lunedì 5 settembre 2016

INTERVISTA A ANTONIO ANATRIELLO



Ciao Antonio, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ho 67 anni e vivo nel paese in cui sono nato, a Frattamaggiore (NA).  Cresciuto nell’indifferenza religiosa, scopro poi il Vangelo e nel 1974 divengo prete. Nel 1979, sospeso a divinis perché non ritratto alcune pubbliche critiche ecclesiali, lascio il ministero, ma non la Chiesa. Per sopravvivere, pur Specializzato in Teologia morale e Laureato in Sociologia, nel 1980 lavoro come operaio (con Diploma di Aggiustatore meccanico) in provincia di Varese. Vinto un concorso a cattedre nel 1985, insegno Ragioneria (poi chiamata economia aziendale) fino al pensionamento (2010) nell’I.T.C.S.  “Filangieri” del mio paese. Sposato dal 1981, ho due figli. Amo la musica, suonare al pianoforte, viaggiare in libertà (tipo ‘vagabondare’), passeggiare solitario tra boschi e ruderi storici, la conversazione ‘impegnata’ ma non pesante. Anche il solo ‘pensare’ mi risulta piacevole, poiché sto bene in compagnia, ma… non sto mai male da solo.

La specializzazione in Teologia morale, la laurea in Sociologia e l’impiego come docente fino alla pensione nel 2010. Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura?

Tra la tarda infanzia e la prima adolescenza ho cominciato ad avvertire naturale, come naturale è un gioco a quell’età, la spinta a ‘fermare su carta’ quello che provavo, sperimentavo o osservavo, sia con brevi descrizioni sia con rudimentali disegni fatti con pastelli a cera. Forse un ruolo l’ha svolto mio padre che, analfabeta e reduce dalla seconda guerra mondiale, spesso mi tratteneva raccontandomi in modo coinvolgente le avventure dei suoi anni di guerra e prigionia.

Il tuo è un percorso di vita molto particolare. Nel 1974 diventi un sacerdote, ma è una strada che percorrerai solo per un periodo di tempo, prima di rinunciare all’abito. Vuoi parlarci di questa importante trasformazione nella tua vita?

Da non credente, scoperta poi la bellezza del Vangelo, fui spinto verso il sacerdozio (oggi si dice ‘presbiterato’) dal desiderio di dedicare la vita a comunicare agli altri la ‘Gioia’ che avevo scoperto. Mi preparai, e vissi, un sacerdozio con stile di vita povero e alieno dagli aspetti burocratici ed economici e dedicato prevalentemente a colloqui e confessioni;  stile rinsaldato dall’inedita esperienza d’amore ‘casto’ con una donna che era entrata nella mia vita con coraggio, candore, rettitudine e senza subdoli calcoli ‘matrimoniali’. La fedeltà al mio sacerdozio non diminuiva la mia naturale attitudine al pensiero libero e critico, che m’indusse a pubblicare una lettera critica sul Papa su due  quotidiani nazionali. Rifiutandomi di ritrattarla, fui sospeso dal ministero. Ne seguì un ‘braccio di ferro’ che si concluse con la mia uscita dai ‘quadri della gerarchia’, recandomi a lavorare in fabbrica al Nord Italia. Dopo due anni, mi unii in matrimonio con la donna che con tanto candore, rispetto e delicatezza era entrata nella mia vita.

Il tuo esordio avviene nel 1995 con “Dialogo familiare sul senso della vita” (Edizioni Scientifiche Italiane) scritto in collaborazione con tua moglie. Di cosa si tratta?

Si tratta di una lunga lettera- dialogo tra genitori e figli su una domanda generalmente rimossa. “Perché esistiamo?” 
L’inizio, è appunto: "Cara Ezia, avevi tre anni e mezzo quando, seduta sul tuo vasino azzurro, ci chiedesti all’improvviso:’ Babbo, mamma, ma noi perché sistiamo(= esistiamo)?" 
Il libro, in poco più di 80 pagine, presenta agilmente alcune risposte, da quella del Buddismo a quelle di pensatori atei o agnostici come Brecht, Feuerbach, Freud, Sartre, Camus, Russel, soffermandosi, poi, sulla risposta cristiana, comunicata nei suoi elementi essenziali (senza alcuna pesantezza ‘catechistica’) e con atteggiamento di profondo rispetto verso le diverse opinioni, al solo fine di favorire una qualsiasi libera scelta, purchè ‘pensata’.

Nel 1999 segue la raccolta “Eutanasia per un credente”(Edizioni Scientifiche Italiane).  Daccene un assaggio.

