Ciao Alice,
benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao a tutti, sono una persona piuttosto strana. Sebbene
abbia raggiunto la “veneranda” età di trent’anni vivo ancora come
un’adolescente. Al di là del passare tutto il mio tempo libero a leggere e
scrivere, ho una passione incontrollata per "Alice nel Paese delle Meraviglie"
(colleziono libri che arrivano da ogni parte del mondo su di lei!) di cui
venero la storia e l’autore, tanto che sono stata a Londra per andare a vedere
il manoscritto originale esposto solo per pochi mesi in occasione del 150°
anniversario.
Vivo nella provincia Monzese con il mio compagno (quando
non è via per lavoro), con due gatte (una più viziata dell’altra) e i miei
duemila libri, che occupano perfino il mio letto.
Sei grafica
pubblicitaria e lavori come spedizioniera, quando si è accesa in te la
scintilla della scrittura?
La mia prima esperienza fu nel 2003/4, decisi di regalare
a una mia amica una fan fiction su Harry Potter (stavamo aspettando entrambe
l’uscita del quinto libro). Ricordo che passavo le mie giornate con un taccuino
e una volta a casa trascrivevo tutto ampliando le mie idee. Ne venne fuori un
periodo davvero stimolante, mi piaceva scrivere e creare personaggi. Ne ricavai
tre volumetti che regalai con tanto di
copertina commissionata ad arte a una mia compagna bravissima con le illustrazioni,
e io lo impaginai così come i volumi della saga allora editi.
Poi? Sono cresciuta, ho dovuto iniziare a lavorare e la
scrittura finì nel dimenticatoio, fino al 2009; sentivo che una storia premeva
per avere una forma e inizia a scriverla. A poche pagine dalla sua fine però un
virus la distrusse tutta. Nel 2013 sfogai molti dei problemi che stavo vivendo
scrivendo da allora mi sono promessa di non abbandonare mai questa strada.
Hai affrontato,
sul tuo cammino, un mostro chiamato Dislessia. Parlacene.
Fino ai sedici anni tutti mi reputavano una ragazza che
aveva talento ma non si applicava. Avevo voti che oscillavano dalla sufficienza
a poco più eppure mi ero sempre “fatta il mazzo”. Non ero capace a leggere bene
ad alta voce e ero terrorizzata dalla lettura in generale.
Per fortuna decisi di affrontare il problema. Inizia
leggendo davvero un libro, il più grosso e in voga all’ora ("Il Signore degli
anelli"), ci misi nove mesi ma migliorai moltissimo, sia la comprensione dei
testi sia la lettura ad alta voce. Ma di dislessia non si guarisce, per questo
mi curo ogni giorno leggendo e scrivendo mini recensioni e se non lo faccio per
molto tempo rischio di ritornare ad avere problemi.
Sono felice di aver reagito, non solo perché poi ebbi una
media del nove in quasi tutte le materie, ma perché avevo capito che il
problema non era il mio impegno, avevo solo bisogno di capire che problema
avevo e trovare un modo di risolverlo. È stata la prima battaglia vinta nella
mia vita.
Tra le tue
passioni c’è quella per la cultura giapponese, hai mai pensato di inserirla in
un tuo libro?
In verità ho già due tracce che vorrei sviluppare in
territorio nipponico o sfruttando i loro splendidi animali mitologici.
Purtroppo quando scrivo sono davvero molto insicura e quindi prima di potermi
mettermi su una storia preferisco studiare ampiamente l’argomento perché non voglio
che ci siano incongruenze storiche o con la cultura trattata, di conseguenza in
casa ho almeno una cinquantina di volumi sull’argomento, serve solo che trovi
il tempo di studiare per bene e poi mi darò alla loro stesura!
Nel dicembre 2014
pubblichi il racconto “Fate” inserito nell’antologia “I doni delle Muse”. Romanzo Vs. Racconto, chi la vince?
