io. Un dono che ho voluto fare a me stessa e a chi ha voglia di acquistarlo per se stesso. Elegante, di una raffinatezza unica, tanto l’arabesco che fa da copertina, da me disegnato, che l’ esemplare artigianale che l’editore si è preso cura di creare come pezzo unico attorno a una lirica; entrambi fanno da fulcro a un prezioso momento che non ritorna. Non posso lasciare una poesia per far capire di cosa si tratta, in quanto è un’ unica poesia che merita di essere letta per intero, per comprenderne il senso completo. Per chi colleziona libri di poesie, questo libro sarebbe perfetto.

E, nel 2018, esce Il Tratto dell’Estensione. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Il Tratto dell’estensione è una presa di coscienza e un percorso vitale, fertile, creativo. Si tratta di poesie particolari, non usuali, che si richiamano passando da tre diverse sezioni-vita. Dalla fragilità al mondo delle possibilità di adattarsi alle intemperie, fino ad arrivare al coraggio di ritrovare, in fondo, ciò che non si può perdere, perché fa parte di noi, quel luogo piccolissimo ma che contiene tutto. Non a caso, il simbolo della copertina è la sezione aurea di Fibonacci, che ha dentro di sé l’equilibrio innato del cosmo e che, malgrado giri su se stessa, riesce sempre a ricreare nuovi equilibri. Un libro di una complessità maggiore, che lascia per un momento quella semplicità iniziale di pensiero, per addentrarsi in eventi più tormentosi e difficili, ma sempre all’insegna di una ripartenza. La speranza, per me, è sempre stata un punto giallo al centro del nero, come scrissi nel primo libro. Nel Tratto, lascio la forza dei colori per atterrare nella terra cruda così com’è, ma non rinuncio ai voli della forza interiore, nessuno deve rinunciare a quella speranza che ci tiene vivi.

 

 

Qual è stato l’input per questa silloge?

Il Tratto dell’estensione nasce dopo due anni di riflessioni giornaliere, a partire  dal percorso che ho inteso intraprendere. In quei due anni, frequentavo più spesso poeti contemporanei e amici appassionati di poesia e arte; ora, con la situazione del Covid che ha modificato un po' la vita di tutti, ci vediamo in maniera più ponderata, come fossimo investiti da un allentamento esteriore, non interiore. Ci incontravamo per raccontarci la poesia, per viverne la complessità, le perplessità di questo mondo letterario, che poi non era come ci aspettavamo, anzi, ne intravedevamo la scalata dura e impervia fra tutti e i molti che sgomitano per trovare spazio. Anni ricchi di reading, di letture, di conoscenze, di libri nuovi, di versi nuovi, terreno fertile per prove poetiche fruttuose, ma anche anni di delusioni. Prima o poi, ciò che abbiamo viene fuori, il tempo rivela tutto questo, basta attendere che sia il momento più adatto a questa crescita interiore.

Quali tematiche affronti?

Be', le tematiche sono quelle accennate sopra, nel particolare il sapere attendere, il fare delle nostre qualità personale il tratto vivo del ricreare. Il sapere amare il tempo e ricercarlo oltre la corsa alle cose, agli oggetti, alla superficialità. Il desiderio di cercare il bello nelle piccole grandi cose, per non perderlo più, e la fiducia nell’amore che sa essere quell’amore in cui abbiamo sempre creduto.

Nel Maggio 2018, vinci il Concorso Letterario Internazionale Ambiart di Milano, con il racconto A Paola, ulteriormente premiato dall’Associazione “Cuore d’Ortica” di Milano. Quali emozioni ricordi di questo importante riconoscimento?

Il concorso AmbiArt è stato una delle più belle soddisfazioni e un'emozione che ricorderò sempre. Non solo per la poesia, ma per la prosa, per il racconto dal titolo A Paola. Si tratta di un testo che scrissi per una cara amica, purtroppo gravemente malata e che, nel giro di un anno, avrei perduto. Quando le dissi che era stato riconosciuto il Primo Premio Assoluto, Paola era così felice che, in fondo, pensai lo avessimo vinto insieme. Quello è stato un momento bellissimo, perché il racconto fu scritto con amicizia per un’amica vera, che ora mi manca tantissimo. Volevo che vincesse, ma non pensavo che questo si avverasse, abituata a scrivere poesia e non prosa. E Paola ne fu fiera, avrebbe voluto presentarlo ovunque, ma non abbiamo fatto in tempo. Sicuramente lo spera ancora, da lassù, da qualche parte. Sicuramente ne farò tesoro e farà parte della mia prima raccolta di racconti, sulla quale sto lavorando.

Progetti in cantiere?

Sì, direi che ci sono molti progetti. Un libro di poesie che vorrei uscisse a breve e la stesura del primo libro di racconti, in primis. Ma anche altri, a cui voglio dare tempo, visto che con il tempo ho un rapporto di fiducia e di costanza. Non voglio avere furia di precipitarmi in situazioni che, di questi tempi, non potrei gestire a pieno e come vorrei. La nascita e l’uscita di ogni libro nuovo è sempre sfida, e occorre poi difendere tutto quello che nasce, nel migliore dei modi.

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Grazie inifinite, un grande piacere anche per me. Chissà che non ci sentiremo per nuovi progetti a fine percorso. Grazie ancora.

Per seguire Adua   ADUA BIAGIOLI SPADA

Nessun commento:

Posta un commento