lunedì 2 luglio 2018

INTERVISTA A PINO CAMPO

Ciao Pino, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Salve. Innanzitutto grazie a te Linda, per l’ottima opportunità che mi dài, ospitandomi e dandomi la possibilità di presentarmi ai tuoi lettori. Il mio vero nome è Giuseppe Campo, ma da sempre mi sono presentato come Pino. Ho quasi 53 anni, sono un dipendente regionale e mi occupo di protezione ambientale per conto del Parco dei Nebrodi, il più esteso Parco Naturale della Sicilia. Il mio lavoro mi permette di stare sempre a contatto con la natura e la gente. La mia vita è divisa fra il lavoro e la famiglia, composta da una moglie, Cettina, che adoro e da una figlia, Chiara, che mi da grandi soddisfazioni.
Il tempo libero, oltre alla stesura dei miei romanzi, lo occupo dedicandomi ai lavori agricoli in una piccola proprietà, che considero anche il mio eremo personale. Ho altre mille passioni, oltre la lettura e la scrittura, e mi rende felice l’appassionarmi di cose sempre nuove. Soprattutto di viaggi e sport. Sono un vero lunatico e vivo a periodi. Infatti litigo spesso con mia moglie perché, dice, a volte sono letteralmente “fuori dal mondo”.

Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura?

Non c’è stato un momento preciso, è come se avessi sempre pensato di farlo. Ricordo di aver cominciato a scribacchiare, imbrattando carta in maniera seria, all’età di tredici anni, ma non ho mai permesso “ai tanti” di leggermi, a parte un mio carissimo amico e compagno di classe. A quell’età avevo già divorato quasi tutta la letteratura per ragazzi e lavoravo molto di fantasia. Avevo in mente mille storie e quelle che reputavo più belle le trasferivo su carta, anche fogli alla rinfusa che ancora conservo.
E che un giorno, a Dio piacendo, tirerò fuori…
Per ora mi cimento in nuove storie, ambientate in periodi ormai lontani, perché credo che il mondo stia cambiando troppo in fretta e noi ci stiamo dimenticando di ciò che è stato, di come noi eravamo e di come siamo stati.


Hai qualche autore che consideri tua Musa, e quanto c'è di loro nei tuoi scritti?

Credo che chiunque si accinga a scrivere debba rifarsi per forza di cosa a ciò che legge e che ha letto. Io sono sempre stato appassionato di storie fantastiche ma che abbiano sempre attinenza con il mondo reale. Di questo devo ringraziare Emilio Salgari. E di questo scrivo: storie fantastiche inserite in un contesto storico e un mondo reale.
L’altro autore che forse ha dato il là al mio tentativo di scrivere, intramezzando la prosa con detti e proverbi in dialetto un paio dei miei romanzi, è Andrea Camilleri. Ho cercato di dare il mio contributo alla valorizzazione del siciliano perché credo fermamente che rappresenti una ricchezza, sperando che le future generazioni non sperperino questo grande valore.
Infine, ho letto quasi tutto di V. M. Manfredi, cercando d’imitarne il modo di narrare storie antiche. Ma credo di non esserci riuscito.

Collabori con la casa editrice Frammenti Edizioni. Di cosa ti occupi nello specifico?

Mi occupo di storie legate al mio territorio in particolare e alla mia regione, la Sicilia, in generale. Ho scritto degli articoli per il loro giornale on-line, soprattutto sulla natura dei nostri luoghi, di tradizioni locali e di personaggi legati alla nostra terra, come santi e protagonisti della storia dei Nebrodi. Con la CE Frammenti Edizioni ho pubblicato il mio primo romanzo, “Il giardino di casa”, che ha avuto un discreto successo a livello locale, credo, perché è ambientato proprio qui, nelle zone dove vivo.

Esordisci nel 2010 con “Il giardino di casa”. Di cosa si tratta?

Tutto parte dall’idea di scrivere qualcosa che parlasse delle tradizioni, della gente e del paese dove sono nato, San Teodoro (che nel libro chiamo Roccadoro per non far torto al vicino Cesarò, dove abito da quando sono sposato). Da lì ho spaziato nei miei ricordi giovanili e in esperienze personali. Si tratta di una storia semplice di gente normale, costretta a scontrarsi giorno dopo giorno con piccoli e grandi problemi. Ne è venuto fuori un romanzo di denuncia sociale e di affrancamento. In sostanza la mia vita, come sarebbe dovuta andare davvero, se avessi fatto, al momento giusto, le giuste scelte…

Nel 2014 pubblichi “Il tribuno pretoriano”. Perché il romanzo storico?

