giovedì 6 febbraio 2014

LA STORIA DI UNA BOTTEGA di Amy Levy

Per il secondo appuntamento con l'Agenzia Letteraria Jo March, ho deciso di presentarvi la seconda uscita della collana Atlantide "La storia di una bottega" di Amy Levy.




QUARTA: Nella Londra di fine Ottocento, le giovani sorelle Lorimer perdono improvvisamente il padre e finiscono sul lastrico. Rifiutandosi di accettare un destino che le vedrebbe divise tra i vari familiari che si sono offerti di dar loro ospitalità e protezione, scelgono di restare insieme e di sopravvivere con le proprie forze: fra lo sgomento generale, si trasferiscono nell’affollata e viva Baker Street, nel centro di Londra, e aprono una bottega di fotografia. Lacerate dai dubbi, sballottate dai colpi della fortuna, eppure appassionate e tenaci, Gertrude, Lucy, Phyllis e Fanny cercano di resistere alle privazioni e di conquistarsi uno spazio nella società, difendendo un’indipendenza per nulla scontata nella tarda età vittoriana. Nel 1888, Amy Levy realizza un originale e raffinato ritratto di donne emancipate e moderne, utilizzando una metafora assolutamente calzante, quella della tecnica fotografica. Come la fotografia imprime, con leggi e codici del tutto nuovi, la realtà, stravolgendo per sempre l’arte e il concetto di immagine; nella stessa misura, le quattro protagoniste rivolgono uno sguardo più genuino alla vita, incarnando una donna, al contempo idealista e concreta, che annuncia il mutamento rapido e inarrestabile della condizione femminile alle porte del ventesimo secolo.



L’autrice inglese di indubbio talento è meglio nota alla storia per le sue prese di posizione e rivendicazioni femministe; Amy sarà, infatti, la prima donna ebrea a essere ammessa nell’università di Cambridge, nel 1879, e confeziona per noi un classico che certamente i lettori apprezzeranno.
La storia di una bottega verrà pubblicato un anno prima del suo suicidio, avvenuto nel 1889 nella casa di famiglia di Londra. Tra le pagine si percepisce il profumo di speranza che anima l’autrice, è un romanzo rivolto soprattutto alle giovani leve e alle aspettative che nutre verso questa generazione.
Il genere trattato è il romance, racconta la storia di quattro sorelle e di uno studio fotografico ideato, costruito e sviluppato dalle stesse. Qui, conosciamo quattro diversi modi di intendere la vita e l’amore, quattro donne agli antipodi ma unite da un comune denominatore: la famiglia.
Abbiamo Gertrude, la sorella maggiore, una donna con la testa sulle spalle che deve badare alle sorelle, indirizzarle giustamente e tenere sempre a mente le convenzioni e i dogmi della società cui appartengono. C’è Lucy, la sorella gentile e premurosa, la ragazza che cerca di ragionare con maturità e distacco ma che, inevitabilmente, dovrà fare i conti con il suo cuore di donna. Abbiamo Phyllis, la ragazzina dolce e sognatrice, innamorata dell’amore, dei bei vestiti e dei cavalieri dall’armatura scintillante, capace di trascorrere ore alla finestra a fantasticare sui vicini e i passanti dall’aspetto misterioso e, infine, c’è Fanny, la sorella acquisita, facile alle lacrime e a soccombere ai caratteri forti.
Quattro diversi punti di vista per raccontare la storia di uno studio fotografico, idea piuttosto ardita nella Londra di fine Ottocento, dove le donne dovevano seguire lo schema prefissato per loro dalla società, dove la sola idea di mandare avanti un’attività senza la supervisione di un uomo era tanto azzardata quanto irriverente.










'Aveva un’opinione tutta al femminile dell’amore come il coronamento e il fiore della vita.'









Il romanzo ha il sapore dei classici che amo, è scorrevole, ben costruito, al lettore sembra di percepire il profumo del tè, di vedere le pareti dei salotti, di distinguere le sete frusciare sul pavimento. E’ un romanzo delicato e riservato dove l’amore ha comunque un posto primario e lascerà il lettore appeso in più di un’occasione. I personaggi maschili che si avvicendano appartengono a varie tipologie di uomo e riassumono perfettamente lo spaccato di società in cui è inserito il romanzo.
Una nota di merito va anche ai frequenti riferimenti dell’autrice a musiche, rappresentazioni teatrali e testi letterari citati nel testo. Inseriscono magistralmente il romanzo nell’epoca descritta, a maggior ragione quando le citazioni fanno riferimento ad autori e musicisti non propriamente noti al grande pubblico.

Un romanzo ben fatto, piacevole, per trascorrere qualche ora in compagnia di un tempo e di un luogo intramontabili.

Recensione pubblicata sul web-magazine 'Io come Autore' per la rubrica 'Il romanzo classico' e presente nella Rassegna Stampa della casa editrice.

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