lunedì 28 novembre 2016

Le autrici EWWA - INTERVISTA A SARA DI FURIA



Ciao Sara, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te. 

Ciao! Grazie infinite per l’accoglienza! Ho trentotto anni, sono sposata e ho una piccola peste con le treccine di otto anni. Abito a Brescia, città famosa per la permanenza dei Longobardi e insegno nella scuola secondaria di secondo grado. Scrivo da quando ho memoria, e il mio sogno fin da bambina è sempre stato far trovare sotto l’albero di Natale alla mia mamma un mio libro pubblicato. Sono cresciuta a pane e Jessica Fletcher, la protagonista del telefilm “La signora in giallo”. Amo gli animali in modo viscerale e infatti casa mia è uno zoo. Ho avuto gatti, criceti, conigli e ora anche un cane, un cotton di nome Elvis. Alleviamo con cura le bestioline che passano dal nostro giardino quali ricci e ranocchie. In pratica all’appello mi manca solo “l’elefante e i due leocorni” e da casa mia son passati tutti. Mi piace suonare il pianoforte che ho studiato per cinque anni e spero, un giorno, di poter insegnare anche a mia figlia ad amare la musica classica.

Il diploma in studi classici, la laurea in Scienze della Formazione, seguita da quella in Scienze Religiose e l’impiego come insegnante. Come si è accesa in te la scintilla della scrittura?

La voglia di scrivere non è nata in seguito ai miei studi, ma c’era già prima. Ricordo che Santa Lucia, che a Brescia porta i regali a tutti i bambini nella notte tra il dodici e il tredici dicembre, mi regalò la mia prima macchina da scrivere, una pesantissima Olivetti in ghisa con l’inchiostro a rullo che ovviamente conservo ancora. Avevo sette anni. Gli studi fatti in seguito mi hanno offerto di certo più spunti per le mie storie e più opportunità di approfondimento, ma la miccia credo sia innata in ogni scrittore. Non c’è un momento in cui si inizia. Scrittore lo si è, non si diventa. Anche se c’è sempre comunque molto da lavorare.

Racconto Vs. Romanzo chi la vince?

Adoro i romanzi, ma mi sono cimentata anche nei racconti. All’inizio, lo confesso, sottovalutavo gli autori di racconti. Scioccamente pensavo “scrivo romanzi, cosa vuoi che sia stendere un racconto”. Poi la partecipazione a dei concorsi che imponevano un limite massimo di battute ai testi in concorso mi ha dato la possibilità di mettermi alla prova. Ho così scoperto che è molto più difficile scrivere un racconto. In poco spazio devi creare una trama attendibile, personaggi con carattere ben definito e dare ritmo al tutto. Insomma, se nel romanzo puoi prenderti tutto lo spazio che vuoi per dare vita alla tua storia, nel racconto non è così. Tutto si complica. Preferisco scrivere romanzi, ma ammiro molto chi si dedica al racconto.

Nella tua carriera letteraria hai partecipato e vinto diversi concorsi letterari. Possono aiutare realmente un emergente? Li consiglieresti?

Assolutamente sì. Ma chiariamo bene. Vincere concorsi non serve per “fare carriera”, aiutano l’autore a misurare le proprie capacità. Mettersi in gioco in una gara dove c’è concorrenza qualificata è un primo passo verso il miglioramento del proprio lavoro. Non sottovalutiamo poi il fatto che un buon piazzamento  apre le porte verso nuovi contatti nel mondo editoriale. Si ha l’opportunità di incontrare altri autori, ascoltarne i consigli, confrontarsi. E tutto questo può solo aiutare a crescere.

Nel 2009, esordisci con il saggio “Spes ultima dea. La spiritualità nera nel canto gospel” e nel 2011 l’urban fantasy “Niccolò Spirito - Quando le ombre svelano chi sei”. Dacci un assaggio di questo libro.

A “Niccolò Spirito” sono particolarmente affezionata. È stato il mio primo vero “romanzo” e l’ho scritto in un momento buio della mia vita, un periodo in cui anche io ho dovuto affrontare il mio lato oscuro. Scrivere, buttando sulla carta ciò che mi inquietava, mi ha aiutato a prendere la giusta distanza dai miei problemi e a considerarli con più neutralità. Insomma è stato terapeutico. Non a caso tutta la trama si snoda attorno al tema dei sette peccati capitali e a come poter superare ciò che sembra essere innato nell’uomo: l’inclinazione a fare il male. Ho scelto di ambientarlo nella Venezia di fine ‘700 dove il ruolo della maschera era preponderante così come in realtà lo è adesso. Ne indossiamo tante, diverse, tutti i giorni e non ce ne rendiamo conto.

Con questo romanzo vinci il Premio Nazionale “Magia Urbana 2012” e il premio “Miglior Trama” al concorso nazionale “Golden Books Awards 2016”. Cosa ricordi di queste esperienze?

