venerdì 24 febbraio 2017

Quel Libro nel Cassetto - IL FASCINO SEGRETO DELL'ORRORE di Macrina Mirti


Come ogni mese torna la rubrica #quellibronelcassetto dedicato ai consigli agli autori emergenti e non.
L'Ospite Speciale di oggi è MACRINA MIRTI che ci guiderà in un interessantimento argomento come un perfetto Cicerone.
Laureata in Lettere e insegnante di Italiano e Storia,  ha esordito nel 2006 con Piccoli omicidi di Provincia sotto lo pseudonimo Maria Cristina Grella; ha all'attivo una decina di romanzi pubblicati sia sotto pseudonimo che non, molti dei quali editi da Delos Digital.
Socia di EWWA e collaboratrice del blog Babette Brown legge per voi, si considera una scrittrice multigenere, anche se preferisce scrivere storico. Ritiene che l’amore e la morte siano due aspetti della vita e come tali debbano essere trattati.




L'argomento che tratteremo oggi sarà un genere letterario gettonato e molto amato, l'HORROR. Largamente diffuso e utilizzato da cinema, serie televisive, romanzi e racconti. Ma come approcciarsi a un genere che puà sembrare solo in apparenza "facile"? Quali lineee guida seguire? Quali errori non commettere e consigli seguire?
Ce lo spiega Macrina Mirti in questo interessante articolo.


IL FASCINO SEGRETO DELL'ORRORE



Una definizione di romanzo horror: credo che, per essere definiti tali, un racconto e/ o un romanzo devono far leva sulle nostre paure più ancestrali e segrete. Quelle dalle quali tutti noi siamo tormentati, seppure in maniera inconscia. Da piccoli, abbiamo paura del buio, piangiamo se rimaniamo soli, temiamo i posti e le persone sconosciute. La nostra fantasia si inventa strani mostri, streghe cattive e uomini neri. Guai se non ci fosse una madre sempre pronta a consolarci e a rassicurarci.
Poi si cresce, si diventa adulti e razionali, il bambino che eravamo tace. Niente streghe, niente uomini neri, niente paura dei luoghi bui. Quello della morte è un pensiero lontano. Ci sentiamo invincibili, indistruttibili, eterni.
Ma c’è un ma. Nascoste in fondo al nostro cuore, le paure del bimbo non si sono mai sopite. Nonostante tutte le strategie che utilizziamo per non pensarci, ognuno di noi sa che, prima o poi, la Nera Signora si presenterà alla nostra porta e ci trascinerà via, lontano da tutti quelli e da tutto ciò che amiamo, in un mondo buio e freddo, senza luce e senza vita. Un giorno il nostro cuore cesserà di battere e verremo rinchiusi in una cassa di legno e gettati in una tomba. Presto, il mondo che amavamo si dimenticherà di noi. Ẻ l’unica cosa sicura che ci attende, al momento della nostra nascita, e non potremo evitarla in nessun modo. Nonostante i grandi progressi scientifici abbiano reso la nostra esistenza migliore e molto più lunga di quanto fosse quella degli uomini vissuti in epoche precedenti, il nostro percorso terreno è destinato a terminare. Destabilizzante, per l’uomo che si crede Dio e che a lui si è sostituito.

Nonostante la storia abbia conosciuto epoche terribili, in cui l’orrore era strettamente correlato alla vita degli uomini che vivevano allora, non si può parlare di romanzo fantastico né di romanzo dell’orrore fino all’ultimo quarto del XVIII secolo, quando Horace Walpole e Ann Radcliffe pubblicarono le loro prime opere.
Sono cosciente che, ai lettori di oggi, l’Inferno di Dante può sembrare la più grande storia dell’orrore che sia mai stata scritta e che alcune cronache dell’Inquisizione controriformista sono davvero terrorizzanti. Per gli uomini del tempo, però, non lo erano. Le pene infernali erano percepite come giuste punizioni della divinità e i grandi falò in cui si bruciavano streghe, ebrei, eretici e quant’altro, servivano solo a ristabilire il giusto ordine delle cose da parte del potere divino.
Tutto cambia, però, quando la rivoluzione scientifica prima e l’Illuminismo poi fanno intravedere agli uomini la luce della Ragione. Ecco che l’uomo non dovrebbe più temere una divinità spietata e crudele. Ma la Ragione trionfante e l’Illuminismo sfociano nel bagno di sangue più atroce che la storia abbia mai conosciuto, il Terrore, e le monarchie europee sono sostituite da un unico, devastante impero, che avanza al seguito di un esercito portatore di morte, distruzione e disperazione (non di libertà). La Scienza e la Ragione hanno clamorosamente fallito e all’uomo non resta altro che confrontarsi con la propria solitudine e le proprie paure.

