mercoledì 11 febbraio 2015

Le autrici EWWA - INTERVISTA A LUCIA GUGLIELMINETTI


Ciao Lucia, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao e grazie per questa opportunità!
Che dirti, abito con la mia famiglia e i miei gatti in un piccolo paese della provincia astigiana. Conduco una vita piuttosto tranquilla e i miei passatempi preferiti sono la lettura e la visione di serie TV che scandiscono il mio anno, come "The Walking dead", "Vikings", "Game of Thrones". Le mie preferite degli ultimi tempi sono state "Sherlock" e "True Detective". Piccole cose, ma allietano le mie settimane, a tratti un po’ caotiche. Di sera cerco sempre di dedicare un po’ di tempo alla scrittura, ma non sempre ci riesco e allora la giornata mi sembra incompleta.


La laurea in ‘Lingue e letterature straniere moderne’ e l’impiego in qualità di insegnante di lingua inglese presso la scuola media. Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura?

Ho sempre scritto, sin da quando ero un’adolescente, ma ho avuto un lungo periodo in cui la mia musa si era un po’ “addormentata”, presa com’ero dai figli piccoli. Poi, nel 2009, un’immagine è balzata con prepotenza alla ribalta nella mia mente: quella di un vampiro ferito in una casa di umani. Le ho permesso di venire a galla e da allora non mi sono più fermata. E ne sono molto felice, perché è servito a dimostrare a me stessa che forse, dopotutto, ero brava in qualcosa. A livello personale è stato molto importante, per me. Mi ha dato sicurezza in me stessa e un’enorme gioia, quella di cui non riesco più a fare a meno.

Tra le tue passioni annoveri anche la musica rock. Quanto la musica influisce nei tuoi scritti?

La musica è importantissima, quando scrivo: certe storie sono scaturite semplicemente dal “mood” che certi pezzi mi trasmettevano. Uno dei miei gruppi preferiti è quello dei Nightwish, una band finlandese di Symphonic Metal, e loro sono stati davvero importanti nella stesura dei cinque libri che compongono la saga di RVH; sembrava che alcuni pezzi fossero stati scritti apposta per me ed era sempre emozionante scoprirli. Diversi capitoli dei miei libri traggono il loro titolo da canzoni di questo gruppo, così come quello del secondo romanzo, "Sette giorni per i lupi". Era lì per me e l’ho… preso in prestito. Inoltre, fin dal primo momento, il volto del tastierista del gruppo si è sovrapposto a quello di uno dei personaggi principali della storia: Vincent, il capo del Clan di Raistan, ha proprio la sua faccia e non riuscirei a pensare a nessun altro.
Ultimamente ascolto molto volentieri anche i tedeschi Rammstein.
Spesso, tuttavia, utilizzo anche colonne sonore, mentre scrivo, perché la musica strumentale mi distrae meno.


Sei anche una lettrice e uno dei tuoi autori preferiti è il grande Stephen King. C’è qualcosa di lui nei tuoi scritti? Potresti considerarlo tua “Musa”?

Certo che sono una lettrice! Leggo Stephen King da quando avevo 11 anni, mi ha regalato emozioni incredibili – non sempre positive ahahah – ed è inevitabile che sia stata influenzata in qualche modo dal suo stile. Ho sempre apprezzato la sua scrittura semplice e vivida, quasi cinematografica. Mi dicono che anche il mio stile lo è e per me è un gran complimento, anche se non è stata una cosa voluta.
La cosa più importante che ho imparato da King è il “non tramare” per non togliere spontaneità alla storia. A parte un’idea di massima, non so mai che cosa succederà esattamente nei miei libri. Non sono tipo da scalette o pagine e pagine di appunti. I personaggi devono essere lasciati liberi di muoversi, secondo me. Solo così daranno il meglio. Finora ha funzionato, direi, e mi sono divertita quasi come se fossi una lettrice anch’io.


Nel 2010 partecipi al concorso letterario “Le ali della fantasia” e il tuo racconto “L’ospite inatteso” viene inserito in un’antologia per essere rientrata tra la rosa dei vincitori. Cosa ricordi di questa esperienza?