Il Premio “Magia Urbana” è stato il primo e solo concorso in Italia per romanzi di genere urban fantasy.  Ricordo di aver mandato le copie senza sperarci troppo. “Chi non risica, non rosica” mi ripetevo. La vittoria è stata quindi del tutto inaspettata e soprattutto mi ha dato l’occasione di conoscere la Presidente di giuria, Fabiana Redivo, signora incontrastata del fantasy italiano. Da allora, non ho più potuto fare a meno di lei. Fabiana mi ha aiutata a crescere, romanzo dopo romanzo. E continua a farlo tuttora, per mia fortuna.  
Per quanto riguarda il “Golden Books”, rimasi a bocca aperta quando mi dissero che i testi arrivati in concorso erano circa trecento e i premi in palio soltanto dieci. Tra le dieci statuine, desideravo fortemente portare a casa quella relativa alla Miglior Trama perché ero, e sono, convinta che un buon libro parta da lì. Se di base non c’è un’idea valida e ben orchestrata, il romanzo potrà anche essere perfetto sotto l’aspetto stilistico, ma resterà sempre un libro mediocre, che non rimarrà nei ricordi del lettore. Sul treno che da Napoli mi riportava a casa, me la coccolai tutta. Le parole “Miglior trama” erano incise sulla statuina.

Nel 2013 esce il romanzo “I segreti di Kane Town” che guadagna il premio di merito al Concorso Internazionale “Montefiore 2014” ed entra nella rosa dei finalisti al Concorso Nazionale “Giovane Holden 2014”. Di cosa si tratta?

“Kane Town” è un paranormal romance e racconta di una bambina che, crescendo, deve fare i conti con la sua vera natura. Vuole essere un monito a non giudicare chi è diverso e ad accettarsi e amarsi per ciò che si è. Nel romanzo ci sono molti personaggi fantastici quali unicorni, sirene e un furetto albino di nome Merlino che è il narratore. Il tutto vuole essere un mio modesto contributo alla dea pagana “Fantasia” affinché non mi abbandoni mai. Sono orgogliosa del piazzamento ottenuto al concorso “Giovane Holden” perché nessun fantasy italiano si era mai qualificato nella rosa dei finalisti degli ultimi anni.

Nel 2015 pubblichi il romanzo gotico “La Regina Rossa”. Cosa troveranno i lettori al suo interno? Quale messaggio  e tematiche affronti in questo libro?

In primo luogo troveranno la Londra vittoriana, la vera protagonista di tutta la storia. Già questo basta a riempire le righe di fascino. Scopriranno aspetti legati alla negromanzia e a una Regina mai dimenticata, Anna Bolena. Ma il fulcro centrale punta alla denuncia di una società maschilista che opprime e tenta a soffocare la voglia d’indipendenza femminile. La mia eroina combatterà per tutte le donne del suo tempo e per quelle a venire. Personaggi senza ombra, travestimenti, morti misteriose e inquietanti fanno da contorno a una trama già di per sé molto ricca. Alcuni hanno paragonato lo stile usato nella "Regina Rossa" a quello di Jane Austen. Un onore per me!


https://www.amazon.it/Regina-Rossa-Sara-Di-Furia-ebook/dp/B00Y3KOT5K/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1478860250&sr=8-1&keywords=sara+di+furia



Qual è stato l’input per “La Regina Rossa”?

Anna Bolena e la sua triste storia. La maggior parte delle persone la ricorda soltanto come colei che ha separato la Chiesa Inglese da quella di Roma, che ha complottato alle spalle del re e molto altro di poco piacevole. In realtà è una donna che è stata usata, manipolata dagli uomini della sua famiglia per il raggiungimento dei loro scopi personali. Una donna vittima del suo tempo. Ho voluto così scrivere una storia che invece la valorizzasse e che ne spiegasse l’operato. Un mio omaggio a una donna coraggiosa.

Sei dell’associazione EWWA. Di cosa si occupa nello specifico e la consiglieresti ai tuoi colleghi?

È un’associazione per scrittrici donne che abbiano all’attivo almeno due pubblicazioni, ma anche per altre figure che ruotano attorno all’universo dei libri. Lo scopo per cui è nata è per creare una rete di solidarietà letterario-creativa tra le autrici. In un mondo editoriale che spesso viene paragonato a “un mondo di squali dove il pesce grosso mangia quello piccolo senza alcun problema di coscienza”, il confronto e l’appoggio invece sono alla base delle intenzioni di tutto ciò che EWWA compie. Conferenze, scambio di contatti, e molto altro aiutano chi ne fa parte a districarsi meglio nella matassa complicata dell’editoria.  Mi piace dire che l’associazione aiuti a “non sentirsi sole”. Appartenenza consigliatissima ovviamente!

Qualche altro progetto in cantiere?

Negli ultimi due anni ho cambiato un po’ genere letterario. Ho terminato un romanzo gotico-thriller inanellato alla vicenda famosissima di Jack lo Squartatore. Attualmente è in valutazione. Ho invece appena iniziato un thriller storico ambientato nella Madrid di fine ‘700 intrecciato alla singolare figura del famoso pittore spagnolo Goya. Insomma sono piacevolmente vittima dei secoli passati.

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Il piacere è stato mio! Felicissima di avervi potuto parlare un po’ di me… Non dico “crepi il lupo” perché lo adoro!

Per seguire Sara  SARA DI FURIA

Nessun commento:

Posta un commento