Ecco quindi che il racconto e il romanzo del fantastico e quello dell’orrore si sviluppano nella stessa prospettiva da cui ha origine la grande lirica romantica. Il romanzo dell’orrore indaga la natura umana, gli aspetti oscuri, contraddittori e irrazionali che la Scienza e la Ragione avevano sempre negato. Così, scrittori come Hoffmann, Mary Shelley, Stevenson, Poe, Dickens, Maupassant e lo stesso Verga inventeranno un mondo da incubo, popolato da fantasmi e mostri, scatenando terrori ancestrali e incontenibili.
Accadrà la stessa cosa anche alla fine dell’Ottocento, quando il Positivismo trionfante finirà in un altro, terribile bagno di sangue e un uomo, da Vienna, scaverà nell’animo umano, per capire come esso funzioni.
Strano a dirsi, ma ogni volta che la Scienza e la Ragione si sbarazzano di tutto ciò che ha a che fare con il divino e il soprannaturale, l’orrore si impossessa nuovamente del cuore degli uomini. Sarà meglio confessarlo chiaramente: siamo esseri insignificanti, attaccati a un piccolo pianeta che ruota a velocità pazzesca intorno al proprio asse e intorno a una delle stelle minori di una galassia sperduta, alla periferia di un universo infinito. Per dirla con Pascoli, la Terra è un “atomo opaco del male” e noi ci stiamo sopra, arroccati come formiche al loro formicaio. Credetemi: c’è veramente poco da stare allegri.
In quest’ottica, ogni nostra sicurezza scompare. La realtà spazio- temporale si annulla. Noi vediamo stelle e galassie che sono morte milioni di anni fa e, se qualcuno ci osservasse da una stella non troppo lontana, potrebbe intravedere le prime scimmie bipedi agitarsi impaurite nella savana. Il qui e l’ora non esistono più. Sono due concetti relativi che noi crediamo assoluti solo perché ci troviamo in questo punto estremo dell’Universo. E allora, che cosa è vero e che cosa non lo è? Impossibile dirlo. 

Ecco. Secondo me, l’orrore nasce proprio dal sentirsi piccoli e impotenti, privi di sicurezza, abbandonati nello spazio infinito senza una qualsiasi rete di protezione. L’orrore è generato dall’inquietudine e dal non avere più punti di riferimento certi. Credo che Gabriele D’Annunzio avesse capito perfettamente l’essenza del problema quando, più di un secolo fa, scriveva: “la scienza ci ha tolto Dio dal cielo e non ci ha dato nulla in cambio”.
Penso che, per capire cosa sia davvero la letteratura horror, bisognerà partire proprio da qui. L’orrore non è sangue, o, almeno, non è solo quello. Troppo sangue, troppe carneficine, come si vede oggi al cinema o in certi romanzi, non è horror. Ẻ splatter. Se si esagera, diventa addirittura comico. Liberatorio.
Il vero orrore è inquietudine e mistero. Ẻ un qualcosa che ti rode dentro e ti divora a poco a poco, mordendoti le viscere e togliendoti il respiro, perché poggia sulle nostre paure più intime e segrete. Su quelli che io (e molti altri, naturalmente) chiamano gli archetipi. 
(Per "Achetipo" si intende un modello che fa parte del nostro inconscio collettivo, della nostra cultura e della nostra storia, che solo in un secondo momento si sviluppa nella nostra coscienza individuale. Per esempio: tutte le culture temono la morte, le case stregate e i fantasmi, ma le persone cominciano a temerle solo a un certo punto della loro vita.)
Vogliamo vedere quali sono?

1) La paura della morte;

2) Il fantasma;

3) La casa stregata (o quello che Stephen King chiama “il brutto posto”);

4) L'Altrove;
 
5) Il mostro (sia esso un demone, un vampiro, un lupo mannaro, un alieno);

6) La tomba e la sepoltura (casomai da vivo);

7) La follia;

8) La possessione diabolica:

9) Morti viventi.