Nel primo racconto, che dà il titolo al libro, mi ‘proiettai’ nella situazione di un malato terminale, descrivendone il modo in cui viveva e ‘pensava’, da credente critico, la sua fatale malattia. 
Nel chiedersene il perché, il malato si diceva: "A volte anche Dio sembra tacere. Sì, quel Dio in Cui credo e al Quale, tuttavia, non manco di chiedere ragione del suo operato, dell’universo da lui creato e dell’immane sofferenza senza speranza distribuita in ogni angolo della terra; sofferenza generale resa molto più penetrante da quella mia personale. Per ricordarmi che tale problema è, su questa terra, al di là delle umane possibilità d’indagine, Egli sembra dire anche a me, come al fiero, ribelle  e, nonostante tutto, obbediente profeta Giobbe: ”Dov’eri tu, quando Io fondavo la terra? Dillo, se sei tanto intelligente!”(Gb.38,4). E suggestivo e solenne cade su di me il Suo monito: ”Giungerai fin qui e non oltre, e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde!" (Gb.38,11).

Nel 2008 pubblichi “Dio al di là della gerarchia” e nel 2013 “Flash su facebook su versetti biblici” con ilmiolibro.it. Com’è stata l’esperienza di quest’ultima pubblicazione?

Con ‘ilmiolibro.it’ fu pubblicato “Flash su facebook su versetti biblici”, cioè una raccolta di brevi e agili riflessioni su versetti biblici, destinate prioritariamente a lettori abituati a scorrere velocemente le pagine in rete, formando una sorta di 'vademecum' le cui brevi note, con un naturale e non ricercato effetto spiazzante, possono ulteriormente lievitare nella mente e nel cuore del lettore. 
E’ un’esperienza di pubblicazione che feci in via sperimentale quasi ‘in sordina’, quasi per voler velocemente vedere stamparti sia i flash, sia una serie di ‘reazioni’ spontanee e critiche formulate in rete da amici ed estimatori. Sperimentai sia ‘comodità’ e facilità di pubblicazione, sia i soliti limiti circa la fase della distribuzione, oltre al  fatto che la formazione del prezzo prevede un meccanismo che conduce a prezzi di copertina alquanto alti.

Nel 2015 pubblichi “Il prete e la rosa”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

I lettori troveranno la storia tra un prete e una donna fine e delicata oltre che bella, disposta ad amarlo castamente e a distanza nel rispetto della di lui lealtà sacerdotale; un rapporto iniziato come casto ma non platonico, bensì rispettosamente tenero e struggente, che non disturba ma potenzia lo stesso slancio sacerdotale e lo stile 'evangelico' e non burocratico-professionale del suo ministero. Un autorevole gesuita, consultato in merito, anche sulla base del loro carteggio, riconosce la 'legittimità teologica' di tale rapporto, pur sottolineandone pesantemente l'impossibilità nel proseguirlo, e spingendo pesantemente la donna a troncare quell’inedita relazione affettiva. Ciò non scoraggia la donna che, con candore, determinazione e rettitudine, in nome dell’Amore continua a ‘sfidare’ quello che è ritenuto impossibile.



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Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?

E’ un libro nel quale si respirano armonicamente insieme tenerezza, passione e spiritualità e presenta una  non programmata carica contestativa verso il pregiudizio secondo il quale una relazione affettiva ‘divide’ il cuore di un prete. Ne deriva indirettamente, anche se con forza, la forza, appunto della vita ‘vissuta’ contro le norme astratte, una contestazione della norma sull’obbligo del celibato dei preti nella Chiesa Cattolica occidentale. Altra caratteristica di tale contestazione è che essa è  generalmente assorbibile all’interno della critica al generale ‘autoritarismo’ e ‘stile di vita’ ecclesiale, che favorisce il conflitto con la Gerarchia verso la fine della vicenda. 
Il libro presenta anche un amore (tutt’ora ‘primaverile’ dopo quarant’anni) inteso non come prodotto di reciproco consumo, o vissuto con atteggiamento di soci di una società, ma concepito come il ‘sentirsi due in uno’, che costituisce il ‘sogno’ dormiente, ma mai morto, che alberga nel cuore di molti anche nel rassegnato e disincantato mondo contemporaneo.

Qual è stato l’input per questo libro?

L’input per questo libro deriva da un dato di fatto: la nostra inedita storia affettiva, finchè ho esercitato il ministero, si esprimeva prevalentemente mediante biglietti e lettere che ci scambiavamo  e il cui susseguirsi tracciava come una linea della storia. La loro rielaborazione in terza persona in forma di ‘romanzo’ (ma è storia vissuta!) è sfociata nel libro ‘Il prete e la rosa’ , da anni nel cosiddetto ‘cassetto’, e che ho deciso di pubblicare sia perché a ciò esortato dall’editore che per caso mi aveva scoperto in internet,  sia perché spinto quasi da un senso di responsabilità umana ed ecclesiale verso quanti continuano a vivere in prima persona la ‘problematicità’  della norma del celibato obbligatorio, oltre che per fornire concreti e ‘vissuti’ elementi di riflessione sia ai semplici fedeli, sia a quanti nella Chiesa hanno responsabilità istituzionali.