È una bella lotta. I racconti sono facili da scrivere
perché brevi e sintetici, mentre il romanzo ti permette di ampliare la narrazione
e far evolvere i personaggi. Una parte di me vorrebbe vivere di racconti, ma ci
sono storie che non possono riassumersi in sole poche pagine. Il racconto
rimane il mio primo amore e ammetto che quando ho una storia passeggera (una di
quelle che saltano in testa quasi per caso) in mente la sviluppo subito come
racconto.
Nel 2016 (Marzo)
firmi il tuo esordio letterario con “Infelici e Scontenti”. Cosa troveranno i
lettori al suo interno?
In tre parole: ansia, infelicità e realtà.
"Infelici e Scontenti" è una raccolta di racconti in cui
narro il finale alternativo dei lungometraggi Disney classici. Ogni racconto un
monito per tutti coloro che vivono nella convinzione di essere in un favola: i
principi non sono mai così azzurri, le fate madrine non esistono e spesso si
viene distrutti dai propri capricci perché non si è in grado di affrontare
davvero la vita con una mente più volta alla realtà che vuole uomo contro uomo.
Qual è stato
l’input per questo libro?
Nel 2013 stavo vivendo dei momenti molto difficili e non
accettavo che nonostante l’impegno e l’onestà che avevo messo nel mio
quotidiano, ero stata truffata e abbandonata a me stessa. Era un periodo nero,
e per questo cercai di sfogarmi scrivendo mettendo su carta tutte quelle brutte
esperienze.
È stata una scrittura di sfogo che mi ha fatto reagire,
quando l’ho vista edita ho capito che i problemi sarebbero continuati, ma avevo
uno strumento per togliermeli dall’anima.
Quali tematiche
affronti?
C’è una vasta gamma di tematiche, andiamo dalla
condizione della donna come semplice oggetto sessuale, la famiglia infelice
perché non ci si sente auto-realizzati, e soprattutto i desideri: scegliere di
volere qualcosa ad ogni costo può rivelarsi la cosa più disastrosa della
propria vita.
Quale messaggio
vuoi trasmettere?
Per prima cosa mi auguro che possa piacere ai lettori
questa visione catastrofica dei personaggi Disney, ma sinceramente spero aiuti
le persone che stanno passando dei brutti momenti o che fungano da monito per
quelle che non sono ancora preparate all’ingiustizia della vita.
Perché le favole?
Perché sono cresciuta con i lungometraggi Disney
(chiedimi una canzone dei film e sono capace di cantarla tutta parola per
parola) e con i valori che il vecchio Walt ci aveva messo; ho sempre cercato di
essere onesta eppure quando tutto mi è crollato addosso non ho avuto una fata
madrina mi aiutasse o un principe che su un cavallo bianco veniva a salvarmi.
Ero delusa e molto sola quindi ho pensato per prima cosa di far vivere a
Biancaneve & co. quello che stavo affrontando.
Inoltre amando scrivere racconti non avevo bisogno di
creare una storia da zero, avevo personaggi e situazioni a portata di mano,
ogni racconto mi portava via al massimo un mese di stesura e quindi potevo
concentrarmi sulla morale che volevo arrivasse al lettore.
Hai altri progetti
in cantiere?
Tanti, troppi come ogni malato di scrittura. Ho appena
terminato una stesura a quattro mano con Diletta Brizzi e spero che entro fine
anno potremo avere il romanzo editato e pronto per la ricerca di un editore.
Nel frattempo, frequentando un corso di scrittura, ho sviluppato una traccia
sui Licantropi, ma sto ancora studiando bene questa creatura fantastica prima
di affrontare la stesura vera e propria del romanzo. E poi ci sono i racconti,
sono tanti e tutti quasi pronti anche se non so se pubblicarli in una raccolta
oppure cercare di proporli singolarmente a concorsi o riviste del settore.
Insomma prima o poi sentirete parlare ancora della Chimera.
È stato un piacere
ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!
Grazie a te per avermi ospitata e a tutti coloro che
leggeranno questa intervista!
Per seguire Alice INFELICI E SCONTENTI
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