Della paura della morte, abbiamo parlato ampiamente. Quando si muore, si va in luogo dal quale nessuno è mai tornato. Molti lo chiamano “Altrove”. Nessuno di noi sa che cosa succede quando il nostro cuore smette di battere e il cervello si spegne. Finisce tutto lì? Sembrerebbe di sì, eppure, nessun uomo si è mai rassegnato. Sono tanti gli scienziati che hanno provato a studiare il fenomeno della morte. 
L’anima esiste? E se esiste, quanto pesa? Ventun grammi, sembra. E poi, noi siamo fatti di atomi, di materia, e la scienza ci dice che la materia non si distrugge, ma torna a far parte del ciclo continuo della vita. Allora, cosa resta di noi dopo la morte? Solo polvere? E le nostre emozioni, i nostri sentimenti, la nostra energia, la nostra forza psichica? Si distruggono anche loro? Perché tutti quelli che sono tornati da uno stato di premorte o di morte apparente raccontano sempre la stessa storia? Perché parlano sempre di un corpo astrale che vede ogni cosa dall’alto, di una barriera di luce da attraversare, del senso di gioia e di serenità infinita che sentono quando stanno per trapassare? Per tutti, tornare nel proprio corpo è doloroso. Gli scienziati, però, ci dicono che quelle sensazioni sono opera del cervello, che invia determinati impulsi al corpo per evitare la sofferenza. Ma non tutti credono a questa teoria. Allora, chi si ferma davanti alla luce e torna indietro perché viene richiamato nel proprio corpo (come Anna Messeri, di “Tutti temono coloro che sono tornati”) continua a vivere e può raccontare la propria esperienza. Ma se qualcuno si rifiuta di attraversare la luce e torna indietro perché ha dei conti ancora in sospeso con il suo passato e non trova più un corpo dove reincarnarsi, che cosa succede? 

Ecco che incontriamo un altro dei nostri archetipi. Forse il più temibile: il fantasma.
La radice di "fantasma" (Phàntasma) in greco è la stessa di fantastico (Phantasticòs) e allude all’irruzione di elementi ignoti e perturbanti nel nostro quotidiano. Il fantasma è una presenza che non appartiene più al nostro mondo: viene dall’Altrove ed è lì che deve tornare. I fantasmi sono sempre inquietanti, ma non sono tutti cattivi. Spesso, come suor Agnese de “I suicidi vanno all’inferno”, essi hanno un compito: quello di proteggere i vivi per purificarsi dai propri peccati. Purtroppo, però, il più delle volte i fantasmi sono malevoli e cercano vendetta. In genere, il fantasma è “colui che torna”. Lo spirito maligno di un passato che non è morto e che continua a influire sul presente fino a diventare più importante dell’attimo che stiamo vivendo. Ecco perché, spesso, le storie dell’orrore (scusate se mi riferisco a “I Suicidi vanno all’inferno”) hanno sempre un doppio spazio temporale. 
Il fantasma che mi tormenta, oggi, ha vissuto la sua vita in un periodo storico precedente, ma l’eco delle sue azioni e delle sue emozioni sopravvive. Per cui, se voglio fare in modo che trovi la pace e la smetta di rompere, devo fare un viaggio nel passato e scoprire che cosa vuole da me. Che cosa, nella sua vita, non è andato per il verso giusto e come posso aiutarlo.

Quando vi parlo del Brutto Posto, è logico che mi venga subito in mente la Casa Stregata. In molti paesi d’Italia, quando una casa è vecchia, cadente, abbandonata da molto tempo, si dice che dentro abbia “il fraticello” o “il morticino”. Mio padre comprava solo case nuove, perché aveva paura che il dolore e le sofferenze vissute all’interno di una dimora si potessero ripercuotere negativamente sui suoi abitanti. Mia nonna ha vissuto per un certo tempo in una “casa maledetta” e se ne è scappata via a gambe levate. Quando ero studentessa, vivevo insieme ad altre ragazze in una bella casa. Quando, però, una di noi scoperse che in uno dei bagni si era suicidato il figlio della padrona, scoppiò l’inferno. La notte andavamo in bagno in tre, tenendoci per mano. Questo perché esiste in ognuno di noi l’intima convinzione che le case assorbano le gioie e i dolori di chi ci ha vissuto. Tenetelo presente, se scrivete un horror. E ricordatevi anche che fantasmi, mostri e demoni vivono proprio nelle Case Stregate. Anzi, molto spesso il “Brutto Posto” sorge su una porta dimensionale, da dove è possibile raggiungere l’Altrove e viceversa.