In quell’occasione, l’idea iniziale era di andare alla ricerca della storia del santo che ha dato il nome al mio paese natale. Teodoro era un soldato romano, martire per la fede, vissuto al tempo di Diocleziano in Siria e nel Ponto (attuale Turchia). Andando alla ricerca dei fatti e ai dati storici che lo riguardavano, alla fine mi sono imbattuto in mille altre storie che ho usato come cornice (ho deciso che non potevo scrivere la mera storia di un santo e perdermi in un semplice panegirico) e che ho cercato di trasporre in un romanzo storico. È stata una faticaccia lo ammetto, ma spero che il risultato sia apprezzabile. Questo, il mio secondo romanzo, che ho auto pubblicato, dal titolo “Il tribuno pretoriano”, raccontando dal punto di vista del protagonista, il tribuno Livio Ventidio, gli anni dell’adolescenza di Teodoro, prima del suo arruolamento. Difatti, sto anche lavorando su un sequel.

Nel 2018, invece, esce “All’ombra del fico”, sequel de “Il giardino di casa”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

“All’ombra del fico” è il mio terzo romanzo, edito da “Le Mezzelane”, una CE tutta al femminile. È, appunto, il sequel de “Il giardino di casa”, e racconta come prosegue la storia di Pitrinu, alle prese con i prevaricatori di turno e di come ne esce fuori, arricchendosi personalmente con una bella lezione di vita. 


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Quale messaggio vuoi trasmettere?


Con questo romanzo in particolare mi rivolgo soprattutto ai giovani, perché non perdano mai la speranza di un futuro migliore e che non smettano mai di lottare per tutto ciò in cui credono. Poi, ogni romanzo è una storia a sé. Partendo da questo presupposto, direi che i messaggi che ogni scrittore vuole trasmettere sono sempre diversi e ogni romanzo insegna e arricchisce il lettore in maniera diversa e lo sprona a farsi delle domande, cui ognuno risponde in modo diverso. Ogni lettore trae le proprie conclusioni e si arricchisce in maniera diversa rispetto ad altri.

Quali tematiche affronti?

In questo mio ultimo romanzo si parla di sopraffazione. Purtroppo, da che mondo è mondo, ogni uomo per natura tende a prevalere su altri uomini. E tutti coloro chi si trovano nelle condizioni di doversi difendere, ognuno lo fa in maniera personale. Chi fuggendo e chi affrontando di petto la minaccia…

Qual è stato l’input per questo libro?

Era da tanto che pensavo di scrivere qualcosa di concreto sulle problematiche legate alla sopravvivenza, alla necessità di rimanere, contro la scelta di emigrare, e lottare per un mondo migliore e i propri ideali. Dedico questo romanzo a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di rimanere, rinunciando alla lusinga di una strada più facile altrove, in questi territori dissanguati da decenni d’emigrazione.

Perché una duologia?

Mah, non saprei. Suppongo che sia stato per non essere riuscito a raccontare tutta la storia in un unico romanzo o a dirimere tutti i retroscena in una volta sola. O, magari perché una storia, ogni storia, non ha mai un vero inizio e una vera fine, ma come le personali vicende di ognuno di noi, è intersecata con molte altre e con se stessa.

E chissà se anche questa storia possa avere o no un ulteriore seguito!

Hai qualche altro progetto in cantiere?

Al momento, più che in progetto, posso annunciare che è già in editing il mio quarto romanzo di cui non anticipo il titolo per il solo motivo che non l’ho ancora deciso…
Riguardo agli altri progetti, posso solo anticipare che la carne al fuoco è tanta. E in questo frangente non so quale possa essere, in futuro, la storia che prevarrà sulle altre e vedrà per prima la luce, collocandosi in ordine di tempo, come il mio quinto romanzo.
Lascerò che siano esse stesse a competere fra loro, perché credo in ogni romanzo, anche quelli in attesa di essere scritti, sia la storia stessa a comandare e a dirigere le azioni dei propri personaggi e quindi la penna dell’autore.


È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Anche per me è stato un gran piacere essere tuo ospite, e rispondere alle tue domande un diletto.

Per seguire Pino  PINO CAMPO

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