Possiamo dedurre che la tua vocazione non si è estinta, ma ti è stata d’ispirazione per i tuoi romanzi?

Possiamo dire che la mia ‘vocazione’, intesa come passione diretta all’annuncio della Gioia del Vangelo, è più viva che mai, avendo solo cambiato ‘canale espressivo’, nel senso che non si esprime mediante il ruolo istituzionale e ufficiale del ministero presbiterale, ma ispira, anima e impregna di sé il mio stile di vita e il mio atteggiamento nel fare tutto quello che ho fatto e faccio nella mia vita quotidiana, dal rapporto con gli alunni al rapporto con quelli che occasionalmente si rivolgono a me per problematiche umane,  ecclesiali e di fede: e, ovviamente, alimenta in profondità  il mio continuo ‘pensare’ e il mio scrivere.

Hai altri progetti in cantiere?

Ho qualche inedito, tra cui una raccolta di poesie, ma non ho alcuna ‘voglia’ di pubblicare altro, anche perché ‘stanco’ delle difficoltà e dei ‘muri di gomma’ che un autore sconosciuto, indipendentemente dal suo oggettivo valore, incontra nella divulgazione e distribuzione ‘concreta’ delle sue opere. In verità, anche il libro "Il prete e la rosa", pronto da  anni,  ero orientato a che fosse pubblicato postumo, finchè mi ha spinto a pubblicarlo, come già più su ho detto,  un editore e un senso di responsabilità umana ed ecclesiale; e, dato il positivo effetto psicologico-emotivo-ecclesiale che ha avuto sia sulla protagonista, sia su molti amici e sconosciuti, sia su alcuni ‘vertici ecclesiali, sono contento di averlo pubblicato, anche se la sua vicenda editoriale si fosse fermata alla prima presentazione del libro avvenuta nel settembre scorso.

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Grazie a te per questa agile, preziosa e ben congegnata opportunità.


Per seguire Antonio  ANTONIO ANATRIELLO


11 commenti:

  1. ANTONIO ANATRIELLO: Fin dal primo contatto con la giornalista e scrittrice Linda Bertasi mi ha colpito il suo stile agile e veloce, al punto da poter sembrare ‘sbrigativo’, mentre è solo frutto, un tale stile, di grande duttilità, concretezza e competenza professionale, riuscendo a coniugare la profondità dei contenuti con la leggiadria della lettura.
    Ho letto l’intervista quasi col ‘distacco’ tipico di un lettore estraneo (chi mi conosce sa che non mi manca la maturità e rettitudine a ciò indispensabile) e non è certo per narcisistico autocompiacimento se ho visto descritti in modo sinteticamente pregevole una serie di elementi utili a dare, all'eventuale lettore dell'intervista, un'idea del protagonista, e dei suoi libri, atta a stimolare il desiderio di approfondirne la conoscenza. E penso senza dubbio che il merito maggiore sia delle stimolanti e ben congegnate domande della giornalista, che mi hanno quasi 'costretto' a elaborare chiare e sintetiche risposte. Non posso che essere grato all'autrice dell'intervista...

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    1. Grazie mille, sono onorata di un simile commento. Grazie per l'intervista e buon lavoro!

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  2. GIUSEPPE SAVIANO: resto sempre incantato quando ti sento raccontare, anche se in sintesi, passi molto belli della tua vita!

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  3. Gab Oraccav : leggendoti, sento la tua voce!
    Ho ricondiviso, però, con i miei amici

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  4. Adrian Calvo: Caro Prof, ho letto l'intervista. Grazie per la tenerezza che mi ha suscitato per i ricordi che ho come Prof e come uomo. Le auguro sempre il meglio...mi ha insegnato tanto, purtroppo le cose si capiscono poi col passare del tempo...

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  5. Nelio Palladino: Sei una gran bella persona Antonio....godi della mia illimitata stima da ormai molto tempo!

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  6. Faiola Angelo: Ho letto certamente i tuoi libri...ma di te, amico mio, ho una conoscenza pluridecennale. La tua amicizia e', da sempre, uno dei miei vanti.

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  7. Marilena D'Angiolella: Un'intervista bellissima!! L'ho letta con gioia!

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  8. Dario Franzese: Bellissimo..... Sei un grande!

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  9. Tonino animo nobile colto e sincero. Gennaro Del Prete fratellogennaro. Rocchi Rocco

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  10. Giuseppe Maiello, giornalista: "Sintetica, chiara, efficace,ottima intervista. Sintetizzare tutto non è facile."

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