L’Altrove è il luogo da cui vengono i mostri e i demoni. Potete chiamarlo Inferno, Ade o Valle oscura, tanto, il risultato non cambia. E’ meglio starne lontani, soprattutto se si è ancora vivi, anche perché sembra proprio un posto orribile, dato che tutti cercano di venirne fuori, in un modo o nell’altro.

La Tomba è la fine di tutto. A me è rimasta sempre impressa la “tomba ignuda” dove giaceva la povera Silvia di leopardiana memoria. Edgar Allan Poe era terrorizzato dal finirci dentro ancora in vita. Era uno dei suoi incubi e ricorrenti (e anche uno dei miei, da bambina). Dalla tomba, di notte, escono i vampiri, i non morti e qualche volta anche i fantasmi. Insomma: da evitare. Almeno quando è buio.

La Follia: chi non la teme? La mente umana deviata vede cose che agli altri “umani non è dato vedere”. Spesso, però, sono proprio i mostri e i demoni a trascinarci verso la follia
Vi ricordate il protagonista di "Shining"? Isolato in un Brutto Posto, popolato da fantasmi inquietanti, alla fine dà fuori di testa e tenta di uccidere moglie e figlio. Rimane il quesito: “vedeva i morti perché era folle o ciò che vedeva lo aveva reso pazzo?”.

E per finire, Possessione e Morti viventi. Per la prima, vi dirò di leggere con attenzione alcuni dei libri di padre Amorth. Io l’ho fatto e ne sono rimasta impressionata. Nessuno più di un esorcista cattolico può spiegarvi in cosa consista e quali siano le sue manifestazioni. In quanto ai Morti viventi, non se ne può proprio più. Sono stati trattati in tutte le salse, da Romero in poi. Stanno diventando ridicoli. Onestamente, non fanno più paura. 

                                                                                                                                                          Macrina Mirti Scrittrice







1. SCEGLI LA QUALITA': Puntate sulla qualità dell’intreccio;

2. SCAVA OLTRE LA SUPERFICIE: Ricordarsi sempre che un romanzo horror dice la verità sulle paure e le inquietudini degli esseri umani attraverso una serie di bugie;

3. USA UNA SCRITTURA SEMPLICE: Scrivete in maniera chiara e piana. Cronachistica, se possibile. Fa sembrare vero anche ciò che non lo è;

4. L'HORROR SI NASCONDE NEL QUOTIDIANO: L’orrore deve nascere a poco a poco, da situazioni quotidiane e familiari. A tale proposito, leggete “Pet cemetery” di King. Ẻ illuminante.

5. LEGGI LA CRONACA NERA: Leggete spesso i giornali. Ogni tanto troverete piccoli trafiletti che potrebbero fornirvi la base su cui imbastire una buona storia dell’orrore;

6. DOCUMENTATI: Leggete libri di esorcisti e di coloro che sono tornati. Se vi fanno paura, è meglio;

7. STUDIA LA STORIA: Vedrete che troverete possibili fantasmi ovunque;

8. VISITA I BRUTTI POSTI: Andate in giro per la vostra città, la vostra provincia, la vostra regione. Individuate ruderi, case fatiscenti e abbandonate (i brutti posti, insomma) e informatevi sulla loro storia;

9. SCRIVI DI CIO' CHE CONOSCI: Non ambientate una storia a New York con dei ragazzi dai nomi strani. Pensate che gli americani ambientano molte storie in Italia, con fantasmi etruschi e romani;

10. LEGGI E CORREGGI: Soprattutto: leggete, leggete, leggete e poi correggete, correggete, correggete.



3 commenti:

  1. Grazie per l'ottimo editing e l'impaginazione, Linda.

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  2. Molto interessante. La dolce Macrina che analizza l'altra se stessa, Maria Cristina Grella, autrice di horror. Dovresti proporti come personaggio al re (Stephen King): chissà cosa riuscirebbe a tirar fuori!

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