Come ti ho detto, ero stata quasi travolta dall’immagine del vampiro ferito e avevo dovuto metterla per iscritto quasi per forza. Ne era risultato il racconto che tu hai citato, il primo che scrivevo dopo quasi dieci anni di inattività totale, da questo punto di vista. Era anche il primo concorso a cui partecipavo e l’emozione che ho provato quando ho saputo del risultato positivo è stata anche un incredibile sprone per continuare. Lo so che è stupido, ma per me era quasi come aver vinto il Nobel della Letteratura. Ho partecipato in seguito ad altri concorsi e ho avuto altri racconti pubblicati, ma l’emozione che ho avuto per questo è irripetibile.

Nel 2012, esordisci con il romanzo “RHV – Ascesa alle tenebre”. Daccene un assaggio.

Ok. Qualche riga di una delle parti che amo di più:


[...] “Fluttuavo nel buio, nel freddo, nell’acqua. Acqua così scura e limacciosa da proteggermi dalla luce, da permettere al mio corpo martoriato di ritrovare se stesso e incominciare a guarire. Non sapevo più chi ero, cos’ero, perché mi trovassi in quel luogo così estraneo alla mia natura. Sapevo soltanto che avevo sete, ma che non sarebbe stata l’acqua a dissetarmi. Percepivo forme di vita che non avevo mai considerato muoversi intorno a me nel buio, un buio totale persino per i miei occhi abituati all’oscurità. Vita voleva dire sangue, sangue significava sollievo. Afferravo strane creature che mi sgusciavano intorno e me ne nutrivo, poi tornavo ad affondare nell’acqua e in me stesso, perso e non ancora ritrovato. Ero un nucleo di sete e sofferenza al centro di quell’universo liquido che non era mio. Ci furono momenti di vaga luminescenza, altri di oscurità totale, in un’alternanza di cui ancora non afferravo la logica, né l’andamento. Il tempo non esisteva più, era un concetto di cui non avevo la minima reminiscenza. Non aveva importanza, il mio corpo reclamava soltanto sangue, buio, silenzio e cessazione del dolore, ma per quello avrei dovuto attendere ancora tanto.”  [...]

E nel 2013, segue “RHV – Sette giorni per i lupi”. Perchè hai scelto di scrivere una saga?

Nei miei libri c’è una continua alternanza tra presente e passato. Raistan, il protagonista della mia saga, racconta in prima persona le vicende che compongono i 310 anni della sua vita alternando flashback a notizie sulla sua vita attuale. La storia del presente è quella che “governa” ogni libro, in un certo senso, e lo rende autoconclusivo. Naturalmente, se uno vuole continuare a leggere della sua vita passata, deve continuare, passando da un volume al successivo. Tre secoli sono lunghi da raccontare! I personaggi incontrati per la prima volta in Ascesa alle Tenebre si ripresentano assieme ad altri nuovi, acquisendo nuovo spessore. Anche la mia scrittura è molto più sicura, rispetto al primo.

Nel 2014 pubblichi “RHV – Nel buio”, terzo episodio della saga. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Troveranno un ulteriore pezzo della vita di Raistan, naturalmente, e un’intensità mai sperimentata finora nei miei libri. C’è anche una novità nel modo di raccontare: a differenza di quanto avveniva nei precedenti, la narrazione è “in diretta”, per quanto riguarda il presente, quindi non c’è nemmeno l’appiglio del “beh, tanto è già successo, se lo sta raccontando significa che se l’è cavata” perché non è così. E nemmeno il finale è molto rassicurante, perché è del tutto sospeso. So che è una cattiveria nei confronti dei lettori, ma non potevo continuare per altre 500 pagine. Un po’ di pazienza e arriverà anche il quarto. È già scritto, devo solo aver tempo di farlo uscire e di dedicarmi alla sua promozione. Comunque, tra tutti, questo è il mio preferito, anche se è il più cupo e cattivo. 



http://www.amazon.it/RVH-Ascesa-Tenebre-Lucia-Guglielminetti-ebook/dp/B00KHWHH8Y/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1421621883&sr=8-1&keywords=rvh
 

Qual è stato l’input per questa pentalogia?

L’input è stato il racconto “L’ospite inatteso”. Mi sono resa conto che sarebbe stato un delitto non continuare, avendo tre secoli di storia solo da scoprire, e così ho fatto.

Quali tematiche affronti al suo interno e quale messaggio vuoi trasmettere?

Beh, è un fantasy, non mi sono proposta nessun intento pedagogico, nello scriverla.
Tuttavia Raistan è un personaggio che, da sempre, soffre la solitudine e il rifiuto, in quanto “diverso”. Questo condiziona inevitabilmente anche la concezione che lui ha di se stesso. È convinto di non meritare l’amore degli altri perché lui stesso non si ama; le rare volte in cui le persone lo hanno accettato, invece, dimostra un attaccamento e una dolcezza superiore anche a quella degli esseri cosiddetti “umani”. Era quasi doloroso anche per me dover riflettere su questo tema, approfondirlo. La scrittura in prima persona di sicuro porta a immedesimarsi al massimo con i propri personaggi ed è quello che mi è successo. Ho sofferto con lui e per lui, ho odiato chi gli faceva del male e lo respingeva. Per fortuna, scrivendo di un vampiro sanguinario e vendicativo, qualche soddisfazione me la sono potuta togliere assieme a lui ahahah.


Sei membro dell’associazione EWWA. Di cosa si tratta e consiglieresti l’associazione alle altre autrici?

Ewwa sta per "European Writing Women Association". Sono entrata a farne parte l’anno scorso e ne sono contenta, perché ho potuto conoscere altre autrici e partecipare a interessanti workshop in cui scambiare idee e opinioni. Inoltre le socie fondatrici sono sempre disponibili per consigli e “dritte” di ogni genere. Quindi certo, consiglierei l’associazione anche alle altre autrici. Io sono un po’ una mosca bianca, al suo interno, visto il genere che scrivo, ma non mi sono mai sentita come un pesce fuor d’acqua, nemmeno quando le ho incontrate di persona. Un’esperienza molto positiva che mi appresto a ripetere per il secondo anno.

Sempre con EWWA hai partecipato all’antologia “E dopo Carosello tutte a nanna” con il racconto “La testa nel pallone”. Parlacene.

Semplice, mi hanno chiesto se volevo partecipare con un mio pezzo a un’antologia dedicata ai 50 anni della RAI e lì per lì ho detto “no” perché pensavo che non sarei riuscita a tirare fuori niente di adatto. Invece, negli ultimi giorni prima della scadenza, la mia mente malvagia ha partorito questo racconto totalmente folle e surreale, dai decisi toni horror. Non me l’hanno rimandato al mittente, quindi deve aver funzionato. 

In breve, parla di una donna molto arrabbiata col marito, che non vuole concederle di guardare la serata finale di Sanremo per le sue manie calcistiche, e che prende provvedimenti… piuttosto drastici. Altro non dico!

Hai qualche altro progetto in cantiere di cui vuoi metterci al corrente?

Nel corso del 2015 farò uscire la quarta parte di RVH; sto anche collaborando con un’altra autrice, Federica Soprani, nella stesura di alcuni racconti in cui il mio e il suo vampiro interagiscono. Per ora ne sono usciti quattro sotto il titolo generale di “L’alchimia degli opposti”. Per noi sono un semplice divertimento, ma stiamo avendo riscontri entusiastici dai lettori e credo proprio che, di tanto in tanto, ne scriveremo ancora qualcuno.
Punto poi a far uscire la versione inglese del primo libro di RVH. La traduzione è fatta, ma
aspetto un buon proofreader che corregga gli strafalcioni che avrò sicuramente commesso.

E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Grazie a te per questa opportunità. Alla prossima! 



Per seguire Lucia   RAISTAN VAN HOECK

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